lunedì 16 luglio 2018

DOSSIER OLIMPIADI: TUTTO CAMBIA AFFINCHÈ NULLA CAMBI?

Mentre impazza il dibattito olimpico ormai da settimane nella nostra città, Sistema Torino ha deciso di compiere un’ azione autenticamente rivoluzionaria: leggere tutte le 177 pagine del pre-dossier di candidatura della città per le Olimpiadi invernali del 2006, scritto dall’ Architetto Alberto Sasso, amico storico di Beppe Grillo secondo il gossip politico e candidato perdente del Movimento 5 Stelle alle ultime elezioni nazionali del 4 marzo 2018. Costo dell’operazione: cinquanta mila euro. Una cifra e una operazione politicamente così ardita per il Movimento 5 Stelle che merita un’ analisi approfondita dei  contenuti dello stesso, che abbiamo provato a “riassumere” per sommi capi.

CENTRO SINISTRA 2006 – MOVIMENTO 5 STELLE 2018: UNA RAZZA UNA FAZZA

Vi ricordate quando si perculava tutti insieme allegramente l' inglesorum smart&friendly della premiata ditta Fassino&Lo Russo? La nostra irriverenza piaceva ai grillins festanti, pronti a proporsi come alternativa ai Grandi Eventi intrisi di storytelling.
Peccato che la lettura del dossier olimpico ricordi un personaggio di Exporto2022, il nostro ultimo spettacolo teatrale, per il supercazzolamento (in)sostenibile green: la resilienza a base di revamping e "venue manager" per un "Olimpismo come stile di vita" sanno infatti di Storia che si ripropone in farsa. 
Soprattutto perché l'unico elemento di stacco rispetto al passato sono le costruzioni sintattiche zoppicanti, e l'utilizzo ad cazzum delle congiunzioni eufoniche "ed" e "od": per 5 piotte il mio Prof. lo scriveva meglio. (Semi-cit.).

O perlomeno avrebbe evitato, giusto per iniziare con una citazione divertente della nostra lettura domenicale, di situare lo stadio nei pressi di Via Roma: “Lo Stadio Olimpico, situato nel centro di Torino accanto al Palaisozaki, ospiterà la Cerimonia di Apertura e di Chiusura dei Giochi Olimpici”: da quando lo Stadio Olimpico è in centro?

Il concetto chiave del documento è la “doppia legacy”, cioè l’ eredità passata e futura: di fatto una sfacciata marcia indietro sulle valutazioni della gestione politica di Torino 2006, una sorta di rivalutazione ex post del Grande Evento targato PD (più precisamente, degli uomini politici che hanno dato vita al PD l’anno successivo) che già generò qualche mal di pancia alla prima improvvida uscita pubblica durante la quale l’ architetto Alberto Sasso elogiò il mantenimento in buono stato delle strutture precedenti.(vi consigliamo questo album fotografico che illustra il reale stato di abbandono del "parco olimpico).

Questa frase introduttiva del capitolo sull’ organizzazione olimpica spiega meglio di mille peripatetiche il concetto:  “Torino costituisce un punto di riferimento a livello mondiale nell’organizzazione di importanti competizioni sportive internazionali e culturali che ha trovato il proprio climax con l’ospitalità dei XX Giochi Olimpici Invernali del 2006 che ha ospitato oltre 1,1 milioni di persone su Torino e le valli olimpiche.”
Oppure: “L’esperienza vissuta e collaudata sia a livello amministrativo che gestionale, sia del rapporto con il territorio a tutti i livelli di gestione dell’evento Olimpico che del post olimpico, permettono di contare su una straordinaria ottimizzazione che Torino, le sue Montagne e le sue persone sapranno dimostrare al meglio.” Perché, come affermato altrove nel dossier, “La città di Torino, il Piemonte e l’Italia credono fermamente che la candidatura di Torino e del suo territorio sia il vero goal che l’Italia può portare nella competizione olimpica internazionale.” Oh yeah!

LA DOPPIA LEGACY, OVVERO L’ARTE DEL COPIA&INCOLLA

Se questa è la “legacy del passato”, diventa interessante capire come il dossier ritenga esplicare quella del futuro. Il capitolo relativo alle strutture ci fornisce una ampia documentazione a riguardo: prendiamo il paragrafo sul trampolino di Pra Gelato a mò di esempio.
“Il progetto di Legacy è di formulare, sino dalla data di candidatura, un coordinamento ed un impegno da parte dell’organo promotore, delle -federazioni e del CONI, un calendario di sostegno alle attività di trampolino che consenta la continuità fino ai tre anni successivi all’evento olimpico.” Tradotto in italiano, la “doppia legacy” non è nient’altro che affermare che le piste da bob, il trampolino, e i siti di Snowboard freestyle eccetera saranno utilizzati per le gare e per gli eventi sportivi anche dopo le Olimpiadi: in che modo? Manutenuti da chi? Perché l’ affermazione “la legacy è continuare a usarle” sembra ispirarsi più a Lapalisse che a De Coubertin. 
Ed è involontariamente comico il modo che gli estensori del dossier hanno utilizzato per spiegarcelo: un bel copia e incolla sotto ogni paragrafo della frase che vedete nel riquadro qui a fianco. Come se nessuno avesse mai pensato di usare un trampolino proprio come un trampolino, o una pista da bob per farci le gare da bob: spiace comunicarlo così ai sostenitori della novità dell’ eredità post-olimpica, ma vi assicuriamo che ci avevano pensato anche gli organizzatori delle passate Olimpiadi.
Ma forse un trampolino non è un investimento così redditizio una volta passati i quindici giorni di gare.

L' ALTERNATIVA È AIRBNB

"Il progetto è strutturato, in supporto alla base ricettiva organizzata esistente e futura, sullo sviluppo del modello della sharing economy e sull’housing sociale e sulla residenzialità diffusa ma strutturata ed organizzata dove anche i proprietari potranno essere ambasciatori culturali dell’Italia."
Più avanti nel dossier si afferma deliberatamente l’obiettivo di “valorizzare gli immobili vuoti o poco sfruttati”.
Tralasciando la facile ironia che si potrebbe continuare a fare sullo storytelling, questo significa una cosa sola: AIRBNB. Con buona pace di chi sognava un modello alternativo di città, e di tutte le teorie critiche sul nesso tra case sfitte messe a reddito da multiproprietari (“volto alla messa a reddito di alloggi sfitti o sottoutilizzati”, calcolati dal dossier in sessanta mila unità) e l' aumento dei prezzi degli affitti per i poveracci senza case di proprietà in eredità.
Sono le due città dei cartelli di Chiara Appendino nel 2016: abbandonate le periferie una volta conquistati i suoi voti citando il dramma del record torinese degli sfratti a fronte delle case vuote, si può tornare ad abbracciare forte quel Sistema Torino che si arricchisce, attraverso appunto le proprietà immobiliari, grazie alle code davanti ai musei.
La perla in questo stralcio relativo alle strutture ricettive, con citazione diretta della multinazionale accolta a braccia aperte in Comune giusto giusto pochi mesi fa: “ l’impatto delle seconde case in affitto sulla Regione Piemonte si concentra soprattutto in città, nelle località sciistiche, enogastronomiche e lacustri ed, in particolare, sul territorio interessato dai Giochi Olimpici si può garantire una capacità di almeno 4 540 strutture censite ai 3 mesi (fonti AirB&B).”
L’obiettivo dichiarato è trasformarci tutti in affittacamere  e “riscoprire la vocazione turistica” dei nostri quartieri: mettere a reddito la nostra casa o una nostra camera durante le Olimpiadi, per abituarci a farlo anche nel post-olimpico con studenti universitari e turisti.

Vi immaginate i post dei consiglieri pentastellati su Facebook se Fassino avesse osato fare una proposta del genere, con tanto di citazione diretta di Airbnb e dei suoi slogan? (“Il benchmark rispetto al modello qui designato è legato al portale online Airbnb, il quale mette in contatto persone in cerca di appartamenti per brevi periodi e persone che hanno uno spazio extra (in alcuni casi solo alcune camere, in altri case intere) da affittare”).

BENEFICI ECONOMICI E LAVORO: IL VUOTO COSMICO

Nel finale del dossier si sostengono i benefici economici dell’ organizzazione olimpica citando direttamente i buoni risultati delle Olimpiadi di Torino 2006:  “Le spese che le varie istituzioni hanno intrapreso su tutti i livelli pubblici (da molte autorevoli fonti considerate alte) hanno innescato un valore aggiunto per l’Italia di 17,4 miliardi di euro per il 60% distribuito tra gli anni 2005 e 2006. I posti di lavoro creati per l’evento e da tutto l’indotto sono stati 57.000 e tali elementi hanno generato un aumento del PIL annuo dello 0,2%.” Beh dai, solo gli stolti (o i “cretini” per citare l’epiteto scelto da Travaglio per i consiglieri comunali torinesi) non cambiano mai idea, mentre i furbi si adattano alle esigenze di poltrona (mmm il grillismo ha contagiato anche noi con questa affermazione, chiediamo venia).

Le Olimpiadi fanno bene al territorio, il 2006 lo dimostra! Peccato che l’ articolo vecchio ma sempre attuale di Lavoce.info, noto covo di marxisti rivoluzionari, smentisca in maniera semplice questa affermazione priva di fondamenti analitici.
Per quel che riguarda il lavoro generato dall’evento, viene dedicato all’argomento, udite udite, una intera slide! Con grafico annesso! Si dice che “ad “X” crescita si generi un aumento di “Y” occupazione” (ve lo giuriamo, c’è scritto proprio così) , aggiungendo che date le diverse situazioni locali non si può fare una considerazione più precisa a riguardo. Ma come? Maginificate le ricadute positive per il territorio, e quando è ora di dimostrarcelo ci dite che non si può fare e l’unico riferimento matematico è a due incognite?

Che poi effettivamente, perché preoccuparsi di generare lavoro quando abbiamo un esercito di volontari da sfruttar…ehm ehm, da mettere a frutto sull’ onda della fantastica esperienza del 2006? Perché retribuire un lavoro con salario quando hai ventimila persone (a fronte di circa 10 mila occupazioni “vere” stando ai dati del dossier) che ti organizzano l’ Olimpiade in cambio di una giacca a vento? Anche qui le lodi sperticate al “Sistema Olimpiade 2006” (che NON esiste, proprio come il Sistema Torino) non mancano: “prezioso coinvolgimento dei volontari perfettamente coordinati, (elemento essenziale e determinante del successo organizzativo e gestionale anche della passata edizione 2006)(…) Conferma e valorizzazione del bacino di volontari che come già è nel presente ma più rafforzato, potrà essere attivato anche successivamente in occasione di importanti manifestazioni che dovessero aver luogo sul territorio.” A naso, scommettiamo una birretta che potremmo trovare almeno un intervento di critica della Consigliera Chiara Appendino contro lo sfruttamento del lavoro dei volontari, ma lasciamo ai lettori il gusto della ricerca.

DATI ECONOMICO-FINANZIARI: SOLDI PUBBLICI PER PROFITTI PRIVATI

Se possiamo (mal) sopportare la spesa esigua di 50 mila euro per un pre-dossier scritto male, quanto ci costerebbe la candidatura vera e propria? Ecco qua: 5,70 milioni di euro. Mica bruscolini: e chi li spenderebbe? Ovviamente noi, paga Pantalone come direbbero i populisti di un tempo. Quattro milioni e mezzo di soldi pubblici per far guadagnare una percentuale esigua di popolazione, in particolare chi verrà nominato con alti stipendi per redigere la candidatura stessa. Con quale trasparenza e imparzialità verrebbero nominati, se già il pre-dossier è stato scritto da un amico personale di Beppe Grillo appena trombato alle elezioni del 4 marzo? Dal post dell’ ex consigliere pentastellato Vittorio Bertola, le cifre di coloro che certamente trarrebbero beneficio dalla candidatura:

- Coordinatore generale: 210.000€/anno;
- Tesoriere/CFO: 105.000€/anno;
- Responsabile relazioni internazionali: 150.000€/anno;
- Responsabile comunicazione: 150.000€/anno;
- Staff di direzione: 10 persone da 75.000€/anno a testa.

Ma poi sono previsti anche 200.000€/anno per un project manager, e 350.000€/anno da dare a uno studio di architetti per la progettazione preliminare dei siti; nonché 650.000€ di spese di trasferta in un anno (!). Not so bad.

 Per quel che riguarda invece i costi per la preparazione vera e propria dei Giochi, la tabella relativa indica in 648 milioni la spesa pubblica prevista: più volte all’interno di questo capitolo si cita la necessità di NON (lo scrivono maiuscolo per dare più enfasi) creare debito per gli enti locali, “soggetti vulnerabili”. Non si capisce però come faranno a tenerlo a bada, se non attraverso l’utilizzo del blockchain citato come la panacea di tutti i mali relativi agli appalti pubblici: suggerendovi la lettura di “Tecnologie radicali” di Adam Greenfield come utile confutazione dello storytelling a mò di Silicon Valley dell’ innovazione tecnologica come soluzione a qualsiasi politica pubblica, aggiungiamo in relazione al discorso olimpico che non basta il semplice controllo della spesa e l’annuncio nero su bianco di volerlo fare.

L’ ormai fortunatamente celeberrimo studio a cura della Saïd Business School dell’Università di Oxford ci spiega nel dettaglio come la differenza tra previsione di spesa e valutazione ex post dei costi sia così enorme da provocare conseguenze estremamente negative sulle economie dei Paesi organizzatori: basta citare il caso greco delle Olimpiadi estive 2004 per far tremare i polsi di qualsiasi cittadino escluso da benefici diretti. E’ lo stesso studio che la Raggi citò (come ci ricorda questo approfondimento di Valigiablu) due anni fa per rifiutare le Olimpiadi a Roma, per cui dovrebbero conoscerlo anche Sasso & soci.

Il dato più emblematico è quello relativo al superamento dei costi. Le Olimpiadi hanno il più alto tasso tra i mega-progetti con una lievitazione media della spesa pari al 156%. Tutte le edizioni dei Giochi hanno registrato uno sforamento del bilancio previsto inizialmente: quasi la metà delle edizioni estive e invernali (il 47%) ha avuto uno sforamento superiore al 100%: basta e avanza questo per confutare qualsiasi “eccezionalità pentastellata” che i social cercano di trasmetterci.

Restando sul dossier, non vi è comunque traccia di eccezionalità alcuna, dato che vengono più volte citate le Olimpiadi 2006 come modello economico di riferimento,  e in generale i grandi eventi del recente passato, compreso l’ Expo2015 più volte definito “mangiatoia PD” dalla sgangherata propaganda grillina. I numeri e gli studi citati sono quelli del CIO e della Nielsen Sport, partner storico di supporto statistico alla bontà dei grandi eventi, così come sono Coca Cola e Alibaba i top sponsor citati: dove sta la differenza? Nella pletora forse di “Comitati di legacy” e Agenzie post olimpiche che si ispirano al TOROC 2006 tanto caro a Chiamparino e soci?
Spiace, ma non vediamo alcuna differenza marcata rispetto al passato.

IL SISTEMA TORINO 2026 (NON) ESISTE

Uscendo dal dossier ed entrando nel tessuto cittadino, stiamo assistendo in questi giorni alla mobilitazione a favore delle Olimpiadi di quel “Sistema Torino” una volta tanto odiato dall’ attuale maggioranza pentastellata: da Chiamparino stesso in qualità di Presidente della Regione ai costruttori, passando per l’impalcatura culturale cittadina e i media mainstream che pubblicano sondaggi pro-Olimpiadi come supporto alla scelta a Cinque Cerchi di Chiara Appendino, che ha avuto l’ardore di affermare in conferenza stampa che tutti i torinesi sono favorevoli alle Olimpiadi perché basta camminare per la città per accorgersene.
Premesso che è probabilmente, anzi sicuramente reale il sentimento diffuso a favore delle Olimpiadi, non è questo il concetto di trasparenza e partecipazione propagandato dal Movimento durante la campagna elettorale del 2016: nei Paesi europei realmente democratici e favorevoli alla partecipazione dei cittadini, hanno indetto un referendum per scegliere se candidarsi o meno.

Purtroppo per noi, tutte le altre candidature sono cadute sotto i colpi della volontà popolare contraria al Grande Evento Sportivo generatore di debito: in Europa siamo rimasti solo più noi e Stoccolma, la cui popolazione voterà a settembre il referendum relativo. Pazzesco come negli altri Paesi non si accontentino di un sondaggio del Corriere eh? Perché se è reale il sentimento favorevole, altrettanto reali sono i numeri, che purtroppo non mentono mai: ed è solo attraverso un percorso referendario che si può dar vita a un confronto specifico sul tema, basato sui contenuti e non sugli hashtag e i post con emoticon delle pagine Facebook e Instagram della Sindaca.

L’ attuale Giunta ha invece in questi mesi tenuto di fatto nascosto il pre-dossier e lontana dal dibattito pubblico e dai suoi Consiglieri l’idea stessa di candidatura: effettivamente l’unico modo per sostenere questo dossier è non leggerlo.

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