giovedì 14 aprile 2016

GOZZI, IL PD E LO STORPIO: LE DIMISSIONI SELETTIVE

Ormai l’antefatto della vicenda lo conoscete tutti: non è diventato proprio un fatto di cronaca nazionale, ma ormai i social veicolano informazioni più velocemente di qualsiasi mass media tradizionale (che piaccia o meno). Un rappresentante torinese del PD in piena estasi da campagna elettorale decide di entrare a gamba tesa nella contesa savonese, andando ad apostrofare come “storpio” un contendente politico su sedia a rotelle. Sì, storpio. Non lo sapevate? Sì sì ha detto “storpio”, e poco dopo ha anche detto di essere di sinistra. E progressista, e di grande apertura civile, cosa che si denota spesso dalla sua attività su Facebook (abbiamo sottolineato nel nostro precedente post come abbia definito la Chiesa Ortodossa un ente “che distribuisce sacramenti a cazzo di cane”).
Torniamo alla cronaca recente: seguono le scuse miserevoli dalla sua pagina Facebook, cospargendosi il capo di cenere in maniera quasi stucchevole; nel frattempo, in una mondatura della coscienza da terzo millennio, si cambiano le immagini di profilo e di copertina del proprio account personale e tutto può ripartire da zero. Le alte cariche cittadine e regionali del PD prendono, ovviamente e giustamente, le distanze dalla vicenda,con il Sindaco Fassino che arriva a definire tali dichiarazioni come “da respingere e censurare con il massimo di severità”, e lasciano al responsabile le scelte conseguenti da assumere. Tutto ciò non basta, quindi parte la lettera strappa-lacrime di Gozzi al segretario, in cui annuncia le sue dimissioni. Dimissioni da qualsiasi incarico ovviamente.
Ah no, scusate, accà nesciuno è fess’: il Nostro si dimette dal Circolo del PD ma mantiene le cariche come responsabile della Sanità per il partito e in Federsanità Anci per il Nord Ovest. Forse le uniche che avrebbe dovuto abbandonare data la sua uscita denigratoria sulla condizione di salute di un essere umano.
Questa è nuova, segnatevela: le “dimissioni selettive”. Quando uno ha la fortuna di collezionare nomine ed incarichi, può permettersi di sfogliarli come le margherite e decidere quale abbandonare. Ogni cazzata che scrivo, una dimissione da un incarico.
“Segrataria, quanti incarichi istituzionali ho ancora?”
“Presidente, ne ha ancora cinque.”
“Caspita, un bel bonus! Vado a sfogarmi ancora un po’ su Facebook allora.”
Si ride per non piangere, signori. E se invece volete ancora piangere, fatevi un giro a vedere i commenti dei militanti di un Partito che fu di sinistra che si strappano le vesti in difesa del loro paladino della giustizia sociale. Noi non abbiamo la scorza abbastanza dura per farlo.

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