venerdì 25 marzo 2016

VENERDI' SANTO


Max e Maurizio, 21/11/13 prima uscita pubblica di Sistema Torino
Siamo nati nel 2013 dalla collaborazione di diverse persone che, per professione o passione, si sono dedicate a generare un'idea. L’idea, portata avanti in questi anni, che ci fosse qualcosa di tacito, qualcosa che qui a Torino non potesse esser nominato, un Sistema: Il Sistema Torino.
Durante questo percorso si sono avvicinate e allontanate tante personalità e diverse attività si sono susseguite.
Crediamo fermamente che ci siano strade percorribili per il cambiamento, un cambiamento politico che auspichiamo.
Dopo vent’anni di “governance” in mano a troppe poche persone, crediamo sia “democratico” e dovuto l’avvicendamento nei ruoli di potere cittadino.
In questi due anni e mezzo di attività abbiamo strutturato un gruppo di lavoro che proponesse contenuti utili a stimolare il pensiero critico ed il dissenso costruttivo, un modo per fornire contenuti e strumenti per interpretare e valutare al meglio la narrazione del nostro sistema, che ci vuole in una città bellisima, turisticissima ed affascinantissima in cui è bello vivere perché é cosí. Un sistema che ci vuole allineati verso il consenso (affatto informato), acritici e schierati affianco ai rappresentanti di questo nucleo di potere.
Siamo nati nel 2013, dicevamo, dall' incontro di due persone: Massimo Giovara (autore / attore) e Maurizio Pagliassotti (giornalista / scrittore) a cui si sono aggiunte altre figure con competenze e ruoli differenti.
Dopo circa due anni di "lavoro" il collettivo "Sistema Torino" prende nuova forma: Maurizio (a novembre) e poi Massimo (a marzo), ognuno con le sue dovute ragioni, hanno deciso di lasciare il progetto nelle mani del resto del gruppo.
Rimangono entrambi vicini alla creatura che hanno contribuito a formare, ma non hanno più un ruolo né operativo né direttivo all’interno del collettivo.
A loro va il nostro sincero e sentito ringraziamento per quanto sono riusciti a generare, tanti sono i ricordi di tante ore passate insieme, quello che abbiamo fatto in questi anni non lo avremmo mai pensato inizialmente.
Dopo due produzioni teatrali, un romanzo, un workshop, centinaia di articoli, svariate serate informative e tantissima attività di socialnetworking il collettivo Sistema Torino si trova oggi davanti ad un grande cambiamento.
Sistema Torino rinasce a primavera dal liquido ematico dei propri amati cari. Un nuovo ordine ci attende, nuove avventure.
Continueremo con passione e fermezza a raccontare Torino, le sue contraddizioni ed i suoi personaggi, conservando lo stesso taglio ironico, critico, libero e costruttivo che ci contraddistingue da quando siamo entrati nella vita pubblica di questa bella città.

A presto ragazzi e ragazze, c'è ancora tanta strada da percorrere e le nostre scarpe hanno suole ancora solide... 

giovedì 24 marzo 2016

PROCESSO MURAZZI: IL FATTO NON SUSSISTE, IL SISTEMA NON ESISTE

"La politica può prendere decisioni non necessariamente burocratiche nei caso in cui ritiene di dover risolvere dei problemi, trovare soluzioni" ha commentato l'avvocato che difende l'ex city manager Vaciago. Tutte le decisioni che vuole, compresa la delibera "salva morosi" con la quale si decisero "sconti ai gestori morosi dei Murazzi" (cit. La Stampa che si spinge a tanto nel titolo di testa). 
Tutti felici e contenti quindi, per quella che passerà alla storia come la decisione presa "da buon padre di famiglia" (cit. Chiampa) pur di mantenere l'area viva. E stando a quanto emerge dalla sentenza, rientrava nelle sue piene competenze quella di soprassedere su alcune lacune nei pagamenti.
E così un raggiante Chiamparino può emanare una nota in cui afferma quello che noi diciamo da sempre: IL SISTEMA TORINO NON ESISTE, ma è il frutto di una cattiva propaganda politica. Cattivoni!
Prosegue quindi l'operazione "CANDORE MURAZZI", iniziata con la pulizia dei muri, che ora rifulgono di luce propria: decine di migliaia di euro spesi per la pulizia “con tecnologia idrodinamica delle superfici verticali dei Murazzi del Po”. Un bel segnale da dare alla popolazione, un colpo d’occhio che ci dice che si ripartirà da zero, da questa primavera, in fortuita e casuale coincidenza temporale con le elezioni amministrative (scusate, ci è scappata la cattiva propaganda). La realtà è che i lavori sono in ritardo, dato che a gennaio 2016 si sarebbe dovuti partire con i locali completamente agibili e a disposizione dei concessionari del famoso “bando economico” che ha fruttato (per fortuna) parecchi denari nelle casse comunali in conseguenza del pagamento degli affitti: pagamento il cui inizio immaginiamo però sia stato posticipato al termine dei lavori stessi, essendo questi a carico dell’Amministrazione.
Ma se pensate che questi ritardi siano imperdonabili, copritevi gli occhi di fronte al celeberrimo “bando culturale”, che è in procinto di uscire a settembre 2015: come dite, siamo a marzo 2016? Ops, ci era sfuggito. Si fece un bel dibattito, anche e soprattutto sulle pagine di questo blog, a proposito delle insidie presenti al suo interno: dalla disponibilità degli spazi storici di Gianca e del CSA Murazzi alla classica riproposizione del concetto di cultura, oltre al padre dei supposti conflitti concettuali ed inter-assessorili tra riqualificazione dello spazio, valenza commerciale ed inserimento a bilancio cittadino di attività che non generano profitto (abbiamo un debito di tre miliardi di euro, ricordatevelo sempre cari cittadini).
Per ora il problema sembra risolto: il bando non esce, il Comune incassa un po’ di denari dalle attività a scopo di lucro invece assegnate, le famiglie camminanno felici per i Murazzi “restylati” (la colpa di questo neologismo è della mia compagna, io sono innocente) e tutto il sistema Torino esce assolto dal processo su cui molti dei suoi oppositori facevano affidamento per scardinarlo.
La via maestra per mettere “a subbuglio” il Sistema, come già affermammo in passate occasioni, non è però certo quella giudiziaria:  la questione è prima di tutto etica e in quanto tale la abbiamo già posta più volte a rappresentanti delle nostre istituzioni.
I Murazzi bianchi e vuoti sono una brillante (in tutti i sensi) metafora della piazza pulita fatta per ripartire da zero. Come è possibile che dopo tutto e nonostante quello che è successo, restino però le medesime persone ad amministrare e prendere le decisioni su un punto (così) vitale per il presente e per il futuro della città? 
Difficile immaginarsi il Sol dell’Avvenire sorgere alle spalle delle arcate quando al timone ci sono le stesse persone che hanno contribuito alla desertificarle.

lunedì 21 marzo 2016

MOVIDA SI MOVIDA NO….OPPURE GENTRIFICATION: INTERVISTE AI CANDIDATI CONSIGLIERI COMUNALI

La parola “gentrification” è stata la più abusata della stagione 2015-2016 da parte di alcuni sistemisti, quasi pari a quanto l’opinione pubblica mainstream utilizzi il termine movida come spartiacque tra comitati di quartieri e chi invece “vuole viversi la notte”. Siamo all'interno di etichette generalizzatrici, è chiaro, se poi aggiungiamo anche la parola “cultura” a Torino creiamo un minestrone difficilmente digeribile per tutti.
Stiamo però entrando nel pieno della campagna elettorale più incerta della storia recente di Torino, per cui Sistema Torino ha deciso di (provare a) assumere un ruolo di informazione cittadina e proporre il primo “speciale elezioni” (a mò della RAITRE anni 90) proprio su questi temi: abbiamo posto le stesse domande a quattro candidati che per vari motivi conosco bene i quartieri cittadini maggiormente coinvolti da questi fenomeni. Ne sono uscite molte considerazioni interessanti, con aderenze tra rappresentanti di movimenti diversi e nel contempo aperture inaspettate per molti di noi.
Ma sta a voi giudicare, con la speranza che tutto ciò vi aiuti a orientarvi nella scelta del candidato migliore per i vostri gusti politico-sociali-gastronomici (il cibo è importantissimo quando si parla di gentrification).
Nel frattempo ringraziamo i candidati che hanno offerto la loro disponibilità (in rigoroso ordine alfabetico del nome)


MOVIDA SI MOVIDA NO, OPPURE….GENTRIFICATION - INTERVISTA AD ALESSIO ARIOTTO (PCL)

Secondo una versione caricaturale dei quartieri del divertimento notturno fornita da alcuni comitati di residenti, le nostre strade si sono trasformate in uno spazio libero di alcool, schiamazzi e piscio fino all’ alba. Quanto è vicino alla realtà questa immagine? E come si può contrastare?
Frequentare direttamente la città, ossia viverla, consente di capire che non esistono pericoli seri quando c'è gente in giro, quando c'è massa. I pericoli semmai possono esserci quando ci si trova isolati e vale per tutti. I residenti dovrebbero rendersi conto che quartieri “silenziosi” sono quartieri morti. Se poi i piccoli proprietari di alloggi pretendono di vivere senza rumori o si dotano di doppi vetri, così magari riducono anche i consumi energetici, o vanno ad abitare in campagna. Contrastare questo atteggiamento richiede un'opera di rigenerazione culturale dal basso che nessuna società capitalista è in grado di fare, perché vuole gente che si chiuda nelle case, che si anestetizzi con Tv e internet e che se esce lo faccia per consumare, non alcool ma prodotti. Invece pisciare contro i muri è anarchico e non costa nulla!

MOVIDA SI MOVIDA NO….OPPURE GENTRIFICATION - INTERVISTA A DAMIANO CARRETTO (M5S)

Secondo una versione caricaturale dei quartieri del divertimento notturno fornita da alcuni comitati di residenti, le nostre strade si sono trasformate in uno spazio libero di alcool, schiamazzi e piscio fino all'alba. Quanto è vicino alla realtà questa immagine? E come si può contrastare? 
Negare il fatto che vi siano zone specifiche del divertimento notturno che siano totalmente fuori controllo significa non avere contezza di quello che succede a Torino. E parliamo di zone come Via Baretti o Largo Saluzzo in San Salvario o Piazza Santa Giulia e alcuni tratti di Corso San Maurizio in Vachiglia. D’altra parte, riteniamo che catalogare tutto il divertimento notturno sulla base di alcune zone in cui la cosiddetta “malamovida” ha preso il sopravvento sia assolutamente sbagliato. L’errore più comune che si compie quando si parla di questo argomento è quello di schierarsi pro-movida o contro-movida. Riteniamo che la questione debba essere affrontata in modo organico partendo dall’analisi dei soggetti interessati. Solitamente, quando si parla di “movida” si fa riferimento ai tre principali attori coinvolti: i residenti, gli operatori commerciali e culturali e non ultimi i consumatori. Tutti soggetti portatori di legittimi interessi sul tema.

MOVIDA SI MOVIDA NO, OPPURE….GENTRIFICATION - INTERVISTA A CHIARA FOGLIETTA (PD)

Secondo una versione caricaturale dei quartieri del divertimento notturno fornita da alcuni comitati di residenti, le nostre strade si sono trasformate in uno spazio libero di alcool, schiamazzi e piscio fino all’ alba. Quanto è vicino alla realtà questa immagine? E come si può contrastare? 
Vedere le strade di un quartiere come “spazio libero di alcool, schiamazzi e piscio fino all' alba” è la semplificazione estrema di uno spaccato di vita notturna.
Nei quartieri molto vivaci bisogna trovare una quadratura tra varie necessità. Perché da un lato abbiamo chi il quartiere lo “abita ma non lo frequenta”, chi “lo abita e lo vive”, facendolo suo, e chi “lo vive e basta”, magari di notte. Il problema non è della movida, semmai: stiamo parlando di attività economiche e culturali che muovono la città e la animano laddove una volta c’era ben poco. Penso a San Salvario, ad esempio, o anche al Quadrilatero Romano, dove un tempo “i gentiluomini non potevano andare”.

MOVIDA SI MOVIDA NO, OPPURE….GENTRIFICATION: INTERVISTA A MASSIMO LAPOLLA (TORINO IN COMUNE)

Secondo una versione caricaturale dei quartieri del divertimento notturno fornita da alcuni comitati di residenti, le nostre strade si sono trasformate in uno spazio libero di alcool, schiamazzi e piscio fino all’ alba. Quanto è vicino alla realtà questa immagine? E come si può contrastare?
I reazionari e i conservatori la pensano così. Io reputo che i luoghi dove si vive meglio siano quelli in cui esiste promiscuità. Immaginiamo il contrario: è un caso che quelli che chiamiamo ghetti siano bui, silenziosi e insicuri? E’ quel mix di studenti, lavoratori e anziani, etnie, religioni, cibi e professioni diverse che rendono la nostra città più vicina a una capitale europea. Tornare indietro sarebbe un grosso errore. E’ vero, Torino è diventata più spagnola e mediterranea nel suo modo di intendere lo spazio pubblico. Ci sono persone, che studiano e lavorano, che la "usano e vivono" anche negli orari crepuscolari.

venerdì 18 marzo 2016

Appello Agorà Democrazia "Sulla progressiva e silenziosa erosione di alcuni fondamentali diritti di libertà"

In questi ultimi giorni come molti di voi avranno notato abbiamo dato tanta visibilità alle notizie sugli ultimi arresti in Valsusa e a Torino.
Il tema della repressione e dell’uso della magistratura come mezzo per affrontare le questioni politiche e sociali è per noi fondamentale, tanto che in questi ultimi mesi abbiamo posto l’accento su questo meccanismo malsano. Quel meccanismo che permette alla politica di abdicare al proprio ruolo e di darlo in mano alla magistratura che erode pian piano quelli che sono i diritti fondamentali, come quello al dissenso. 
Pensiamo che sia un momento delicato per la nostra democrazia a Torino come in Valsusa ma in generale in tutta Italia. Abbiamo deciso come collettivo e come singole persone di aderire all’appello di Agorà Democrazia “Sulla progressiva e silenziosa erosione di alcuni fondamentali diritti di libertà” sottoscritto già da importanti realtà come i Giuristi Democratici e personalità come Roberto Lamacchia, Michela Quagliano, Livio Pepino, Chiara Acciarini e Marco Brunazzi.
Crediamo sia importante riflettere su questi temi e mantenere alta la vigilanza proprio per non far diventare la repressione un’abitudine. 
Qui di seguito l’appello che vi invitiamo a sottoscrivere e diffondere. 
Per aderire all’appello basta inviare una mail a AGORADEMOCRAZIA@gmail.com

APPELLO 
"Sulla progressiva e silenziosa erosione di alcuni fondamentali diritti di libertà"
A volte le libertà fondamentali si possono perdere a poco a poco. Non soltanto con provvedimenti drastici ed eccezionali, ma attraverso silenti pratiche amministrative, provvedimenti di polizia e giudiziari che erodono, caso per caso, alcuni diritti decisivi quali quelli di riunione e di associazione. Diritti tanti più delicati quanto più connessi alla restrizione degli spazi di legittimazione dei conflitti sociali.
É il caso di alcune recenti misure di polizia (obbligo di firma quotidiano e divieto di residenza nel proprio Comune) inflitte a Torino a carico di attivisti dei movimenti per il diritto alla casa. Si tratta di episodi risalenti a parecchi mesi fa, consistenti nei cosiddetti “muri popolari”, cioè presidi di attivisti solidali che tentano di avviare una trattativa informale con gli ufficiali giudiziari per ottenere una proroga o, in caso negativo, almeno per ritardare l’esecuzione coatta degli sfratti, di solito a carico di fasce deboli quali anziani, disoccupati, famiglie numerose e disagiate, migranti. 
Normalmente non si verificano “violenze private attive”, ma solo forme non violente di disobbedienza civile, quale l’ostruzione appunto dell’ingresso. Si noti che tali azioni corrispondono a ben più antiche e consolidate esperienze di lotta operaie, cioè i picchetti praticati dagli scioperanti per
impedire ai “crumiri” di entrare nel posto di lavoro. È del tutto evidente, nei casi prima richiamati, la sproporzione tra l’esiguità dell’illecito eventualmente riscontrabile e la durezza delle misure di prevenzione e di repressione adottate. Se si considera poi che gli attivisti colpiti sono non di rado essi stessi occupanti che lottano per il diritto alla casa, appare chiara la volontà di stroncare una pratica di difesa sociale di massa ritenuta incompatibile con modelli securitari di delegittimazione di nuove forme collettive di resistenza. E basti ricordare in proposito l’esibita e crescente insofferenza delle autorità di governo e preposte all’ordine pubblico nel fronteggiare anche “normali” scioperi e occupazioni di impianti da parte dei lavoratori. 
Tale ingiustificabile reazione appare oltre tutto in controtendenza rispetto ad esperienze europee che stanno addirittura modificando gli assetti politici di paesi come per esempio la Spagna, dove le lotte analoghe per la difesa degli sfrattati a Barcellona hanno portato alla elezione a sindaco di una nota attivista quale Ada Colau, tra i membri fondatori della PAH - Plataforma de Afectados par la Hipoteca, movimento sociale popolare che dal 2009 si è diffuso in tutta la Spagna rivendicando il diritto alla casa, impegnandosi sul fronte della negoziazione con la banche, di una moratoria anti-sfratto e di accessibili affitti sociali.
Doverosa e urgente risulta quindi la denuncia di tali subdole misure, consistenti in provvedimenti cautelari che di fatto limitano i diritti di riunione, anche solo come semplice assembramento e talora anche di legittime pratiche associative. 
Si deve infatti segnalare la pericolosità di progressive erosioni di alcuni fondamentali diritti civili e sociali, che non per caso si inseriscono in un quadro di devastanti “riforme” costituzionali promosse dal governo e avallate dal Parlamento. É auspicabile che tale denuncia riceva il consenso da parte del più ampio numero di cittadini che non hanno più intenzione di essere spettatori silenti e che hanno a cuore le sorti attuali della libertà di dissenso e rivendicazione sociale della democrazia in Italia.

FIRMATARI
Roberto Lamacchia, avvocato, presidente Giuristi Democratici
Michela Quagliano, avvocato, presidente Giuristi Democratici Torino
Livio Pepino, ex membro del Consiglio della Magistratura, Tribunale dei Popoli
Chiara Acciarini, docente, già Senatrice
Antonio Caputo, avvocato, difensore civico
Marco Brunazzi, storico
Cristina Riccati, ricercatrice, educatrice
Sistema Torino
Claudio Decastelli, dipendente
Roberta Bonetto, libera professionista
Luana Garofalo, blogger
Chiara Vesce, libera professionista
Stefano Durando, fundraiser
Guido Montanari, docente di Ingegneria civile e architettura- Politecnico di Torino
Davide Derossi, architetto
Angela Nasso, architetta
Damiano Carretto, ingegnere ambientale
Fabrizio Assandri, giornalista
Eugenio Dragoni, dottorando
Francesco Fossati, consulente
Giuseppe Girardi, cittadino
Cecilia Bottaccioli, studentessa
Sebastiano Ferrero, studente
Alexander Mancuso, studente
Ilaria Magariello, studentessa
Livio Sera, studente
Lorenzo Attardo, studente


giovedì 17 marzo 2016

IL DISSENSO E LA DEMOCRAZIA

Nella mattina di mercoledì 16 marzo la polizia si è presentata all'alba a casa di sette studenti di Torino.
A tutti e sette sono state notificate misure cautelari: sei arresti domiciliari con il massimo delle restrizioni e una con l’obbligo di firma.
Due giorni prima, la stessa cosa è accaduta in Val di Susa, dove per sei attivisti NO TAV la perquisizione ha avuto un esito eufemisticamente imprevisto: per quattro di loro sono scattati gli arresti domiciliari con il divieto di comunicare con l’esterno e per gli altri due l’obbligo di firma.
Questi sono solo gli episodi accaduti recentemente, ma tanti sono gli avvenimenti che si sono registrati nell'ultimo anno.

Tutte queste persone, che sono state preventivamente recluse o sottoposte ad obblighi di diversa entità, sono legate tra loro da un unico filo: il dissenso e la volontà di contrapporsi a qualcosa che viene percepito come ingiusto. Un analogo filo sembra unire la seconda parte in causa, la Procura di Torino, intenta a punire e a perseguire qualsiasi forma di dissenso: dal frapporsi ad un’operazione di sfratto, alle iniziative in Valsusa, dalle lotte in università alle contestazioni alla propaganda xenofoba di Salvini.

Stupisce l’eccessivo utilizzo delle misure cautelari come strumento per contenere e controllare il dissenso; persone agli arresti domiciliari, costrette fuori dalla propria stessa città o al contrario impossibilitate ad uscire dal comune di residenza. Gli indagati non possono studiare, fare ricerca, con forti ripercussioni sulla vita quotidiana come andare a lavorare e mantenersi. Nessuno di loro però è stato condannato, nessun processo è arrivato a conclusione, nessun giudice ha pronunciato una sentenza. Utilizzare oggi il termine repressione spesso suona come qualcosa di antiquato, ma purtroppo è la triste verità in cui si muove il nostro tempo: quello che sta accadendo è una guerra silenziosa, che esiste solo per pochi e chela maggioranza delle persone ignora.

Se si osservano gli eventi da una maggiore distanza si può leggere con estrema facilità un disegno più ampio proposto dallo Stato ed applicato dalla Procura, dalla Questura ed infine appoggiato e sostenuto dalla Magistratura. Gli organi che dovrebbero difendere i diritti, sono gli stessi che combattono contro questi ultimi.

Viene da chiedersi l’ovvio: qual è il fine ultimo di quest’odierna repressione? E la risposta che troviamo è altrettanto semplice: distruggere ogni forma di dissenso possibile.
Un mondo senza dissenso non è sinonimo di un mondo perfetto. Il dissenso è l’unica via possibile verso il miglioramento dello status quo ed il mantenimento di quella forma dialettica che qualcuno si ostina ancora a chiamare democrazia.

Per tutti questi motivi Sistema Torino - come collettivo ed i suoi appartenenti come singoli - appoggiano e promuovono l'appello di Agorà Democrazia “Sulla progressiva erosione di alcuni fondamentali diritti di libertà” che riposta le firme autorevoli di Livio Pepino e Roberto Lamacchia, che invita la cittadinanza a riflettere ed agire circa la restrizione dei diritti in corso nel nostro Paese.
Nelle prossime ore pubblicheremo l’appello con le modalità di adesione

lunedì 7 marzo 2016

In Bocca al Piero, Max!!



Cari amici sistemisti!
Vogliamo annunciarvi che Massimo Giovara, fondatore e autore di diversi contenuti artistici di Sistema Torino, ha deciso di candidarsi alle prossime elezioni comunali di Torino nella lista di Chiara Appendino, ricevendo il consenso da parte dell’assemblea degli attivisti 5 stelle che hanno scelto lui e altre 10 persone per formare la lista cittadina (nella quale si aggiungeranno poi altre candidature scelte dai gruppi territoriali del Movimento).
Ci teniamo a sottolineare che questa candidatura non andrà a inficiare l'indipendenza di Sistema Torino da ogni forza politica e partitica. Sistema Torino continuerà a commentare e analizzare la realtà cittadina e nazionale con spirito critico nei confronti di qualsiasi evento e fatto, da qualunque parte arrivi. 
Ognuno in Sistema Torino ha proprie posizioni politiche, che manifesta ed esprime come meglio ritiene e questo rende il  collettivo, a nostro avviso, più forte e completo.
Sistema Torino crede nel dissenso, fino al conflitto, nella partecipazione militante e nella correttezza dei comportamenti. Anche attraverso l'ironia e diffondendo polline di informazioni sulle scelte di chi governa, vuole stimolare la proliferazione di altre piante per la formazione di una nuova foresta cittadina, culturale e politica, che sostituisca l'attuale giungla. Al suo interno ogni differenza  è quindi una ricchezza, ma al di fuori ogni suo componente persegue e mette in pratic, come è giusto che sia, le proprie scelte politiche. 
La posizione di Sistema Torino in merito a tanti temi è arcinota enon nascondiamo la vicinanza su molti temi a quella del Movimento 5 Stelle torinese; d'altra parte non è un caso la duratura e proficua intesa che è si è sviluppata nel corso di molti incontri pubblici avvenuti in questi anni di attività. 
Gli sviluppi di questa tornata elettorale rendono sempre più curiosa e avvincente la sfida verso la poltrona di primo cittadino...  ne vedremo delle belle!
In bocca al Piero, Max!