venerdì 22 gennaio 2016

Parco Michelotti: da ex-zoo a ex parco pubblico

Parco Michelotti - fonte Wikipedia
(fonte: Wikipedia)
Giovedì 21 gennaio nella VI Commissione del Consiglio Comunale di Torino ha avuto luogo l'audizione dei titolari del progetto ZOOM per un approfondimento relativo al bando per l'assegnazione del Parco Michelotti, da loro vinta (anche in quanto unici partecipanti) a fronte di un'offerta di 5.000 € al mese e della manutenzione e “riqualificazione” dell'intera area.

Forti di una previsione di 250-300 mila ingressi all'anno, gli imprenditori si candidano a gestire (in modo semi-privatistico) l'intera area del Parco Michelotti, pari a circa 60.000 metri quadri, di cui la metà ospiterà il parco vero e proprio, con accesso posizionato nel vertice verso la Gran Madre. La restante parte dell'area verrà risistemata per attività sportive, “panchine di street art” e sculture artistiche di animali provenienti dalla collezione di ZOOM.

Il “bio-parco” che vi sorgerà (o, per meglio dire, “zoo didattico” come lo definisce l'Amministratore Delegato della società) rappresenterà un nuovo e importante attrattore turistico, inserito in una prestigiosa rete europea, che nelle loro ottimistiche previsioni andrà a posizionarsi (per ingressi) subito dopo il Museo Egizio e il Museo del Cinema, e si impegna fin d'ora a portare lustro alla città, “nuova capitale cultural-turistica” d'Italia. Inoltre il progetto porrà finalmente rimedio alla incresciosa situazione di trentennale degrado, del quale la Circoscrizione si dice decisamente stufa e di cui non è chiara la responsabilità da parte dell'Amministrazione, assoluta titolare dello stato di manutenzione di un parco urbano a 300 metri da Piazza Vittorio, ex sede dello zoo chiuso a metà degli anni Ottanta e negli ultimi anni sede di numerose e variegate iniziative di varia natura, tipo i dinosauri di plastica.

Le opinioni dei Consiglieri, chiamati a esprimersi a fronte delle belle slide, sono state fra il favorevolissimo” e l'”entusiastico”, nonostante una perplessa introduzione alla Commissione da 
parte del Presidente Trombotto, non del tutto imparziale agli occhi (e soprattutto alle orecchie) del Consigliere Laterza, il quale ha sottolineato come i 50-80 posti di lavoro preannunciati dal progetto (le cosiddette “ricadute sociali su territorio”) saranno ben viste dai laureati e ricercatori del territorio stesso (lui ha già un cugino pronto a inviare il CV, ma secondo il Consigliere Viale è abbastanza ovvio, essendo Laterza “abbastanza meridionale”...SOB!).

Al di là dei dubbi dei “soliti animalisti” (dai quali l'Assessore Lavolta si è detto recentemente apostrofato come “assassino”), che lamentano l'idea obsoleta di sfruttare animali (nati e allevati in cattività) come attrazione turistica, e sostengono non sia il luogo ideale per una “fattoria urbana europea” (ma ci saranno anche quella “vietnamita” e quella “azteca”, oltre a una simulazione 
del Rio delle Amazzoni che “dialogherà col il Fiume Po”), praticamente tutti i membri della Commissione sono apparsi molto favorevoli ad un'iniziativa privata che finalmente valorizzerà e 
riqualificherà un parco oggettivamente abbandonato a se stesso e al degrado. Decisamente meglio che non la discoteca all'Ippopotamo o gli zingari in via Asti. Per averne conferma, basti dire che 
perfino Vittorio Bertola è apparso non particolarmente perplesso.

Numerosissime le domande rivolte ai rappresentanti di ZOOM (protrattesi fin oltre le ore 12:00), e numerose anche le richieste in merito alla sostenibilità economica (di quella ambientale non si è assolutamente parlato, anche perché i promotori dell'operazione ne citano gli “indiscutibili risvolti scientifici e naturalistici”, certificati a loro dire dal dialogo con Università e Politecnico e addirittura verificati da osservatori terzi), a fronte di un annunciato investimento di 15 milioni di euro per lo sfruttamento commerciale della durata di trent'anni.

Di cosa si tratta, quindi? Di un'iniziativa innovativa in ambito urbano (con citazioni di Parigi, Vienna e Rio delle Amazzoni...) o della messa a reddito di uno spazio pubblico, colpevolmente lasciato al degrado da chi se ne sarebbe dovuto occupare?

Infine, un dettaglio da tutti apparentemente considerato secondario: è una buona idea posizionare un “attrattore di traffico” da 300.000 presenze annue lungo Corso Casale, a pochi metri dalla Gran Madre, asse importantissimo per la viabilità urbana e già sottoposto a forte stress?

Non si tramuterà in una fonte di mala-sosta e pullman di scolaresche che fanno allegramente inversione a U? Occorrerà fare un tunnel anche lì, come per il Palazzo del Lavoro e del Lusso?

Potrebbe essere un ottimo motivo per “dover” fare la Tangenziale Est, in effetti. Però vuoi mettere, poter vedere la Serra delle Farfalle e la Foresta Amazzonica alluvionata, l'habitat (?) del maialino vietnamita e la Children City Farm?
AS YOU WANT

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