
Se la lettura del quotidiano è la preghiera laica del mattino, gli affezionati de “La Stampa” con il cappuccino della domenica si sono ritrovati ribaltati indietro di qualche secolo nel praticare il loro rito, con richiami osceni al tribalismo barbarico che invade l’Europa e la retorica del “noi contro loro” che riporta alla mente il fascismo vero novecentesco e quello strisciante nella società in crisi di oggi.
I fatti di Colonia sono lì pronti per essere strumentalizzati, si è già detto tutto ed il contrario di tutto ma il punto di riferimento giornalistico di ogni torinese decide di fare un salto di qualità così ardito da meritare la citazione diretta da parte de “Il Giornale” di Alessandro Sallusti.
Ma procediamo con ordine: sulla cronaca di Torino la giornalista Letizia Tortello decide di fare un reportage d’inchiesta dalla zona di Porta Palazzo e ci riporta uno specchio della realtà che lascia di stucco chi, uomo o donna che sia, è abituato a frequentare questo ed altri quartieri della città. L’incipit rende subito l’idea di dove si andrà a parare: “Diciamo così, qui non ci siamo più abituate”. Qui dove? Noi chi? Eppure sono le stesse strade che la mia compagna, le mie amiche, finanche mia sorella con la mia nipotina sono arrivate a frequentare ogni sabato tra il mercato della frutta e verdura e quello dell’usato del Balòn: raramente le ho sentite raccontare la lunga serie di molestie verbali che vengono collezionate in questo articolo.

Qui però l’obiettivo sembra un altro, e per questo entra in ballo la ventata di novità portata dal nuovo Direttore: l’editoriale domenicale esorta a salvare l’Europa dal ritorno alla barbarie causato dall'arrivo di migranti e richiedenti asilo. Illuminante questo passaggio: “Fra chi arriva vi sono portatori di usi e costumi che si originano dalle lotte ataviche per pozzi d’acqua, donne e bestiame. Le conseguenze sono nelle cronache di questi giorni: dagli abusi di massa a Colonia al grido di «Allah hu-Akbar» per intimorire il prossimo a Brescia e Vignola”. A questo punto il gioco di sponda tra editoriale e cronaca locale è evidente a tutti: il parallelismo tra Porta Palazzo e fatti di Colonia è fin troppo chiaro. Le zone popolate da immigrati di lingua araba sono un pericolo, è un conflitto tra la civiltà (la nostra) ed il loro tribalismo atavico che, diamine, neanche con un sano colonialismo siamo riusciti ad estirpare. Chissà quanto avrà goduto il “giornalista” de “Il Giornale” nel richiamare stralci del pezzo de “La Stampa” mettendo in neretto le parole “ragazza torinese” (LE NOSTRE DONNE!), “nigeriani” e “Yassin da Marrakech”. Un bel cortocircuito che eleva la percezione del pericolo a scienza esatta, che porta la paura direttamente nelle case degli italiani, in un periodo in cui (come si può vedere dal grafico) i cittadini temono maggiormente ciò che ha minor probabilità di incidenza sulle loro vite: siamo ormai sicuri di incontrare la morte per colpa di un attacco terroristico o di un incidente aereo, mentre le cause di morte più diffuse sono ben altre, e non sono per nulla correlate all “invasione dello straniero” o al supposto scontro di civiltà.
Mai come oggi i mezzi di comunicazione hanno una responsabilità importante nel “tenere a bada” ansie e paure che non hanno ragion d’essere, o perlomeno non meritano di essere amplificate oltremodo. I ”cani da guardia del potere” dovrebbero diffondere la conoscenza della realtà e non prestare il fianco a retoriche populiste e xenofobe che rischiano di essere dei pericolosi detonatori sociali.
Nessun commento:
Posta un commento
Il commento ai post del blog di Sistema Torino è libero e non richiede registrazione. E' comunque gradita la firma. Commenti ritenuti inopportuni oppure offensivi verranno rimossi dagli amministratori