In questi ultimi giorni come molti di voi avranno notato abbiamo dato tanta visibilità alle notizie sugli ultimi arresti in Valsusa e a Torino.
Il tema della repressione e dell’uso della magistratura come mezzo per affrontare le questioni politiche e sociali è per noi fondamentale, tanto che in questi ultimi mesi abbiamo posto l’accento su questo meccanismo malsano. Quel meccanismo che permette alla politica di abdicare al proprio ruolo e di darlo in mano alla magistratura che erode pian piano quelli che sono i diritti fondamentali, come quello al dissenso.
Pensiamo che sia un momento delicato per la nostra democrazia a Torino come in Valsusa ma in generale in tutta Italia. Abbiamo deciso come collettivo e come singole persone di aderire all’appello di Agorà Democrazia “Sulla progressiva e silenziosa erosione di alcuni fondamentali diritti di libertà” sottoscritto già da importanti realtà come i Giuristi Democratici e personalità come Roberto Lamacchia, Michela Quagliano, Livio Pepino, Chiara Acciarini e Marco Brunazzi.
Crediamo sia importante riflettere su questi temi e mantenere alta la vigilanza proprio per non far diventare la repressione un’abitudine.
Qui di seguito l’appello che vi invitiamo a sottoscrivere e diffondere.
Per aderire all’appello basta inviare una mail a AGORADEMOCRAZIA@gmail.com
APPELLO
"Sulla progressiva e silenziosa erosione di alcuni fondamentali diritti di libertà"
A volte le libertà fondamentali si possono perdere a poco a poco. Non soltanto con provvedimenti drastici ed eccezionali, ma attraverso silenti pratiche amministrative, provvedimenti di polizia e giudiziari che erodono, caso per caso, alcuni diritti decisivi quali quelli di riunione e di associazione. Diritti tanti più delicati quanto più connessi alla restrizione degli spazi di legittimazione dei conflitti sociali.
É il caso di alcune recenti misure di polizia (obbligo di firma quotidiano e divieto di residenza nel proprio Comune) inflitte a Torino a carico di attivisti dei movimenti per il diritto alla casa. Si tratta di episodi risalenti a parecchi mesi fa, consistenti nei cosiddetti “muri popolari”, cioè presidi di attivisti solidali che tentano di avviare una trattativa informale con gli ufficiali giudiziari per ottenere una proroga o, in caso negativo, almeno per ritardare l’esecuzione coatta degli sfratti, di solito a carico di fasce deboli quali anziani, disoccupati, famiglie numerose e disagiate, migranti.
Normalmente non si verificano “violenze private attive”, ma solo forme non violente di disobbedienza civile, quale l’ostruzione appunto dell’ingresso. Si noti che tali azioni corrispondono a ben più antiche e consolidate esperienze di lotta operaie, cioè i picchetti praticati dagli scioperanti per
impedire ai “crumiri” di entrare nel posto di lavoro. È del tutto evidente, nei casi prima richiamati, la sproporzione tra l’esiguità dell’illecito eventualmente riscontrabile e la durezza delle misure di prevenzione e di repressione adottate. Se si considera poi che gli attivisti colpiti sono non di rado essi stessi occupanti che lottano per il diritto alla casa, appare chiara la volontà di stroncare una pratica di difesa sociale di massa ritenuta incompatibile con modelli securitari di delegittimazione di nuove forme collettive di resistenza. E basti ricordare in proposito l’esibita e crescente insofferenza delle autorità di governo e preposte all’ordine pubblico nel fronteggiare anche “normali” scioperi e occupazioni di impianti da parte dei lavoratori.
Tale ingiustificabile reazione appare oltre tutto in controtendenza rispetto ad esperienze europee che stanno addirittura modificando gli assetti politici di paesi come per esempio la Spagna, dove le lotte analoghe per la difesa degli sfrattati a Barcellona hanno portato alla elezione a sindaco di una nota attivista quale Ada Colau, tra i membri fondatori della PAH - Plataforma de Afectados par la Hipoteca, movimento sociale popolare che dal 2009 si è diffuso in tutta la Spagna rivendicando il diritto alla casa, impegnandosi sul fronte della negoziazione con la banche, di una moratoria anti-sfratto e di accessibili affitti sociali.
Doverosa e urgente risulta quindi la denuncia di tali subdole misure, consistenti in provvedimenti cautelari che di fatto limitano i diritti di riunione, anche solo come semplice assembramento e talora anche di legittime pratiche associative.
Si deve infatti segnalare la pericolosità di progressive erosioni di alcuni fondamentali diritti civili e sociali, che non per caso si inseriscono in un quadro di devastanti “riforme” costituzionali promosse dal governo e avallate dal Parlamento. É auspicabile che tale denuncia riceva il consenso da parte del più ampio numero di cittadini che non hanno più intenzione di essere spettatori silenti e che hanno a cuore le sorti attuali della libertà di dissenso e rivendicazione sociale della democrazia in Italia.
FIRMATARI
Roberto Lamacchia, avvocato, presidente Giuristi Democratici
Michela Quagliano, avvocato, presidente Giuristi Democratici Torino
Livio Pepino, ex membro del Consiglio della Magistratura, Tribunale dei Popoli
Chiara Acciarini, docente, già Senatrice
Antonio Caputo, avvocato, difensore civico
Marco Brunazzi, storico
Cristina Riccati, ricercatrice, educatrice
Sistema Torino
Claudio Decastelli, dipendente
Roberta Bonetto, libera professionista
Luana Garofalo, blogger
Chiara Vesce, libera professionista
Stefano Durando, fundraiser
Guido Montanari, docente di Ingegneria civile e architettura- Politecnico di Torino
Davide Derossi, architetto
Angela Nasso, architetta
Damiano Carretto, ingegnere ambientale
Fabrizio Assandri, giornalista
Eugenio Dragoni, dottorando
Francesco Fossati, consulente
Giuseppe Girardi, cittadino
Cecilia Bottaccioli, studentessa
Sebastiano Ferrero, studente
Alexander Mancuso, studente
Ilaria Magariello, studentessa
Livio Sera, studente
Lorenzo Attardo, studente
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