mercoledì 8 luglio 2020

CHE GIORNATA PER IL GOVERNO DEL CAMBIAMENTO! Supporto alla libia e accelerazione della TAV: cosa volete di più?

Ieri è stata una di quelle giornate che ti fanno rimpiangere i proclami rivoluzionari e libertari del centro-sinistra in piazza, insieme alla parte più progressista del M5S, contro il Salvini di turno.


Mentre sui social gli esponenti pentastellati e democratici si rimpallano le responsabilità sui decreti sicurezza e sulla legge Minniti, al Senato la maggioranza giallorosa ha votato il rinnovo della collaborazione fra l’Italia e la Guardia Costiera libica. Eppure, come dichiara la stessa Boldrini, «rapporti dell’Onu e inchieste giornalistiche descrivono il comportamento di elementi della Guardia costiera libica in violazione dei diritti umani e in combutta con i trafficanti. La condizione dei campi di detenzione è spaventosa, l’Onu stessa ne raccomanda la chiusura». Continueremo in sostanza a finanziare la Libia per farci il favore di torturare quei migranti che è meglio non far venire in Italia, perché disturberebbero anche le parti più reazionarie dei partiti al Governo (ricordate il “aiutiamoli a casa loro” di renziana memoria?).

Intanto, sul fronte economico-ambientale, è stato approvato dal Consiglio dei Ministri il “decreto semplificazioni” per «sbloccare» 130 opere considerate prioritarie dal piano «Italia Veloce»: in pratica la riproposizione in salsa rosa della Legge Obiettivo del Governo Berlusconi.
Le principali deroghe alle gare d’appalto, citando Il Manifesto di oggi, sono le seguenti: non ci saranno gare, ma solo affidamenti diretti senza bando per appalti inferiori a 150 mila euro. Per gli appalti fino a 5 milioni di euro non ci sarà un bando, anche se la gara sarà negoziata tra un ristretto numero di imprese. Per appalti sopra i 5 milioni la gara ci sarà, ma con un’abbreviazione dei termini, tranne nei casi in cui sarà apposta la «causale Covid». Immaginiamo quanti appaltatoti senza scrupoli stanno ridendo al telefono e strofinandosi le mani di fronte a cotanta grazia piovuta dalla coalizione della legalità e del green new deal.

Nell’elenco delle opere prioritarie del decreto Semplificazioni la TAV è al primissimo posto. Oh, alla fine aveva ragione Chiara Appendino a considerarla una battaglia ormai persa: deve averglielo anticipato
il fidato Di Maio, o magari la (ex) pasionaria della Valle Laura Castelli.
Nell’allegato «Italia veloce» del ministero dei Trasporti la Torino Lione si trova al primo posto dopo i nodi ferroviari, seguito a breve distanza dal «nodo di Genova e Terzo Valico dei Giovi» (altra battaglia giusta che il M5S si era intestato).

Per molti di questi progetti verrà nominato un commissario con poteri speciali sul “modello Genova”, di cui tanti pentastellati si riempiono la bocca fingendo di non capire che la traduzione in italiano è semplice: derogare ad appalti e altre norme del Codice, che la destra voleva cancellare completamente. Non proprio una novità a tutela di ambiente e legalità.

Dispiace far notare ai nostri amici penta-piddini torinesi che, mentre si parla di cura del ferro per le città, nel 2019 non è stato inaugurato neanche un chilometro di metropolitane. Nell’allegato ministeriale al “decreto semplificazioni” si prevede che l’Italia debba andare più veloce ma solo su asfalto (previsti circa 3mila chilometri di nuove strade e autostrade), con pochissimo ferro nelle aree urbane. Risulta doppiamente beffardo constatare parallelamente che il piano della Ministra De Micheli relativo alla mobilità sostenibile sia ambizioso e condivisibile ma forse troppo, visto che non ha fondi a disposizione e si pone obiettivi per un lontano, lontanissimo 2030.

Visto dal nostro micro-cosmo torinese, questa serie di notizie arrivanti dal Governo PD-M5S fa apparire i contrasti tra gli omologhi locali come una “battaglia dei galli” fine a sé stessa, con un rimpallarsi di responsabilità per azioni che ormai da 4 anni vanno in continuità da Fassino ad Appendino. Basterebbe citare la recente svendita delle ultime quote di TRM e Farmacie Comunali, oppure il comune eccitamento per candidature che vanno da Olimpiadi/Universiadi/Qualsiadi a Torino Capitale della Cultura.

Una perfetta summa del TINA (“There Is No Alternative”) neo-liberista che abbraccia tutto l’arco costituzionale, locale e nazionale: sarà divertente constatare quanto alle elezioni comunali del 2021 le figurine dei candidati proporranno programmi perfettamente intercambiabili, se non per gli hashtag utilizzati per conquistare un voto in più.

SVENDITA QUOTE FARMACIE COMUNALI E RINEGOZIAZIONE DEL DEBITO DI TORINO: TUTTO TORNA?

Oggi pomeriggio il Consiglio Comunale di Torino vota la delibera che permetterà la svendita delle quote residue di partecipazione comunale “nella misura del 17,36% nel capitale sociale della società TRM S.p.A. (e pertanto conservando la Città di Torino la quota dell'1% del capitale sociale rispetto all'attuale partecipazione) e nella misura del 20%, corrispondente all'intera partecipazione posseduta, nel capitale sociale della società Farmacie Comunali Torino S.p.A.”.

TRM S.p.a. è la società che gestisce il termovalorizzatore del Gerbido, quello che il M5S versione 2016 voleva spegnere perché inquinante e nocivo per i cittadini.

Le modifiche statutarie proposte dall’Assessore Rolando permetteranno “l'acquisizione di singole quote della partecipazione alienanda, evitando di porre il vincolo - come avvenuto nel precedente esperimento disertato - dell'acquisto dell'intero pacchetto azionario posto in dismissione”: insomma cari privati, fate come volete ma basta che vi prendiate le nostre quote perché non ne possiamo più e abbiamo bisogno di capitalizzare.
Stesso ragionamento per quel che riguarda le Farmacia Comunali: ad oggi il Comune di Torino possiede il 20% delle quote totali, come effe

tto di un processo continuo di svendite al privato per rimediare alla voragine debitoria della nostra Città.

Una consecutio ribadita dai consiglieri di maggioranza nella Commissione di mercoledì scorso: “voi avete creato il debito, e ora sta a noi risolvere la situazione” il sunto di un ragionamento che starebbe bene in bocca a qualsiasi rappresentante del blocco neo-liberista che va dal PD al centro-destra.

C’è un però: nella stessa commissione è emersa la contrarietà della cessione di quote da parte dei Democratici torinesi, illuminati sulla via di Damasco dopo che fu proprio l’Assessore Gallo nel 2014 (Giunta Fassino) a deliberare la vendita del pacchetto azionario del 31% delle azioni, portando così il Comune a essere socio di minoranza.

Eppure esisterebbe una strada alternativa che porti alla riduzione del debito, oltre le svendite e le rinegoziazioni dell’ Assessore Rolando che fanno risparmiare i torinesi di oggi per far spendere di più i torinesi di domani.

Una interpellanza di oggi, a firma Eleonora Artesio e Deborah Montalbano, parte da una recente e interessante novità: la Corte di Cassazione a Sezioni Unite, intervenendo su un contenzioso intercorso tra il Comune di Cattolica e la BNL in riferimento ad alcuni contratti di swap, ha dichiarato NULLI i contratti stipulati senza deliberazione del Consiglio Comunale.

A questo punto la domanda sorge spontanea: tutto regolare a Torino in relazione a questa sentenza?

Per questo ci poniamo come ideali terzi firmatari di questa interpellanza che chiede che “vengano considerati utili ai fini di una iniziativa del Comune di Torino per confutare legittimità e sostenibilità dei contratti sui derivati che così pesantemente condizionano l'autonomia dell'Ente.”

Nel frattempo un sondaggio de “Il Sole 24 Ore” relativo all'indice di gradimento dei Sindaci vede Chiara Appendino in coda alla classifica: per quanto possano valere questo tipo di ricerche, risulta curioso notare come la nostra sia passata dal primo all'ultimo posto nel giro di quattro anni.

Forse sta proprio nell'incapacità (o mancanza di volontà politica?) di dare seguito alle promesse elettorali del 2016 la causa della disaffezione verso la Sindaca: una realpolitik sulla gestione del debito e della cosa pubblica che ha probabilmente spinto verso altri lidi i favori del pronostico per le Comunali del 2021.