mercoledì 26 agosto 2015

Lettera di Pro Natura: "Gli incendi del Palazzo del Lavoro sono colpa della “Burocrazia”?"

(fotografia da lamole.it)
Lettera aperta

-  Al Sindaco del Comune di Torino 
-  Alla Giunta Comunale di Torino 
- Ai Consiglieri Comunali di Torino 
- Al Presidente della Circoscrizione 9 di Torino
-  Al Sindaco del Comune di Moncalieri
-  Ai mezzi di informazione


Ancora una volta l’attenzione mediatica si concentra in questi giorni sul Palazzo del Lavoro di Torino e ancora una volta si dà la colpa del suo abbandono alla “burocrazia” e alla Giustizia Amministrativa, che ne rallenta la trasformazione in un grande centro commerciale, abbandonando l’edificio di Nervi al degrado e al vandalismo: ma non è forse chi ha la titolarità di un bene tutelato dalla Soprintendenza a doverne garantire la sicurezza? Altre volte siamo intervenuti sul tema, ma vogliamo ribadire alcuni elementi importanti, affinché i roghi nonsiano un pretesto per proseguire in scelte urbanistiche sbagliate.

Un progetto nato nel 2008, partito come Variante Parziale al Piano Regolatore, poi ritenuto illegittimo nei suoi fondamenti, è stato riattualizzato sotto forma di Accordo di Programma e
di Variante Semplificata (art. 17bis della Legge Urbanistica Regionale). Se nel progetto originario veniva gravemente compromessa l’area verde e alberata circostante il Palazzo, destinata a essere spianata per costruirvi un parcheggio interrato, la successiva proposta di trasformazione porta la Superficie Lorda di Pavimento da 28.000 a 43.000 metri quadrati, inglobando una buona parte del Parco di Italia ’61, del quale inspiegabilmente in questi giorni si dichiarano l’abbandono (?) e il presunto degrado come “porta Sud della Città”. Così un parco in buone condizioni manutentive, con tutti gli edifici esistenti (tranne il Palazzo del Lavoro) resi fruibili, intensamente frequentato dai cittadini del quartiere e dagli sportivi, viene proposto per una “riqualificazione” che comporterebbe la realizzazione di buona parte dei posti auto necessari al nuovo centro commerciale (1.570) proprio sotto le aree verdi circostanti il Palazzo a Vela. Ennesima riproposizione di “verde su soletta” in luogo del verde in piena terra. Come se non bastasse, si vorrebbe collocare nel parco pure la mitica “Ruota Panoramica”, Il Palazzo del Lavoro diventerebbe un centro commerciale classico, mentre prima era presentato impropriamente come “centro commerciale naturale”. 

I problemi viabilistici sono molto complessi, e giustamente la città di Moncalieri teme che in buona parte si scarichino sul suo territorio, mandando definitivamente in crisi l’asse di corso Trieste e la rotonda Maroncelli. Pone come giusta condizione la realizzazione di un sottopasso (costo 8-10 milioni di euro!) che risolva almeno in parte i problemi viabilistici, legati ai nuovi flussi di traffico che si creerebbero nella “Porta Sud” di Torino. Ma Torino ha davvero bisogno di un ennesimo centro commerciale, che segna emblematicamente il definitivo passaggio da “città del lavoro” a città dei “centri commerciali”? Tante funzioni potevano e potrebbero trovare collocazione del Palazzo di Pier Luigi Nervi: funzioni museali ed espositive, attività di ricerca ed aule universitarie, spazi per la “Città della Salute”, attività sportive; e - perché no - il fantomatico “Centro Congressi” da 5.000 posti che dovrebbe sorgere nell’area Westinghouse di Spina 2. Ma nessuno ci ha seriamente provato: l’edificio, di proprietà del Demanio, è stato trasmesso a FINTECNA, e infine ceduto alla Società Pentagramma costituita in quote paritetiche da GEFIM e Cassa Depositi e Prestiti Immobiliare s.r.l. (pur sempre una società pubblica). Un edificio pubblico, destinato a funzioni pubbliche, viene “valorizzato” dal punto di vista esclusivamente immobiliare e commerciale, mentre nella proposta di Accordo di Programma l’interesse pubblico non è chiaro in cosa consisterebbe.

I problemi ambientali e i danni al patrimonio verde, con ingenti scavi per diversi piani di parcheggi interrati, si scontrerebbero poi con possibili contaminazioni del terreno sottostante, che prima di Italia ’61 ospitava la vecchia discarica della Città. Sappiamo davvero cosa è presente in profondità sotto l'attuale parco? Nel momento in cui i vari Enti titolati sono coinvolti nella fase di specificazione della Valutazione Ambientale Strategica chiediamo che si valutino approfonditamente tutti gli aspetti
ambientali, viabilistici, paesaggistici e socio-economici che si riverserebbero su questa parte di città e del territorio metropolitano, insieme con il Grattacielo della Regione, il raddoppio di Eataly, la realizzazione della “Città della Salute” sull’area della FIAT Avio, i parcheggi di interscambio per la Metro 1 in piazza Bengasi, ed altre trasformazioni in arrivo.

Il Vicepresidente e referente per l'Urbanistica
di Pro Natura Torino Onlus
(Emilio Soave)

lunedì 17 agosto 2015

Leggete l'Unità?

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Affrontare l'Unità è affrontare il paradosso di Zenone.
Il presocratico disse una cosa che più o meno faceva così: “Un numero infinito di passi può farci percorrere una distanza finita”.
Zenone voleva dimostrare l'impossibilità del movimento.
L'Unità è l'Angelo Sterminatore, Achille e la tartaruga.
Partiamo però dai numeri dell'Unità
1924 e 92, data di fondazione e anni di vita.
Un infinito numero di passi che ha portato a un punto addirittura antecedente alla partenza: all'impossibilità del movimento, al “eterno ritorno del sempre uguale” per dirla con altre parole nobili e di destra.
Partita da Gramsci è arrivata a Renzi.
Partita dal comunismo, l'Unità è tornata al liberalismo tardo ottocentesco.
Siamo perfino oltre Zenone.
Ma noi siamo di sinistra perché siamo galileani, pitagorici. Va bene così? Così più nessuno si turba e pensa alla barba di Marx, ai gulag, ai bambini bolliti.
Noi siamo tutto questo e affrontiamo la questione l'Unità con approccio scientifico.

giovedì 6 agosto 2015

Compagnia di San Paolo: si rispettino le regole (scritte) nelle nomine

La folle privatizzazione del sistema bancario sta per essere completata.
La Compagnia di San Paolo, tra poche settimane, dovrà cedere ulteriori quote del suo patrimonio e, con ogni probabilità, perderà il primato nella composizione societaria di Intesa Sanpaolo, il primo gruppo bancario italiano.
Al primo posto salirà l'hedge fund "Black Rock". Sistema Torino ha già scritto e commentato ampiamente questo ulteriore volto alla dilapidazione completa del patrimonio pubblico italiano.
La Compagnia, anche se indebolita, rimarrà comunque l'unico potere forte torinese.
Il Sindaco di Torino e l'intero Consiglio Comunale non hanno un'oncia del potere del Presidente e del Consiglio Generale della Compagnia.
Perché la Compagnia, di fatto, fa il bello e il cattivo tempo di tutte le politiche sociali e culturali della città.
E' l'unica che può farlo, perché ha a disposizione le risorse provenienti dalla banca madre, Intesa Sanpaolo: risorse non infinite ovviamente, ma molto sostanziose.
Sistema Torino da tempo analizza l'intreccio perverso tra istituzioni debitrici strozzate dagli istituti di credito che però fanno l'elemosina attraverso le fondazioni bancarie.
Ma questo è un altro discorso, mettiamolo da parte.
Senza i soldi della Compagnia a Torino non esisterebbero molte delle politiche di welfare che rendono questa città civile, né buona parte dell'offerta culturale.
Lo Stato si sta ritirando da tutto, taglia tutto, rimane, come si diceva, l'elemosina delle fondazioni.
E' uno schema religioso, di chiara impronta cattolica.
Ovviamente questi finanziamenti, soprattutto quelli per i grandi eventi culturali e turistici, finiscono di fatto per finanziare la campagna elettorale permanente della maggioranza politica torinese, che si bea quindi di attività pagate con soldi della Compagnia o delle aziende partecipate dal Comune.
Circolano sempre più insistenti le voci che i vertici della Compagnia di San Paolo possano essere rinnovati a breve, un anno prima della naturale scadenza prevista dopo le elezioni comunali del 2016. Se così fosse, il sindaco di Torino, Fassino, verrebbe quindi chiamato a fornire l'indicazione per la nomina del Presidente.
Ciò significherebbe che questa figura, proposta da un sindaco ormai al termine del suo mandato, resterebbe nel cuore del potere cittadino anche qualora, e noi lo speriamo, Fassino non fosse più sindaco dopo le prossime elezioni amministrative.
Domanda: se quindi fosse eletto a sindaco, appunto, un candidato differente da Fassino?
Se vincesse un candidato che ha come primo punto del programma elettorale la ristrutturazione del debito della Città di Torino proprio con Intesa Sanpaolo, di cui, come si diceva, la Compagnia è (era?) primo azionista?
Se vincesse un candidato sindaco che vuole fermare il carrozzone dei grandi eventi e avesse politiche culturali diverse? Che non vuole vendere la Cavallerizza Reale? Contrario alla partecipazione delle fondazioni nella Cassa Depositi e Prestiti?
Accogliamo quindi l'appello di Ugo Mattei che chiede il mantenimento dello status quo nella composizione dei vertici della Compagnia di San Paolo fino all'elezione del prossimo nuovo Sindaco di Torino, rispettando la scadenza naturale prevista statutariamente.

martedì 4 agosto 2015

5 - POLVERIERA MURAZZI 2015: C'E' VITA DOPO GIANCA? Intervista a Max Casacci

Davvero c’è bisogno di spiegare il motivo dell’intervista a Max Casacci sulla questione Murazzi, Giancarlo e dintorni? No, non credo. Max fa un interessante excursus riassuntivo di quanto avvenuto recentemente, dagli ultimi bagliori del “vero Giancarlo”, a quelli che potrebbero essere i Murazzi futuri passando per Parigi ed altri modelli europei. Buona lettura.

1) Scardiniamo l’ordine temporale degli eventi e partiamo “dal fondo”: Gianca occupato è stato sgomberato un paio di settimane fa, simbolicamente un’epoca che si chiude. Cosa ne pensi? 
Max Casacci. Pensa che per scongiurare lo snaturamento dello storico Giancarlo e il rischio che finisse destinato a pura attività commerciale, o comunque completamente stravolto, avevamo addirittura ipotizzato, insieme ad una serie di avventori e protagonisti storici (la lista includeva anche alcuni degli occupanti), una cordata last minute "salva Gianca" che potesse partecipare al bando. L'idea era quella di dare sostegno a chi, presentandosi con tutti i requisiti del caso, si impegnasse a non cambiare nemmeno un chiodo più del necessario. Ma da veri murazziani siamo riusciti ad arrivare allo scadere dell'ultimo giorno con due fatali ore di ritardo. 
L'occupazione di Giancarlo ha avuto il merito di riaccendere le luci su un luogo memorabile. Sapere che quel posto esiste ancora uguale a se stesso, con il suo carico di Storia, potrà servire da monito a chi si è aggiudicato la gestione di quello spazio. Non so se i nuovi gestori saranno intenzionati a preservarne almeno l'atmosfera. Se così non fosse, credo che si attirerebbero non poche antipatie. Comunque Giancarlo o non Giancarlo di certo i nuovi Murazzi dovranno essere qualche cosa di complessivamente diverso dagli ultimi anni.

sabato 1 agosto 2015

SPIFFERI SU TERRA DEL FUOCO E VIA ASTI: CUI PRODEST?

“Compagni ricordiamoci che i nostri nemici stanno a destra, sono i Salvini e i fascisti!”.
All'ombra del "il nemico è la destra", la presunta sinistra in Italia e a Torino fa le peggio cose. Quella presunta sinistra che si comporta da destra e mette in pratica le stesse distorsioni di potere e di sistema: quella che confonde associazioni e movimenti politici, che baratta accordi in incontri segreti a Palazzo Civico per appoggi elettorali che sanno di foglia di fico su un Partito della Nazione versione sabauda che ha bisogno di una sverniciata di rosso per potersi dire progressista.
Di cosa stiamo parlando? Dai, lo sapete tutti, di Via Asti, ça va sans dire. Per avere un piccolo riassunto della situazione, basta leggere l’ultimo articolo di Riccardo de Caria su “Lo Spiffero”.
“Ragazzi, ma quello è qualunquismo di destra! Via Asti è memoria, è mensa sociale, è aula studio, come si fa a criticarla?”.