Tutto come
previsto. Volevate le scene con gli scontri di piazza, I “ribbelli
incappucciati” a tirare bottiglie e la polizia che reagisce a prova
di telecamera? Eccovi serviti. I giornali locali e nazionali avevano
preparato la scena da una settimana: copiosi articoli ad annunciare
tensioni e un necessario (ne siamo sicuri?) dispiegamento di migliaia
di elementi delle forze dell'ordine a preservare l'importante Vertice
dei Ministri del Lavoro UE tenutosi nel pomeriggio nella sfavillante
cornice del Teatro Regio.
E' stata effettivamente una fin troppo
facile profezia che si auto-avvera. La cronaca della
giornata è quasi tediosa per come ogni attore abbia svolto in maniera professionale il proprio ruolo: ed è proprio il gioco di ruoli che mi ha accompagnato nella mente mentre stamattina costeggiavo a piedi un quieto Lungo Po per dirigermi alla manifestazione.
giornata è quasi tediosa per come ogni attore abbia svolto in maniera professionale il proprio ruolo: ed è proprio il gioco di ruoli che mi ha accompagnato nella mente mentre stamattina costeggiavo a piedi un quieto Lungo Po per dirigermi alla manifestazione.
Oggi mi sento
più sindacalista FIOM che partecipa allo sciopero regionale, finto
reporter che scrive il proprio pezzo per Sistema Torino o semplice
cittadino incazzato per quello che sta succedendo? E il pensiero si
faceva sempre più forte man mano che mi avvicinavo a Piazza
Castello, teatro suggestivo della rappresentazione odierna. Sono le
undici del mattino, la piazza è gremita di lavoratori che hanno
aderito allo sciopero e hanno marciato per la città (svegliandosi
molto più presto di me, maledetti operai integerrimi) fino a
giungere sotto il palco per ascoltare il Segretario Nazionale
Maurizio Landini, ormai sempre più icona pop della sinistra
tradizionale.
In quel momento sono arrivati studenti, rappresentanti
dei centri sociali e dell'opposizione cittadina al sistema dominante
ed è iniziata la danza. Qualche lancio di uova e pomodori nella
direzione dei blindati a protezione del Regio (perfetta metafora del
pubblico che non gradisce il copione che il Sistema sta proponendo) e
via con il balletto di piazza tanto agognato: il lancio di
lacrimogeni si fa sempre più fitto, permettendo a me per primo, in
questo frangente in veste di giornalista d'assalto, di scattare foto
molto seventies e portarsi a casa un souvenir della festa.
L'occasione è ghiotta per gli stanchi servitori dello Stato: in
questo momento ci sono diecimila persone davanti al Palazzo della
Regione e il tutto puzza di partecipazione democratica. Come se non
bastasse, si assiste a uno scollamento tra il servizio d'ordine FIOM
e lo spezzone antagonista (“studenti ed operai uniti nella lotta”
non va più di moda), si discute parecchio ma la distanza ideologica
e generazionale tra le due facce della stessa medaglia è siderale.
Tra i due litiganti il terzo gode: la Polizia nel frattempo ha
attuato una strategia d'accerchiamento degna del miglior giocatore di
Risiko e in un amen la pioggia di lacrimogeni costringe tutti alla
fuga con il volto in lacrime a causa dell'effetto nocivo degli
stessi. Nel giro di pochi minuti la Piazza si e' svuotata, l'aria è
torbida, qualche ragazzo viene inseguito e caricato sulla camionetta
(un certo numero di fermati fa sempre notizia), il palco è tristemente vuoto. Sono immobile davanti al Castello, mi guardo
intorno spaesato e mi pongo il classico quesito: cui prodest?
LA
TRISTE REALTA'
Fin troppo
facile capire chi si gioverà di questo clima: Renzi ha prontamente
dichiarato la sua totale vicinanza alle forze dell'ordine e la sua
totale indifferenza ai contestatori, stigmatizzato la violenza ed
assicurato che lui tirerà dritto. Già, perchè nel frattempo si
rischia di mettere in secondo piano quel che sta avvenendo in Italia:
l'attacco ai diritti dei lavoratori è frontale, il giochetto di
mettere le differenti classi sociali una contro l'altra sta
funzionando alla perfezione e dare in pasto queste tristi immagini ai
media nazionali non sarà' che un ulteriore tassello della propaganda
a favore del nuovo che avanza (qua sto indossando la casacca del
sindacalista, ma forse non c'era bisogno di esplicarlo). E come il
vento stia cambiando lo si capisce nel momento in cui ti siedi a un
tavolo di trattativa per discutere di rinnovo del contratto coi
Padroni (perche' da Padroni sono tornati a comportarsi), che con una
trasfigurazione lombrosiana del volto ti fanno capire che ora quelli
con il più grande partito della sinistra alle spalle sono loro.
Ed è umiliante cercare di parlare di diritti delle persone (mi rifiuto
di definirli “privilegi”, sarebbe un cedimento alla loro retorica
modernista), di Welfare, di donne in gravidanza e di famiglie che
vorrebbero farlo un bambino ma non possono permetterselo. La reazione
è quel ghigno luciferino che non ha bisogno di darti risposte, tanto
è gia' tutto scritto: la ormai tristemente famosa Direzione del PD
in cui si è deciso di andare all'attacco dello Statuto dei
Lavoratori ha dato un segnale ben preciso a chi in questi giorni e in questi mesi agisce poi direttamente sui tavoli dove si decidono i
destini di migliaia di lavoratori.
Volendo portare all'estremo il
ragionamento, non ci sarebbe quasi più bisogno di nulla da parte del
Governo: il “Via libera” è stato dato, ed è un'occasione che
pochi si lasceranno sfuggire.
CHE
FARE?
Proprio per
questo motivo mi rende ancora più affranto pensare a quanto successo
stamane a Torino: sarebbe stato più utile alla causa vedere tutti i
manifestanti agire all'unisono con l'obiettivo comune di urlare al
mondo, ai Ministri e ai numerosi mass media presenti che alla
propaganda delle slides colorate non vogliamo credere. E' giunto il
momento di vestire la casacca del cittadino incazzato perchè, tanto
per continuare con le citazioni musicali, “il futuro è qui e
comincia adesso”.
Quello stesso futuro che gli studenti presenti in
piazza si vedono scippato da politiche predatrici del bene comune,
tese a creare il deserto in sostituzione del tessuto sociale in
continua disgregazione. Nelle fabbriche, nelle scuole, negli uffici e
nelle case dei sempre più numerosi disoccupati è suonata l'ultima
campanella: spegniamo il pensiero unico governativo prima che sia
troppo tardi.
Paolo Tex
* Il titolo “Obbedire è lecito, ribellarsi è cortesia" è tratto da una canzone del
gruppo indie-rock bolognese Lo Stato Sociale
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D'accordissimo !!!!
RispondiEliminaQuando il 16 ottobre alle 22.34 Stefano Esposito, Senatore del PD ha scritto sul suo profilo facebook
RispondiEliminaDomani Torino sarà attraversata da manifestazioni della FIOM, degli studenti e degli antagonisti. Speriamo che il tutto avvenga nella massima tranquillità....
Un corvo mi si è appoggiato sul davanzale e mi ha detto NEVERMORE, un ombrello si è aperto all'improvviso nel portaombrelli, un gatto nero ha attraversato la stanza e un cappello mi si è poggiato sul letto.
A quel punto ho capito tutto. Sono scesa in strada per passare sotto una scala e tra due carabinieri.
bravo tex!
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