Il 14 ottobre 1980 un corteo silenzioso attraversò Torino.
E' ricordato storicamente come la marcia dei 40000, cioè gli impiegati della Fiat che seguendo il piano inventato da Romiti piantarono un cuneo nel cuore della sciopero che bloccò Mirafiori per 35 giorni. Noi crediamo che quello fu il primo passo del piano di impoverimento programmato della città.
Piano totalmente riuscito.
Non saremo a noi a fare un ricostruzione operaista ed epica di quella vicenda.
Ma un'analisi di cosa è accaduto da quel giorno è doverosa, anche perché quasi tutti i protagonisti "giovani" di quel periodo oggi occupano posizione di potere nel paese.
Piero Fassino, al tempo segretario del Pci cittadino, divenne interlocutore di riferimento della Fiat e in particolare di Agnelli.
Pochi anni dopo aver organizzato i picchetti e accompagnato Berlinguer ai cancelli dello stabilimento di Mirafiori, dove il segretario del Pci fece un discorso durissimo in cui minacciava l'occupazione di Mirafiori da parte del Partito, l'attuale sindaco di Torino fu colui che impose la vendita dell'Alfa Romeo alla Fiat di Agnelli, paventando "blocchi della produzione in tutta Italia se così non fosse stato".
Per quella transazione, folle per la collettività che vedeva regalato a un privato un bene pubblico, era necessario il via libera della segreteria del PCI.
In un lungo confronto Fassino impose a Natta la sua, e quella degli Agnelli, volontà. Sono rivelazioni di questi giorni.
Sono i prodromi del Renzismo, gli albori di una ideologia di destra che prevede una americanizzazione progressiva della società attraverso privatizzazioni sempre più drastiche.
Sono passati 34 anni e Piero Fassino sta facendo esattamente la stessa operazione con le partecipate del Comune.
Amiat, Trm, GTT e tutto il resto sono venduti a privati senza colpo ferire.
Gianni Agnelli, tra le altre cose, amava ripetere che "solo i governi di sinistra potevano fare politiche di destra."
E' quanto sta accadendo perché a Torino oggi vale una regola vecchia di 2000 e più anni: "Il piacere del Principe ha valore di legge"
Oggi il renzismo, figlio della corrente migliorista del Pci, si mostra esattamente in questa forma. Un governo duramente di destra che utilizza furbescamente un linguaggio di sinistra.
Dopo la trionfale marcia dei 40000, erano molti meno ma fu pompata dai mezzi di comunicazione, la città ha avuto altri trionfi collegati a quella passeggiata: la chiusura del Lingotto, che oggi è un deserto, e il progressivo smantellamento della produzione manifatturiera in città.
Oggi sappiamo tutti cosa è Mirafiori.
Il piano di impoverimento programmato è portato a compimento.
Ma consoliamoci.
Oggi la Fiat, per la gioia di quel Piero Fassino, ha sede in Olanda, paga le tasse a Londra e a Torino puppa la cassa integrazione in deroga per il terzo anno.
L'Alfa è un marchio semi scomparso e Torino è la città più povera del nord con il maggior tasso di disoccupazione: un giovane su due non lavora.
Se vi affacciate su corso Settembrini e guardate le parti di Mirafiori che le Istituzioni hanno comprato nel 2004 dalla Fiat "per salvarla", vedrete una piccola foresta.
Ma non temete, presto ci metteranno la centrale del latte e un supermercato.
Anche se i molti cantori del principe di sono affaccendati per salvare la faccia di questi cambiamenti la realtà, ahinoi, è disastrosa.
E fa un certo effetto leggere lo storico compagno, uno dei tanti dal lungo percorso, che nel 2008 scriveva queste righe quando la città era già in pieno avvitamento su se stessa.
"... FIAT, per salvarsi, dovette ricorrere alle banche che a poco a poco hanno attuato il ridimensionamento e poi una completa trasformazione che ha dato luogo alla FIAT di oggi e a una radicale trasformazione della città che è diventata una capitale del terziario, del pubblico e, almeno in parte, del turismo."
Parole senza senso.
La marcia dei 40000 non fu la più grande sconfitta per la classe operaia: fu la più grande sconfitta per la città tutta.
E oggi ne paghiamo caramente le conseguenze.
(per una ricostruzione sintetica degli avvenimentihttp://it.wikipedia.org/wiki/Marcia_dei_quarantamila)
Noi crediamo che quello fu il primo passo del piano di impoverimento programmato della città.
Piano totalmente riuscito.
Non saremo a noi a fare un ricostruzione operaista ed epica di quella vicenda.
Ma un'analisi di cosa è accaduto da quel giorno è doverosa, anche perché quasi tutti i protagonisti "giovani" di quel periodo oggi occupano posizione di potere nel paese.
Piero Fassino, al tempo segretario del Pci cittadino, divenne interlocutore di riferimento della Fiat e in particolare di Agnelli.
Pochi anni dopo aver organizzato i picchetti e accompagnato Berlinguer ai cancelli dello stabilimento di Mirafiori, dove il segretario del Pci fece un discorso durissimo in cui minacciava l'occupazione di Mirafiori da parte del Partito, l'attuale sindaco di Torino fu colui che impose la vendita dell'Alfa Romeo alla Fiat di Agnelli, paventando "blocchi della produzione in tutta Italia se così non fosse stato".
Per quella transazione, folle per la collettività che vedeva regalato a un privato un bene pubblico, era necessario il via libera della segreteria del PCI.
In un lungo confronto Fassino impose a Natta la sua, e quella degli Agnelli, volontà. Sono rivelazioni di questi giorni.
Sono i prodromi del Renzismo, gli albori di una ideologia di destra che prevede una americanizzazione progressiva della società attraverso privatizzazioni sempre più drastiche.
Sono passati 34 anni e Piero Fassino sta facendo esattamente la stessa operazione con le partecipate del Comune.
Amiat, Trm, GTT e tutto il resto sono venduti a privati senza colpo ferire.
Gianni Agnelli, tra le altre cose, amava ripetere che "solo i governi di sinistra potevano fare politiche di destra."
E' quanto sta accadendo perché a Torino oggi vale una regola vecchia di 2000 e più anni: "Il piacere del Principe ha valore di legge"
Oggi il renzismo, figlio della corrente migliorista del Pci, si mostra esattamente in questa forma. Un governo duramente di destra che utilizza furbescamente un linguaggio di sinistra.
Dopo la trionfale marcia dei 40000, erano molti meno ma fu pompata dai mezzi di comunicazione, la città ha avuto altri trionfi collegati a quella passeggiata: la chiusura del Lingotto, che oggi è un deserto, e il progressivo smantellamento della produzione manifatturiera in città.
Oggi sappiamo tutti cosa è Mirafiori.
Il piano di impoverimento programmato è portato a compimento.
Ma consoliamoci.
Oggi la Fiat, per la gioia di quel Piero Fassino, ha sede in Olanda, paga le tasse a Londra e a Torino puppa la cassa integrazione in deroga per il terzo anno.
L'Alfa è un marchio semi scomparso e Torino è la città più povera del nord con il maggior tasso di disoccupazione: un giovane su due non lavora.
Se vi affacciate su corso Settembrini e guardate le parti di Mirafiori che le Istituzioni hanno comprato nel 2004 dalla Fiat "per salvarla", vedrete una piccola foresta.
Ma non temete, presto ci metteranno la centrale del latte e un supermercato.
Anche se i molti cantori del principe di sono affaccendati per salvare la faccia di questi cambiamenti la realtà, ahinoi, è disastrosa.
E fa un certo effetto leggere lo storico compagno, uno dei tanti dal lungo percorso, che nel 2008 scriveva queste righe quando la città era già in pieno avvitamento su se stessa.
"... FIAT, per salvarsi, dovette ricorrere alle banche che a poco a poco hanno attuato il ridimensionamento e poi una completa trasformazione che ha dato luogo alla FIAT di oggi e a una radicale trasformazione della città che è diventata una capitale del terziario, del pubblico e, almeno in parte, del turismo."
Parole senza senso.
La marcia dei 40000 non fu la più grande sconfitta per la classe operaia: fu la più grande sconfitta per la città tutta.
E oggi ne paghiamo caramente le conseguenze.
(per una ricostruzione sintetica degli avvenimentihttp://it.wikipedia.org/wiki/Marcia_dei_quarantamila)
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