martedì 19 aprile 2016

COME STANNO LE PERIFERIE TORINESI? INTERVISTA A VINCENZO CHIEPPA, CAPOLISTA PARTITO COMUNISTA (PC)

Secondo i dati del Rapporto Rota 2014, la speranza di vita nelle periferie torinesi si sta accorciando. Si vive meno, e male, a pochi passi dal centro invaso da turisti e grandi eventi: come è stato possibile? E cosa proponete per invertire la tendenza?
L'accorciamento della speranza di vita è una diretta conseguenza del drammatico impoverimento che ha colpito le classi popolari e dunque in particolare chi vive nelle periferia della nostra città.
Le diseguaglianze hanno ormai raggiunto livelli scandalosi con una concentrazione della ricchezza in strati sempre più esigui di popolazione. A fronte di queste dinamiche anche una amministrazione locale dovrebbe porre al primo posto della sua agenda la lotta alla povertà, al contrario si è prediletta una azione di pura immagine che vede nei grandi eventi la massima espressione di questo orientamento.

Incrociando i dati dell’Osservatorio Caritas 2015 con il Rapporto Rota, emerge l’immagine di una periferia in cui i servizi pubblici diminuiscono, gli utenti dei servizi sociali aumentano e la scuola riproduce fedelmente le differenze di classe. Quali risposte intendete mettere in atto? Tra un modello di regime urbano pro-welfare ed uno neo-liberista, quale pensate di adottare per il futuro?
E' necessario ed urgente mutare radicalmente l'attuale politica neo liberista riportando le persone e non come è ora gli interessi economici dei poteri forti, al centro delle scelte dell'Amministrazione Comunale. Reperire risorse attraverso la rottura del patto di stabilità per investire massicciamente in welfare e sostegno all'occupazione.

Gli stranieri residenti in città sono concentrati in poche zone della periferia (soprattutto Borgata Monterosa, Aurora, Borgo Dora e Corso Vercelli) e sono colpiti dalla crisi e dal disagio della povertà in maniera drasticamente più forte. Quali politiche intendete attivare sul territorio per favorire una integrazione economica e sociale reale dei nuovi arrivati?
Il problema è senza dubbio complesso e va affrontato su una molteplicità di piani.
Insieme ai necessari interventi su progetti mirati all'integrazione, va messa in campo una forte azione di tutte le istituzioni, in primo luogo di quella comunale, affinché gli stranieri residenti nella nostra città non risultino una facile preda per lo sfruttamento di cosiddetti imprenditori che facilmente sfruttano a loro vantaggio la disperazione di quei soggetti, costringendoli a lavorare con salari che sfiorano la vera e propria schiavitù.
Stranieri che godono pienamente dei diritti di cittadinanza sono anche la miglior tutela per i cittadini italiani di non vedere usare gli immigrati e la loro disperazione per attaccare i livelli salariali e di diritti di tutti.

Si parla spesso di rinascita, anche culturale, delle periferie: che cosa fareste voi “lontano dal centro” in questo weekend? Casa del quartiere, centro commerciale aperto la domenica o Yoga al Museo Ettore Fico?
Sicuramente non passerei la domenica in uno dei grandi centri commerciali che fanno bella mostra di sé soprattutto nelle periferie e che io trovo luoghi francamente alienanti.
Più seriamente, bisogna sconfiggere l'imperante visione elitaria della cultura di questa Amministrazione, portare concerti,teatro, attività culturali, anche i grandi nomi della cultura in periferia, nelle zone più problematiche della città e rendere accessibile a tutti la fruizione di momenti culturali di qualità. 

Torino è la città con record di sfratti (in stragrande maggioranza per morosità) ed alto numero di case sfitte. Il movimento per l’ abitare è “tragicamente forte” in città: a Barcellona Ada Colau è diventata Sindaca partendo da quell’esperienza, a Torino come penserete di relazionarvi con chi si occupa attivamente di disagio abitativo?
Aprire una seria stagione di lavoro sul tema dell'emergenza casa da subito, coinvolgendo soggetti istituzionali, associazioni e gruppi attivi in questo ambito. Lo scandalo per cui a fronte di una grave emergenza abitativa vi siano migliaia di alloggi non utilizzati deve finire anche attraverso azioni forti delle istituzioni ad esempio attuando un piano di requisizione a fini sociali dei grandi patrimoni immobiliari presenti in città. In questo caso il bene pubblico è senz'altro prioritario rispetto agli interessi economici dei grandi proprietari di alloggi della nostra città.

L’esperienza dei forconi è stata una delle manifestazioni più potenti del disagio delle periferie pronte ad esplodere. Come valuta quell’ esperienza di popolo che ha messo a soqquadro la città per qualche giorno?
Non posso esprimere un giudizio positivo di quell'esperienza, che seppure era nata su una comprensibile esasperazione di molti cittadini, aveva adottato forme di lotta e parole d'ordine che non condivido affatto.
Pur evitando generalizzazioni sempre sbagliate, quel movimento era politicamente orientato a destra. La storia ci insegna che rivolte di quel genere risultano negli esiti finali causa di svolte autoritarie e di riduzione ulteriore degli spazi di democrazia e di libertà. Insomma mi è parso da subito manipolato e eterodiretto da parte di chi ha cercato di cavalcare una comprensibile rabbia di molti cittadini.

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