martedì 17 febbraio 2015

Mercato “UBER” alles: la sinistra alle prese con lo sciopero dei taxisti

TAXISTI VERSUS UBERISTI: CUI PRODEST?
In questi giorni sta impazzando la questione taxi-Uber, con la nostra città prescelta come laboratorio di prova da parte della multinazionale yankee del trasporto privato (“Torino Capitale degli Esperimenti” direbbe il nostro Sindaco Fassino per rilanciare l’immagine turistica). Il culmine è oggi, martedì 17 febbraio, con i taxisti in sciopero che praticano il blocco totale (salvo esigenze medico sanitarie) delle loro macchine. 
Che cos’è successo? Una cosa molto semplice: l’azienda partecipata da grandi capitali come “Google Ventures”, la tristemente nota Goldman Sachs ed altre società di investimento finanziario, ha deciso di conquistare il mercato del trasporto pubblico non di linea con una invenzione tutt’altro che di sua proprietà, cioè la Uber Pop. Tradotto in italiano significa auto private, con autisti non abilitati, che operano al di fuori della normativa in concorrenza abusiva con i taxi: il condimento smart e cool della faccenda viene dato dalla possibilità di utilizzare una app dal telefonino per prenotare la corsa, ed ovviamente spendere molto meno a causa del “dumping normativo”. 
Il privato viene favorito dal fatto di non dover operare, come invece fa il taxista tradizionale, all’interno di rigide norme, statali e comunali, che aumentano i costi e riducono i margini di profitto. Ovviamente entusiasta la reazione di molti consumatori (perché ormai a questo ci siamo ridotti), che trovandosi a ragionare in termini di guadagno personale non esitano a prendere le difese di Uber a discapito della storicamente antipatica categoria dei taxisti. 
Il giochino funziona benissimo perché al centro della moderna società iper-capitalista vi è la figura dell’ individuo-consumatore atomizzato, che ragiona in termini di costo-beneficio per il singolo e nulla più, con buona pace del vetusto cittadino inserito in una collettività di persone attenta ai diritti economico-sociali di ognuno (sì, è esistita anche nell’Italia dei furbi una concezione simile). Ne sono un fulgido esempio gli articoli della Lucarelli e del “Re del nulla” Severgnini, che guarda caso fa rima con Gramellini: ma davvero non siamo più in grado di ragionare al di fuori di categorizzazioni semplicistiche e generalizzazioni fuorvianti?
A suffragare la tesi uberista qualcuno cita la new wave della “economia della condivisione”, ma lo fa a completo sproposito. In questo caso le comunità di cittadini che sfruttano la rete per un sentimento filantropico e spirito di comunione vengono sostituite dal capitalismo spinto di una multinazionale che sfrutta idee social di condivisione e le eleva al rango di massimizzazione del profitto e sfruttamento della sua manodopera. Grazie a loro, oggi chiunque può decidere di offrire un servizio di trasporto come primo o secondo lavoro, assumendosi però tutto il rischio d’impresa con una conseguente alta probabilità di finire sul lastrico a causa degli altissimi costi (in California, tanto per citare uno solo dei mercati Uber in cui il marcio è già venuto fuori, gli autisti sono sul piede di guerra dato che non gli bastano 14-16 ore di lavoro al giorno per raccogliere uno stipendio decente). 
Un artistico mascheramento di uno sfruttamento di manodopera a basso costo su larga scala. Tradotto in un linguaggio più spiccio, siamo all’importazione della guerra tra poveri: la gara è sempre più al ribasso per favorire il Dio competizione e santificare il consumatore. Provate a indovinare in questa guerra chi ci guadagna tra la multinazionale e i suoi lavoratori? Esatto avete indovinato, Google, Goldman Sachs e compagnia, proprio loro!

A CHI LO VUOLE IL MERCATO, A CHI LO CHIEDE L'EUROPA*
Bene, ci troviamo di fronte a una categoria di lavoratori che praticano il servizio pubblico non di linea (cioè i taxisti) regolato a livello comunale con licenze e regolamenti vari, contro una multinazionale che opera al di fuori della legalità e che vuole imporci un modello di economia che ancora non ci appartiene (o almeno ancora per poco). Quale posizione prenderà la sinistra istituzionale cittadina e non? Era facile anche questa: dalla parte più trendy, of course!
Ok, è giunto il momento di dire quello che tutti state pensando: i taxisti sono antipatici, perlopiù di destra, e sono una delle categorie maggiormente protette in Italia (quest’ultimo punto dovrebbe essere sottinteso per chi svolge servizio pubblico, ma capisco che si tratti di un sofismo economico troppo raffinato). La sinistra vincente vuole la liberalizzazione, vuole aprirsi al mondo e respirare ventate di modernismo: le magnifiche sorti e progressive a colpi di tecnologia a portata di telefonino, di Expo e opportunità turistica, di privati che operano nell’interesse pubblico (il pantheon della Sinistra Storica si sta rivoltando nella tomba all’unisono), non può pensare di abbassarsi e sporcarsi le mani con quello che si muove in categorie sociali troppo lontane dalla propria cultura.
Peccato che la situazione in città sia leggermente diversa da quella che ci vogliono dipingere: siamo la città più povera del Nord Italia (giova ripeterlo spesso visto che noi di Sistema Torino siamo tra i pochi a farlo), in balia di un cambiamento epocale dato dall’abbandono di mamma FIAT che sta lasciando per strada troppe fasce sociali.
I nuovi poveri però sono proprio loro, artigiani taxisti, partite IVA e tutto quel variegato mondo che sì, forse in passato si è fatto abbagliare dal laissez faire berlusconiano e dal suo lassismo fiscale, ma che oggi è sbattuto sul mercato globale nel periodo di crisi economica più profonda mai vissuto dal dopoguerra a oggi nel nostro Paese.
Siamo di fronte al classico esempio di miopia della sinistra istituzionale, che mi fa tornare alla mente le giornate delle scorribande dei Forconi in città. La “gauche caviar” mobilitò le proprie penne per catalogare il fenomeno come accozzaglia di trogloditi fascisti ed ultrà, da reprimere a colpi di editoriali al vetriolo, privi però di quell’analisi sociologica che il fenomeno avrebbe richiesto.
Per chi non l’avesse ancora capito, tra i taxisti e le altre categorie sopra citate, vi sono i nuovi e veri poveri, quelli delle periferie sempre più lontane dall’universo di sinistra, quelle stesse periferie che già due anni orsono uno splendido articolo di Infoaut richiamava come luoghi dove la sinistra, quella vera, deve tornare a operare per dialogare con chi vive veramente il disagio quotidiano sulla propria pelle. La sinistra orfana dell’operaismo novecentesco.
Tonando al succo della questione taxi-Uber, chiudo con un principio che un tempo suonava quasi scontato: scuola, sanità, assistenza, acqua, energia, e appunto trasporto pubblico devono essere pubbliche. Sic et simpliciter. E il Comune di Torino non può pensare di affidare al mercato una regolamentazione che non è stato in grado di mettere in pratica, abdicando così dal proprio ruolo di decisore. Ognuno ha le proprie responsabilità, anche e soprattutto in questa vicenda: se da un lato alcune frange di taxisti (che non rappresentano la totalità) devono smetterla di pensare di risolvere la questione con la violenza, dall’altro gli attori pubblici devono assumersi il proprio compito di regolamentazione e gestione delle questioni economiche che gli spettano.
Un futuro con un servizio pubblico integrato ed efficiente sia nei trasporti di linea (bus) che in quelli non di linea (taxi) è possibile, con un mercato regolamentato che permetta ai lavoratori (a Torino il servizio taxi corrisponde al mantenimento economico di 1500 famiglie) di sbarcare il lunario, ovviamente senza soprusi e nella piena legalità. Spetta al Comune farlo, assolvendo finalmente al proprio ruolo di indirizzo pubblico.
Paolo Tex


* #sonocosiindie che cito spesso, forse troppo, i testi de “Lo Stato Sociale”
** Ho liberamente tratto un paio di passaggi dal seguente semplice e illuminante articolo:


10 commenti:

  1. Una contesa dal mio punto di vista non proponibile, sono un gestore di supermercato e so con esattezza che un tassista ha una pressione fiscale del 60% che significa semplicemente su 10euro di tassametro ne intasca 4euro li altri vanno nelle casse statali,
    stessa tratta con uber pop costerebbe 7euro che ne intascherebbe 6euro ...e poi l autista di uber pop che risulta ancora disoccupato chiede aiuto allo stato. non facciamoci ingannare da questa americanata. marco

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  2. In un mare di idiozie un articolo intelligente ed equilibrato. Grazie.

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  3. Complimenti. Molta bella la conclusione sul trasporto pubblico integrato, sono completamente d'accordo.

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  4. Srive Taxi Tradizionali Torino
    SONO SBARCATI DA OLTREOCEANO PER FARE NUOVI SCHIAVI
    SI ACCORGERANNO DI ESSERLO DIVENTATI TROPPO TARDI

    COMPLIMENTI per l'articolo finalmente leggo una recenzione che fotografa bene il problema

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  5. grazie per l articolo è quello che il cittadino dovrebbe sapere cosa siamo e cosa sono loro gli abusivi , comunque noi le app le abbiamo gia da anni siamo tecnologici da molto tempo ricerche satellitari della autovetture più vicine al cliente ,pagamenti con sms o con telefonini pos di ultima generazione ,parco macchine nuovo con macchine ibride ,revisioni annualli delle stesse ,visite mediche x verifica di droghe alcol psichiche,e tanto tanto altro che loro gli abusivi non fanno .grazie ancora è il primo articolo che spiega chi sono i taxisti .Gianmarco

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  6. Per iniziare i miei più vivi complimenti , penso sia l'UNICO articolo sensato e di persona informata.
    La disanima è da standing ovation ed ineccepibile.
    Penso che un articolo così sia inattaccabile dai vari troll e hater che ultimamente girano!

    Non ultimo mi immaginavo che scrivesse con il cappello in testa ed il fazzoletto annodato al collo , visto il nome con cui si tagga (un personaggio mitico)

    Grazie

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  7. http://www.affaritaliani.it/fattieconti/uber-una-nuova-schiavitu181214.html

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  8. Toh che strano hanno lo stesso Sponsor
    (Goldman & sachs) ?!?!?!?

    http://www.partitodemocratico.it/doc/243468/goldman-sachs-vota-per-il-pd.htm

    http://www.ilpost.it/2013/08/23/google-uber/

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  9. PER CHI VOLESSE SAPERE CHI SONO E COSA FANNO QUELLI DI RUBER :

    https://www.facebook.com/groups/997019030314976/

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  10. STUPRI ,STALKING E VIOLENZE IN AMERICA DA PARTE DI "DRIVER FAI DA TE" DI UBER X QUI DENOMINATO UBERPOP !!!!!!!!!

    http://youtu.be/se5hEhYigJQ

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