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mercoledì 23 ottobre 2019

QUANTO IL PROGETTO APPENDINO DIFFERISCE DAL PROGETTO PASSONI?

Potrebbe diventare un fulmine a ciel (quasi) sereno l’ articolo di Paolo Coccorese di oggi che illustra alla cittadinanza l’ ipotesi di masterplan relativo a Cavallerizza. Il 31 ottobre il progetto verrà presentato a CDP (Cassa Deposito e Prestiti), e non sappiamo se e quando verrà presentato alla cittadinanza (a proposito di trasparenza e partecipazione).

Un puzzle ben disegnato dall’architetto Agostino Magnaghi (un nome che ritorna spesso nei progetti relativi al bene patrimonio UNESCO) in cui si “intravedono” benissimo le mani sulla città: Compagnia di San Paolo (ancora tu, ma non dovevamo vederci più?), Cassa Depositi e Prestiti e CCT, la società di cartolarizzazione di Torino che sembra essere il vero nodo gordiano del
la vicenda fin dal 2015.
Immagine presa dal Corriere della Sera, 23/10/2019

Recuperiamo proprio da un nostro approfondimento di quell’ anno il suo ruolo nella vicenda e la nascita della società:

L’attore terzo che entra in scena è la CCT, “Cartolarizzazione Città di Torino” s.r.l., creata a novembre 2010 dal Comune stesso ma che, stando a quanto afferma Passoni (Assessore Bilancio), agisce in autonomia completa. In realtà i membri del Consiglio d’Amministrazione della Società sono nominati dal Comune, quindi è facile immaginare che il Municipio mantenga perlomeno un ruolo di indirizzo politico. Nell’atto costituivo della Società, si specifica che la sua nascita “ha per oggetto esclusivo la realizzazione di una o più operazioni di cartolarizzazione dei proventi derivanti dalla dismissione del patrimonio immobiliare del Comune di Torino”: non è quindi una sorpresa che i nostri governanti, sotto la stringente necessità di andare a coprire il passivo dei conti pubblici locali, cerchino maldestramente di fare cassa attraverso la vendita (o svendita?) dei gioielli storici del suolo cittadino. Era già tutto previsto ed organizzato alla perfezione, negli stessi giorni del 2011 in cui Fassino lanciava lo slogan “Torino Bene Comune”. 
Nel nostro caso specifico, il Comune ha ceduto il complesso alla CCT in cambio di un anticipo di cassa di 10 milioni di euro: tale Società dovrà ora occuparsi di vendere il bene al fine di rientrare dell’investimento fatto. Peccato che due aste siano già andate deserte, e così ora si va alla ricerca del miglior offerente.  “

Insomma i famosi 11 milioni che si cercavano all’ epoca per “riscattare” il bene cartolarizzato per quattro spiccioli ma che non si trovavano da nessuna parte. Nei seguenti link (qui e qui ), trovate delle succulenti nostre vecchie interviste proprio di quell’ anno, quando l’ allora Assessore Gianguido Passoni presentava un progetto che stamattina ci è ritornato in mente leggendo la cronaca odierna del Corriere della Sera: quanto dista e quanto potrebbe distare dal vecchio masterplan la proposta della Giunta Appendino? Eppure l‘ allora consigliera di minoranza sembrava maggiormente propensa alla partecipazione e a percorsi partecipativi deliberativi ieri rispetto a oggi: cosa è cambiato in questi quattro anni? 

Giusto per continuare il parallelismo con quattro anni fa (il recupero dello speciale “DALLE STALLE ALL’OSTELLO” ci ha fatto ritornare alle nostre origini) vorremmo umilmente ricordare che l’origine di tutto ciò non sta nell’ occupazione (a prescindere dal giudizio che si voglia dare su di essa), né tantomeno nei troppo frequenti incendi (cosa ovviamente gravissima), né forse nei percorsi a zig-zag delle diverse Amministrazioni che rimbalzano tra benicomunisti (qua l’ottimo lavoro e approfondimento che stanno facendo gli amici di Assemblea21), fondazioni bancarie (sembra che nel masterplan vi sia lo studendato di Camplus, una diramazione di CL) e quel SISTEMA TORINO che ha cambiato interlocutori ma non ha certo cambiato il fine di appropriarsi di tutti gli immobili possibili della città (ex MOI ultimo esempio di “sgombero dolce” e ritorno dei beni a chi di dovere).

L’ origine del tutto sta nel DEBITO soffocante che trasforma l’ attore politico che guida le Giunte in un amministratore di condominio, che prima capisce (e Appendino l’ha capito ben presto) che è altrove (cioè banche e relative fondazioni) che detengono in una mano il borsellino coi risparmi e nell’ altra il welfare della città (sabato il Rapporto Rota ci dirà in che percentuale quest’ anno) ed è a loro che bisogna affidare gli immobili torinesi, pena il fallimento della città tutta.

Per cui, se una battaglia vogliamo fare (lo diceva anche Appendino nella succitata intervista del 2015) è quella sulla rinegoziazione nominale del debito (non la finta ristrutturazione dell’ attuale Assessore Rolando): altrimenti, come sono soliti dirci i politici di turno, TINA, cioè There Is No Alternative, come disse Tatcher con una straordinaria visione profetica quarant’ anni fa.

lunedì 16 luglio 2018

DOSSIER OLIMPIADI: TUTTO CAMBIA AFFINCHÈ NULLA CAMBI?

Mentre impazza il dibattito olimpico ormai da settimane nella nostra città, Sistema Torino ha deciso di compiere un’ azione autenticamente rivoluzionaria: leggere tutte le 177 pagine del pre-dossier di candidatura della città per le Olimpiadi invernali del 2006, scritto dall’ Architetto Alberto Sasso, amico storico di Beppe Grillo secondo il gossip politico e candidato perdente del Movimento 5 Stelle alle ultime elezioni nazionali del 4 marzo 2018. Costo dell’operazione: cinquanta mila euro. Una cifra e una operazione politicamente così ardita per il Movimento 5 Stelle che merita un’ analisi approfondita dei  contenuti dello stesso, che abbiamo provato a “riassumere” per sommi capi.

CENTRO SINISTRA 2006 – MOVIMENTO 5 STELLE 2018: UNA RAZZA UNA FAZZA

Vi ricordate quando si perculava tutti insieme allegramente l' inglesorum smart&friendly della premiata ditta Fassino&Lo Russo? La nostra irriverenza piaceva ai grillins festanti, pronti a proporsi come alternativa ai Grandi Eventi intrisi di storytelling.
Peccato che la lettura del dossier olimpico ricordi un personaggio di Exporto2022, il nostro ultimo spettacolo teatrale, per il supercazzolamento (in)sostenibile green: la resilienza a base di revamping e "venue manager" per un "Olimpismo come stile di vita" sanno infatti di Storia che si ripropone in farsa. 
Soprattutto perché l'unico elemento di stacco rispetto al passato sono le costruzioni sintattiche zoppicanti, e l'utilizzo ad cazzum delle congiunzioni eufoniche "ed" e "od": per 5 piotte il mio Prof. lo scriveva meglio. (Semi-cit.).

O perlomeno avrebbe evitato, giusto per iniziare con una citazione divertente della nostra lettura domenicale, di situare lo stadio nei pressi di Via Roma: “Lo Stadio Olimpico, situato nel centro di Torino accanto al Palaisozaki, ospiterà la Cerimonia di Apertura e di Chiusura dei Giochi Olimpici”: da quando lo Stadio Olimpico è in centro?

Il concetto chiave del documento è la “doppia legacy”, cioè l’ eredità passata e futura: di fatto una sfacciata marcia indietro sulle valutazioni della gestione politica di Torino 2006, una sorta di rivalutazione ex post del Grande Evento targato PD (più precisamente, degli uomini politici che hanno dato vita al PD l’anno successivo) che già generò qualche mal di pancia alla prima improvvida uscita pubblica durante la quale l’ architetto Alberto Sasso elogiò il mantenimento in buono stato delle strutture precedenti.(vi consigliamo questo album fotografico che illustra il reale stato di abbandono del "parco olimpico).

Questa frase introduttiva del capitolo sull’ organizzazione olimpica spiega meglio di mille peripatetiche il concetto:  “Torino costituisce un punto di riferimento a livello mondiale nell’organizzazione di importanti competizioni sportive internazionali e culturali che ha trovato il proprio climax con l’ospitalità dei XX Giochi Olimpici Invernali del 2006 che ha ospitato oltre 1,1 milioni di persone su Torino e le valli olimpiche.”
Oppure: “L’esperienza vissuta e collaudata sia a livello amministrativo che gestionale, sia del rapporto con il territorio a tutti i livelli di gestione dell’evento Olimpico che del post olimpico, permettono di contare su una straordinaria ottimizzazione che Torino, le sue Montagne e le sue persone sapranno dimostrare al meglio.” Perché, come affermato altrove nel dossier, “La città di Torino, il Piemonte e l’Italia credono fermamente che la candidatura di Torino e del suo territorio sia il vero goal che l’Italia può portare nella competizione olimpica internazionale.” Oh yeah!

LA DOPPIA LEGACY, OVVERO L’ARTE DEL COPIA&INCOLLA

Se questa è la “legacy del passato”, diventa interessante capire come il dossier ritenga esplicare quella del futuro. Il capitolo relativo alle strutture ci fornisce una ampia documentazione a riguardo: prendiamo il paragrafo sul trampolino di Pra Gelato a mò di esempio.
“Il progetto di Legacy è di formulare, sino dalla data di candidatura, un coordinamento ed un impegno da parte dell’organo promotore, delle -federazioni e del CONI, un calendario di sostegno alle attività di trampolino che consenta la continuità fino ai tre anni successivi all’evento olimpico.” Tradotto in italiano, la “doppia legacy” non è nient’altro che affermare che le piste da bob, il trampolino, e i siti di Snowboard freestyle eccetera saranno utilizzati per le gare e per gli eventi sportivi anche dopo le Olimpiadi: in che modo? Manutenuti da chi? Perché l’ affermazione “la legacy è continuare a usarle” sembra ispirarsi più a Lapalisse che a De Coubertin. 
Ed è involontariamente comico il modo che gli estensori del dossier hanno utilizzato per spiegarcelo: un bel copia e incolla sotto ogni paragrafo della frase che vedete nel riquadro qui a fianco. Come se nessuno avesse mai pensato di usare un trampolino proprio come un trampolino, o una pista da bob per farci le gare da bob: spiace comunicarlo così ai sostenitori della novità dell’ eredità post-olimpica, ma vi assicuriamo che ci avevano pensato anche gli organizzatori delle passate Olimpiadi.
Ma forse un trampolino non è un investimento così redditizio una volta passati i quindici giorni di gare.

L' ALTERNATIVA È AIRBNB

"Il progetto è strutturato, in supporto alla base ricettiva organizzata esistente e futura, sullo sviluppo del modello della sharing economy e sull’housing sociale e sulla residenzialità diffusa ma strutturata ed organizzata dove anche i proprietari potranno essere ambasciatori culturali dell’Italia."
Più avanti nel dossier si afferma deliberatamente l’obiettivo di “valorizzare gli immobili vuoti o poco sfruttati”.
Tralasciando la facile ironia che si potrebbe continuare a fare sullo storytelling, questo significa una cosa sola: AIRBNB. Con buona pace di chi sognava un modello alternativo di città, e di tutte le teorie critiche sul nesso tra case sfitte messe a reddito da multiproprietari (“volto alla messa a reddito di alloggi sfitti o sottoutilizzati”, calcolati dal dossier in sessanta mila unità) e l' aumento dei prezzi degli affitti per i poveracci senza case di proprietà in eredità.
Sono le due città dei cartelli di Chiara Appendino nel 2016: abbandonate le periferie una volta conquistati i suoi voti citando il dramma del record torinese degli sfratti a fronte delle case vuote, si può tornare ad abbracciare forte quel Sistema Torino che si arricchisce, attraverso appunto le proprietà immobiliari, grazie alle code davanti ai musei.
La perla in questo stralcio relativo alle strutture ricettive, con citazione diretta della multinazionale accolta a braccia aperte in Comune giusto giusto pochi mesi fa: “ l’impatto delle seconde case in affitto sulla Regione Piemonte si concentra soprattutto in città, nelle località sciistiche, enogastronomiche e lacustri ed, in particolare, sul territorio interessato dai Giochi Olimpici si può garantire una capacità di almeno 4 540 strutture censite ai 3 mesi (fonti AirB&B).”
L’obiettivo dichiarato è trasformarci tutti in affittacamere  e “riscoprire la vocazione turistica” dei nostri quartieri: mettere a reddito la nostra casa o una nostra camera durante le Olimpiadi, per abituarci a farlo anche nel post-olimpico con studenti universitari e turisti.

Vi immaginate i post dei consiglieri pentastellati su Facebook se Fassino avesse osato fare una proposta del genere, con tanto di citazione diretta di Airbnb e dei suoi slogan? (“Il benchmark rispetto al modello qui designato è legato al portale online Airbnb, il quale mette in contatto persone in cerca di appartamenti per brevi periodi e persone che hanno uno spazio extra (in alcuni casi solo alcune camere, in altri case intere) da affittare”).

BENEFICI ECONOMICI E LAVORO: IL VUOTO COSMICO

Nel finale del dossier si sostengono i benefici economici dell’ organizzazione olimpica citando direttamente i buoni risultati delle Olimpiadi di Torino 2006:  “Le spese che le varie istituzioni hanno intrapreso su tutti i livelli pubblici (da molte autorevoli fonti considerate alte) hanno innescato un valore aggiunto per l’Italia di 17,4 miliardi di euro per il 60% distribuito tra gli anni 2005 e 2006. I posti di lavoro creati per l’evento e da tutto l’indotto sono stati 57.000 e tali elementi hanno generato un aumento del PIL annuo dello 0,2%.” Beh dai, solo gli stolti (o i “cretini” per citare l’epiteto scelto da Travaglio per i consiglieri comunali torinesi) non cambiano mai idea, mentre i furbi si adattano alle esigenze di poltrona (mmm il grillismo ha contagiato anche noi con questa affermazione, chiediamo venia).

Le Olimpiadi fanno bene al territorio, il 2006 lo dimostra! Peccato che l’ articolo vecchio ma sempre attuale di Lavoce.info, noto covo di marxisti rivoluzionari, smentisca in maniera semplice questa affermazione priva di fondamenti analitici.
Per quel che riguarda il lavoro generato dall’evento, viene dedicato all’argomento, udite udite, una intera slide! Con grafico annesso! Si dice che “ad “X” crescita si generi un aumento di “Y” occupazione” (ve lo giuriamo, c’è scritto proprio così) , aggiungendo che date le diverse situazioni locali non si può fare una considerazione più precisa a riguardo. Ma come? Maginificate le ricadute positive per il territorio, e quando è ora di dimostrarcelo ci dite che non si può fare e l’unico riferimento matematico è a due incognite?

Che poi effettivamente, perché preoccuparsi di generare lavoro quando abbiamo un esercito di volontari da sfruttar…ehm ehm, da mettere a frutto sull’ onda della fantastica esperienza del 2006? Perché retribuire un lavoro con salario quando hai ventimila persone (a fronte di circa 10 mila occupazioni “vere” stando ai dati del dossier) che ti organizzano l’ Olimpiade in cambio di una giacca a vento? Anche qui le lodi sperticate al “Sistema Olimpiade 2006” (che NON esiste, proprio come il Sistema Torino) non mancano: “prezioso coinvolgimento dei volontari perfettamente coordinati, (elemento essenziale e determinante del successo organizzativo e gestionale anche della passata edizione 2006)(…) Conferma e valorizzazione del bacino di volontari che come già è nel presente ma più rafforzato, potrà essere attivato anche successivamente in occasione di importanti manifestazioni che dovessero aver luogo sul territorio.” A naso, scommettiamo una birretta che potremmo trovare almeno un intervento di critica della Consigliera Chiara Appendino contro lo sfruttamento del lavoro dei volontari, ma lasciamo ai lettori il gusto della ricerca.

DATI ECONOMICO-FINANZIARI: SOLDI PUBBLICI PER PROFITTI PRIVATI

Se possiamo (mal) sopportare la spesa esigua di 50 mila euro per un pre-dossier scritto male, quanto ci costerebbe la candidatura vera e propria? Ecco qua: 5,70 milioni di euro. Mica bruscolini: e chi li spenderebbe? Ovviamente noi, paga Pantalone come direbbero i populisti di un tempo. Quattro milioni e mezzo di soldi pubblici per far guadagnare una percentuale esigua di popolazione, in particolare chi verrà nominato con alti stipendi per redigere la candidatura stessa. Con quale trasparenza e imparzialità verrebbero nominati, se già il pre-dossier è stato scritto da un amico personale di Beppe Grillo appena trombato alle elezioni del 4 marzo? Dal post dell’ ex consigliere pentastellato Vittorio Bertola, le cifre di coloro che certamente trarrebbero beneficio dalla candidatura:

- Coordinatore generale: 210.000€/anno;
- Tesoriere/CFO: 105.000€/anno;
- Responsabile relazioni internazionali: 150.000€/anno;
- Responsabile comunicazione: 150.000€/anno;
- Staff di direzione: 10 persone da 75.000€/anno a testa.

Ma poi sono previsti anche 200.000€/anno per un project manager, e 350.000€/anno da dare a uno studio di architetti per la progettazione preliminare dei siti; nonché 650.000€ di spese di trasferta in un anno (!). Not so bad.

 Per quel che riguarda invece i costi per la preparazione vera e propria dei Giochi, la tabella relativa indica in 648 milioni la spesa pubblica prevista: più volte all’interno di questo capitolo si cita la necessità di NON (lo scrivono maiuscolo per dare più enfasi) creare debito per gli enti locali, “soggetti vulnerabili”. Non si capisce però come faranno a tenerlo a bada, se non attraverso l’utilizzo del blockchain citato come la panacea di tutti i mali relativi agli appalti pubblici: suggerendovi la lettura di “Tecnologie radicali” di Adam Greenfield come utile confutazione dello storytelling a mò di Silicon Valley dell’ innovazione tecnologica come soluzione a qualsiasi politica pubblica, aggiungiamo in relazione al discorso olimpico che non basta il semplice controllo della spesa e l’annuncio nero su bianco di volerlo fare.

L’ ormai fortunatamente celeberrimo studio a cura della Saïd Business School dell’Università di Oxford ci spiega nel dettaglio come la differenza tra previsione di spesa e valutazione ex post dei costi sia così enorme da provocare conseguenze estremamente negative sulle economie dei Paesi organizzatori: basta citare il caso greco delle Olimpiadi estive 2004 per far tremare i polsi di qualsiasi cittadino escluso da benefici diretti. E’ lo stesso studio che la Raggi citò (come ci ricorda questo approfondimento di Valigiablu) due anni fa per rifiutare le Olimpiadi a Roma, per cui dovrebbero conoscerlo anche Sasso & soci.

Il dato più emblematico è quello relativo al superamento dei costi. Le Olimpiadi hanno il più alto tasso tra i mega-progetti con una lievitazione media della spesa pari al 156%. Tutte le edizioni dei Giochi hanno registrato uno sforamento del bilancio previsto inizialmente: quasi la metà delle edizioni estive e invernali (il 47%) ha avuto uno sforamento superiore al 100%: basta e avanza questo per confutare qualsiasi “eccezionalità pentastellata” che i social cercano di trasmetterci.

Restando sul dossier, non vi è comunque traccia di eccezionalità alcuna, dato che vengono più volte citate le Olimpiadi 2006 come modello economico di riferimento,  e in generale i grandi eventi del recente passato, compreso l’ Expo2015 più volte definito “mangiatoia PD” dalla sgangherata propaganda grillina. I numeri e gli studi citati sono quelli del CIO e della Nielsen Sport, partner storico di supporto statistico alla bontà dei grandi eventi, così come sono Coca Cola e Alibaba i top sponsor citati: dove sta la differenza? Nella pletora forse di “Comitati di legacy” e Agenzie post olimpiche che si ispirano al TOROC 2006 tanto caro a Chiamparino e soci?
Spiace, ma non vediamo alcuna differenza marcata rispetto al passato.

IL SISTEMA TORINO 2026 (NON) ESISTE

Uscendo dal dossier ed entrando nel tessuto cittadino, stiamo assistendo in questi giorni alla mobilitazione a favore delle Olimpiadi di quel “Sistema Torino” una volta tanto odiato dall’ attuale maggioranza pentastellata: da Chiamparino stesso in qualità di Presidente della Regione ai costruttori, passando per l’impalcatura culturale cittadina e i media mainstream che pubblicano sondaggi pro-Olimpiadi come supporto alla scelta a Cinque Cerchi di Chiara Appendino, che ha avuto l’ardore di affermare in conferenza stampa che tutti i torinesi sono favorevoli alle Olimpiadi perché basta camminare per la città per accorgersene.
Premesso che è probabilmente, anzi sicuramente reale il sentimento diffuso a favore delle Olimpiadi, non è questo il concetto di trasparenza e partecipazione propagandato dal Movimento durante la campagna elettorale del 2016: nei Paesi europei realmente democratici e favorevoli alla partecipazione dei cittadini, hanno indetto un referendum per scegliere se candidarsi o meno.

Purtroppo per noi, tutte le altre candidature sono cadute sotto i colpi della volontà popolare contraria al Grande Evento Sportivo generatore di debito: in Europa siamo rimasti solo più noi e Stoccolma, la cui popolazione voterà a settembre il referendum relativo. Pazzesco come negli altri Paesi non si accontentino di un sondaggio del Corriere eh? Perché se è reale il sentimento favorevole, altrettanto reali sono i numeri, che purtroppo non mentono mai: ed è solo attraverso un percorso referendario che si può dar vita a un confronto specifico sul tema, basato sui contenuti e non sugli hashtag e i post con emoticon delle pagine Facebook e Instagram della Sindaca.

L’ attuale Giunta ha invece in questi mesi tenuto di fatto nascosto il pre-dossier e lontana dal dibattito pubblico e dai suoi Consiglieri l’idea stessa di candidatura: effettivamente l’unico modo per sostenere questo dossier è non leggerlo.

martedì 16 maggio 2017

UN ASSESSORE UN SACCO GENTRY: TURISMO E CEMENTO A 5 STELLE

Gentrifying Turin

Vi ricordate il nostro commento sulla pagina Facebook pubblicato nel marzo scorso intitolato “NO TAXATION WITH GENTRIFICATION”? Davvero, non ve lo ricordate? Vabbè, vi perdoniamo e ve lo riassumiamo: si commentava la delibera firmata dall’ Assessore Sacco (ed esaltata da La Stampa) relativa al regolamento comunale n. 329 per l’esercizio dell’attività di somministrazione di alimenti e bevande notando due particolari interessanti (se volete leggerlo per intero e non usate Facebook ve ne riportiamo il testo più sotto)

Il primo è il crescente potere “urbanistico-commerciale” dell’Assessore Alberto Sacco, il secondo è la totale continuità d’azione in questo ambito, specie quando la direzione della Giunta viene indicata dal membro in questione.
Le modifiche apportate riguardano agevolazioni fiscali per chi deciderà di aprire nuove attività con una attenzione particolare, quasi spasmodica, ai turisti: wi-fi, aperture estive e diffusione delle iniziative della Città. Lunedì pomeriggio la maggioranza pentastellata ha approvato la delibera in Consiglio Comunale, dando il via libera al proliferare di nuovi e scintillanti locali che offriranno birra artigianale, wi-fi gratuito e arredamento hipster sempre aperti, anche a Ferragosto (come affermato chiaramente in Aula), per favorire l’afflusso turistico (con buona pace di camerieri e bartender già precari di per sé).

Una “no tax area” che vale formalmente per tutta la città, ma che siamo certi verrà sfruttata al 98% nelle zone di Torino dove l’ultima cosa di cui si sente la mancanza è di altri “distributori di alcolici” ricolmi di flyers sui grandi e piccoli eventi culturali cittadini. Se avete ancora qualche dubbio a riguardo, vi aggiungiamo l’interessante dato che il Gruppo Consiliare PD ha votato compatto a favore della delibera*: sarà una lotta all’ultimo sangue nella conquista dei voti di centro, Crocetta, Sansa e Vanchiglia!

Davvero se ne sentiva un così forte bisogno (le NO TAX AREA spaccano nel modello di città grillino, vedi Open For Business) da annunciare urbi et orbi la realizzazione di “uno dei punti del nostro programma elettorale” (saremmo curiosi di capire quale in particolare)?


Cementifying Turin
In attesa dell’approvazione consiliare della “delibera hipster”, nel mese di aprile la Giunta ha approvato una delibera a firma Appendino, Montanari, Sacco, Rolando e Giannuzzi in cui si elencano gli interventi urbanistici da avviare entro l'anno, come procedimento amministrativo da portare in Consiglio per l’approvazione necessaria a mantenere gli equilibri di bilancio (cioè gli oneri di urbanizzazione da incassare in parte corrente, che tanta giusta polemica hanno generato in fase di approvazione del bilancio previsionale). La lista è impressionante, contiene interventi già finiti sotto le luci della ribalta, ma ci piace ribadirli tutti insieme tanto per darvi una idea del “consumo territorio zero”.

Fate un ampio respiro e provate a leggerli tutti d’un fiato: modifica Convenzione Officine Grandi Riparazioni (O.G.R.); Ex Arcate MOI; Città della Salute; P.E.C. Westinghouse; P.E.C. Romania; Lingotto GL/GWM; Lingotto Green Pea; Porta Susa Mezzanino; Modifica P.E.C. Cascinotto RSA; Modifica PR.IN Botticelli; P.E.C. Bertolla; Variante via Botero; Variante R.I.R.; Variante n. 280 Saima Sud; Variante Jolly Sport, via Nizza; Variante Sesia/Fucine, via Basse di Stura; Variante n. 283 Quartiere Dora; Variante via Pianezza; Accordo di Programma Santa Croce.

Il particolare ancora più interessante del documento arriva però a pagina 3: "considerata la valenza strategica di taluni degli interventi sopra elencati, i relativi provvedimenti di approvazione dovranno essere altresì coordinati con l’attività del neo-costituendo Servizio Sviluppo Economico-Progetti Speciali. "

Esattamente con la stessa tecnica burocratico-amministrativa utilizzata per la creazione dell’ufficio di Gabinetto di Paolo Giordana “riempito” di funzioni responsabilità e poteri con Open for Business, è stato creato un nuovo Servizio cui hanno affidato la direzione di corposi e importanti progetti cittadini, in seguito attribuito con una “semplice” riorganizzazione nel nuovo organigramma dell'Ente (derivante dalla nomina dei nuovi Direttori centrali) a nuovi referenti, politici e di potere. Provate a indovinare a chi? Beh, essendo questioni urbanistiche si tratterà di Montanari no? Nein. Quello vuole la decrescita, meglio non rischiare: l’Assessorato di riferimento è quello di Sacco (possiamo dire che vi avevamo messo in guardia già qualche mese fa?), il Direttore del Servizio Sviluppo Economico-Progetti Speciali sarà Paola Virano, ex Direttore dell'Urbanistica e dei Lavori Pubblici.

Il neo-costituendo settore citato nella delibera è riportato nell'organigramma all'interno della Direzione Commercio, Lavoro, Turismo, Attività Produttive e Sviluppo Economico, che non è alla dipendenza di Montanari come assessore ma di Sacco. E il relativo direttore, che dirige ad interim anche il settore medesimo, è la Virano, ex Direttore dell'Urbanistica e dei Lavori Pubblici, oltre che Direttrice dello Urban Center nell’Epoca Fassino, defenestrata dalla nuova Giunta con le recenti nuove nomine di poche settimane orsono (Lo Spiffero rumoreggiava a proposito del fatto che tra Virano e Montanari non scorresse buon sangue, e i fatti sembrano dar ragione anche alla redazione web che guarda dallo spioncino delle porte comunali).

Va bene, troppo burocratese, ve lo riassumiamo secondo il nostro punto di vista sulla vicenda: per la gestione amministrativa ed economica di tutti i progetti urbanistici compresi nell’interminabile elenco di cui sopra, l’Assessore all’ Urbanistica Guido Montanari dovrà in qualche modo dipendere dalle decisioni e valutazioni della Direttrice Paola Virano, a sua volta in qualche modo sottoposta al suo Assessore al Commercio di riferimento Alberto Sacco.
Un colpaccio niente male per un Assessore partito in sordina dieci mesi fa, e ora garante massimo della continuità con la precedente amministrazione PD.



(dalla pagina Facebook di Sistema Torino, 16 marzo 2017)
NO TAXATION WITH GENTRIFICATION!
Vuoi aprire un nuovo locale trendy con il wi-fi?
Vuoi essere baby-friendly ed essere "il biglietto da visita della città" per i turisti, come recitava un post del M5S Torino di ieri in relazione a Borgo Aurora?
Bene, la delibera dell' Assessore Sacco fa proprio per te!

Arrivano gli incentivi fiscali per chi vuole aprire una nuova attività commerciale in qualsiasi zona di Torino, con criteri che, ca va sans dire, privilegiano chi lavorerà per i turisti.
Beh niente di nuovo, oseremmo dire: e neanche nulla di disdicevole nel praticare questo tipo di agevolazioni, anzi.

Ci chiediamo solo se qualcuno della Giunta abbia mai letto Gentrification. Tutte le città come Disneyland? dell'amico e Professore Giovanni Semi: si potrebbe così intuire quale sarà la direzione che prenderà questa delibera, ovvero il proliferare di sempre nuovi scintillanti locali che offriranno birra artigianale, wi-fi gratuito e arredamento hipster, sempre aperti anche a Natale per favorire il turismo (con buona pace di camerieri e bartender già precari di per sè).
Fa un po' specie che un movimento sempre pronto a contestare la "liberalizzazione Bersani" sui locali, i dehors (altro scandalo pronto a scoppiare a breve), le zone della movida pro-PD, ora non si accorga che "le due città" esistono ancora e, forse, un provvedimento del genere non farà che aumentare lo iato tra zone gentry e periferie (NESSUNO PENSA ALLE POVERE PERIFERIEEEE!!).
Una proposta interessante sarebbe potuta essere quella di creare zone "no tax area", andare alla ricerca di quartieri potenzialmente necessitanti l'apertura di nuove attività commerciali, piuttosto che "fingere" un provvedimento per tutti che si concentrerà invece nei soliti due-tre quartieri.

Viene da fare la battuta troppo facile che per le periferie continueranno a esserci i centri commerciali, nonostante i tentativi di opporvisi da parte dell' Assessore Guido Montanari.
Per ora è l'attivismo dell' Assessore Sacco a prevalere (ci fu una percepita frizione in relazione al mercato di San Salvario un paio di settimane fa), sempre pronto a favorire la continuità con le scelte dell' Amministrazione precedente.
Chissà, magari un giorno scopriremo che le due città esistono ma non sono da ricercare nella distinzione centro-periferie, bensì tra quella aperta a qualsiasi iniziativa privata e commerciale da legare al turismo promossa dall' Assessore Sacco, e quella che tenta (per ora con scarsi risultati) di fermare la cementificazione della città.

martedì 7 marzo 2017

Dissenso, oneri e onori: Piccole considerazioni sui fatti di questi giorni...

Quello che ci stupisce di più di questa vicenda "oneri di urbanizzazione" non è la scelta, secondo noi profondamente sbagliata, di aderire ad una logica che premia il consumo di suolo, la cementificazione e l'urbanizzazione per far cassa, non è nemmeno tanto il fatto che in campagna elettorale si sia detto il contrario, non siamo sciocchi, lo sappiamo bene che in periodo di elezioni si dicono cose che poi non si faranno, lo fanno e lo hanno sempre fatto tutti ( e quando lo fanno anche gli altri allora, secondo qualcuno, si è "legittimati" a perpetuare l'andazzo generale). Quello che ci stupisce davvero è che la maggioranza 5 stelle sia compatta in tutto questo; Ci stupisce che nessun consigliere o assessore si sia ancora distaccato (a parole, pensieri o fatti), da questa via intrapresa da Appendino.
Se da un lato, questa compattezza può risultare apprezzabile, segno di unità di intenti e di visioni, dall'altra ci lascia perplessi, poichè, come ben sapete, crediamo che il dissenso costruttivo sia una pratica virtuosa nelle democrazie e nei gruppi politici (e non solo). 
Un altro tema caldo è relativo al concetto di "partecipazione", che a quanto vediamo ci risulta essere confuso con "informazione". La vicenda del confronto con Assemblea 21 è esemplificativa in tal senso: la partecipazione si esprime in maniera attiva, con lo scambio di pareri, il confronto, la critica, la mediazione. L'informazione è una pratica passiva per chi la riceve, e queste due cose non sono per nulla simili. L'autonarrazione è una pratica che funziona, questo è indubbio; oggi forse l'unica in grado di dare effetti positivi, in questa giungla moderna fatta di bufale e notizie costruite ad arte, sui consensi e sul mantenimento degli stessi, ma non basta dichiararsi al fianco dei cittadini per esserlo davvero, come non basta dichiarasi in discontinuità con un sistema per esserlo davvero.
Quello che vediamo (e che auspichiamo possa cambiare) è un monolite macchinoso che alimentando la retorica del "è colpa della giunta precedente" se ne assume le responsabilità, gli oneri e gli onori. Fermando, in sostanza, il processo di rinnovamento chiesto dai cittadini il giugno scorso. Quello che rimane, e rimarrà alle generazioni, è comunque sempre la famosa eredità olimpica, qui davanti a noi..... CEMENTO: Ancora tu, ma non dovevamo vederci più?