mercoledì 3 dicembre 2014

Un anno fa la rivolta dei forconi. Un anno passato senza fare nulla.

Il 5 dicembre è annunciata la manifestazione di quello che fu il "movimento dei forconi", ora denominato Coordinamento 9 dicembre.
Torino, con le sue istituzioni, i partiti e i movimenti, ha semplicemente rimosso l'accaduto e si troverà di nuovo impreparata a gestire un fenomeno sociale e culturale, qualunque sarà lo svolgersi della giornata di venerdì, oltretutto libera da altri impegni quali l'annunciato sciopero generale spostato poi al 12 dicembre. 
Maurizio Pagliassotti è tra i pochi ad aver fotografato limpidamente nel suo ultimo libro "Sistema Torino, Sistema Italia" quella parte di cittadinanza che prese possesso delle città piemontesi per più giorni, e lo fa attraverso un personaggio che incarna la rabbia delle periferie inascoltate e abbandonate alla deriva sociale, alle quali la politica dà nulla o poco più: il contentino delle linee notturne dei bus Nightbuster dirette allo sballo dei chupito in centro città, per esempio.
Personaggio che non completa di certo il ritratto di chi ha agito per le strade nelle giornate piemontesi, tra le più accese d'Italia, che arrivarono a un vero e proprio assedio a Pinerolo o al municipio di Nichelino, con tanto di lancio di una bomba carta. Anche se in quest'ultimo caso dobbiamo ricordare che erano i giorni delle elezioni della nuova amministrazione comunale e qualcuno avrà sfruttato l'occasione per calcare la mano per mero calcolo politico.
Ricordate? 
Ognuno rammenterà dove era in quel momento, chi bloccato in auto, in alcuni casi taglieggiato da ragazzi che si arrogavano di poter fare quello che volevano: avevano la città "in mano" come alcuni amici testimoni mi hanno poi raccontato. Chi aprendo comunque l'attività in contrasto al diktat imposto. Chi affiancando con entusiasmo la manifestazione, molti però abbandonandola preoccupati e spaventati vedendo il clima di tensione crescente, le braccia tese del saluto romano in piazza, i cori da stadio, lo sfogo di gesti vandalici che nulla avevano a che fare con le motivazioni della piazza.
Ricordate? Ricordate Torino che in questi anni ha visto cariche delle forze dell'ordine verso ogni manifestazione critica delle politiche per la città o dello scempio industriale o ambientale, ha visto cordoni antisommossa dividere la piazza del Primo Maggio degli ultimi due anni, in un clima di tensione proporzionale all'assenza di impegno politico a tutela della fascia più ampia della cittadinanza anzi tagliandone i servizi pubblici locali, svenduti al peggior offerente come sempre? Bene: quella Torino vide gli agenti in piazza togliersi il casco di fronte a cittadini veementi ma soprattutto a tifoserie e forze di estrema destra presenti in piazza Castello, coordinate e schierate per le vie del centro in maniera tale da far escludere la teoria della manifestazione spontanea.
Ricordate i giorni precedenti la manifestazione del 2013, quando tra i commercianti serpeggiava con il passa parola di chiudere perché se no ti avrebbero spaccato le vetrine e sfasciato il negozio, voce che si è mossa dalle periferie verso il centro con grande efficacia?
Ecco di tutto questo e molto altro ancora, nessuno pare abbia più ricordo: si è presa la pratica archiviandola, chiudendola a chiave poi gettata, e voltandole spalle e pagina.
Non una reazione politica, sociale o culturale che venisse pianificata nell'arco dell'anno dai referenti istituzionali territoriali per ascoltare quella cittadinanza. 
Nessun aggiornamento dell'agenda politica per rivedere le scelte e le determinazioni alla luce del nuovo contesto di una città depressa e sempre più disperata.
Nemmeno il mero calcolo politico ha suscitato un'azione, anche fosse puramente interessata al fine di evitare il tracollo dei votanti, come ad esempio il fenomeno di questi anni di quartieri operai storici passati dal voto a sinistra verso quello della Lega e ultimamente in ancor maggior sintonia con forze di estrema destra.
I cortei a Mirafiori di Forza Nuova di queste settimane hanno almeno trovato una reazione antifascista e contraria al tentativo di smuovere e condizionare una 'pancia' di popolo, da abbindolare per convincerlo che la causa dei problemi della quotidianità siano tutti concentrati nella presenza dell'insediamento rom nel quartiere, e non piuttosto nelle decisioni politiche locali, nazionali e sovranazionali che hanno devastato il tessuto imprenditoriale, industriale, sociale e culturale di Torino, così come del Paese. Un triplo carpiato ma ci stanno riuscendo.
Torino medaglia d'Oro per la guerra di Liberazione e per la Resistenza perde ogni prontezza di riflesso e senza capacità di reagire è in balìa degli eventi. 
L'assimilazione culturale di questi decenni ha fatto digerire letteralmente di tutto e di più e con la scusa del superamento delle ideologie si è abbattuta la capacità del cittadino di riconoscere come le politiche di devastazione siano in realtà in ultima essenza quelle iperliberiste, attuate in nome del profitto e dell'individualità. 
E se state notando che le amministrazioni cittadine di questi decenni sono state quelle governate dal cosiddetto centrosinistra avrete colto il passaggio più interessante, ovvero come siano dilagate le politiche di destra, conquistanti anche gli animi di una sinistra che nei fatti non c'è più.
E' difatti assente un soggetto compatto e libero dall'aver assimilato le teorie iperliberiste, quindi convinto della difesa dello Stato di Diritto ovvero della nostra Costituzione, convinto che sia realizzabile una società alternativa: quest'assenza completa il quadro con un ampio vuoto, non solo cittadino. 
Tutto cambia, ma per questo ora torniamo al punto più volte ripetuto fin qui: ricordate? 
D'altra parte erano proprio i futuristi a rinnegare il passato "sicuri della radiosa magnificenza del futuro": ecco il futuro è questo presente qui che stiamo vivendo. Che cosa ve ne pare? Un bilancio è possibile farlo finalmente o ancora dobbiamo credere a chi dice di aspettare per completare il proprio piano senza disturbo per il pilota? E se questo punta diritto a schiantarsi a terra perchè è l'unico con il paracadute in spalla che facciamo: lo lasciamo procedere? 
Il 5 dicembre ci sarà una manifestazione che ha avuto un precedente e che non va sottovalutato. Anche se  non accadesse poi nulla. 
Ma nessuno se ne è preoccupato e chi lo farà userà le leve populiste, discriminatorie e razziste per solleticare le pance di tutti, ma interessati poi a riempire unicamente le proprie.
Il passato rinnegato chiamato Storia ha già dimostrato come andremo a finire e la speranza che non andrà ad accadere nulla di grave deve essere riposta nel buon senso delle singole persone, che sempre dimostrano di essere migliori dei propri rappresentanti: sarà l'elemento che potrà fare la differenza e alla quale mi appello.
Andrea Sacco

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