giovedì 12 marzo 2015

Tav, Tribunale Permanente e Partecipazione

Nella fiera delle vanità torinesi è tutto un gran via vai intorno alla parola "Partecipazione".
Ma che bello partecipare, ma che bello.
Totem inarrivabile, auspicio e speranza degli esclusi, prebenda mediatica da spendere nei casi di conflitto sociale, la "partecipazione" ha subito nel tempo un processo involutivo che manco i dinosauri hanno conosciuto.
Il suo significato è ormai più estinto del Triceratopo. 
Un vero peccato.
Ma nella vita c'è sempre un ma.
Ci sono le occasioni in cui i piantagrane come noi possono essere smentiti. 
E quindi noi siamo qua, in attesa di questo ceffone morale che ci meritiamo.
Sabato mattina si apriranno le porte del Tribunale Permanente dei Popoli, ex Tribunale Russel, che dovrà giudicare se i diritti dei cittadini della Val Susa siano stati rispettati relativamente all'annosa vicenda Tav.
Si tratta di un organismo sovranazionale, riconosciuto in tutto il mondo.
Il tribunale ha esaminato, tra gli altri, i casi di: Tibet, Sahara Occidentale, Argentina, Eritrea, Filippine, El Salvador, Afghanistan, Timor Est, Zaire, Guatemala, il Genocidio Armeno, l'intervento degli Stati Uniti nel Nicaragua, Amazzonia brasiliana. In alcuni casi (America centrale, Afghanistan, Pakistan ...), le commissioni di inchiesta hanno condotto indagini sul posto.
Il Tribunale Permanente dei Popoli può usare leggi internazionali sui diritti umani, o la Dichiarazione dei diritti dei popoli indigeni adottata dalle Nazioni Unite.
Ma la cosa bella è che coloro che verranno chiamati in causa dal TPP potranno partecipare al processo. La partecipazione è una cosa bella no? Quindi i vari Virano, Fassino, Chiamparino, Cota, Prodi, Berlusconi, Renzi, Lupi, Esposito avranno la possibilità di partecipare ad un processo dove espliciteranno bene, ma bene e una volta per tutte, come hanno fatto a coinvolgere le popolazioni locali nel processo partecipativo che ha portato alla decisione di realizzare il tunnel di base.
Potranno quindi esplicitare meglio concetti quali: ce lo chiede l’Europa, è strategica, è stata votata da cinque governi, saremmo tagliati fuori dai traffici globali, etc etc, abbiamo fatto l’Osservatorio.
Ma secondo noi a questo tavolo partecipativo, dove nessuno rischia nulla se non una figuraccia, non siederanno. Non parteciperanno, non cercheranno il dialogo. Al solito, faranno finta di nulla, i giornali sorvoleranno o diranno che Il TPP è una baraccone dei NoTav.
Se i sopracitati non parteciperanno dimostreranno, per l’ennesima volta, che amano partecipare  solo ai tavoli dove sanno di poter partecipare/comandare, dove sanno che le carte sono truccate: sceneggiate buone per sparate da giornale. La partecipazione vera, quella che prevede l’opzione ZERO in virtù del fatto che le istituzioni non sono padrone dei beni comuni, un concetto inarrivabile per buona parte degli amministratori torinesi e non, necessita di umiltà e capacità di ascolto. Non è un tavolo apparecchiato da cui far cadere qualche briciola.
Vedremo cosa accadrà. Questa mattina si è svolta a Torino la conferenza stampa del Controsservatorio Val Susa che ha annunciato l’apertura del “processo”, sabato mattina presso la Cavallerizza.
Livio Pepino,  presidente Controsservatorio Valsusa,  che sosterrà la parte dell’accusa, ha brevemente introdotto l’appuntamento con queste parole: “Verrà verificato  se nei processi decisionali e nella progettazione ci sia stata violazione dei diritti delle popolazione e una sostanziale mancanza di consultazione. Una tendenza che si sta verificando in altri territori d’Europa come Francia e Romania, dove sono in programma grandi opere pubbliche che vengono contestate dalla popolazione locale. Una tendenza che prima apparteneva a territori coloniali e post coloniali. Abbiamo deciso di rivolgerci al TPP perché gli organi istituzionali non ci hanno mai dato risposta.  Speriamo che possa essere un momento di confronto tra le parti, il movimento NoTav, i soggetti che propongo l’opera.”
Presenti pochissimi giornalisti, gli stessi che si buttano sempre capofitto nella pugnace scrittura quando viene rinvenuta una bottiglia di grappa lungo una ferrovia.

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