giovedì 16 marzo 2017

SPECIALE EMERGENZA ABITATIVA: CHI CONTA VERAMENTE NELLA “NUOVA” CITTA’?

Il 18 marzo si svolgerà una manifestazione convocata dai Movimenti per l'Abitare dal titolo giustamente provocatorio "Nella città della crisi noi contiamo": Sistema Torino “coglie la palla al balzo” e pubblica un approfondimento sul tema che cerca di convogliare le diverse idee, azioni possibili e orientamenti dei diversi attori cittadini e metterli a confronto sul tema sociale forse più straziante per la nostra città sempre “Capitale di qualcosa” in questi ultimi anni. Forse bisognerebbe volgere lo sguardo verso quei quattro-mila-e-passa sfratti emanati all’anno dal 2012 a oggi, verso quelle non si sa quante famiglie in attesa di veder soddisfatto il proprio diritto alla casa.
Sistema Torino è anche “Sistema Abitare”: così, con un buon sistema, si è recato da tre donne del Sistema. Tre donne che siedono in un luogo dove tutte le decisioni, soprattutto quelle
sul Welfare, sono così cariche di responsabilità da far venire i brividi a volte. La tematica comune: l'emergenza abitativa.  Insieme a loro un punto di vista “alternativo” del sindacato per la casa quotidianamente vicino ai cittadini che soffrono a causa di questa esigenza primaria.

Siore e Siori ecco a voi le interviste (e relativi link) che Sistema Torino ha svolto con:

Eleonora Artesio, consigliere comunale Torino in Comune
Elide Tisi, consigliere comunale PD
Sonia Schellino, Assessore al Welfare (siamo in attesa delle sue risposte)
Fabio Cremaschini, rappresentante ASIA-USB (ASsociazione Inquilini Abitanti)

Nel mentre gli organizzatori del corteo ci fanno sapere che: “Ci aspettiamo che la nuova Giunta si esponga mostrando una posizione netta in relazione alle istanze che quotidianamente vengono portate avanti dai movimenti per il diritto all’abitare.
Riteniamo che debba opporsi ai sistemi di potere che governano Torino e guadagnano sulle vite delle persone, mostrando con i fatti se questa nuova amministrazione è parte delle soluzioni o parte dei problemi della nostra città”.

Questa che vi presentiamo è solo la prima parte dello speciale che abbiamo costruito per affrontare l’importante tema dell’abitare in questo marzo pieno di aspettative primaverili. Successivamente alla manifestazione, saranno i movimenti sociali a prendere parola.

Con lo slogan “contro i padroni della città, casa reddito e dignità!” gli organizzatori vi invitano alla manifestazione, alla quale parteciperà convintamente Sistema Torino, che si svolgerà sabato 18 marzo, ore 15.00 piazza Carlo Felice, Torino.

Al link qui di seguito tutte le informazioni sulla manifestazione:
https://www.facebook.com/events/223368604797658/

ELEONORA ARTESIO, CONSIGLIERA DI "TORINO IN COMUNE", PARLA DELL’EMERGENZA-CASA

1. "Torino Capitale degli sfratti" è stato uno dei tristi primati cittadini degli ultimi anni: il censimento delle case pubbliche e private sfitte può essere un primo passo per combattere il paradosso del continuo aumento parallelo di famiglie senza casa e di case vuote?
Vi è stata una edilizia destinata all'acquisto che ha soddisfatto l'esigenza abitativa delle fasce medio e medio-alte. Simmetricamente una parte di popolazione si è impoverita non potendo più mantenere la spesa del mutuo né il contratto di locazione, cadendo nell'area dell'emergenza abitativa. E’ una anomalia sul panorama europeo la condizione italiana. Perché questo è il Paese che inverte tutti i rapporti tra case in affitto e case in proprietà che ci sono invece nel resto d’Europa. L'Italia e Torino in particolare hanno un altissimo numero di case di proprietà, e basso numero di case disponibili in affitto.
Certamente rendere disponibile alle popolazioni di basso reddito il patrimonio abitativo pubblico è una condizione necessaria. Anzi primo dovere dell’amministrazione. Il patrimonio pubblico riguarda le case comunali che possono essere date in gestione all’ATC, riguarda gli alloggi comunali che era messi a valore e che quindi erano affittati a canoni di mercato. Per quello che riguarda il rapporto con il privato, oggi la Città fa un’azione di mediazione attraverso l’ATC, facendo incontrare la domanda di casa magari di quelle famiglie che non rientrano nei requisiti dell’edilizia residenziale pubblica ma che sono al limite economico. Questo incontro tra domanda e offerta tra privati viene garantita dall’Agenzia che fa anche da garante rispetto agli eventuali problemi degli inquilini.

2. Nell'incontro pubblico del 21 gennaio (al quale Artesio era presente) i movimenti per la casa chiesero un freno all'uso, e abuso recente, dell''articolo 610. È possibile una azione politica in tal senso? Lei che ne pensa? (aumento dell’utilizzo  di questo articolo proprio mentre aumenta il problema casa)
Io vedo soltanto due azioni possibili: una riguarda l’intervento di carattere normativo a livelli che non sono alla portata dell’amministrazione comunale e  l’altra invece è una relazione della Città di Torino che può essere giocata soltanto dalla sindaca e dai rappresentati della giunta che è il tavolo prefettizio che occupandosi certamente e prevalentemente di sicurezza dovrebbe a mio modo di vedere occuparsi di sicurezza sociale. La sicurezza non è solamente declinabile in termini di controllo militare del territorio, ma anche dal punto di vista di gestione del contenimento delle difficoltà e dei conflitti sociali che si scatenano. E lì che si dovrebbe discutere delle modalità di applicazione dell’articolo 610.
Quindi forse c’è anche un modo di fare le cose non soltanto il rispetto delle leggi penso che questo potrebbe essere argomento del comitato di pubblica sicurezza per l’ordine pubblico sempre che si voglia declinare il termine sicurezza come ho spiegato prima.

3. Sospensione degli sfratti e azioni di sostegno per le famiglie con problema-morosità delle utenze: sono solo slogan elettorali? Cosa può fare il Comune oggi con effetti immediati?
Il problema ha a che vedere con la capacità economica dei singoli e dei nuclei famigliari. Sicuramente tutti quanti stiamo convenendo, maggioranze e minoranze, sulla necessità di rivedere i criteri dell’assistenza economica, anzi è stato approvato recentemente un Ordine del Giorno in Consiglio comunale che, mentre poneva il tema del sostegno al reddito, impegnava la giunta a rivederne i criteri.  Il tema del reddito diventa oggi fondamentale e urgente anche leggendolo dal punto di vista del diritto del diritto alla casa e dell’emergenza abitativa . Bisogna accelerare questa operazione che io chiamo reddito minimo garantito e altri chiamano reddito di cittadinanza e il governo chiama REIS che spero possa andare in questa direzione.

4. Il ruolo della Compagnia di San Paolo nel welfare è il perno centrale del Sistema Torino quello vero: c'è una possibilità di scardinare questa predominanza ritornando al pubblico?
Temo che siamo oltre alla soglia. Nel senso che ormai il pubblico ha ceduto la vera e propria gestione di pezzi significativa del sistema di protezione sociale della Città a cominciare dai servizi educativi, sul disagio e sull’adolescenza, sull’inserimento scolastico, ma penso anche a parti rilevanti delle politiche sociali. Forse non è nemmeno detto che le fondazioni bancarie siano cosi contente di dover svolgere questo ruolo di supplenza, perché una delle caratteristiche con le quali si sono presentati sulla scena del welfare era quello di essere i portatori dell’innovazione, cioè tutto sommato svolgere quel ruolo completare di chi può permettersi di provare e sperimentare e poi consegnare le modalità più stabili, più strutturate e continuative e di maggiore efficacia-
Quindi tutte le prospettive del cambiamento stanno fuori dall’ente pubblico, non stanno sotto il governo se non in termini di partenariato e questo significa una cosa gravissima. Poiché le politiche sociali accompagnano le dinamiche sociali - e si chiamano dinamiche perché sono in movimento - se non si è al governo di questo movimento si rischia davvero di produrre quello di cui lo Stato viene sempre rimproverato, cioè il welfare assistenziale, di conservazione.
Io sono rimasta letteralmente basita quando ho sentito la Sindaca annunciare in Consiglio Comunale le modalità di gestione della questione MOI dicendo che Compagnia di San Paolo avrebbe selezionato e retribuito il project manager. Ma le relazioni sociali possono avere una soluzione tecnocratica? Può essere la migliore persona, il più qualificato professionista del mondo, ma non è cosi che si accompagnano i governi dei processi sociali.

5. Il 18 marzo si svolgerà una importante manifestazione del Movimento per la casa: lei come si pone nei loro confronti?
In linea di massima cerco di essere dentro alle situazioni e di poter garantire la presenza. È sempre per me abbastanza difficile leggere tutte le dimensioni che si misurano in questo tipo di politiche in questo tipo di organizzazioni. Mi pare che ci sia un mix molto forte, perché appunto il diritto alla casa rimanda alla questione della ridistribuzione del reddito, rimanda alle politiche territoriali. E’ insomma un intreccio di tutte le politiche, che in questo momento non si misura con una dimensione politica quale a cui ero abituata cioè o politica liberale di o  una politica sociale di sinistra. Ci si misura con un contesto politico come il nostro, dove questa dimensione, almeno per quanto riguarda il governo di Torino, tra destra e sinistra non è definita.
Quindi i movimenti hanno un interlocutore che non corrisponde a una visione definita del mondo e che quindi può poco accompagnare certe richieste. magari tracciare delle soluzioni ma contestualmente non inquadra in una soluzione di sistema gli stessi interventi che è disponibile ad realizzare.

6. Due settimane fa l'Assessora al Welfare Schellino ha presentato il bando per l'acquisto di alloggi a destinazione sociale. Cosa pensa di queste azioni prospettate dalla Giunta Appendino?
Stanno cercando di governare il governabile con uno sforzo apprezzabile di ampliamento del parco dell’offerta pubblica. Si utilizzano tra l’altro fondi derivanti dagli alloggi di edilizia residenziale pubblica, altra grandiosa contraddizione delle nostre politiche per la casa, che in passato immaginavano il patrimonio di edilizia residenziale pubblica come patrimonio transitorio e non permanente, come invece è tornato a essere necessario negli anni della crisi.
Ho invece abbastanza obbiettato sulla mozione di accompagnamento che il movimento 5 stelle ha prodotto in consiglio su questa delibera, perché in questa mozione si è impegnata la giunta a stornare una quota parte di quelle risorse verso la manutenzione straordinaria delle case di edilizia pubblica: se l’emergenza è l’emergenza abitativa e se questi fondi nascono esattamente per aumentare l’offerta di alloggi, dirottare una quota parte verso alloggi già abitati mi sembra una sottrazione di risorse. L’avrei trovata ragionevole se fosse stato per manutenere gli alloggi che una volta dismessi sono in condizioni così decadenti da non poter essere riassegnati. Allora questo sarebbe andato nella direzione di aumentare il parco alloggi. Ma dato che su questo versante mediamente ogni anno c’è una copertura economica per riadattare alloggi dismessi e rimetterli nel circuito, il fatto di andare a orientare in manutenzione straordinaria mi è sembrato un taglio piccolo, ma comunque significativo in un’epoca in cui con il bando del progetto periferie sono state destinate risorse all’ ATC per la manutenzione straordinaria degli alloggi.

7. Secondo lei perché è stata fatta questa mozione?
Pubblicamente è stata espressa una preoccupazione che era quella dei fondi che vengono usati per gli alloggi di risulta, fondi che si esauriscono nell’autunno e  quindi sarebbe stato necessario recuperarne il maggior numero possibile per coprire l’ultimo trimestre dell’anno finanziario  avendo così delle risorse aggiuntive. E’ evidente che ci sia un tema di radicamento territoriale e di risposta alle sollecitazioni che arrivano dai quartieri. Nel senso che sappiamo benissimo che il Movimento ha avuto un consenso politico forte nelle aree periferiche e in quelle aree in cui c’è maggiore presenza di edilizia abitativa pubblica. Mi rendo anche conto che probabilmente ci sono delle sollecitazioni per la qualificazione di quegli alloggi, istanze raccolte con questa mozione.

8. La Sindaca Appendino è stata a Roma per firmare il bando periferie, all'interno del quale vi è una destinazione alle case popolari. Sarà una svolta per le periferie, decisive in campagna elettorale?
Quel bando per le periferie ha tante maternità e tante paternità e ciascuno rivendica un pezzo. Oggettivamente è l’esito di uno stanziamento del governo Renzi fatto in zona cesarini prima delle elezioni amministrative e naturalmente fatto così velocemente non ha una filosofia puntuale. Nel senso che diversamente dai programmi Urban dai programmi di quartiere e di recupero urbano che chiedevano determinati preliminari per la candidatura (ad es. individuare un ambito territoriale, spiegare le ragioni di quell’individuazione sulla base di determinanti sociali ed economici, caratterizzare su alcuni profili di progettazione integrata, quindi collegare sempre investimento sulla componente fisica e sulla componente sociale) questo bando in realtà chiedeva sostanzialmente di presentare dei progetti che fossero o allo stato esecutivo o definitivo. Quindi che cosa è successo? Oggettivamente si è pescato nei cassetti della progettazione del comune e da qui nascono le seconde paternità e maternità. La scelta di questa giunta è stata quella di raccogliere i progetti candidabili e di farlo con quella logica che la sindaca chiama di agopuntura, cioè non concentrare in alcune parti del territorio che posso essere  soltanto Vallette o piuttosto soltanto Falchera, ma distribuire le opportunità soprattutto sulla parte fisica degli interventi in modo disseminato.
Però io non credo che da questo progetto arrivi una percezione da parte delle periferie di un altro modo di essere rispetto a Torino, credo che continui ad esserci un sentimento di separazione. Quel che mi preoccupa invece di più è che sentiamo pochissimo parlare di tutte le programmazioni sociali. Perché ci sono assi di intervento scritti all’interno del progetto. Quindi confido un po’ nel ruolo che potranno avere le case di quartiere come ruolo di rete che queste possono attivare perché sono quelle che lavorano sulle relazioni, arrivando quindi le componenti di comunità e sono anche quelle che hanno avuto l’incarico di coordinare l’applicazione del regolamento dei beni comuni e dei patti di condivisione.

Vai alle altre interviste:

Elide Tisi, consigliere comunale PD
Sonia Schellino, Assessore al Welfare (siamo in attesa delle sue risposte)
Fabio Cremaschini, rappresentante ASIA-CUB (ASsociazione Inquilini Abitanti)


INTERVISTA A FABIO CREMASCHINI – ASIA-USB (Associazione Inquilini Abitanti)

1) "Torino Capitale degli sfratti" è stato uno dei tristi primati cittadini degli ultimi anni: il censimento delle case pubbliche e private sfitte annunciato dalla maggioranza può essere un primo passo per combattere il paradosso del continuo aumento parallelo di famiglie senza casa e di case vuote?
Il ri-utilizzo di spazi pubblici vuoti va nella direzione positiva di ampliare l’ edilizia residenziale popolare, il censimento è un primo passo importante, anche perché è assurdo che il Comune non conosca approfonditamente questi dati. La svolta sarà nel passo successivo al censimento: gli investimenti nell’emergenza casa devono provenire da fondi pubblici, perché faccio fatica ad immaginare investimenti privati filantropici. In Commissione l’Assessora Schellino ha accennato a una gestione “per bandi di affidamento” di questi stabili.

1.1) Come sarebbero strutturati questi bandi?
Questo non lo sappiamo perché non vi sono ancora. Ci hanno parlato di bandi “aperti”, ma questo può significare tanto l’auto-recupero dei nuovi residenti quanto l’introduzione di grandi proprietari privati, che al massimo possono portare a un social housing. In campagna elettorale il M5S si dichiarò contrario, ma per esempio a Falchera stanno dando il via libera alla costruzione di più di duemila alloggi di social housing, progetto precedentemente osteggiato dai loro militanti.
Detto brevemente, la differenza vera la vedremo nel momento in cui saranno presentati i bandi dall’ attuale Giunta.
1.2) Quindi c’è il rischio che una azione di per sé positiva come quella del censimento possa sfociare nel favorire l’attore privato.
Eh, questo potrebbe accadere, paradossalmente utilizzando soldi pubblici nel censimento. Sta ai movimenti e ai soggetti sindacali come noi continuare a vigilare e fare pressione nella direzione della destinazione popolare delle loro scelte politiche.

2)    Nell'incontro pubblico del 21 gennaio i movimenti per la casa chiesero un freno all'uso, e abuso recente, dell’Articolo 610. È possibile una azione politica in tal senso? Voi cosa ne pensate? 
E’ necessaria una azione politica contro questo articolo. Il problema è che l’unica soluzione vera è cambiare questa legge, per quanto sia necessario un rilancio del dibattito pubblico a riguardo. Questo è quanto un Comune può fare, e auspichiamo che Torino crei un clima politico in questa direzione.
Certo, il 610 è un abuso, anche se il nostro obiettivo ultimo da abbattere deve essere lo sfratto di per sé, e puntare al blocco degli sfratti coinvolgendo Prefetti, Governo e Regioni.

3) Sospensione degli sfratti, accompagnate da azioni di sostegno per le famiglie con problema-morosità delle utenze sono stati slogan elettorali di campagna elettorale nella primavera scorsa. Quali azioni chiedete al Comune a breve termine?
Il Comune può intervenire sugli sfratti di proprietà pubblica ovviamente, sul piano di blocco degli sfratti del privato è più complesso, detto ciò non sta a noi risolvere i loro problemi di coerenza con quanto detto in campagna elettorale. Non ci si può nascondere dietro la mancanza di potere nel farlo, già una campagna mediatica forte accompagnata da un tavolo aperto con i Prefetti può essere un segnale con un possibile risvolto nazionale.
Per il sostegno relativo alle utenze si può da subito destinare dei fondi comunali ai soggetti deboli economicamente, legandololo a misure di reddito minimo garantito, su cui lo stesso M5S porta una proposta. La chiave di volta è chiaramente il lavoro e la possibilità per tutti di accedere a un reddito, che sia di lavoro o un reddito minimo.

4)    Il ruolo della Compagnia di San Paolo nel welfare è il perno centrale del “Sistema Torino quello vero”: come vi ponete nei loro confronti? Ritenete che sia una sinergia positiva o preferireste un ritorno al pubblico?
Faccio fatica a immaginare un privato che svolge una funzione pubblica, e bisogna innanzitutto chiedersi: perché i Comuni sono senza soldi? Dove li destinano? A mio avviso una Giunta che vuole intraprendere strade differenti deve fare scelte coraggiose, in primis la messa in discussione del vincolo del pareggio di bilancio. 
La gestione dei progetti di welfare affidati alla Compagnia di San Paolo rischiano di portare a processi di gentrificazione e di “espulsione dei ceti popolari” in alcune zone della città. Non è accettabile che funzioni pubbliche vengano terziarizzate, con i lavoratori che passano a dimensioni meno tutelate come diritti sindacali e commistioni pubblico-privato che rischiano di nascondere fini secondari, anche solo in termini di sempre più profonde interconnessioni tra il Comune e la banca di riferimento.
Noi siamo per la totale esclusione di enti privati dalla gestione di interessi pubblici, a Torino come nelle città e metropoli di tutta Italia.

5)    A tal proposito, Cosa pensi del fatto che sarà un project manager della Compagnia San Paolo a gestire la questione MOI e la liberazione delle palazzine?
La fuoriuscita dal MOI non può che passare da progetti di lavoro e diritti alla casa, non certo attraverso la creazione di nuovi ghetti che concentrino i rifugiati in alcuni spazi. Faccio fatica a immaginare l’affidamento di tale progetto nelle mani di un manager nominato da Intesa San Paolo, i cui interessi sono direttamente legati agli stabili attualmente occupati del MOI.
Ricordiamo che i rifugiati, profughi e richiedenti asilo stanno semplicemente chiedendo diritti riconosciuti dalla legge, niente di più. Come facciamo a soddisfarli attraverso progetti scritti dai privati?

6)    La Sindaca Appendino è stata a Roma per firmare il bando periferie, all'interno del quale vi è una destinazione alle case popolari. Due settimane fa l'Assessora al Welfare Schellino ha presentato il bando per l'acquisto di alloggi a destinazione sociale. Sarà una svolta per le periferie, decisive in campagna elettorale?
Bisogna innanzitutto verificare i dati relativi alle vendite e conseguenti acquisti, legati all’art.3 del piano casa che impone alle Regioni di vendere determinate tipologie di alloggi con alto costo di manutenzione e re-investire quanto guadagnato nell’acquisto di altre case: tale logica però rischia di ridurre invece che aumentare il numero di alloggi pubblici a disposizione. Il bando discusso in Consiglio Comunale il 27 febbraio non si può certo definire una svolta, dato che non accenna al cambiamento delle politiche generali ma segue la linea già tracciata nel passato. Nell’ultimo incontro avuto con Mazzù, Presidente ATC, si parlava di mille case dell’ATC vuote in Torino e cintura: sono numeri altissimi, non tutti, a quanto dice l'agenzia, immediatamente assegnabili perché necessitanti di manutenzioni costose. 

6.1) C’è già però un piano investimento di ATC sulle manutenzioni.
ATC sta re-investendo tendenzialmente sulle piccole manutenzioni, che sono le uniche che si può permettere a causa delle alte spese e debiti di ATC. E’ un problema generale nazionale: le case sono lasciate in abbandono, gli appalti sulle manutenzioni sono talvolta oggetto di scandali in Italia e i tempi richiesti sono molto lunghi rispetto alle esigenze stringenti di chi sta cercando casa. Il Comune sta destinando qui i soldi del piano-periferie “firmato” dalla Sindaca: sono per la maggior parte progetti già presentati dalla precedente Amministrazione tanto che il tecnico, Valter Cavallaro, è rimasto lo stesso.

6.2) E dire che non sono ancora riuscito a farmi dichiarare la reale paternità dei progetti né da esponenti PD né da esponenti M5S.
L’attuale Amministrazione parla di interventi di “agopuntura”, cioè una parte di AxTO sarà destinato alle manutenzioni delle case popolari, ma non basta: ci vuole un piano nazionale che destini una maggior quantità di fondi all’emergenza-casa, un piano che vada in completa contro-tendenza rispetto all’ attuale. Si sta svendendo il patrimonio pubblico, riducendo al lumicino l’edilizia popolare, costruita nei decenni passati coi fondi GESCAL.

6.3) Cosa sono i fondi GESCAL?
Sono fondi finanziati dalla busta paga dei lavoratori, da destinare all’ edilizia popolare. Sono cessati circa vent’anni fa, in teoria esistono ancora ma sono utilizzati per svariate altre necessità, con il conseguente paradosso che risorse sottratte al salario degli operai vengono girati altrove, e non al sacrosanto diritto sociale alla casa.
Una delle nostre proposte fu quella di destinare almeno il 3% del bilancio comunale all’ ERP (Edilizia Residenziale Pubblica) partendo dal ri-uso delle case vuote esistenti in numero altissimo in città (che a loro volta condizionano verso l’alto il prezzo degli affitti restringendo il numero di alloggi a disposizione sul mercato). Bisogna intervenire in maniera strutturale aumentando il numero di case popolari passando dal riutilizzo alla requisizione, per quanto sia difficile sul piano legale l’esproprio degli stabili da destinare al pubblico.

6.4) Si possono davvero attuare gli espropri con finalità sociale?

Si possono attuare ed esiste pure uno strumento chiamato requisizione, finora utilizzato raramente ma che una amministrazione cittadina coraggiosa e a favore degli strati più poveri della popolazione dovrebbe lavorare per attuare.
Vi fu una sentenza della Corte Europea dei Diritti dell’Uomo che impose in sostanza all’ Italia di pagare gli espropri a prezzo di mercato, e non a un prezzo calmierato in funzione della sua finalità pubblica. Questo complica ulteriormente scelte in tal senso da parte delle Amministrazioni pubbliche.

6.5) Nogarin sta seguendo questa strada a Livorno.
Si tratta per ora di una mozione di indirizzo, ampiamente condivisibile, ma con un risvolto nullo nella realtà. Staremo a vedere se si tratta di sola propaganda o volontà di cambiamento.


7) Il 18 marzo ci sarà la manifestazione del Movimento per la casa: quale appello alla partecipazione volete fare ai cittadini?
Noi parteciperemo certamente alla manifestazione e abbiamo invitato tutti i nostri iscritti a farlo, per continuare a mantenere alta la pressione cittadina su una emergenza che è ben lontana dall’essere risolta a breve.

Vai alle altre interviste:

Eleonora Artesio, consigliere comunale Torino in Comune
Elide Tisi, consigliere comunale PD
Sonia Schellino, Assessore al Welfare (siamo in attesa delle sue risposte)

ELIDE TISI E L'EMERGENZA CASA: LA NOSTRA INTERVISTA


1) "Torino Capitale degli sfratti" è stato uno dei tristi primati cittadini degli ultimi anni: il censimento delle case pubbliche e private sfitte può essere un primo passo per combattere il paradosso del continuo aumento parallelo di famiglie senza casa e di case vuote?
“Torino Capitale degli sfratti” onestamente non credo. Torino secondo i dati dell’osservatorio nazionale,   non fa eccezione rispetto alle grandi città italiane. Spesso si è preso a riferimento  il solo dato degli sfratti emanati ma non quelli eseguiti: tra l’avvio del procedimento di sfratto ed esecuzione vi è stato negli anni passati un enorme lavoro tale per cui gli eseguiti sono enormemente inferiori.
Più preoccupante il dato delle nuove assegnazioni. Sebbene non vi siano  ancora tutti i dati del  2016, il solo indicatore delle assegnazioni di case popolari registra un calo (da 567 del 2015 a poco più di 400 nel 2016).

1.1) Beh, si parla comunque di circa quattro mila sfratti emanati l’anno.
Siamo passati da 4729  nel 2014 a 4095 nel 2015 (cioè riduzione del 13%). Tutte le azioni comunali erano tese a evitare che quel procedimento arrivasse a compimento (LOCARE, fondo morosità incolpevole, sostegno alla locazione) intervenendo prima dell’ esecuzione dello sfratto con l’intervento pubblico tra inquilino e proprietà. Per questo mi sembra debba essere data corretta lettura al  dato del Tribunale  che peraltro riguarda tutto il mandamento di Torino.
Mi sembra più realistico guardare le domande che arrivano al Comune per l’emergenza abitativa, dato che chi ha uno sfratto in essere ha diritto a fare la domanda: alcuni trovano soluzioni autonomamente, moltissimi chiedono il sostegno del pubblico. Nel 2015 vi furono 316 contratti con LOCARE, 147 col salva-sfratti , 567 assegnazioni . Complessivamente all’emergenza abitativa erano arrivate 1028  domande circa, il 10% in meno dell’anno precedente. Per quanto riguarda le case di edilizia pubblica Il problema centrale  è che da alcuni anni non vi sono state più risorse per fare nuove casa o acquistare case da destinare all’edilizia residenziale pubblica. Se gli unici alloggi in disponibilità sono quelli di chi perde i requisiti sono mediamente intorno ai  500 l’anno.
 In passato c’erano i fondi GESCAL destinati all’edilizia pubblica, poi c’è stata una fase in cui gli incentivi erano all’acquisto della casa, poi dal 2008 il problema casa è tornato drammatico. Con una fiscalità mirata o altre formule bisogna riprendere a investire sull’edilizia pubblica, non facendo palazzi popolari ma comprando nel modo più diffuso  possibile in città. Non ripetere l’esperienza del creare i quartieri di case popolari, che concentrano i casi di fragilità economica creando le condizioni di periferie che risentono maggiormente di congiunture economiche difficili. E continuare a sostenere con riduzioni fiscali le proprietà che “calmierano” i costi delle abitazioni anche private attraverso gli accordi territoriali con le associazioni di inquilini.

1.2) Il censimento può essere un inizio?
IIl censimento delle case popolari c’è e non è una novità. Recentemente ATC ha avuto risorse da un piano nazionale per ristrutturare alloggi e recuperarli per l’assegnazione. Le case pubbliche sono già censite comunque, più interessante è capire se c’è ulteriore patrimonio comunale o derivante da estinzione di IPAB, come avvenuto nel mese di dicembre, da ridestinare a ERP o a residenza temporanea per l’emergenza abitativa “in attesa di”.

1.3) E sulle case private?
Non si è ancora capito come la giunta attuale intenda procedere. Noi promuovemmo accordi territoriali  tra associazioni di inquilini e associazioni di proprietari per permettere affitti a canone agevolato. E garanzie del Comune attraverso l’agenzia Locare  anche in caso di insolvibilità. Anche questo non è un tema nuovo, è esattamente quello che abbiamo fatto noi in passato.

1.4) Nulla di nuovo quindi?
Per il momento in Commissione hanno portato solo 24 alloggi di proprietà comunale destinati ad essere locati a canone di mercato, che ora stanno esaminando per ridestinarli a edilizia sociale o emergenza abitativa. Ovviamente non devono essere immobili con costi di amministrazione esageratamente esosi e rispettare i parametri adeguati.

2) Sospensione degli sfratti e azioni di sostegno per le famiglie con problema-morosità delle utenze: sono solo slogan elettorali? Cosa può fare il Comune oggi con effetti immediati?
La sospensione degli sfratti si può fare, grazie alla Legge istitutiva del Fondo salvasfratti, che ha preso spunto da una sperimentazione fatta proprio a Torino, laddove esiste una morosità incolpevole e il Comune interviene nella mediazione col proprietario, anche con l’intervento della Prefettura. Fuori da questo perimetro, che anche noi abbiamo utilizzato, non vi sono altre possibilità.
Di tutt'altra natura e molto positivo il lavoro fatto dalla Regione con Comuni  piemontesi sulla modifica della legge regionale in  tema di decadenze e sfratti dalle case di edilizia pubblica che consentirà di avere più tempo per verificare caso per caso l’eventuale incolpevolezza ed evitare automatismi nelle decadenze.

2.1) Quindi sono promesse al vento?
Il quadro in cui si ci deve muovere è quello della Legge, non conosco altre strade praticabili.

2.2) Neanche con un atto di indirizzo da parte dell’ Amministrazione?
Per espropriare beni privati occorrano vi siano condizioni particolarissime di interesse generale, e comunque salvo indennizzo. La proprietà privata in Italia è tutelata, anche dalla Costituzione, Si possono però avviare azioni lavorando sul singolo caso, raccordando proprietario e inquilino, ottenere proroghe al fine di avere il tempo necessario a sviluppare queste azioni. non certo un “blocco degli sfratti” generalizzato a livello Comunale. Per i soli casi di sfratti per finita locazione (dunque non per morosità) è stato possibile avere sospensioni con specifiche norme nazionali e per categorie particolari di cittadini.

2.3) Però anche questa era una promessa elettorale del Movimento 5 Stelle, no?
Sarei curiosa di sapere se Nogarin ha fatto qualche azione in tal senso a Livorno, ma non vedo soluzioni se non “uscendo dagli schemi”. Una volta che c’è lo sfratto e interviene l’ufficiale giudiziario, non può certo intervenire il Sindaco a interporsi se non proponendo una soluzione alternativa o una mediazione con gli strumenti disponibili che ho richiamato. Qualsiasi promessa che esuli da questo contesto rischia di sfociare nel populismo.

3) Il ruolo della Compagnia di San Paolo nel welfare è il perno centrale del “Sistema Torino quello vero”: c'è una possibilità di scardinare questa predominanza auspicando un ritorno al pubblico?
Per me le fondazioni bancarie sono una grandissima risorsa perché su molte progettualità si è lavorato insieme costruendo un pensiero condiviso. Dipende da come si pone l’Amministrazione nei confronti delle fondazioni: abbiamo sempre lavorato insieme senza mai far venir meno responsabilità che sono proprie dell’Istituzione pubblica.
E’ normale che vi sia concorrenza e complementarietà  tra risorse pubbliche e private nell’assolvere alle funzioni del welfare, pratica ormai diffusa in tutta Europa: l’importante è che il pubblico non abdichi dal proprio ruolo, e io in passato non ho avvertito questo pericolo.

4) Cosa pensa del fatto che sarà un project manager della Compagnia San Paolo a gestire la questione MOI e la liberazione delle palazzine?
Dipende da chi riceverà  l’indirizzo su come affrontare  il problema. Alla città dovrà comunque  rendere conto la Sindaca.

4.1) Quindi i combattenti del Sistema Torino stanno facendo peggio del Sistema Torino quello vero.
Staremo a vedere, sulla base di quanto detto dalla stessa Sindaca in Consiglio Comunale. Io come detto ho sempre lavorato in un clima di collaborazione.. Quando abbiamo fatto per esempio il lavoro di superamento di Lungo Stura avevo costituito un tavolo di indirizzo, la Compagnia di San Paolo è stata coinvolta perché mi interessava il contributo di pensiero e per rafforzare la rete di sinergie, visto che anche loro lavoravano in quell’ambito, ma le risorse per il progetto le aveva  trovate l’amministrazione tramite il Ministero. Loro hanno fatto una scelta diversa sul MOI.

4.2) Mi stai dicendo che si siede capo-tavola chi trova i soldi.
Certo è più difficile guidare processi con i soldi degli altri; lì eravamo stati noi a recuperare delle risorse (ironia della sorte, soldi stanziati da Maroni).Ma è importante che  Il lavoro sia di concertazione dandosi degli obiettivi comuni, Rimane sempre in capo alla politica  la responsabilità democratica di rispondere ai cittadini.


5) Il 18 marzo ci sarà una importante manifestazione del Movimento per la casa: lei come si pone nei loro confronti?
Io ho una mia posizione: l’ istituzione deve fare tutto quel che gli compete, anche ascoltando i movimenti. Io continuo a pensare che tutto questo debba essere fatto dentro il perimetro che la legge italiana permette; se non ci piace la legge, ci adoperiamo per cambiarla. Loro fanno molto bene a concentrarsi sull’ emergenza casa e sinceramente mi chiedevo cosa aspettassero a scendere in piazza anche con la nuova Amministrazione. Se qualcuno pensava di avere la bacchetta magica forse non aveva abbastanza aderenza con la realtà, perché anche  in campagna elettorale bisogna evitare di fare demagogia.

5.1) Non pensi col senno di poi che avreste potuto fare qualcosa in più?
Io mi occupo da decenni di  sociale e famiglie in difficoltà, pienamente al centro della mia attenzione. Le attenzioni si misurano sulle scelte: in cinque anni in questi comparti questa Città le risorse a bilancio non sono state ridotte cercando di dare delle proprità. Forse non siamo stati bravi a raccontare,  ma l’attenzione al sociale c’è stata e in alcuni ambiti specifici la spesa è stata crescente. Spero che questa Amministrazione riesca a fare altrettanto.

6) La Sindaca Appendino è stata a Roma per firmare il bando periferie, all'interno del quale vi è una destinazione alle case popolari. Sarà una svolta per le periferie, decisive in campagna elettorale?
Torino ha storicamente grossi progetti sulle periferie.

6.1) Per quanto i risultati elettorali dicano il contrario.
Certo, ma vi sono zone della città in cui la crisi si è sentita di più, con concentrazioni di lavoratori di  settori che hanno subito fortemente la crisi, come ad esempio l’edilizia. Il problema delle periferie non è estetico, ma legato alla necessità di rimettere in piedi l’economia e l’offerta di lavoro che riesca a intercettare quelle professionalità talvolta  non elevatissime e diano una risposta a quel bisogno. Il tema periferie andrebbe affrontato con questa complessità, la questione non è promettere il salario minimo o il sussidio per gli indigenti, che Torino ha da 30 anni per quanto ora inventino nomi nuovi. Il tentativo di trasformare il sussidio in politica attiva noi l’abbiamo fatto tre anni fa, con la sperimentazione della SIA (Carta acquisti) e progetti attivi in contesti che favorivano il mantenimento delle abilità professionali. A breve arriveranno nuove opportunità dal governo sul tema del contrasto alle povertà e tante risorse.  Vedremo come sapranno coglierle.

6.2) Quindi voi concordate con i progetti inseriti nel piano periferie?
Il vero grande tema che avrebbe dovuto connotare i nostri eventuali secondi cinque anni era capire come Torino si sarebbe potuta sviluppare in settori economici che garantissero occupazione per lavoratori usciti da attività produttive, che non puoi riconvertire nel turismo e nella cultura. Torino ha subito la crisi più di altri per il suo particolare tipo di vocazione economica. In alcuni ambiti, come l’innovazione, è riuscita a riprendersi ma ci va uno sforzo di progettualità rivolta a un futuro che vada più in là del singolo mandato amministrativo.

6.3) Il settore turistico non potrà però mai essere quello prevalente. Come dice l’amico Pagliassotti, “bisogna tornare a fare i toc, a produrre cose per avere lavoro”.
Certo, sono d’accordo. La sfida futura di Torino è avere una molteplicità di possibilità, certo che non può vivere esclusivamente di turismo per quanto settore importantissimo.

6.4) Bene sono riuscito a mettere d’accordo Maurizio Pagliassotti ed Elide Tisi, mi sembra un ottimo risultato!
Beh, ma nel mio lavoro nell’ Amministrazione precedente mi ero già dedicata alla ricerca di nuovi settori di sviluppo, per esempio considerare Città della Salute come polo di innovazione  in campo sanitario, per cui certo, anche tornando a “fare i pezzi”.

7) Due settimane fa l'Assessora al Welfare Schellino ha presentato il bando per l'acquisto di alloggi a destinazione sociale. Cosa pensa di queste azioni prospettate dalla Giunta Appendino?
Noi siamo stati favorevoli, ma ci ha lasciato perplessi vincolare il 40% alle manutenzioni, per due motivi: esiste già un piano manutenzioni di ATC su cui il Comune non può fare un altro piano manutenzioni sovrapponendosi; c’è il piano periferie a finanziare altre manutenzioni. Negli altri anni noi già annualmente con i proventi della legge 560 destinavamo a quel fine. Se c’è emergenza abitativa, quelle poche risorse conveniva destinarle in toto alla ricerca di nuovi alloggi.

7.1) Quindi che fine faranno quei due milioni destinati alle manutenzioni?
Nella delibera non c’è scritto. Io non sono stata d’accordo perché pensavo che questi 2 milioni potevano essere usati per acquistare una ventina di alloggi. Dagli atti della Giunta scopriremo cosa ne faranno, e se li utilizzeranno più per certe aree della città piuttosto che altre. Non abbiamo onestamente capito quale potesse essere la ratio nel togliere soldi agli acquisti.

7.2) E’ stata una battaglia della Consigliera Montalbano quella del destinare fondi alla manutenzione giusto?
Sì, l’ha portata lei questa proposta in Commissione. La questione è che quando con la legge 560 vendi case popolari, stai di fatto depauperando il patrimonio di edilizia pubblico, quelle risorse devi usarle per ricostituirlo altrimenti tra qualche anno non avremo più niente. Se consideriamo un valore il possesso delle case popolari vanno alimentate; le manutenzioni sono sacrosante eh, ma non si capisce la sovrapposizione con il piano nazionale ATC e con il piano periferie.

7.3) Può essere il frutto di una promessa elettorale?
Potrebbe  esserlo, ma sarebbe grave fosse così, ad oggi non possiamo sapere chiaramente, vedremo.  I 5 Stelle si sono spesi tanto sull’emergenza abitativa quindi attendo segnali in quella direzione. Io sono consapevole che è un problema drammatico in città ,mai nessuno l’ha negato, mi aspetto ora azioni conseguenti alle loro dichiarazioni.


Vai alle altre interviste:

Eleonora Artesio, consigliere comunale Torino in Comune
Sonia Schellino, Assessore al Welfare (siamo in attesa delle sue risposte)
Fabio Cremaschini, rappresentante ASIA-CUB (ASsociazione Inquilini Abitanti)

EMERGENZA CASA: LA PAROLA ALL'ASSESSORE SCHELLINO

Scherzetto! Ci siete cascati? Avete creduto anche voi che una Assessora rappresentante di un settore di peso sociale fondamentale potesse confrontarsi sull’emergenza-casa?

E invece niente da fare, per quanto ci sarebbe piaciuto avere l'opinione dell’Assessora su questo tema fondamentale, dirimente e di stringente attualità per la città. Dopo un primo contatto con la segreteria dell’Assessore e in seguito telefonico con l’addetto stampa, abbiamo concordato l’invio via mail delle domande che pensavamo di porre a tal proposito. Non il massimo della vita, ma tale e quale altri Assessori (non tutti) della precedente Amministrazione.

Dopo dieci giorni, e un paio di nostre sollecitazioni, è arrivata una mail in cui ci comunicano che non rilasciano interviste prima della chiusura del bilancio. Tutto rimandato ad aprile o giù di lì. Con buona pace di chi osa voler interloquire con i nostri amministratori.
Per carità, tutto legittimo (forse). Spiace però constatare ancora una volta la chiusura di questa Giunta di fronte alle sollecitazioni di confronto che arrivano da cittadini, movimenti, collettivi e “contenitori di informazione” come il nostro.

È un peccato doppio perché arriva da un Movimento nato dai cittadini, che si definisce “portavoce dei cittadini”, che utilizza “partecipazione” e “confronto” come parole chiave della comunicazione, ma che sembrano al momento parole vuote utilizzate appunto come forma di mantenimento del consenso che una reale pratica di condivisione delle scelte con i cittadini attraverso i canali massmediatici della città.
Ovviamente, Sistema Torino resta un blog di apertura al confronto e ai diversi contributi, per cui siamo pronti a ospitare eventuali future volontà di esposizione delle loro idee ai rappresentanti della attuale Giunta Appendino.
Per completezza di informazione, vi riportiamo qua sotto le domande che avremmo voluto fare alla Assessora al Welfare Sonia Schellino e che abbiamo mandato nei giorni passati alla sua Segreteria:



1) "Torino Capitale degli sfratti" è stato uno dei tristi primati cittadini degli ultimi anni: il censimento delle case pubbliche e private sfitte può essere un primo passo per combattere il paradosso del continuo aumento parallelo di famiglie senza casa e di case vuote? A che punto stiamo del censimento “annunciato” da alcuni consiglieri della maggioranza?

2) Nell'incontro pubblico del 21 gennaio i movimenti per la casa chiesero un freno all'uso, e abuso recente, dell’Articolo 610. È possibile una azione politica in tal senso? Lei che ne pensa?

3) Sospensione degli sfratti e azioni di sostegno per le famiglie con problema-morosità delle utenze: sono solo slogan elettorali? Cosa può fare il Comune oggi con effetti immediati?

4) Il ruolo della Compagnia di San Paolo nel welfare è il perno centrale del “Sistema Torino quello vero” secondo i suoi teorici: Lei come valuta il ruolo e la funzione delle fondazioni in questo settore? E’ auspicabile secondo Lei un ritorno a una “predominanza pubblica” nelle funzioni sociali?

5) Cosa pensa del fatto che sarà un project manager della Compagnia San Paolo a gestire la questione MOI e la liberazione delle palazzine?

6) Il 18 marzo vi sarà una importante manifestazione del Movimento per la casa: come si pone il suo Assessorato, e in generale la sua Giunta, nei loro confronti?

7) La Sindaca Appendino è stata a Roma per firmare il bando periferie, all'interno del quale vi è una destinazione di parte dei fondi alle case popolari. Sarà una svolta per le periferie, risultate decisive in campagna elettorale?

8) Due settimane fa Lei ha presentato in Sala Rossa il bando per l'acquisto di alloggi a destinazione edilizia sociale: 60% acquisto, 40% manutenzione straordinaria di alloggi già disponibili. La critica che vi è stata fatta in Consiglio è quella di una insufficienza di fondi destinati ad ampliare il numero di alloggi per l’ERPS. Non si poteva sfruttare meglio il “bando periferie” e destinare tutti i 5,5 milioni di questo bando all’acquisto?

Vai alle altre interviste:

Eleonora Artesio, consigliere comunale Torino in Comune
Elide Tisi, consigliere comunale PD
Fabio Cremaschini, rappresentante ASIA-CUB (ASsociazione Inquilini Abitanti)

lunedì 13 marzo 2017

E' IL CAPITALISMO, BABY

Succede che in una grande azienda dell’hinterland torinese un operaio, tornato da poco al lavoro dopo aver sconfitto una brutta malattia, venga licenziato.
Licenziato perché, dopo aver subito un trapianto di fegato, è stato considerato non sufficientemente produttivo da poter essere impiegato nella grande catena di montaggio. Nessun appello, neanche la possibilità di essere impiegato con una mansione diversa.

“Se non sei produttivo non mi servi e diventi uno scarto”:  una logica terribile ma che appartiene al Capitalismo, dove esiste il denaro e il profitto prima di tutto.
Prima delle persone, ritenute strumenti che creano ricchezza. Prima dell’ambiente considerato un mezzo da sfruttare per arrivare al guadagno.
Nel raggiungimento del suo obiettivo il Capitalismo non guarda in faccia a niente e a nessuno. Non esiste un volto buono, come spesso si racconta, perché questo sistema produttivo è feroce e mangia tutto quello che trova sulla sua strada.

Questa vicenda ha avuto un grande risalto mediatico grazie alla solidarietà dei compagni di lavoro che hanno proclamato lo sciopero, facendo sì  che l’azienda, anche per la cattiva pubblicità, rimettesse almeno in discussione il licenziamento. Ma il lieto fine è ancora lontano, perchè l'operai non ancora reintegrato.
Questa volta la lotta ha pagato perché l’opinione pubblica ha percepito che si fosse davvero oltrepassato il limite. Quello della dignità della persona,in primis, e poi quella del lavoratore.

Ragioniamo sul perché questa azienda si è sentita di avere la libertà di oltrepassare questo limite.
La ferocia del capitalismo è stato contenuto a fasi alterne e con le grandi lotte di 40 anni fa da alcuni attori in gioco: lo Stato e i sindacati confederali.
In questi ultimi 20 anni sono stati man mano smantellati i diritti dei lavoratori, a cominciare dalla legge Treu fino ad arrivare al Jobs Act. Lo Stato ha deciso di piegare i diritti alle leggi del Mercato, introducendo la flessibilità e la precarietà.  Anche i principali sindacati hanno scelto questa strada, venendo meno al proprio ruolo: le loro contrattazioni spesso risultano al ribasso per cercare di contenere lo strapotere delle aziende che minacciano licenziamenti e delocalizzazioni.
E qua in casa, a Torino, abbiamo l’esempio scintillante della Fiat, anzi della FCA, che è stata la nave scuola per tutte le altre imprese. Ha infatti provato, riuscendoci, a forzare i rapporti tra lavoratori, sindacati e istituzioni.

Sì, quella politica che ha stretto la mano al padrone della città: “Se fossi un lavoratore Fiat voterei sì al referendum”, dichiarò Piero Fassino, così come l’allora sindaco Sergio Chiamparino. Il risultato è stato disastroso per i lavoratori e per la stessa città di Torino.
E’ in questo vuoto, libero e tremendo, che si inseriscono le azioni di molte aziende.  Il capitalismo deve essere contenuto, regolamentato non secondo le leggi del mercato ma del diritto dei lavoratori, precari, schiavi dei rinnovi di contratto, senza più una rete di tutele.

Bisognerebbe uscire dalla logica del solo profitto a tutti i costi e cominciare a considerare il lavoro come un mezzo per permetterci di trascorrere una vita dignitosa, e non come luogo di soprusi e paura. Iniziando a riprenderci i diritti che negli anni ci sono stati tolti, chiedendoli a gran voce soprattutto nelle piazze, realizzando quella giusta pressione di popolo che porta ai cambiamenti.

“Voglio un progetto di vita e non una vita a progetto”: recitava così uno slogan della sinistra nella lontana campagna elettorale 2006. Un obiettivo disatteso e dimenticato dalla politica, ma non dai lavoratori che ogni giorno lottano per la dignità del lavoro.

domenica 12 marzo 2017

UN POMERIGGIO A LINGOTTO17: RENZI DICE CHE...

Sistema Torino ha seguito per voi, amici sistemisti, la prima tappa del tour della rockstar nazionale Matteo Renzi, che dopo una breve pausa di “riflessione”, ha deciso di tornare a convincere – di nuovo -  gli italiani della bontà del suo progetto politico, nonostante la batosta del referendum di pochi mesi fa. Pochi mesi fa, non anni fa.

L’entrata in scena al Lingotto è stata da vera star, tra folla luci flash a destra e manca e soprattutto selfies. Tanti, ma tanti-tanti. Da ogni angolazione e con ogni faccia possibile. E sfatiamo un mito: il selfie non è più una pratica giovanile e l’esperienza al Lingotto ce lo ha ampiamente dimostrato.
Ma veniamo alle cose serie, o almeno così pare. Concentriamoci sul suo arrivo come una perfetta metafora del tutto.
La sala è eccitata, accaldata, intrattenuta da musica pop di sottofondo, e circondata da telecamere ovunque.
Telecamere a braccio, fisse, frontali, laterali, dall’alto, in movimento. E una miriade di fari. Come diceva mio nonno “chissà chi paga la luce qui” (forse con i due euro delle primarie). Tre maxi-schermi, giganti, super colorati.
Insomma sembrava di essere in un programma televisivo di lusso. Maria De Filippi, più Maurizio Costanzo, più Barbara D’ Urso, più Carlo Conti: tutti insieme!
E mentre sei lì che giri attorno come un bambino di otto anni, mentre ridi osservi e saltelli, arriva “preso bene”, “caldo perso”, Matteone Nazionale: niente di più, niente di meno che  una rockstar all’interno di un programma televisivo come un altro, che arriva e poi svanisce fino alla prossima puntata. Tutto il resto è lavoro nell’ombra, con il suo popolo gasato alle spalle.
Se vuoi bere qualcosa c’è l’Autogrill, anche in città, anche in via Nizza, all’interno del Lingotto. Il bar interno è stato dato in mano alla società Autogrill, una novità, pazzesco, come avranno fatto a pensarci!
Renzi viene accerchiato da un gruppo di genitori. Over 60, che è poi la media dei partecipanti. Altro che rottamazione giovanilistica, e chiudiamola qui anche con la parola partecipazione, della quale possiamo cantare il suo De profundis qui al Lingotto. Questo termine va di-men-ti-ca-to.
C’erano tutti ma proprio tutti, per cui come potevano mancare gli strabilianti volontari? Veri anziani e qualche manciata di ragazzetti carini e pieni di vita.
Arriva finalmente il gran momento, mentre la cricca prende posto nelle prime file. Le luci si abbassano un filo, parte l’Inno d’Italia, la gente si alza, mormorio di fondo, molti canticchiano. Agghiacciante.

Renzi entra in scena sul finale del brano musicale n. 15 “Fratelli d’Italia”. Applausi. Luci su di lui.
Come scritto dallo sceneggiatore del programma: “Lo show comincia!”
Il protagonista sale sull’enorme palco, robe da Grammy Award, al centro è posizionato il microfono, il copione è già sul leggio (e chi gli scrive i testi è un fottuto genio del male).

Da lì in poi è stata tutta una scorpacciata di supercazzole, retorica di spicco, per non dire assolutamente niente se non le solite cose dallo stesso identico Renzi di tre mesi fa: capitalismo - Europa - opere inutili - riforme.
Alcune chicche però le abbiamo trascritte e ve le riportiamo (quasi) fedelmente.

Matteo dice che:  “Sembra che la politica sia bloccata da tre mesi.” Certo, da quando non c’è più lui la politica è bloccata. Verrebbe quasi da parafrasare che quando c’era lui la politica decideva in orario.

Matteo dice che: “Il futuro fa paura, ma il presente non esiste, e non esiste.” Scherzetto, non l’ha detto Matteone, ma il gruppo rock MGZ. Però capitene il piano. Il futuro fa paura e il presente esiste eccome ed è un presente tremendo.
L’altro rocker invece, Matteo dice che: Donald Trump ha fatto un discorso “potente, io non l’ho condiviso, ma il discorso era potente”, mentre per Roosevelt - sì, ha citato Roosevelt, che sta bene su tutto, come Calvino per gli urbanisti - “L’unica cosa di cui dobbiamo aver paura è la paura stessa”. Questa è retorica, banale e insipida, dietro la quale si palesa evidente il nulla totale.

Matteo dice che: “Non è vero che si stava meglio quando si stava peggio. Questo è un sentimento nostalgico. Ed è umano essere nostalgici. E non è vero che il nostro orizzonte sia la catastrofe!
La povertà è scesa. Quello che cresce è il sentimento di disuguaglianza.” Quello che cresce è la disuguaglianza prima del sentimento esimio Matteone.

Matteo dice che: “ci vuole un unico partito che porti tutti avanti. Un po’ come l'indovinello che mi faceva sempre mio nonno ci sono 32 cavalli bianchi e uno rosso che li comanda tutti quanti, che cos’è?” Abbiamo una risposta in mente ma non si può scrivere.

Matteo dice che: “Il nostro paese è affetto da una malattia, che non va più via, è l’antipolitica. Da una parte c’è Grillo con il populame, dall’altra ci sono i tecnici completamente distaccati dalle persone.” Mamma mia meno male che c’è Matteone Nazionale, salvaci tu!

Matteo dice che: “Noi siamo qui per discutere, dialogare, se serve dividerci, ma noi oggi siamo qui per dibattere! Dobbiamo riappropriarci del termine Compagni. Cum-panis, cioè il pane, colui che condivide il vitto. Come facevano le famiglie contadine intorno alla tavola.” A questo punto si è avvertita una lieve scossa tellurica, scaturita dal pantheon della sinistra internazionale che si rivolta nella tomba.

Matteo dice che: “Bruxelles è il centro. L’Europa è il centro. E che basta con queste cose vecchie di una volta, con quei politici che hanno detto tante volte, troppe volte “Ce lo chiede l’Europa”. No!!!!! Oggi siamo noi che lo chiediamo all’Europa.” Che cosa non si sa. Ah si! All’Europa chiediamo “di recuperare quei valori di democrazia.” Certo, come no. Bisogna portare civilizzazione nel mondo - Le guerre in cui è immischiata se non proprio promotrice l’Europa, quindi le guerre in cui ci siamo anche noi. “Per tutelare i nostri cittadini”: ecco che non poteva mancare l’ occhietto strizzato alle destre, probabilmente presenti anche nell’ animus di qualche frequentatore del Lingotto17 .

Matteo dice che:” L’Europa è lo spazio politico. Noi siamo per l’Europa dei valori ideali e non per le poltrone.” Si ma i valori ideali per come li intende Matteone significa che rimarranno sempre e solo nell’etere, mentre nella pratica non vi è corrispondenza, o perlomeno non l’abbiamo ancora vista.

Matteo dice che: “ci vuole il coraggio di fare una proposta concreta: bisogna togliere la gestione della politica europea ai tecnici per riportare all’interno dell'Europa la democrazia. Ci vuole l’elezione diretta del presidente della commissione, un’elezione transnazionale, il Partito Socialista Europeo.” Bravo rocker, pensaci tu alle riforme istituzionali che quelle che hai proposto in Italia hanno spaccato.

Matteo dice che: “anche i giovani hanno bisogno della politica. Io il progetto (progetto,progetto,progetto) ce l’ho pronto, servono 80.000.000 di euro.Chiedo al Governo di avanzare con la proposta. Avete presente il carcere di S.Stefano, ecco bisogna fare dell’isola un luogo d’incontro fra culture diverse, uno spazio per gli studenti, un luogo d’incontro per le università europee.” Effettivamente carissimo Matteone Nazionale quello che manca ai nostri studenti universitari è l’isola dove fare gli scambi culturali, che già detta così non ci crede nessuno, e che poi anche solo per raggiungerla costerà una barcata (sì, abbiamo fatto la battuta con gioco di parole tipicamente renziano). Ma quel che conta è una nuova operaccia inutile in cui far sprofondare soldi pubblici.

Matteo dice che: anche i lavoratori autonomi sono dei patatoni e quindi anche per loro verrà pensato un ampliamento del Jobs Act, perché effettivamente fino ad adesso ci siamo sempre e solo occupati dei lavoratori dipendenti.” E’ tempo di rovinare anche chi vive a partita iva, che effettivamente se la passa così bene da meritare il colpo di grazia.

Matteo dice che: “ll Reddito di inclusione è bene.”
Matteo dice che: “il reddito di cittadinanza è male.
Banalità per banalità, viene da rispondere “I giovani stanno bene, i giovani stanno male” tanto per citare il suo ideologo di riferimento Lorenzo Jovanotti.
Matteo dice che: L’Italia non è un paese fondato sull’assistenzialismo, l’Italia è un paese basato sull’occupazione” - attenzione ai dettagli.  Matteone Nazionale ha di fatto detto il contrario di quello che ha detto. Il reddito di inclusione è il programma elemosina di cui parla lui quando invoca le folle ad applaudire alla battuta “L’Italia non si fonda sull’assistenzialismo”. Il reddito di cittadinanza è totalmente un’altra cosa.

Per concludere, Matteo dice che:
Bisogna parlare con Bob.” Bob è la nuova piattaforma di discussione firmata PD. L’ultimo Bob che ci ricordiamo è il protagonista di una pubblicità progresso che non beve il sabato sera per guidare la macchina da sano. Ecco, dopo un pomeriggio così forse quest'ultimo è l’unico Bob di cui sentiamo davvero il bisogno.

giovedì 9 marzo 2017

Uniti contro il "Sistema Torino" - Assemblea21 rilancia le proprie istanze dopo l'assemblea del 4 marzo.

Assemblea21 ci invita a condividere il comunicato redatto a seguito dell'assemblea cittadina di sabato 4 marzo scorso sul tema del Bilancio di previsione 2017 del Comune di Torino, comunicato che porta il titolo Uniti contro il "Sistema Torino"(quello che esiste, non quello che non esiste che saremmo noi...). Nel documento, il raggruppamento costituitosi su iniziativa di vari comitati cittadini si dichiara "preoccupato" per le "risposte" ottenute  nell'occasione dal Gruppo Consiliare del Movimento 5 Stelle  e non ottenute dalla Sindaca e dalla Giunta Comunale, non intervenuti.  Di seguito  il testo.





Uniti contro il “Sistema Torino”

Assemblea21 nasce dall'esigenza di confronto tra cittadine e cittadini attivi sul territorio torinese, comitati, associazioni ambientaliste e sindacati di base, desiderosi di contribuire alla risoluzione delle problematiche del governo della città nell'interesse del patrimonio e del benessere pubblico. Il nodo comune a tutte le realtà e vertenze che si incontrano in Assemblea21 è stato individuato nel Vincolo del Pareggio di Bilancio, argomento capestro con cui vengono respinte le istanze di ciascuno, indipendentemente dal colore del governo momentaneo della città.

Per avviare un confronto costruttivo abbiamo organizzato un primo momento pubblico, rivolto a cittadine, cittadini ed amministratori pubblici, tenutosi il 21 gennaio 2017 alla presenza di una platea numerosa oltre le nostre aspettative e di Vicesindaco, Assessori, Consigliere e Consiglieri Comunali di maggioranza ed opposizione.

Da quel primo appuntamento è nata la seconda iniziativa pubblica, nelle intenzioni più pratica ed operativa, lanciata da Assemblea21 ed accolta dal Gruppo Consigliare M5S, con cui è stato coordinato il momento assembleare tenutosi lo scorso 4 marzo.

In merito a questo appuntamento, esprimiamo preoccupazione per il mancato coinvolgimento del governo cittadino e insoddisfazione per la reale considerazione delle questioni avanzate. Rileviamo come non sia stata fornita risposta concreta, o quantomeno coerente con le proposte elettorali, a nessuna delle domande formulate ed inviate previamente al M5S per facilitare il
confronto, tra le quali in particolare questioni come:

- Acqua Pubblica
- Cassa Depositi e Prestiti
- Politiche di Riduzione Rifiuti
- Emergenza Abitativa
- Oneri di Urbanizzazione,
- Disoccupazione e Precarietà
- Azione congiunta dei Comuni 5 Stelle per contestare il vincolo del Pareggio di Bilancio.

Non troviamo traccia di risposta concreta neppure nel comunicato emesso dall'Ufficio Stampa del Gruppo Consigliare M5S nella serata del 4 Marzo, che si conclude con la considerazione: “...l'amministrazione si rende disponibile e trasparente per spiegare e condividere i propri programmi e le proprie azioni...”

Quello che l'attuale Giunta sembra proporci è una relazione unidirezionale, in cui l'Amministrazione comunica decisioni già prese ed immodificabili, ancora e sempre in nome dei Vincoli di Bilancio, “confondendo” questo atto informativo con la partecipazione.
Assemblea21 intende la partecipazione come un dialogo, un confronto anche serrato ma sempre costruttivo, che persegua lo scopo di trovare assieme una definizione, una soluzione, una strategia, in una relazione bi-direzionale dove entrambe le parti esprimono ed accolgono.

La Sindaca, a mezzo stampa, ha ricordato la disponibilità ad incontrare i singoli cittadini: è necessario sottolineare e ribadire che lo scopo di Assemblea21 non è quello di trovare soluzioni e/o cooptazioni per singole o particolari necessità, ma di costruire un percorso aggregativo e comune, nel quale risiede il vero valore politico del dibattito e del confronto pubblico.

Per questo valutiamo come inadeguata la proposta di affrontare le varie questioni attraverso dei tavoli tecnici agevolati da un presunto mediatore. Il mediatore degli interessi pubblici è il rappresentante politico ed ogni questione deve essere riportata, in un dibattito pubblico, all'interesse comune e collettivo, non circoscritto ad unacontrattazione tra le parti.

Per questo Assemblea21 fa appello a tutte le persone e realtà per le quali i diritti vengono prima del Pareggio di Bilancio, a contribuire nelle prossime settimane all'allargamento della mobilitazione, per appoggiare e indurre l'Amministrazione Comunale a liberarsi dalla sudditanza ai dettami del Sistema Torino.


Assemblea21



Twitter: @assemblea21

mercoledì 8 marzo 2017

Cosa succede all’Isabella

Lontano dai grandi eventi e dai centri di potere della cultura torinese, in  piccole o grandi stanze di periferia, la città vive. Un'altra cultura senza pretese e senza fronzoli trova(va) spazio anche al Centro Principessa Isabella, ora negata a vantaggio delle solite logiche di razionalizzazione, efficienza, economicità, portate avanti dalla Circoscrizione 5. Non possiamo che sperare che siano i lumi dei cittadini a riaccendere l'attenzione e l'interesse sul tema, a noi tanto caro, della cultura e della sua accessibilità a tutti, per tutti e in ogni dove!





(materiale scritto, raccolto e selezionato da Gaetano Rossini, cittadino attivo residente nel territorio della Circoscrizione 5, componente del Tavolo di Lucento)

La cultura è un bene comune e devono accedervi tutti. La storia la fa soprattutto il popolo.
Sulla storia recente del Centro Culturale Principessa Isabella di Via Verolengo 212

La Principessa Isabella, ex asilo infantile, dopo una occupazione dei centri sociali durata un paio di anni e una ristrutturazione costata parecchi soldi al Comune di Torino, venne destinata a centro culturale della Circoscrizione  5. La consegna delle chiavi alla Circoscrizione dopo i lavori avvenne nel 1997 ma la sua inaugurazione non avvenne fino all'anno 2000, in quanto la giunta di centro destra che governò la Circoscrizione dal '97 al 2000 non se ne occupò per divergenze sull'utilizzo. Fu redatto un regolamento di funzionamento che metteva a disposizione le sale prova musicali e teatrali gratuitamente per i cittadini della 5^ circoscrizione purché non professionisti.

Anche il teatro veniva messo a disposizione gratuitamente per chi volesse fare spettacoli per i cittadini del quartiere, purché fossero spettacoli gratuiti. Gli stessi gruppi che utilizzavano le sale prova dovevano rendere al territorio uno spettacolo all'anno, chi ne era in grado ovviamente, perché magari un gruppo di giovani ragazzi che iniziano a suonare insieme non è detto che siano subito pronti a fare uno spettacolo in pubblico.

16 anni di funzionamento, con alti e bassi ma con le sale prove sempre al massimo utilizzo e il teatro quasi sempre pieno, e molte volte persone che rimanevano fuori vista la capienza di soli 99 posti dello stesso. Negli anni ci sono state Giunte di Circoscrizione e Coordinatori alla Cultura della stessa che hanno pensato di dare in gestione a qualche associazione la struttura, ma tutto questo è sempre stato bocciato sia dalla politica ma soprattutto dai cittadini del territorio.

Dai risultati delle ultime amministrative arriva la nuova Giunta di Circoscrizione, rinnovata dopo gli scandali dei gettoni di presenza, quindi ci si aspetta moralizzatrice. E che fa? Un nuovo regolamento dell'Isabella che fa si che l'utilizzo delle sale prova si riduca immediatamente al 30/40% dell'utilizzo precedente. E in prospettiva non potrà che diminuire. Intanto perché la gratuità delle sale prova sarà data solo più ai gruppi i cui componenti abbiano meno di 35 anni, tutti. Attenzione, non la media dell'età ma tutti i componenti. E ad oggi i gruppi giovanili che utilizzano le sale prova sono appunto il 30/40%. Tutti gli altri dovranno pagare. Tariffe di circa 12 euro l'ora, per delle sale prova con strumentazione vecchia e mezza rotta e l'impianto di condizionamento fuori uso da sempre. Quando sul mercato le sale prova professionali che esistono hanno tariffe intorno ai 10-15 euro, qualcuno dice anche più basse.

Quindi tutti quelli che non avranno la gratuità andranno dai privati. Poi ai gruppi che avranno la gratuità, ricordate che parliamo di gruppi sotto i 35 anni e molti di questi nel giro di pochi anni si formano e si sciolgono, a questi gruppi saranno chiesti 3 (TRE) spettacoli gratuiti all'anno, da farsi non nel teatro dell'Isabella ma nelle varie feste di quartiere che ci sono in circoscrizione, tipo le feste di via. E i gruppi si dovranno anche pagare la Siae. Ho l'impressione che molti gruppi alle prime armi davanti a questa richiesta rinunceranno all'utilizzo delle sale prova e chi ha qualche soldino andrà nelle sale prova private e chi no tornerà nelle cantine com'era prima che ci fosse l'Isabella per i giovani dei nostri quartieri. In ultimo i gruppi dei "grandi" sopra i 35 anni potranno avere la gratuità se presenteranno un progetto di utilità sociale sul territorio, in particolare rivolto ai giovani, anziani, diversamente abili etc. Ma ve li vedete il gruppetto di maturi amici, che hanno suonato tutta la vita tra una balera e le feste di amici, che continua a suonare per passione e che ogni tanto è anche contento di poter fare il suo spettacolino nel teatro, che si deve reinventare e proporre un progetto di utilità sociale? Risponderanno, e li capisco fin troppo bene: ma noi vogliamo solo fare musica... e se ne andranno nel privato.

Ora, alla fine di questo bel pippone, rimane la domanda: Perché stanno facendo tutto questo? Si stanno trincerando dietro i nuovi regolamenti per il cambiamento, ma i nuovi regolamenti permetterebbero di estendere l'utilizzo gratuito delle sale a tutti i gruppi non professionisti del territorio, magari con una clausola di precedenza ai più giovani. Il principio del massimo utilizzo delle strutture pubbliche dovrebbe guidare una buona amministrazione. Ma si va in direzione opposta. Per stupidità o per dolo? È possibile che i nuovi amministratori di Circoscrizione non si rendano conto che in questo modo nel giro di pochi mesi l'Isabella non la utilizzerà più nessuno? E che il passaggio successivo, inevitabile, così com'è successo con gli impianti sportivi, sarà di affidarlo a qualche associazione? Cioè di privatizzarla? Oppure è proprio questo l'obiettivo, che non si dichiara per pudore ma si pratica con i trucchetti? Nemmeno le amministrazioni inquisite precedenti avevano avuto tanto ardire. Un‘ultima osservazione. Il teatro è stato chiuso per mancanza di certificazioni di agibilità, dopo 16 anni di utilizzo fa un po’ specie.

Dormire sonni tranquilli dev’essere arduo per chi veste i panni dei componenti de il Centro Documentazione Storica, a cui è stato garantito che lo spazio non sarà toccato e rimarrà a disposizione alle condizioni precedenti. In caso di privatizzazione della struttura (esternalizzazioni le chiamano…) è evidente che anche il loro servizio dovrà trovare altra collocazione. “Migliore collocazione”, come si dice in questi casi…

Ovviamente chi ora governa la Circoscrizione non sarà d'accordo con questa,  ma che ben vengano le osservazioni e qualunque precisazione e/o riflessione in merito, da qualunque parte giungano. Che si dia testimonianza e si faccia memoria di quello che l’Isabella è stato, è  e realmente sarà, cosicché ognuno possa ricordare come sono andate realmente le cose e a chi appartengono le responsabilità.
Si è giunti così  a mobilitare il Tavolo di Lucento, le associazioni, i gruppi musicali e teatrali, il Centro di Documentazione Storica e molti cittadini attivi il cui sodo lavoro ha prodotto una proposta di progetto sottoposta alla valutazione della circoscrizione 5. Di fronte a un nulla di fatto s’intende coinvolgere l’assessorato comunale alla cultura e, se non dovesse bastare, chiamare a raccolta i cittadini!
Gaetano Rossini



Progetto Isabella

La proposta che avanziamo nasce da un patrimonio di esperienza e partecipazione di cui ci sembra utile richiamare brevemente alcuni passaggi.

Una storia 
Le modalità di funzionamento della Principessa Isabella (P.I.) operanti fino a qualche mese fa, rispondevano ad esigenze reali e sono il prodotto di una storia - fatta di scelte politiche, di partecipazione e di iniziative - lunga quasi 40 anni e che comprende fra l’altro: la Ra.na.gr.es.ba., le rassegne di musica e teatro, gli interventi delle scuole di vario grado, la mobilitazione contro un’occupazione della P.I. avulsa dal contesto locale, la scelta della Circoscrizione 5 di fare della P.I. un Centro Culturale sottraendola al destino non felicissimo dei Centri di Incontro, fino alla programmazione di attività teatrali e musicali “Ci vediamo all’Isabella”, a “Spazio donne”, al Centro di Documentazione Storica della Circoscrizione 5 (CDS), al Tavolo di Lucento.


La  “Principessa Isabella”, Centro Culturale Pubblico
Una costante nella storia della P.I. è stato lo sforzo di coinvolgere la socialità informale del territorio che interessa quei settori della popolazione, come i nuovi residenti e i giovani, che possono più facilmente trovarsi ai margini o fuori delle occasioni aggregative organizzate.
Le modalità che hanno favorito la partecipazione di questi gruppi all’attività della P.I. - che in questo ha anticipato la crescente attenzione oggi dedicata ai gruppi informali1 - sono state la semplicità delle procedure burocratiche e la possibilità di accedere all’uso della struttura senza dover rinunciare alla propria natura spontanea e senza dover dimostrare una particolare capacità progettuale.
Considerare la capacità di progettare e di confrontarsi con gli altri non la condizione ma il risultato della sua frequentazione, ha fatto della P.I. uno spazio effettivamente pubblico perché inclusivo e capace di far esprimere e di far incontrare - indipendentemente dal livello di esperienza di ognuno – sensibilità, passioni, interessi, capacità e talenti diversi.
Tutto questo ha permesso una ricca programmazione di attività espressive ospitate nella struttura, che ha costituito una restituzione al territorio in termini di miglioramento della vivibilità del quartiere, di sviluppo delle reti relazionali della comunità e di arricchimento culturale dei singoli.
Un esempio di tale incidenza della P.I. sul tessuto comunitario è l’ottimo inserimento nel territorio favorito dalla sua ubicazione in un luogo di passaggio vicino alla chiesa, all’oratorio e a diverse scuole, dalla sua conformazione con il cortile aperto sull’area antistante diventata una sorta di “piazza” ma, soprattutto, dall’attività svolta al suo interno che, grazie alla costante presenza del personale comunale e al continuo afflusso dell’utenza, ha fatto si che la P.I., anche nelle ore serali, vivacizzasse e dunque “presidiasse” una zona altrimenti desolata.

L’utenza
E’ condivisibile che per rilanciare la P.I. si debba partire dai giovani ed è vero che i giovani, negli ultimi anni, si sono allontanati dalla P.I. “lasciando il campo” ad una utenza più matura.
Vi è però da dire che l’originalità della proposta della P.I. – ad esempio rispetto ai Centri di Incontro dove si praticano quasi esclusivamente il gioco delle carte e il ballo “liscio” – sta anche nell’offrire uno spazio a coloro che, sempre più numerosi, non sono più giovani ma, rispetto alle generazioni precedenti, vogliono impiegare il loro tempo libero in modo più vivace e aperto e quindi culturalmente e socialmente più stimolante.
Sulla scarsa frequentazione della P.I. da parte dei giovani va detto che essa è anche il prodotto di un ormai lungo periodo nel quale il soggetto pubblico ha rinunciato ad essere protagonista dell’offerta di occasioni aggregative e ha delegato tale compito a soggetti privati come Associazioni e Centri Sociali.
Essendo quindi normale che i giovani non immaginino neppure che l’Amministrazione può avere un tale ruolo, se si vuole la loro partecipazione si deve pensare a come incoraggiarla.
La P.I. può diventare “contenitore” e riferimento, a livello circoscrizionale e non solo, di una sperimentazione che coinvolga i giovani come fruitori della struttura ma anche come protagonisti nell’ideazione del progetto relativo al suo funzionamento.

La proposta
La proposta su cui vorremmo avviare una discussione con la Circoscrizione  - proposta che ha i suoi riferimenti normativi nello Statuto della Città di Torino e nel Regolamento del Decentramento - consiste nella formazione di un gruppo di lavoro coordinato dalla Circoscrizione stessa, a cui gli utenti della P.I., per poter accedere all’utilizzo della struttura, debbano partecipare. Ferme restando le prerogative della Circoscrizione, il gruppo di lavoro, che riunirebbe periodicamente (ad esempio mensilmente) gli utenti della P.I., avrebbe il compito di:
  • elaborare il programma artistico/culturale del Centro (spettacoli, concerti, dibattiti, incontri, mostre, ecc.) in base ai risultati dell’attività degli utenti della P.I. ma anche ad iniziative da realizzare insieme e ad iniziative di esterni;
  • discutere i problemi inerenti la gestione degli spazi e l’articolazione e l’aggiornamento  del calendario di utilizzo degli stessi.

Per favorire la sua operatività e l’incontro tra soggetti che svolgono attività affini, il gruppo potrebbe articolarsi in sottogruppi, o laboratori, suddivisi per tipo di attività (laboratorio musicale, laboratorio teatrale, ecc.).

Seguono n° 23 firme tra associazioni, gruppi e cittadini attivi