giovedì 24 marzo 2016

PROCESSO MURAZZI: IL FATTO NON SUSSISTE, IL SISTEMA NON ESISTE

"La politica può prendere decisioni non necessariamente burocratiche nei caso in cui ritiene di dover risolvere dei problemi, trovare soluzioni" ha commentato l'avvocato che difende l'ex city manager Vaciago. Tutte le decisioni che vuole, compresa la delibera "salva morosi" con la quale si decisero "sconti ai gestori morosi dei Murazzi" (cit. La Stampa che si spinge a tanto nel titolo di testa). 
Tutti felici e contenti quindi, per quella che passerà alla storia come la decisione presa "da buon padre di famiglia" (cit. Chiampa) pur di mantenere l'area viva. E stando a quanto emerge dalla sentenza, rientrava nelle sue piene competenze quella di soprassedere su alcune lacune nei pagamenti.
E così un raggiante Chiamparino può emanare una nota in cui afferma quello che noi diciamo da sempre: IL SISTEMA TORINO NON ESISTE, ma è il frutto di una cattiva propaganda politica. Cattivoni!
Prosegue quindi l'operazione "CANDORE MURAZZI", iniziata con la pulizia dei muri, che ora rifulgono di luce propria: decine di migliaia di euro spesi per la pulizia “con tecnologia idrodinamica delle superfici verticali dei Murazzi del Po”. Un bel segnale da dare alla popolazione, un colpo d’occhio che ci dice che si ripartirà da zero, da questa primavera, in fortuita e casuale coincidenza temporale con le elezioni amministrative (scusate, ci è scappata la cattiva propaganda). La realtà è che i lavori sono in ritardo, dato che a gennaio 2016 si sarebbe dovuti partire con i locali completamente agibili e a disposizione dei concessionari del famoso “bando economico” che ha fruttato (per fortuna) parecchi denari nelle casse comunali in conseguenza del pagamento degli affitti: pagamento il cui inizio immaginiamo però sia stato posticipato al termine dei lavori stessi, essendo questi a carico dell’Amministrazione.
Ma se pensate che questi ritardi siano imperdonabili, copritevi gli occhi di fronte al celeberrimo “bando culturale”, che è in procinto di uscire a settembre 2015: come dite, siamo a marzo 2016? Ops, ci era sfuggito. Si fece un bel dibattito, anche e soprattutto sulle pagine di questo blog, a proposito delle insidie presenti al suo interno: dalla disponibilità degli spazi storici di Gianca e del CSA Murazzi alla classica riproposizione del concetto di cultura, oltre al padre dei supposti conflitti concettuali ed inter-assessorili tra riqualificazione dello spazio, valenza commerciale ed inserimento a bilancio cittadino di attività che non generano profitto (abbiamo un debito di tre miliardi di euro, ricordatevelo sempre cari cittadini).
Per ora il problema sembra risolto: il bando non esce, il Comune incassa un po’ di denari dalle attività a scopo di lucro invece assegnate, le famiglie camminanno felici per i Murazzi “restylati” (la colpa di questo neologismo è della mia compagna, io sono innocente) e tutto il sistema Torino esce assolto dal processo su cui molti dei suoi oppositori facevano affidamento per scardinarlo.
La via maestra per mettere “a subbuglio” il Sistema, come già affermammo in passate occasioni, non è però certo quella giudiziaria:  la questione è prima di tutto etica e in quanto tale la abbiamo già posta più volte a rappresentanti delle nostre istituzioni.
I Murazzi bianchi e vuoti sono una brillante (in tutti i sensi) metafora della piazza pulita fatta per ripartire da zero. Come è possibile che dopo tutto e nonostante quello che è successo, restino però le medesime persone ad amministrare e prendere le decisioni su un punto (così) vitale per il presente e per il futuro della città? 
Difficile immaginarsi il Sol dell’Avvenire sorgere alle spalle delle arcate quando al timone ci sono le stesse persone che hanno contribuito alla desertificarle.

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