mercoledì 13 febbraio 2019

ALTA PUBBLICITA’

La Torino Lione è inutile, controproducente, un investimento a perdere, un danno ambientale inopportuno. Nulla di nuovo quindi, nulla di nuovo e nulla di diverso da quanto il movimento No Tav afferma da decenni. La vera domanda che oggi dobbiamo assolutamente porci è: basterà questo studio a dar sostanza all’endorsment del movimento cinque stelle circa l’opposizione a questa grande opera pubblica?
Di per sè l’analisi costi benefici non cambia la realtà: il cantiere esiste, l’area è sempre militarizzata, lo stato di diritto in quella zona del Piemonte rimane compromesso ed è di nebbiosa interpretazione. Si sprecano sui social manifestazioni di giubilo, comparsate tv per prendersi meriti e mantenere consensi, dopo la batosta presa in Abruzzo dove, un anno di politica illusoria e di ultradestra ha portato ad una liquefazione dell’elettorato, colato via come un ghiacciolo dimenticato al sole. Il movimento No Tav e la l'opposizione alla Tav sono sfruttati a fini politici sia a Roma che a Torino. Giusto lunedì la Sindaca, assente non giustificata l’8 dicembre e durante le votazioni in consiglio riguardo l’opera,offriva giudizi in merito alla coscienza notav (per non parlare di quella antifascista ed antirazzista ??!!) dei presenti al corteo cittadino pro Asilo.
L’analisi costi benefici ha un valore strategico e strumentale, è stata sacrificata sul terzo valico e forse lo sarà anche sulla Torino Lione, non è un valore politico personale quello che muove l'interesse del movimento cinque stelle, le parole di Di Maio circa la "trattativa sulle grandi opere" con Salvini sono eloquenti in tal senso. Se non fosse vero, si dovrebbe passare dalle parole ai fatti, senza continuare a lasciare il cerino dell' opposizione concreta all’opera ai movimenti territoriali e popolari del torinese (e non solo) . Movimenti sempre più esposti giuridicamente e nell'occhio del ciclone della repressione del dissenso, accerchiati tra madamine, giornali, politica, industria e sindacati. Al centro, oltretutto, del mirino del nuovo asse pentaleghista Salvini-Appendino, sempre più affiatato, tra voglie di olii, di ricino ed extravergine IGP.
I due piani di opposizione, come ci insegna l'esempio valsusino, possono e devono coesistere, ma ognuno faccia in fretta la sua parte, anche perchè il cantiere tutt'ora è funzionante, si faccia come con il commissariato di governo, si chiuda tutto e si ripristini la tanto cara "normalità" nell'area di Chiomonte. 
Lo sbandierare un’appartenenza vale molto di più in termini elettorali che non forzare un’alleanza, anche perché, visti i sondaggi, in molti perderebbero irrimediabilmente la carica faticosamente ottenuta a colpi di meme e grandi promesse di cambiamento.
Il cantiere va chiuso politicamente, lo si deve ai valsusini, lo si deve agli attivisti, lo si deve agli elettori ed a tutti coloro che stanno vivendo nel nostro Paese. 
Si è già ampiamente compreso come valori profondi, nati dall'opposizione all'opera, quali il rispetto dell'ambiente e delle volontà popolari e territoriali, non siano permeate dentro chi si riempie la bocca di contrarietà alla grande opera valsusina, gli esempi del terzo valico, della Tap e dell'Ilva di Taranto sono sotto gli occhi di tutti.

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