domenica 31 maggio 2015

EXPORTO 2022 – L'ORATORIO, venerdi' 5 giugno ore 21



EXPO
RTO 2022 – L'ORATORIO
venerdi' 5 giugno, ore 21
Sala Gabriella Poli, Centro Studi Sereno Regis
via Garibaldi 13 Torino


Sistema Torino presenta in anteprima, per i sostenitori dello spettacolo, una lettura integrale di EXPORTO 2022. La Grande Opera Definitiva, la nuova e provocante produzione che debutterà a ottobre a Torino per poi partire per un viaggio attraverso l’Italia.

Un cast di attori insurrezionalisti interpreterà i personaggi della commedia umana e politica che l’Italia sta vivendo da ormai troppo tempo: le grandi opere come strumento di saccheggio del denaro pubblico, la distruzione del patrimonio ambientale e culturale, la fondazione di un partito unico e Nazionale, l’eliminazione totale del dissenso, la tragedia dell’imprenditoria e del lavoro.

Riderete e applaudirete amaramente e potrete collaborare con suggerimenti per fare in modo che questo spettacolo sia ancora più efficace, cattivo e rivoluzionario.

Con
Sistema Torino, Domenico Finiguerra 

e un contributo video del professor Tomaso Montanari;

introduce Guido Montanari dell'Unione Culturale di Torino 


EXPORTO 2022

scritto e prodotto da Sistema Torino;
in collaborazione con Domenico Finiguerra


con il patrocinio dell'Unione Culturale di Torino 


partner

mediapartner


LETTURA RISERVATA AI DONATORI CHE PARTECIPANO AL CROWDFUNDING PER LA REALIZZAZIONE DELLO SPETTACOLO 
"EXPORTO 2022" CHE ANDRA' IN SCENA A OTTOBRE, 

I DONATORI CHE INTENDONO ASSISTERE ALLA LETTURA DEVONO CONFERMARE LA PRESENZA INVIANDO UNA MAIL A info@sistematorino.it ENTRO IL 4 GIUGNO. VERRANNO COMUNQUE CONTATTATI DIRETTAMENTE DALLO STAFF DI EXPORTO. I POSTI VERRANNO RISERVATI FINO AD ESAURIMENTO

IL 4 GIUGNO SULLA BASE DELLE CONFERME RICEVUTE VERRA' EVENTUALMENTE COMUNICATA LA POSSIBILITA' DI EFFETTUARE DONAZIONI TRAMITE LA PIATTAFORMA ON LINE DIRETTAMENTE SUL LUOGO DELLA PERFORMANCE FINO A MEZZORA PRIMA DEL SUO INIZIO MEDIANTE UNA POSTAZIONE INFORMATICA

LE DONAZIONI SONO APERTE SULLA PIATTAFORMA BUONACAUSA.ORG, ALLA PAGINA http://buonacausa.org/cause/exporto2022

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lunedì 25 maggio 2015

FIOR FIOR DI FESTA VA IN PORTO!! - Venerdi 29 maggio in Cavallerizza dalle 22 in poi!

Continuano le attività di avvicinamento a EXPORTO 2022. La Grande Opera Definitiva.
Venerdì 29 maggio, dalle 22 in avanti, insieme agli amici di Fior Fior di Festa e di Assemblea Cavallerizza 14:45 abbiamo pensato a un evento di musica e balli per festeggiare l'imminente arrivo del Mare a Torino!!


martedì 19 maggio 2015

EXPORTO 2022: PRIME 4 DATE A OTTOBRE E LETTURA DEL TESTO A GIUGNO

Abbiamo deciso di spostare la messa in scena del nuovo spettacolo EXPORTO 2022. La Grande Opera Definitiva dal mese di giugno a quello di ottobre, piu' esattamente nei giorni 14,15, 16 e 17.

Questo per varie ragioni. Sono subentrate nuove importanti collaborazioni che necessitano di tempo per essere valorizzate. In particolare avranno una parte nella realizzazione dello spettacolo Domenico Finiguerra, fondatore del comitato nazionale per la salvaguardia del territorio "Stop al Consumo del Territorio" e Tomaso Montanari, storico dell'arte, docente universitario e saggista. Molteplici realtà sparse sul territorio nazionale iniziano inoltre in questi giorni a manifestare interesse e ci invitano per presentazioni dello spettacolo. Che avrà inoltre il patrocinio dell'Unione Culturale di Torino, in collaborazione con la quale nel mese di settembre è prevista l'organizzazione di un convegno sui temi trattati in EXPORTO 2022.
Continuare a investire sulla campagna di presentazione dello spettacolo è, a questo punto, doveroso.
Poichè si tratta di una produzione teatrale che approccia temi di interesse nazionale, è necessario uno sforzo organizzativo ulteriore che vada in quella direzione, affinchè sia possibile creare una rete di relazioni e collaborazioni più vasta ancora tramite la quale raggiungere il fine politico dello spettacolo portando i suoi contenuti ovunque sia possibile.

EXPORTO 2022 parla del dopo Expo 2015 milanese, quindi cosa di meglio che aspettarne la cerimonia di chiusura e l'inizio dell'abbandono per lanciare lo spettacolo?

La retorica relativa alle Grandi Opere cade sempre quando si spengono le luci dei mezzi di comunicazione. Abbandono, sciatteria, ruberie diventano protagoniste assolute.
Noi abbiamo intenzione di rimanere sull'Expo a lungo e vogliamo iniziare nel momento in cui la retorica celebrativa inizierà a coprire il disastro. Quando Renzi e tutti i poteri forti che lui rappresenta inizieranno con la cerimonia auto celebrativa a reti unificate,  noi daremo vita alla nostra contro-informazione.

Vi aspettiamo quindi dal 14 al 17 ottobre, presso la Sala Gabriella Poli del Centro Studi "Sereno Regis" a Torino, per la prima di EXPORTO 2022 e altre tre repliche. Alle quali altren attualmente in via di definzionen seguiranno in varie parti del paese.
Ma non solo. Venerdì 5 giugno sempre al Centro "Sereno Regis" a Torino verrà presentata in pubblico una lettura integrale del testo dello spettacolo, un piccolo assaggio di ciò che sarà la sua messa in scena.

A chi ha lo ha già finanziato o si appresta a farlo, che ringraziamo, chiediamo di aspettare pazientemente ancora un po' e condividere questa nostra scelta politica: godendosi nel frattempo il dono aggiuntivo del reading, a cui i finanziatori potranno assistere gratuitamente. Anche noi avremmo voluto andare subito in scena, ma questa volta Sistema Torino ha la possibilità di alzare il tiro culturale e politico del proprio lavoro ed è necessario quindi uno sforzo ulteriore e adeguato.

Nel frattempo continueranno gli inconti di presentazione organizzati in collaborazione con gruppi spontanei, organizzazioni, locali di spettacolo, nel cui corso verranno illustrati, in un mix di azione teatrale e infomazione, i contenuti di EXPORTO 2022.
Continua ovviamente anche la raccolta dei finanziamenti tramite crowdfunding grazie alla piattaforma Buonacausa.org: alla pagina http://buonacausa.org/cause/exporto2022 potete diventare "CO-PRODUTTORI" di quest'opera di teatro civile e di tutte le attività culturali e di approfondimento connesse. Qualsiasi tipo di supporto è gradito: a questa pagina potete approfondire i modi con cui sostenerci http://sistematorino.blogspot.it/p/sostienici.html

giovedì 14 maggio 2015

Via Asti, l'inizio della rottura tra Pd e Sel? Intervista a Michele Curto


L’occupazione di Via Asti incontra encomi universali. Ma, come molti sanno, dietro le dichiarazioni ufficiali si celano profondi dubbi in vaste parti dell’opinione pubblica della città. In calce all’appello mancano firme pesanti di sinistra: evitiamo i nomi ma tutti sappiamo di chi si parla.
E non perché, come Curto retoricamente suggerisce “chi critica è di destra”. Semplicemente perché tutti conoscono il ruolo di Terra del Fuoco nelle gare di appalto e nelle assegnazioni dirette di questa città.
Ne abbiamo parlato direttamente con Michele Curto.
Giudicate voi. (S.T.)


Via Asti porta alla rottura tra PD e SEL per il 2016?
L’arrivo della primavera ha il profumo inebriante dello scorrazzare per le strade della collina a bordo della mia splendida Vespa old style rosso fiammante. Destinazione di stasera la caserma occupata di Via Asti, per cui il sottofondo combat rock nelle orecchie è d’obbligo, giusto per immedesimarsi ancor di più nel protagonista adolescenziale di Jack Frusciante è uscito dal gruppo. Appeso al balcone di questa ex sede dello sterminio c'è un grande striscione. Segni di militanza e ribellione. Poi ti togli il casco, spegni la musica, e ti accorgi che l’immaginario stereotipato anni 90 (gli stessi nei quali lessi il famoso libro di Enrico Brizzi) qui dentro è un po’ (tanto) sfumato.

Provo a rimanere nel personaggio, passeggio per i “resti” di questo luogo storico, seguo la freccia “memoriale” finché non arrivo al cospetto della Storia: il muro delle fucilazioni fasciste, ove persero la vita parecchi partigiani, coloro che per la libertà lottarono veramente e totalmente. Banale forse, un po’ meno quel brivido freddo che ti corre lungo la schiena, che ha l’olezzo di morte, bruciato e piscio, quella sinestesia di odori ed immagini di guerra resistente che mi balenano in testa in questi pochi stordenti secondi. Questo ha forse poco (o nulla a seconda dei punti di vista) a che fare con quanto succede oggi qui in Via Asti e altrove, ma è stato un pezzo della visita che mi permetto di suggerirvi, a prescindere. Nel corso del dibattito aperto si è parlato anche di Memoria e di presunto utilizzo di essa: difficile dire chi possa veramente permettersi il recupero storico di quei valori e della “pratica partigiana”. Parole altisonanti che rimbombano nella mia testa in attesa dell’inizio dell’Assemblea pubblica.

INCONTRO COMITATO VIA ASTI-SINDACO FASSINO: COME E’ ANDATA?
L’Assemblea inizia con Oliviero Alotto, Presidente di “Terra del Fuoco”, che descrive l’incontro delle ore 18 in Comune con Fassino: è andato bene, così bene che il Sindaco si è dimostrato disponibile e privo di contrarietà nei confronti dei progetti presentati dal “Comitato Via Asti”. Progetti come l’ aula studi, la mensa sociale pomeridiana ed il contrasto al disagio abitativo. La risposta più importante del primo cittadino nonché Presidente dell’ANCI (Associazione Nazionale dei Comuni) e quindi membro della Cassa Deposito Prestiti (la CDP è attualmente proprietaria dell’immobile) è stata dimostrarsi disponibile alla creazione di un Tavolo di confronto che metta insieme Comitato degli occupanti, Comune di Torino e CDP. La (anomala a detta di tutti) benevolenza dell’interlocutore (siamo sicuri che sia veramente lui?, N.d.A) e soprattutto il cambio di atteggiamento dopo le dure dichiarazioni inziali e le minacce, si è concretizzata con la volontà di Fassino di “fare un giro” in Via Asti come segno di riconoscimento del soggetto come entità con cui discutere, dopo che aveva declinato il primo invito rivolto via video dai ragazzi di Terra del Fuoco e dal partigiano Segre. Secondo gli occupanti le parole andranno verificate con i fatti, e si potrà capire se non è gioco delle parti solo dopo l'incontro con Cassa Depositi e Prestiti.
A seguire, l’intervento di una rappresentante CISL (ammetto il mio personale imbarazzo nel sentire questa sigla affiancata ad una occupazione cittadina, ma sono sicuro di non essere l’unico interdetto), presente all’incontro col Sindaco, che ha voluto sottolineare la primazìa del “disagio abitativo” come punto essenziale da affrontare (in contro-tendenza a social housing e residenze universitarie previste ivi dal Comune). Insomma, un clima disteso e sostanzialmente unanime tra rappresentanti politici, sindacali e sociali (tanta CGIL e FIOM, ANPI, associazioni torinesi, oltre ai molti ragazzi di Terra del Fuoco e del Treno della Memoria e del quartiere), spezzato da un intervento “di rottura” che, per dirla in breve, ha accusato l’occupazione di avere “odore di borghese”(*) e una vicinanza sospetta con l’establishment dei corpi intermedi (questioni che affrontiamo nella intervista a Curto qui di seguito): la provocazione non viene colta (e per me in versione blogger d’assalto è un peccato) se non da alcuni giovani occupanti che intervengono per esprimere la loro genuinità (il cui anagramma per alcuni malpensanti è “ingenuità”) e rimandare al mittente le accuse.
Da segnalare l’endorsment di Rifondazione Comunista, che nella veste del Segretario Provinciale Locatelli ha sottolineato la necessità del dialogo con tutte le realtà che fanno azioni concrete sul territorio. Ed è proprio il contenuto sociale ad esser stato messo in risalto negli interventi successivi, nei quali si sono ribaditi i concetti di “mensa liberata” (probabile inaugurazione il 20 maggio per chi fosse interessato), di comunità aperta al quartiere ed alla città, e di “chiamata pubblica” alle associazioni che vogliono parteciparvi.
Ai dubbi e perplessità che mi sono sopraggiunti nel corso di questo dibattito ha risposto Michele Curto, Consigliere Comunale di SEL e “rappresentante storico” dell’Associazione Terra del Fuoco in una intervista a fine assemblea che pubblichiamo qui di seguito.


BOTTA A RISPOSTA CON MICHELE CURTO

1)    Appreso dall’Assemblea l’andamento generale dell’incontro con Fassino, proviamo ad entrare nel merito di alcune questioni specifiche: Via Asti è al momento proprietà privata della "Cassa Depositi e Prestiti" S.p.A. . Come pensate e proponete che venga restituita al pubblico?
Il tema al centro del dibattito non è solo pubblico/privato, dato che Demanio e CDP sono enti di diritto pubblico, con la differenza che la CDP è un soggetto remunerativo: ha bisogno di “incassare”, e questo ci pone anche la problematica “tempo”. Dovremo essere veloci e fare proposte concrete per evitare il “rischio Cavallerizza”, ove l’occupazione è arrivata dopo sette anni di cartolarizzazione “da scomputare”, cioè ci sono gli oneri finanziari generati dai prestiti bancari da remunerare. Via Asti è forse situazione ancora più complessa perché è uno spazio di difficile utilizzo e destinazione, anche per la stessa Cassa Depositi e Prestiti, con il mercato immobiliare fermo l'operazione di vendita dal Demanio alla CDP assomiglia più ad un’operazione di maquillage finanziario che alla valorizzazione immobiliare, rischiando di condannare la caserma ad altri anni di abbandono. La nostra richiesta è quella di dare un “alto contenuto pubblico” alla ex caserma in qualsiasi ipotesi di trasformazione futura e di poterla utilizzare da subito per le esigenze sociali della città riaprendola e rendendola visitabile e fruibile.

2)    Domanda provocatoria: non è giunto il momento di decidere da che parte stare? Pensi che i cittadini e prossimi votanti per Comune/Sindaco premieranno questa scelta di occupare caserma e sedia in Consiglio?
Ho passato quattro anni a sentirmi dire da qualcuno che da un lato non ero abbastanza efficace, dall’altro che non ero abbastanza “radicale”, frutto di rapporti di forza che sono quelli che sono (2 su 40) e di un quadro politico nazionale mutato, si pensi all'involuzione del PD. Il punto focale di oggi è la “radicalizzazione sociale” e le sue pratiche dalla quale discende quella politica: esempio lampante ne è proprio questa vicenda. È dal 2012 che parlo di demanio militare a scopo abitativo: quando vedi che, nonostante tu sia riuscito a far approvare atti da te proposti dal consiglio comunale, nulla succede e questi rimangono lettera morta, allora diventa naturale andare alla ricerca di altre vie; l’occupazione di questi giorni rappresenta a livello personale la volontà di costruire un’altra scena, di pratica sociale diversa da quella squisitamente politica e dalla rappresentanza fine a se stessa. Altra cosa è la valutazione politica: siamo partiti nel 2011 entrando nella Giunta di centro-sinistra con l’obiettivo di allora di sconfiggere Berlusconi e cambiare l'Italia dalle città. Di fronte ad un panorama nazionale completamente cambiato, SEL oggi sta all’opposizione di Renzi è necessario valutare presto se seguire la stessa strada anche a livello locale come conseguenza del cambio di prospettive.

3)    Il "Regolamento  del  registro  delle  associazioni"  della  Città  di Torino  cita:  "Qualsiasi associazione,  anche  se  priva  di  personalità  giuridica,  ha  diritto all'iscrizione nel Registro, purché non abbia scopo di lucro ed i fini perseguiti e le attività svolte siano conformi alla Costituzione ed alle Leggi.". Come si concilia il finanziamento a Terra del Fuoco con l’occupazione odierna?
Il tema è divertente perché è paradossale come certi temi usati dalla propaganda di estrema destra (Marrone e leghisti assortiti) vengano recuperati a sinistra e utilizzati da una parte del Pd (vedi odg approvato dalla circoscrizione 8). Terra del Fuoco è da sempre la mia comunità di riferimento, a cui non cesso di appartenere seppur senza nessun ruolo, trovavo sbagliato fingere che su una azione sociale e politica fossimo cose diverse, trovo legittimo e doveroso metterci la faccia e sbagliato regalare una piccola ipocrisia, quando ce ne una grande da stanare: come quella di Fassino contemporaneamente Sindaco di Torino e membro della Cassa Depositi e Prestiti, cioè istituzione Comune interessata alla conservazione ed utilizzo di via Asti ed acquirente con il compito di svolgere una valorizzazione immobiliare. Se una associazione mette a rischio i finanziamenti per perseguire alcune pratiche sta dimostrando indipendenza ed autonomia dalle istituzioni, le organizzazioni sociali che compongono il comitato di via Asti, stanno con uno scatto di reni provando a disegnare un percorso autonomo e libero, finalizzato a contrastare la “destrutturatore della società” e chi la persegue come Renzi. Noi vogliamo e ricerchiamo aggregazione sociale, che è l’esatto contrario di quanto sta facendo il nostro Governo Nazionale.

4)    La vulgata dei quotidiani mainstream sembra voler distinguere tra “occupazioni buone” e “occupazioni cattive”. Per chi come te si è speso a favore di occupazioni come Cavallerizza ed è vicinissimo alle tematiche sui migranti dell’ex-MOI, non è imbarazzante ritrovarsi come “protagonista involontario” di questa cesura netta tra le diverse esperienze sociali presenti oggi in città?
Questa distinzione è puro artifizio giornalistico. Il fatto che “soggetti nuovi” ed anomali seguano la via dell’occupazione non fa che rendere ancora più valide le esperienze simili pre-esistenti, con le quali noi dialoghiamo attivamente. Il vero problema consiste nel non farsi dividere al nostro interno: è vero che questa è una occupazione meno conflittuale ma noi di qua non ci siamo mossi, anche davanti alle minacce, non siamo dei duri ma siamo certamente dei fermi, nonostante la macchina di Sicuritalia giri costantemente qua dentro. Rifiutiamo l’etichetta di occupazione buonista perché qui facciamo attività sociale quotidiana e proviamo ad instillare il dubbio nel cittadino. Respingo in modo forte e chiaro la distinzione buoni/cattivi, così come non credo che sia da rifiutare il forte sostegno istituzionale ma anzi da utilizzarlo in diverse forme. Mi trova per esempio molto d’accordo l’articolo di Livio Pepino su Il manifesto che avvicina le esperienze di Via Asti e di Assemblea Cavallerizza, mettendole su uno stesso piano di importanza e legittimità. 

5)    Gestione privata e privatistica della intera caserma di Via Asti, con un piccolo spazio (o “riserva indiana”) destinata alle funzioni sociali a gestione Terra del Fuoco. Cosa mi risponderesti?
E’ un legittimo dubbio già superato dai fatti nel momento in cui si è creato un Comitato che vede al suo interno una composizione composita che va dai Sindacati alle associazioni ambientaliste, dall’ARCIGAY a chi si occupa di disagio abitativo. Nei primi dieci giorni poteva sembrare una “occupazione di rappresentanza” per guadagnarsi uno spazio, ma ora è evidente la nascita di un qualcosa di composito e più complesso: il punto è aprire via Asti alla città e farne una leva di pratiche sociali, conservandone la memoria storica e attualizzandola, non ritagliare la riserva indiana di qualcuno.

6)    Stessa domanda finale che posi in relazione alla Cavallerizza: chiudi gli occhi ed immaginati la caserma di Via Asti nel futuro, diciamo tra 5 anni. Che tipo di proprietà ci sarà e come verrà gestita?
La proprietà sarà CDP e già sarebbe un bel risultato perché significa che non è stata rivenduta a terzi, ma anzi che la CDP avrebbe finalmente svolto la propria funzione pubblica. 
Mi immagino una zona riservata alla Memoria, la presenza di visite guidate interattive, come dice Bruno Segre una depandance del Museo della Resistenza (come discusso per tutti gli anni 90), spazi per gli importantissimi archivi della Resistenza e degli istituti storici, una vasta aula studio affiancata da residenze universitarie, uno spazio per il disagio abitativo ed una parte riservata alle associazioni, grandi e piccole, alla ricerca di un luogo ove esprimersi ed operare liberamente. Questa è la mia visione della Via Asti del futuro, ed è un progetto secondo me ampiamente fattibile.
Paolo Tex


(*) Ringrazio la mia compagna Paola per la citazione colta presa da un film francese



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Sistema Torino, in collaborazione con Domenico Finiguerra intende presentare, attraverso un'opera teatrale, un punto di vista tagliente sulle Grandi Opere, il Project Financing e la Propaganda Mediatica.




martedì 12 maggio 2015

Critical Wine vs. Expo 2015


Due concezioni di mondo diverse. Il gigantismo contro la moderazione,  il consumo contro la valorizzazione, il locale contro il globale. Denominatori comuni: il cibo, la terra, il lavoro, il futuro.
Il mondo intero conosce l’Expo, alcune migliaia di persone sanno cosa sia Critical Wine. In un fine settimana di maggio a meno di duecento km. si sono confrontate due manifestazioni culturali opposte.
L’Expo tutti lo conosciamo, anche perché l’opera di convincimento ad amarlo ed adorarlo, ma soprattutto a visitarlo, è incessante.
Critical Wine merita invece una breve descrizione ad uso di chi l’avesse perso.
A chi scrive è sembrata una festa, in cui produttori vinicoli di tutta Italia hanno portato il frutto del loro lavoro. Lungo la stretta via che attraversa il paese, Bussoleno, non più lunga di mezzo chilometro, migliaia di persone hanno fatto su e giù per due giorni, passando dall’assaggio di un amarone a un panino alle acciughe.
Chi sono costoro? Luddisti? Gente che vuole tornare la passato?
La prima differenza, evidente a tutti,  è la contrapposizione tra la immensa dispersione dell’Expo e la ristrettezza di Critical Wine.
Che Expo sia un’esposizione universale atta a far incrociare culture diverse non v’è dubbio. Ma è una pura opera di attraversamento e consumo. Come è possibile penetrare dentro valori, costumi, usi, tradizioni del mondo intero in pochi minuti? Vagare dentro spazi enormi, inglobati da padiglioni giganteschi. Deve essere un’esperienza interessante, ma quale livello di profondità raggiunge? Quale relazione instauri con l’altro? Oppure abbiamo totalmente abiurato anche questo? Il concetto di relazione umana scalzato dal consumismo commerciale?
Critical Wine è la scelta di calarsi in profondità dentro rapporti umani, l’Expo, obbiettivamente, no.  In quella stretta via di Bussoleno erano ammassati curiosi e consumatori obbligati ad incrociarsi, a scambiare due parole vicendevolmente. Critical Wine non vende nulla di spettacolare e probabilmente fa affari sufficienti a vivere con dignità. Reca in sé, però,  una concezione che inquadra il problema delle risorse limitate del pianeta, cioè il problema numero uno di questi tempi recenti.
La propensione al consumo compulsivo stoppata dall’obbligatorietà della relazione umana, la ristrettezza dell’offerta. Cosa  meglio? Cosa è più desiderabile? Siamo veramente sicuri che un visitatore di Expo trapiantato dentro Critical Wine non sarebbe stato altrettanto, o ancor più, felice?
Si dirà: Expo crea infinti posti di lavoro in più.
Ma, domanda, se la formula Critical Wine fosse riproposta in centomila comuni italiani? Cosa lo impedisce? Perché non è possibile moltiplicare all’infinito esperienze così? Non abbiamo dati al riguardo ma, per quanto riguarda le opere pubbliche, sappiamo che l’effetto moltiplicatore dei piccoli interventi su scala ridotta è molto maggiore di quello delle grandi opere (a parità di investimento).
Il piccolo non va bene perché mancano i grandi appalti forse? Perché manca la speculazione edilizia? Perché non c’è possibilità di grandi ruberie?
Sicuramente è così.
Un approccio economico che abiuri il gigantismo e abbracci la sobrietà è l’unica opzione d’avanguardia possibile. Esplodendo questa piccola riflessione che parte da un piccolissimo appuntamento cultural culinario si possono affrontare gli unici veri problemi del mondo odierno: la crisi ambientale, l’impatto devastante dell’iper consumismo, la deriva individualista consumista.
Scegliere per il modello Critical è scegliere per una visione d’insieme completa, prima di retorica, sociale e socializzante. Il resto è solo passato, arcaico e pietroso.

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il nuovo spettacolo di Sistema Torino