giovedì 14 maggio 2015

Via Asti, l'inizio della rottura tra Pd e Sel? Intervista a Michele Curto


L’occupazione di Via Asti incontra encomi universali. Ma, come molti sanno, dietro le dichiarazioni ufficiali si celano profondi dubbi in vaste parti dell’opinione pubblica della città. In calce all’appello mancano firme pesanti di sinistra: evitiamo i nomi ma tutti sappiamo di chi si parla.
E non perché, come Curto retoricamente suggerisce “chi critica è di destra”. Semplicemente perché tutti conoscono il ruolo di Terra del Fuoco nelle gare di appalto e nelle assegnazioni dirette di questa città.
Ne abbiamo parlato direttamente con Michele Curto.
Giudicate voi. (S.T.)


Via Asti porta alla rottura tra PD e SEL per il 2016?
L’arrivo della primavera ha il profumo inebriante dello scorrazzare per le strade della collina a bordo della mia splendida Vespa old style rosso fiammante. Destinazione di stasera la caserma occupata di Via Asti, per cui il sottofondo combat rock nelle orecchie è d’obbligo, giusto per immedesimarsi ancor di più nel protagonista adolescenziale di Jack Frusciante è uscito dal gruppo. Appeso al balcone di questa ex sede dello sterminio c'è un grande striscione. Segni di militanza e ribellione. Poi ti togli il casco, spegni la musica, e ti accorgi che l’immaginario stereotipato anni 90 (gli stessi nei quali lessi il famoso libro di Enrico Brizzi) qui dentro è un po’ (tanto) sfumato.

Provo a rimanere nel personaggio, passeggio per i “resti” di questo luogo storico, seguo la freccia “memoriale” finché non arrivo al cospetto della Storia: il muro delle fucilazioni fasciste, ove persero la vita parecchi partigiani, coloro che per la libertà lottarono veramente e totalmente. Banale forse, un po’ meno quel brivido freddo che ti corre lungo la schiena, che ha l’olezzo di morte, bruciato e piscio, quella sinestesia di odori ed immagini di guerra resistente che mi balenano in testa in questi pochi stordenti secondi. Questo ha forse poco (o nulla a seconda dei punti di vista) a che fare con quanto succede oggi qui in Via Asti e altrove, ma è stato un pezzo della visita che mi permetto di suggerirvi, a prescindere. Nel corso del dibattito aperto si è parlato anche di Memoria e di presunto utilizzo di essa: difficile dire chi possa veramente permettersi il recupero storico di quei valori e della “pratica partigiana”. Parole altisonanti che rimbombano nella mia testa in attesa dell’inizio dell’Assemblea pubblica.

INCONTRO COMITATO VIA ASTI-SINDACO FASSINO: COME E’ ANDATA?
L’Assemblea inizia con Oliviero Alotto, Presidente di “Terra del Fuoco”, che descrive l’incontro delle ore 18 in Comune con Fassino: è andato bene, così bene che il Sindaco si è dimostrato disponibile e privo di contrarietà nei confronti dei progetti presentati dal “Comitato Via Asti”. Progetti come l’ aula studi, la mensa sociale pomeridiana ed il contrasto al disagio abitativo. La risposta più importante del primo cittadino nonché Presidente dell’ANCI (Associazione Nazionale dei Comuni) e quindi membro della Cassa Deposito Prestiti (la CDP è attualmente proprietaria dell’immobile) è stata dimostrarsi disponibile alla creazione di un Tavolo di confronto che metta insieme Comitato degli occupanti, Comune di Torino e CDP. La (anomala a detta di tutti) benevolenza dell’interlocutore (siamo sicuri che sia veramente lui?, N.d.A) e soprattutto il cambio di atteggiamento dopo le dure dichiarazioni inziali e le minacce, si è concretizzata con la volontà di Fassino di “fare un giro” in Via Asti come segno di riconoscimento del soggetto come entità con cui discutere, dopo che aveva declinato il primo invito rivolto via video dai ragazzi di Terra del Fuoco e dal partigiano Segre. Secondo gli occupanti le parole andranno verificate con i fatti, e si potrà capire se non è gioco delle parti solo dopo l'incontro con Cassa Depositi e Prestiti.
A seguire, l’intervento di una rappresentante CISL (ammetto il mio personale imbarazzo nel sentire questa sigla affiancata ad una occupazione cittadina, ma sono sicuro di non essere l’unico interdetto), presente all’incontro col Sindaco, che ha voluto sottolineare la primazìa del “disagio abitativo” come punto essenziale da affrontare (in contro-tendenza a social housing e residenze universitarie previste ivi dal Comune). Insomma, un clima disteso e sostanzialmente unanime tra rappresentanti politici, sindacali e sociali (tanta CGIL e FIOM, ANPI, associazioni torinesi, oltre ai molti ragazzi di Terra del Fuoco e del Treno della Memoria e del quartiere), spezzato da un intervento “di rottura” che, per dirla in breve, ha accusato l’occupazione di avere “odore di borghese”(*) e una vicinanza sospetta con l’establishment dei corpi intermedi (questioni che affrontiamo nella intervista a Curto qui di seguito): la provocazione non viene colta (e per me in versione blogger d’assalto è un peccato) se non da alcuni giovani occupanti che intervengono per esprimere la loro genuinità (il cui anagramma per alcuni malpensanti è “ingenuità”) e rimandare al mittente le accuse.
Da segnalare l’endorsment di Rifondazione Comunista, che nella veste del Segretario Provinciale Locatelli ha sottolineato la necessità del dialogo con tutte le realtà che fanno azioni concrete sul territorio. Ed è proprio il contenuto sociale ad esser stato messo in risalto negli interventi successivi, nei quali si sono ribaditi i concetti di “mensa liberata” (probabile inaugurazione il 20 maggio per chi fosse interessato), di comunità aperta al quartiere ed alla città, e di “chiamata pubblica” alle associazioni che vogliono parteciparvi.
Ai dubbi e perplessità che mi sono sopraggiunti nel corso di questo dibattito ha risposto Michele Curto, Consigliere Comunale di SEL e “rappresentante storico” dell’Associazione Terra del Fuoco in una intervista a fine assemblea che pubblichiamo qui di seguito.


BOTTA A RISPOSTA CON MICHELE CURTO

1)    Appreso dall’Assemblea l’andamento generale dell’incontro con Fassino, proviamo ad entrare nel merito di alcune questioni specifiche: Via Asti è al momento proprietà privata della "Cassa Depositi e Prestiti" S.p.A. . Come pensate e proponete che venga restituita al pubblico?
Il tema al centro del dibattito non è solo pubblico/privato, dato che Demanio e CDP sono enti di diritto pubblico, con la differenza che la CDP è un soggetto remunerativo: ha bisogno di “incassare”, e questo ci pone anche la problematica “tempo”. Dovremo essere veloci e fare proposte concrete per evitare il “rischio Cavallerizza”, ove l’occupazione è arrivata dopo sette anni di cartolarizzazione “da scomputare”, cioè ci sono gli oneri finanziari generati dai prestiti bancari da remunerare. Via Asti è forse situazione ancora più complessa perché è uno spazio di difficile utilizzo e destinazione, anche per la stessa Cassa Depositi e Prestiti, con il mercato immobiliare fermo l'operazione di vendita dal Demanio alla CDP assomiglia più ad un’operazione di maquillage finanziario che alla valorizzazione immobiliare, rischiando di condannare la caserma ad altri anni di abbandono. La nostra richiesta è quella di dare un “alto contenuto pubblico” alla ex caserma in qualsiasi ipotesi di trasformazione futura e di poterla utilizzare da subito per le esigenze sociali della città riaprendola e rendendola visitabile e fruibile.

2)    Domanda provocatoria: non è giunto il momento di decidere da che parte stare? Pensi che i cittadini e prossimi votanti per Comune/Sindaco premieranno questa scelta di occupare caserma e sedia in Consiglio?
Ho passato quattro anni a sentirmi dire da qualcuno che da un lato non ero abbastanza efficace, dall’altro che non ero abbastanza “radicale”, frutto di rapporti di forza che sono quelli che sono (2 su 40) e di un quadro politico nazionale mutato, si pensi all'involuzione del PD. Il punto focale di oggi è la “radicalizzazione sociale” e le sue pratiche dalla quale discende quella politica: esempio lampante ne è proprio questa vicenda. È dal 2012 che parlo di demanio militare a scopo abitativo: quando vedi che, nonostante tu sia riuscito a far approvare atti da te proposti dal consiglio comunale, nulla succede e questi rimangono lettera morta, allora diventa naturale andare alla ricerca di altre vie; l’occupazione di questi giorni rappresenta a livello personale la volontà di costruire un’altra scena, di pratica sociale diversa da quella squisitamente politica e dalla rappresentanza fine a se stessa. Altra cosa è la valutazione politica: siamo partiti nel 2011 entrando nella Giunta di centro-sinistra con l’obiettivo di allora di sconfiggere Berlusconi e cambiare l'Italia dalle città. Di fronte ad un panorama nazionale completamente cambiato, SEL oggi sta all’opposizione di Renzi è necessario valutare presto se seguire la stessa strada anche a livello locale come conseguenza del cambio di prospettive.

3)    Il "Regolamento  del  registro  delle  associazioni"  della  Città  di Torino  cita:  "Qualsiasi associazione,  anche  se  priva  di  personalità  giuridica,  ha  diritto all'iscrizione nel Registro, purché non abbia scopo di lucro ed i fini perseguiti e le attività svolte siano conformi alla Costituzione ed alle Leggi.". Come si concilia il finanziamento a Terra del Fuoco con l’occupazione odierna?
Il tema è divertente perché è paradossale come certi temi usati dalla propaganda di estrema destra (Marrone e leghisti assortiti) vengano recuperati a sinistra e utilizzati da una parte del Pd (vedi odg approvato dalla circoscrizione 8). Terra del Fuoco è da sempre la mia comunità di riferimento, a cui non cesso di appartenere seppur senza nessun ruolo, trovavo sbagliato fingere che su una azione sociale e politica fossimo cose diverse, trovo legittimo e doveroso metterci la faccia e sbagliato regalare una piccola ipocrisia, quando ce ne una grande da stanare: come quella di Fassino contemporaneamente Sindaco di Torino e membro della Cassa Depositi e Prestiti, cioè istituzione Comune interessata alla conservazione ed utilizzo di via Asti ed acquirente con il compito di svolgere una valorizzazione immobiliare. Se una associazione mette a rischio i finanziamenti per perseguire alcune pratiche sta dimostrando indipendenza ed autonomia dalle istituzioni, le organizzazioni sociali che compongono il comitato di via Asti, stanno con uno scatto di reni provando a disegnare un percorso autonomo e libero, finalizzato a contrastare la “destrutturatore della società” e chi la persegue come Renzi. Noi vogliamo e ricerchiamo aggregazione sociale, che è l’esatto contrario di quanto sta facendo il nostro Governo Nazionale.

4)    La vulgata dei quotidiani mainstream sembra voler distinguere tra “occupazioni buone” e “occupazioni cattive”. Per chi come te si è speso a favore di occupazioni come Cavallerizza ed è vicinissimo alle tematiche sui migranti dell’ex-MOI, non è imbarazzante ritrovarsi come “protagonista involontario” di questa cesura netta tra le diverse esperienze sociali presenti oggi in città?
Questa distinzione è puro artifizio giornalistico. Il fatto che “soggetti nuovi” ed anomali seguano la via dell’occupazione non fa che rendere ancora più valide le esperienze simili pre-esistenti, con le quali noi dialoghiamo attivamente. Il vero problema consiste nel non farsi dividere al nostro interno: è vero che questa è una occupazione meno conflittuale ma noi di qua non ci siamo mossi, anche davanti alle minacce, non siamo dei duri ma siamo certamente dei fermi, nonostante la macchina di Sicuritalia giri costantemente qua dentro. Rifiutiamo l’etichetta di occupazione buonista perché qui facciamo attività sociale quotidiana e proviamo ad instillare il dubbio nel cittadino. Respingo in modo forte e chiaro la distinzione buoni/cattivi, così come non credo che sia da rifiutare il forte sostegno istituzionale ma anzi da utilizzarlo in diverse forme. Mi trova per esempio molto d’accordo l’articolo di Livio Pepino su Il manifesto che avvicina le esperienze di Via Asti e di Assemblea Cavallerizza, mettendole su uno stesso piano di importanza e legittimità. 

5)    Gestione privata e privatistica della intera caserma di Via Asti, con un piccolo spazio (o “riserva indiana”) destinata alle funzioni sociali a gestione Terra del Fuoco. Cosa mi risponderesti?
E’ un legittimo dubbio già superato dai fatti nel momento in cui si è creato un Comitato che vede al suo interno una composizione composita che va dai Sindacati alle associazioni ambientaliste, dall’ARCIGAY a chi si occupa di disagio abitativo. Nei primi dieci giorni poteva sembrare una “occupazione di rappresentanza” per guadagnarsi uno spazio, ma ora è evidente la nascita di un qualcosa di composito e più complesso: il punto è aprire via Asti alla città e farne una leva di pratiche sociali, conservandone la memoria storica e attualizzandola, non ritagliare la riserva indiana di qualcuno.

6)    Stessa domanda finale che posi in relazione alla Cavallerizza: chiudi gli occhi ed immaginati la caserma di Via Asti nel futuro, diciamo tra 5 anni. Che tipo di proprietà ci sarà e come verrà gestita?
La proprietà sarà CDP e già sarebbe un bel risultato perché significa che non è stata rivenduta a terzi, ma anzi che la CDP avrebbe finalmente svolto la propria funzione pubblica. 
Mi immagino una zona riservata alla Memoria, la presenza di visite guidate interattive, come dice Bruno Segre una depandance del Museo della Resistenza (come discusso per tutti gli anni 90), spazi per gli importantissimi archivi della Resistenza e degli istituti storici, una vasta aula studio affiancata da residenze universitarie, uno spazio per il disagio abitativo ed una parte riservata alle associazioni, grandi e piccole, alla ricerca di un luogo ove esprimersi ed operare liberamente. Questa è la mia visione della Via Asti del futuro, ed è un progetto secondo me ampiamente fattibile.
Paolo Tex


(*) Ringrazio la mia compagna Paola per la citazione colta presa da un film francese



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2 commenti:

  1. 1) vediamo come e se si rientrera' nella legalita'. La sidacalista CISL in assemblea ha detto che e' stato detto a Fassino che la volonta' e' quello di fare tutto nella legalita'...come? concessione uso gratuito senza bando? politicamente la questione cambia..quale e' l'obiettivio primario? entare nella legalita' e dopo agire o si agisce ugualmente?vedremo..2) le risposte sinceramente sono state imbarazzanti. Alla maggior parte si e' deciso di non rispondere (sopratutto alle prime 2), buffo il riferimento a Livio Pepino..e' ovvio che si e' daccordo fa parte del comitato di via asti!! sull'eterna diatriba partito di governo o di opposizione si rimanda a cosa?..cosa deve ancora succedere?...sulle doppie casacche invece di combatterle si usano quelle di Fassino per giustificarle.. 3) Perche' la corsa a mettere la x su questa azione da parte di soggetti (FIOM, CGIL, ARCI,ANPI, Gruppo Abele, etc etc) che non solo non hanno mai praticato questa forma di protesta anzi, ma questi si sono mostrati insensibili se non ostili a quei movimenti che hanno ad esempio messo i risalto il disagio abitativo a Torino in questo periodo? L'occupazione del ex-moi ad esempio e/ meno nobile?..puzza? non e' degna di simili attenzion (attualmente ci sono 750 persone che vi abitano)i?..lo stesso si potrebbe dire della cavallerizza...Per quanto mi riguarda resto alla finestra, (per le contraddizioni espresse sopra e ce ne sarebbero altre..istituzioni che prendono finaziamenti pubblici, persone che governano il pubblico di questa citta' stando al governo in maggioranza, persone che ricevono stipendi pubblici perche' ricoprono incarichi pubblici...). La cosa non mi appassiona (dimenticavo...patetico l'intervento di Locatelli..mi spiace..) e valuteremo se questa e' un'operazione personale, partitica o collettiva....PS: mi sembra una lotta interna al Sistema Torino....

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  2. In Via Asti stiamo costruendo un luogo di socialità diffusa, dove costruire nuove pratiche sociali. Dalla mensa all'aula studi. In Via Asti si è costituito un comitato vero, di persone e associazioni che si sono rimboccate le maniche e hanno iniziato a lavorare, non solo la firma di un appello ma un luogo di discussione e di lavoro. Terra del Fuoco ha aperto la strada, ha avuto l'idea ha animato il luogo ma ora quel posto è di chi lo vive ogni giorno, di chi non è interessato a polemiche di chi ha voglia di cambiare qualcosa, poco, pochissimo niente? I bilanci si fanno in fondo. A proposito di bilanci: Terra del Fuoco gli unici contributi "discrezionali" di Terra del Fuoco sono quelli al Treno della memoria. Contributi per altro in drammatico calo costante dal 2011 ad oggi. Fino ad arrivare a 0 euro dalla regione e 3 mila euro dal comune, che abbiamo deciso di rifiutare perché non lo ritenevamo dignitoso. Più i contributi delle singole circoscrizioni, pensate che dall'occupazione di Via Asti già due circoscrizioni hanno deciso di non sostenere più il progetto. Tutto il resto è frutto di gare e procedure pubbliche (bandi o appalti). Di fatto oggi il "Treno della Memoria e Terra del Fuoco, sarebbero morti se vivessero dei contributi degli enti torinesi e piemontesi. . Insomma i fondi discrezionali di Comune e Regione (x altro in mano a 2 assessori di Sel con staffisti di Sel se vuoi) sono stati azzerati. Nel 2011 il contributo della regione era di oltre 100 mila euro. Io comune 13 mila. (Sempre più le circoscrizioni)
    Magari si riferisce proprio a quelle aree di sinistra? Forse è arrivato il momento di chiedergli perché hanno azzerato il Treno della Memoria? No Sistema Torino?? Onestamente preferiremmo essere giudicati per quello che facciamo.



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