venerdì 16 marzo 2018

QUANTI MOTIVI PER UN PRESIDIO ANTI-CANDIDATURA OLIMPICA?

Sistema Torino aderisce e partecipa al presidio di lunedì 19 marzo davanti al Comune di Torino in occasione della votazione, a questo punto decisiva, riguardante la messa in moto dell'iter di candidatura per le Olimpiadi 2026.

La lettera di interesse va presentata entro il 31 marzo su mandato del Consiglio Comunale, per cui la combine Movimento 5 Stelle – Partito Democratico – Destre in Consiglio Metropolitano è servito a poco o nulla, se non a fornire un’altra arma politica a un Partito Democratico rigenerato dall’ assist a 5 Cerchi arrivato dalla forza responsabile di Governo a 5 Stelle.

È importante esserci per ricordare ai pentastellati con quali programmi e proclami sono arrivati all’ Amministrazione di questa città, e come quei principi di partecipazione trasparenza e dibattito cittadino siano in questi giorni oscurati da una gogna social dei dissidenti che somiglia più a un sogno distopico di Jacoboni che un confronto di idee democratico.

L’ ondata anti-candidatura avrà nel presidio di lunedì un appuntamento importante, per poi proseguire di pari passo con le tappe previste dal CIO, dovesse anche servire proporre un referendum anti-candidatura, che è poi quello che è successo nella maggior parte dei Paesi democratici nel recente passato (votando nei seggi eh, non sulla piattaforma Rousseau della Casaleggio Associati).
Nella corsa per le Olimpiadi Invernali 2022 infatti, cinque delle città candidate sono state costrette a ritirarsi in seguito a referendum cittadino, ovvero Oslo (Norvegia), Stoccolma (Svezia), Cracovia (Polonia), St. Moritz (Svizzera) e Monaco (Germania), lasciando nella contesa le sole Pechino (Cina) e Almaty (Kazakhistan), non proprio fulgidi esempi di democrazia e partecipazione.
Per le Olimpiadi estive 2024 stessa sorte è toccata a Boston e Amburgo, inchinatesi alla volontà popolare.

Ma perché tutti questi concittadini europei e non solo rifiutano il grande “sogno olimpico”? E “le ricadute economiche e turistiche”? E il “low cost” che il CIO ha buttato lì come nuova ideologia olimpica nel momento in cui si è accorto che nessuno ci vuole più cascare?

Basterebbe guardare alla lievitazione dei costi nella organizzazione delle Olimpiadi estive di Parigi 2024 per averne un’idea: più 600 milioni rispetto alle previsioni iniziali, e siamo solo a sei anni dall’evento. Quanto cresceranno ancora?
Questa tabella potrebbe aiutarci a capire quanto sia pretestuosa e sostanzialmente insostenibile l’idea low-cost:



(fonte: Journal of Economic Perspectives—Volume 30, Number 2—Spring 2016—Pages 201–218 - Going for the Gold: The Economics of the Olympics - Robert A. Baade and Victor A. Matheson)

Dal 1968 al 2012, ogni singolo evento olimpico è andato oltre I costi previsti, con una media del +150% rispetto al budget originale.  Per esempio per i giochi del 2012, Londra stimò nel 2005 un costo di 2,5 miliardi di sterline, cresciuti fino ai 9,3 miliardi di sterline finali. I budget iniziali? Tutta fuffa, alla quale però in pochi credono più. Capite ora perché il CIO ha bisogno di una nuova narrazione tossica e di nuovi adepti pronti a diffonderla come se fosse la Rivoluzione, mentre le Olimpiadi continuano a essere nient’altro che il trionfo del pensiero capitalista?

Ah, a proposito di narrazione e dati scientifici: ecco una succosa tabella che ci spiega con tre numeri lo spirito decoubertiniano del Comitato Olimpico. La ripartizione del gettito di entrata tra CIO e Paese ospitante sono un perfetto specchio del principio capitalistico delle spese pubbliche per profitto privato:





















(fonte: Journal of Economic Perspectives—Volume 30, Number 2—Spring 2016—Pages 201–218 - Going for the Gold: The Economics of the Olympics - Robert A. Baade and Victor A. Matheson)



Di fronte a questi dati (e ve ne sono molti altri anche a confutazione delle supposte ricadute turistiche che giustificherebbero una tale spesa pubblica e privata), ci chiediamo quale sia la logica sottesa a questa avventura olimpica da parte di un Movimento nato per sostenere i cittadini sul territorio che si opponevano ai mega-eventi che favoriscono le lobbies e penalizzano le fasce sociali più deboli. Siamo nella terra del TAV e dell’eredità olimpica del debito 2006 (“Colpa di Chiampa-Fassino!” ricordate?), che tanto dividendo elettorale ha portato alle 5 Stelle.

E ora che succede? Il Sistema Appendino ha sostituito il Sistema Torino? Da quale pulpito arriva l’input per una tale avventura suicida? Suonano stridenti le promesse di una “Olimpiade diversa” da parte dei nostri Amministratori, come se il mondo fosse popolato da una Kastah di stolti incapaci e legati alla mafia, tutti nello stesso calderone tranne loro, I GIUSTI che sanno come si fanno le cose e lo dimostreranno al mondo.

Di fronte a questa eresia, non ci resta che assolvere quel che è sempre stato il nostro ruolo: diffondere una informazione alternativa, e partecipare alle iniziative popolari e cittadine di partecipazione insieme ai “soliti” compagni di strada.

Ci vediamo lunedì pomeriggio alle 15,30 in Piazza Palazzo di Città: chissà che a qualcuno dei partecipanti al Consiglio in Sala Rossa non venga la nostalgia dei bei tempi andati e non esca fuori insieme a noi.

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