DALLE STALLE ALL'OSTELLO: ferri, zoccoli, Bene
Comune e stivali
La Cavallerizza Reale è
scenario perfetto per una favola: ex scuderie reali, luogo di
stallieri, cavalli e cavalieri, un tempo doveva odorare forte di
fieno e sterco e risuonare di nitriti, ferri, zoccoli e stivali. Di
questa favola, oggi se ne immagina l'epilogo: l'Assemblea Cavallerizza 14:45, che
da maggio 2014 si fa promotrice della cura degli immobili di via
Verdi rendendoli laboratorio di confronto politico, sociale e
culturale, sta provando ad immaginare il proprio.
Quando dice Cavallerizza, l'Assemblea dice Bene Comune. Lo dice in voce corale, dando fiato a
tutti i cittadini e le realtà collettive che hanno scelto di non
restare a guardare e di chiamarsi in causa in prima persona sul
futuro delle scuderie reali. Dire Bene Comune sembra, tuttavia, non
avere sempre lo stesso valore semantico. Della Cavallerizza Reale lo
dicono le Istituzioni, lo dice l'Unesco, lo dicono i giornali e lo
dice la politica. La stessa espressione è usata in modi molto
diversi, ad ognuno di essi, quando si passa dal linguaggio al mondo,
corrispondono pratiche e processi che hanno conseguenze specifiche
nella realtà sociale. Dire Bene Comune, a voler utilizzare la lingua
in modo confuso fino al limite della contraddizione, può determinare
inclusione o esclusione, interessi privatistici o benefici
collettivi, partecipazione e collettivizzazione delle responsabilità
o, altrimenti, diritti esclusivi.
Dal 27 febbraio al 1° marzo, per dare avvio al processo di progettazione partecipata e
tradurre in prassi la propria idea di Bene Comune, l'Assemblea
Cavallerizza ha indetto il Forum delle Idee. Al coro dell'Assemblea
abbiamo rivolto qualche domanda sui risvolti emersi dalle Commissioni Cultura di Regione Piemonte e Comune di Torino convocate in seduta congiunta il 2 febbraio scorso a Palazzo di
Città.
Da quasi nove mesi,
l'Assemblea rende accessibili gli spazi della Cavallerizza a
cittadini, lavoratori dello spettacolo, artisti e semplici avventori.
L'azione costante dei cittadini, delle associazioni e dei movimenti
che animano gli spazi delle scuderie reali, da qualcuno definita
antagonismo professionista, sembra aver prodotto qualcosa. Infatti,
durante le Commissioni congiunte del 2 febbraio le istituzioni si
sono dimostrate disponibili al confronto. Come viene recepita
quest'apertura?
Sicuramente in questi
nove mesi di occupazione qualcosa è cambiato. I primi tempi si
parlava della privatizzazione della Cavallerizza come di una
questione immodificabile per mancanza di fondi, in conseguenza della
crisi; ad oggi, invece, si parla di ostelli e polo culturale.
L’occupazione della cittadinanza ha messo in luce le contraddizioni
e l’illegittimità degli atti dell’Amministrazione torinese. Il
Comune e il Sindaco Fassino si sono così trovati a dover
giustificare l’evidente imbarazzo di una mala gestione del bene e
hanno dovuto ripensare i loro progetti sulla Cavallerizza Reale.
Tuttavia questa rimessa in discussione e questa nuova disponibilità
al confronto, ad oggi, sembra più operare nel linguaggio che nella
realtà. Si parla infatti della possibilità di creare un tavolo
aperto a proposte di Associazioni e cittadini, pur senza definirlo
nel concreto.
La questione controversa è che questo tavolo, meramente 'interlocutorio', sarebbe operativo solo dopo una definizione da parte del Comune, quindi unilaterale, della destinazione d'uso della Cavallerizza. L'unica apertura dimostrata da Palazzo di Città, ad oggi, è quella che dovrebbe portare al protocollo d'intesa con le Istituzioni Universitarie e gli enti privati tra cui il Teatro Stabile. Di nuovo dei grandi assenti: i cittadini.
La questione controversa è che questo tavolo, meramente 'interlocutorio', sarebbe operativo solo dopo una definizione da parte del Comune, quindi unilaterale, della destinazione d'uso della Cavallerizza. L'unica apertura dimostrata da Palazzo di Città, ad oggi, è quella che dovrebbe portare al protocollo d'intesa con le Istituzioni Universitarie e gli enti privati tra cui il Teatro Stabile. Di nuovo dei grandi assenti: i cittadini.
Il protocollo d'intesa, a cui Regione e Comune lavoreranno entro la prossima commissione congiunta, e la progettazione partecipata, a cui parallelamente si sta dedicando l'Assemblea, sono inconciliabili tra loro? Cosa ci si aspetta possa produrre il processo partecipato di cui vi fate promotori e che tipo di dialogo si può instaurare con le istituzioni?
L’idea di progettazione partecipata da cui partiamo, e che l'Assemblea mette in atto da ormai 10 mesi, parte da un coinvolgimento della cittadinanza. Quello che si sperimenta è un modello gestionale differente. Un modello che parte da un contatto diretto e sentimentale con lo spazio che si intende vivere, e che si sviluppa attraverso una rete composta da persone, collettivi e associazioni. La sfida è trovare una congiuntura con quei 'tavoli partecipati'. Con il Forum delle Idee diamo inizio alla fase di raccolta di proposte, sperimentazioni e progettualità su tutto il complesso e sul suo futuro. L’obiettivo di base, e questo deve valere anche per le istituzioni, sarà il rispetto dei bisogni di chi la città la vive e la percorre.
L'Assemblea Cavallerizza si è proposta come soggetto garante del processo partecipato sul progetto della Cavallerizza, come hanno reagito le istituzioni e come si intende procedere?
Le istituzioni considerano l’Assemblea come uno di quei tanti soggetti che avrà la possibilità di accedere, prima al 'tavolo di progettazione partecipata' delle istituzioni e poi ai bandi per la gestione delle diverse porzioni di Cavallerizza. Noi intendiamo, invece, farci promotori effettivi del più ampio progetto di cura e tutela del complesso. Partiremo da fine febbraio con il Forum delle Idee.
Il nostro obiettivo è costruire, con chiunque vorrà, un percorso di riappropriazione dello spazio e dell'idea di Cavallerizza come Bene Comune, aperto e fruibile e non oggetto di profitto privato.
Durante le commissioni cultura congiunte del 2 febbraio l'Assemblea, a cui è stata data la possibilità di parola, ha raccontato la progettazione partecipata come un processo che vede sullo stesso piano istituzioni pubbliche, soggetti privati e cittadini. Non ci si oppone, dunque, ad una partecipazione da parte dei privati. Cosa ne pensate delle nuove proposte di destinazione d'uso? Si è parlato di ostello ma anche di residenze universitarie: credete che la presenza di studenti e viaggiatori sia rispettosa dello spirito della Cavallerizza?
L’Assemblea si è
sempre opposta alla privatizzazione della Cavallerizza, il che
ovviamente non significa che soggetti privati come associazioni,
compagnie e cittadini non possano disporre e dare vita allo spazio.
Il discorso non riguarda studenti e viaggiatori ma gli interessi
speculativi che si celano dietro queste due parole. Tutto ciò che ci
è dato sapere, ad oggi, riguardo l'ostello è la dicitura 'grandi
catene alberghiere', mentre per le 'residenze universitarie' nulla è
stato finora specificato. I presupposti non sono dei migliori ma se
il progetto del Comune dovesse concretizzarsi lo valuteremo in base
ai criteri e ai principi che l’Assemblea si è sempre data: la
proprietà del complesso deve essere pubblica, la Cavallerizza, in
quanto patrimonio della città, deve essere sempre aperta e
accessibile a tutti i cittadini; la destinazione degli immobili deve
essere legata ad una funzione pubblica; usi impropri di carattere
privato e speculativo sono da ritenersi inaccettabili.
Se chiudo gli occhi e immagino la Cavallerizza, vedo: stanze per studenti, residenze per artisti e viaggiatori, aule studio collettive, spazi d'incontro e socializzazione, una caffetteria popolare, una mensa aperta a tutti, una grande biblioteca con scaffalatura a vista, un teatro a gestione condivisa, giardini per passeggiare e schiarirsi le idee durante le pause, i profitti reinvestiti e la Mole a far da sfondo a tutto il sogno. Quanto sono lontana dal futuro della Cavallerizza? E se voi faceste lo stesso gioco, cosa vedreste?
Percorsi partecipativi
per immaginare e costruire insieme il futuro della Cavallerizza! In
questi otto mesi già numerose idee sono state proposte e molte
realizzate, il complesso da maggio scorso ha ricominciato a vivere e
ad essere vissuto e attraversato. Crediamo che l'abbandono a cui è
stata costretta la Cavallerizza abbia contribuito all'arricchimento
di chi oggi immagina ostelli, negozi luccicanti e residenze private.
Il Comune, dopo anni di indifferenza, sta ora proponendo destinazioni
d'uso per questo luogo, senza tenere conto di quello che lo spazio è
ed è divenuto, ma soprattutto dei bisogni degli abitanti della
città. Quello che immaginiamo è la costruzione collettiva di spazi
e immaginari differenti. Vogliamo che chi abita questa città possa
visitare il cortile, attraversare i portici, ascoltare musica immerso
nei giardini reali. Vogliamo che ognuno senta come proprio il
palcoscenico, che ognuno suoni il pianoforte nel foyer aspettando
l'inizio di un concerto.
Vogliamo che le bambine e i bambini possano
pensare alla Cavallerizza come luogo proprio, dove partecipare. Dopo
anni di indebitamento delle casse cittadine e di dismissione dei
servizi pubblici, vogliamo che il futuro della Cavallerizza non venga
deciso sulla testa dei suoi abitanti dall'amministrazione comunale.
Desideriamo che la terra, la cultura, la città siano nostre e di
tutti/e.
(a cura di Chiara Vesce)
Non mollate, i sogni diventano realtà, basta sognare
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