Fino ad ora abbiamo quasi sempre scherzato su questo argomento ma è giunto il tempo di una riflessione seria.
Torino è la città con il maggior tasso di disoccupazione giovanile del Nord Italia. Siamo la città più ricca tra quelle povere.
Ad agosto 2014 il tasso di disoccupazione era pari al 12,3%, dato tra i peggiori in Italia. Ma il vero disastro è relativo ai ragazzi tra i 15 e i 24 anni, dove i senza lavoro sono pari al 44,2% , 3,6 punti in più del dato registrato un anno prima. In provincia di Torino il tasso di disoccupazione è pari al 46,4%, 6,4 punti in più della media nazionale. E' un record senza precedenti che testimonia la fallacia di tutto il piano strategico attuato negli ultimi venti anni, e lo condanna senza appello.
Sostenere che la cultura e il turismo abbiano contenuto il danno ed evitato alla nostra città di essere la Detroit europea, come fa l'assessora Antonella Parigi, è fuori dalla grazia di dio. I risultati che in questi settori si sono ottenuti sono, in termini assoluti, semplicemente irrisori anche se portano aumenti a doppia o tripla cifra.
Possiamo compiacerci delle tanti mostre e dei tanti visitatori ma non sostenere che abbiano salvato la città dal tracollo economico.
Torino è già come Detroit da molto tempo e elementi che la tengono a galla sono:
1) "Stato sociale", elemento di civiltà che in Italia c'è e negli Stati Uniti no. Ma non temete questo barbaro retaggio del passato ancora presente in questo sgangherato paese: il Governo Renzi lo sta facendo a pezzi proprio a livello locale, nel pieno plauso delle giunte Fassino e Chiamparino.
2) Rendita di posizione: il garage, la pensione, l'appartamento in affitto, i titoli di stato. Il gruzzoletto messo da parte dai nonni che i nipoti, e sempre più spesso i figli, dilapidano per sopravvivere.
Il primo elemento è e sarà oggetto di un vero taglio draconiano in quanto chi ci governa sa molto bene che il secondo è ancora carnoso e quindi, insomma, ci pensino i nonni pensionati a mantenere i nipoti a spasso.
Cosa c'entrano in tutto questo cataclisma i Murazzi?
Ai più potranno sembrare un luogo di aggregazione e divertimento e basta.
Non è così.
I Murazzi potrebbero essere un luogo di, piccolo finché si vuole, rilancio occupazionale in città.
Sono uno de marchi di Torino, un luogo totemico che genera in sé un effetto moltiplicatore degli investimenti. In poche parole, qualsiasi cosa si metta ai Murazzi riesce a generare reddito e lavoro: si pensi alla spiaggia estiva.
Eppure, nel disastro occupazionale che aggredisce proprio i giovani, il bando dei Murazzi rimane fermo per misteriose ragioni, nel silenzio assoluto dei politici che dovrebbero occuparsene, degli artisti torinesi, dei giornali.
La responsabilità di questo mancato sviluppo occupazionale è gravissima.
Le istituzioni hanno il dovere di impegnarsi senza tentennamenti al fine di creare anche solo un singolo posto di lavoro. Hanno il dovere di agevolare gli investimenti. Hanno il dovere di combattere con ogni mezzo la disoccupazione.
Perché a Torino non c'è il lavoro, distrutto dalle teologia neoliberista degli ultimi venti anni, accolta trionfalmente e messa in pratica su scala locale dagli amministratori desiderosi di lasciarsi alle spalle ingombranti bandiere rosse pur di salvare la poltrona e la carriera.
Per noi, come da sempre sosteniamo, i Murazzi sono per prima cosa il luogo del Lavoro.
Prima della cultura, prima del divertimento, prima dell'arte, prima dell'interclassismo di chi li dovrebbe frequentare.
E' il lavoro che ha creato la Torino che noi, anzi voi state distruggendo.
Cento posti di lavoro ai Murazzi per i giovani: questo vorremmo leggere nel piano d'ambito e nel bando.
Finiranno le pensioni dei nonni, i garage e gli appartamenti saranno tutti venduti o svenduti.
Vi rimane poco tempo per fare qualcosa per questa città.
Cominciate da ciò che la città ha a disposizione adesso, non da piani quinquennali scaturenti da mirabolanti capitali esteri che dovrebbero arrivare sulla Variante 200, presenti solo sui giornali e mai, mai mai nella realtà.
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