giovedì 6 marzo 2025

IL MODELLO MILANO INVADE TORINO: ASSESSORE MAZZOLENI PLURI-INDAGATO

 “Ammetta, la cucina è più di un sogno” 

Questa è stata la prima domanda al vetriolo fatta all’ Assessore Mazzoleni nell’ultima intervista al Corriere

Il nostro referente politico cittadino per le trasformazioni urbane (in quel momento con tre indagini pendenti a suo carico) è stato interpellato una settimana fa per una questione particolarmente impellente per il nostro mainstream: la pubblicazione del suo primo libro di ricette!

Pane per i denti di Foodification, ben venga, ma le ulteriori news delle ultime 48 ore ci riferiscono di mancanze ben più gravi dell’ autenticità della ricetta del vitello tonnato dell’ Assessore (altro vulnus dibattuto sul Corriere): scopriamo stamane che l’ Assessore all’ Urbanistica della Città di Torino Mazzoleni é indagato per il progetto Twin Palace di Lambrate con l'accusa di falso, lottizzazione abusiva e abuso edilizio.

Ieri però è stata Milano al centro di tutte le cronache nazionali per un fatto particolarmente grave: è arrivato infatti il primo arresto nell’ambito delle plurime indagini relative agli appalti di costruzione di nuovi grattacieli, attività commerciali e terziarie, e via cementificando.

Si tratta di quella onda processuale che gli stessi protagonisti stavano aspettando: per questo motivo avevano proposto e  promosso il cosiddetto “Decreto Salva Milano” che facesse contemporaneamente da sanatoria del passato e apripista per il futuro.

Immaginiamo a questo punto un Sindaco Lo Russo imbufalito, imprecare dallo Studio Ovale di Piazza Palazzo di Città: "Si parla sempre e solo di Milano, così ci rimette il city branding di Torino!!"

Per fortuna ci ha pensato il collezionista di figurine giudiziarie a riequilibrare l'antica disfida: la quarta indagine a carico di Mazzoleni proviene direttamente dalla più pesante delle inchieste milanesi in corso, ovvero quella che ieri ha mandato Giovanni Oggioni, architetto ed ex direttore dello Sportello unico edilizia del Comune di Milano, agli arresti domiciliari per corruzione, frode processuale, depistaggio e falso.

É quello che Barbacetto nel suo ultimo libro ha definito "il nuovo Rito Ambrosiano” urbanistico, ovvero un modello a sé stante di fare riqualificazione urbana:

E oggi? La città (Milano,ndr) continua la sua orgogliosa storia di diversità dal resto del mondo che si ostina a imporre regole. Le aggira, ma con eleganza. Ha un suo stile, niente a che vedere con rozze storie di mani sulla città o aspre vicende da sacco di Palermo... Qui il sacco è griffato, le mani sono fresche di manicure. Il marketing abbellisce i fatti, lo storytelling li nobilita. A Milano riempire i vuoti cementificando ogni spazio residuo di una delle città più inquinate d’Europa e sostituire vecchi magazzini o palazzine malandate con una bella torre residenziale di lusso grande sette volte ciò che c’era prima si chiama «rigenerazione urbana». Suona meglio. Profuma di nuovo, di pulito. A Milano i palazzinari si chiamano sviluppatori e, intervistati, dicono che fanno il bene della città perché abbattono il brutto e costruiscono il bello. Per quale motivo opporsi a questa onda meravigliosa?

Difficile non riconoscersi tanto nell' ironia dell’ autore quanto nel vedere Torino in questa descrizione. 

E allora, abbandonando il Modello Milano e restando sul Sistema Torino, ora che succederà? 

Questa Giunta e questo Assessore all’ Urbanistica cadono in un momento storico importante:siamo all’interno del percorso di scrittura del nuovo piano regolatore (molto contestato dai comitati torinesi che si occupano di territorio a causa della mancanza di indicazioni su quali siano le intenzioni della città), stanno piovendo soldi dal Pnrr e da altri progetti europei che permettono di intervenire massicciamente sulla fisionomia sabauda.

Difficile non citare il Parco del Meisino, l’ Ospedale Maria Vittoria alla Pellerina, la “rinascita” di Barriera (cosa ne sarà dell’ area ex Gondrand?) e Aurora “nel cuore del cambiamento” con un nuovo progetto da 25 milioni lanciato giusto ieri, e mille altri che stiamo dimenticando.

La questione qui è politica: cosa pensa di fare la maggioranza Lo Russo di fronte alla quarta indagine a carico dell’ Assessore all’ Urbanistica Mazzoleni? 

Oltretutto sono tutti processi legati alla sua attività di architetto, e quindi di conseguenza alle funzioni che sta ivi svolgendo. 

Lungi da noi diventare giustizialisti, e ricordiamo bene quanto il tintinnar di manette abbia fatto male alla sinistra che ricercava la scorciatoia giudiziaria come risposta all’ assenza di una alternativa politica. 

Al momento, non si ravvede all’orizzonte nessuna richiesta delle minoranze di discutere le dimissioni dell’Assessore in questione: certo, direte voi, difficile che la maggioranza di centro-sinistra (neanche AVS?) possa muovere un dito contro il suo Assessore, e difficile nel contempo che possa farlo la stessa destra che stava portando avanti il Salva-Milano in Parlamento. Ma a questo punto ci chiediamo: qual è la funzione dell'organo di controllo e indirizzo del Comune, completamente annullata dalla volontà politica tanto della maggioranza che della minoranza (M5S escluso)?

Qui si tratta di opportuni
tà politica, di sgomberare il campo da qualsiasi dubbio o malinteso, di non affidarsi comodamente ai tempi lunghi ahinoi dei processi italiani (ve ne sono altri pare in corso a carico di esponenti della maggioranza): il Sindaco Lo Russo faccia uno scatto di autorevolezza politica, superi nella curva più pericolosa il suo collega PD Sala, e chieda a Mazzoleni un passo indietro finché non avrà dimostrato tutta la sua innocenza. 

Nel frattempo sarebbe una bella ventata di aria fresca sabauda affidare la trasformazione della città a un esperto urbanista locale, che conosca e abbia a cuore il destino di questa sempre più sventurata città.


mercoledì 11 dicembre 2024

STOP AL TODAYS ALLA CONFLUENZA - STOP AL PUMPTRACK AL MEISINO: SI PUÒ FARE!

C'è da strabuzzarsi gli occhi nel leggere le news che provengono da La Stampa di oggi: gli Assessori Tresso (Ambiente) e Carretta (Grandi Eventi) hanno annunciato che non verranno più organizzati "eventi d'impatto" nei parchi protetti dalla rete Natura Duemila, che tradotto significa “NO TODAYS AL PARCO DELLA CONFLUENZA”, esattamente come il nome del comitato che ha spinto maggiormente in questi mesi per impedire la devastazione ambientale del verde nei pressi di Piazza Sofia. 

Come lo stesso Assessore al Verde ammette, l’ impatto del nuovo Todays a conduzione fratelli Boasi è stato eccessivo anche per questa Giunta, in termini di danni al verde e di tempi di chiusura del parco alla cittadinanza.

L’altra novità annunciata ieri riguarda il Parco del Meisino, dove la Giunta Lo Russo ha voluto investire soldi del PNRR per “recuperarlo dal degrado” (dove non vi è cemento e profitto per il PD è degrado a quanto pare) costruendo di fatto una Cittadella dello Sport a gestione pubblica (scommettiamo su quanto tempo passerà prima di affidarlo ai privati?). 

Oggi abbiamo scoperto che le piste di pump track e skiroll verranno escluse dal progetto, rinunciando ai relativi 800 mila euro previsti da PNRR.

Ora, tutto bene quel che finisce bene? Il comunicato a riguardo di Sinistra Ecologista esprime giubilo e soddisfazione politica per l’ accoglienza delle istanze verdi dei cespugli di maggioranza e soprattutto dei movimenti ambientalisti che si sono messi di traverso al progetto.

A noi restano però alcune domande da fare, dato che gli Assessori hanno delle responsabilità politiche cui dovranno dare seguito: 

1) Tresso, Assessore all’ Ambiente, ammette l’ eccessivo impatto sonoro e ambientale: qual è la quantificazione di tale impatto? Avete per caso accertato se ci sono state violazioni di limiti che comportano relative responsabilità e sanzioni? 

2) Chi paga per i danni ambientali alla Confluenza?

3) La dichiarazione di Tresso sembra però lasciare intendere che il Todays potrebbe tornare al Parco Peccei, per cui chiediamo in anticipo: in Barriera vale tutto anche in termini di potenziale danno al verde pubblico?

4) Quali conseguenze politiche vi saranno per gli Assessori responsabili di questo scempio ambientale?

5) Altra domanda che sorge ripensando all'incontro pubblico che fecero gli Assessori stessi, con Luca Mercalli nel ruolo di “moderatore di parte”: quella sera venne giurato e spergiurato davanti alla cittadinanza incaz*ata che il progetto NON si poteva modificare, perché c’erano di mezzo i soldi del PNRR e perché non ci si poteva tirare indietro e blablabla. Insomma una versione progressista del TINA (There Is No Alternative) thatcheriano.

Ora invece scopriamo che si poteva fare! Perché per mesi Carretta e Tresso, e tutta la banda che li sostiene, hanno alzato le spalle con sorriso beffardo di fronte a chi rendeva loro evidente la stupidità delle piste da pump track e skiroll in un parco che è già bello così?

6) Chi si assumerà la responsabilità di aver detto il falso di fronte alla cittadinanza?

A contorno di tutto questo, vi è la “figuraccia Tananai” fatta dal già citato Assessore ai Grandi Eventi Mimmo Carretta, che ha deciso di spendere 900 mila euro di soldi pubblici per un concerto di Capodanno dove sempre oggi scopriamo che l’artista di punta, Rose Villain, non è lo stesso che era stato proposto dagli organizzatori vincitori del bando, guarda caso la stessa Fondazione Reverse che ha organizzato il Todays alla Confluenza. Ironia della sorte, il Sindaco di Milano Sala in questi giorni ha pubblicamente rifiutato di spendere un milione di euro per un simile concerto di Capodanno in piazza, mettendo indirettamente e involontariamente alla berlina i suoi colleghi, anche di partito, torinesi.

Chiudiamo con una battuta, tornando al tema verde pubblico che è quello che ci preme di più:  la più grande, e positiva, retromarcia che ricordiamo in termini di parchi torinesi è quella della Giunta Appendino, che cambiò l "idea ZOOM", parco privato, al Parco Michelotti in una più morigerata trasformazione del suddetto in un parco semplicemente pubblico, rimesso a posto e a disposizione della cittadinanza.

Chi ci legge da anni sa che nulla abbiamo mai perdonato politicamente nei cinque anni pentastellati: vorremmo però far notare a chi li accusava di incompetenza e superficialità, che forse imparare da chi li ha preceduti, potrebbe essere utile anche per gli attuali Assessori illuminati progressisti. Ne gioverebbero loro in termini di figuracce collezionate, e ne gioverebbe il verde e la cittadinanza torinese. 


lunedì 25 novembre 2024

TORINO NON È PIÙ BERLINO: È HOLLYWOOD!

 La hybris da grandi eventi e il lavoro che non c'è

"Poteva esserci un po’ di timidezza dopo un red carpet attraversato dalle star di Hollywood. L’altra sera in foyer c’erano Ron Howard, Sharon Stone, Sarah Jessica Parker tra selfie, applausi e apprezzamenti. Ma nessuna timidezza: la Prima del Regio è pur sempre la Prima del Regio." (Corriere Torino)

La prima buona notizia è che la nostra città punta direttamente a Hollywood, bye bye Berlino è stato bello.La seconda buona notizia è che Torino "sta vivendo un momento d'oro", parola del Sindaco Lo Russo.

Sicuramente è un momento d'oro per lui, sempre pronto a correre da un'inaugurazione all'altra e cambiare vestiti come una Barbie: abbiamo la Barbie tennista, la Barbie opera lirica, la Barbie Film Festival e così via. Manca però la Barbie-lavoro per i giovani, ed effettivamente lì salirebbe l'imbarazzo: come ti vesti per dire ai venti-trentenni che a Torino non c'è lavoro? Maglione a collo alto e giacca di velluto da vetero-novecentesco? Dai, stonerebbe troppo, oh qua ormai siamo a Hollywood!

Eppure i dati sul lavoro nella nostra città direbbero che non c’è nulla da festeggiare, dati che ovviamente non arrivano lontanamente sulle pagine di cronaca dei quotidiani mainstream, dove è tutto un rincorrere: Sharon Stone tra olive e vernissage in profumeria, il Sindaco al Regio dove “in platea vi è una squadra di influencer” (Corriere Torino), cittadinanze onorarie a Sinner, artisti torinesi che ci raccontano il loro rapporto con il tennis (Willie Peyote è stato lasciato da una vecchia fidanzata per un maestro di tennis, lo sapevate?, fonte La Stampa). Gli unici dati che riporta La Stampa nel suo paginone del 25/11 dal sobrio titolo “L’ombelico del mondo” è il seguente: “Le ricadute ci sono e sono evidenti. Il centro si affolla e gli hotel si riempiono". Capitolo chiuso.


I dati, questi numeri maledetti, però esistono e sono impietosi: “Occupazione, Torino 58esima: "È il fanalino di coda del Nord", giusto per riprendere una ricerca di pochi mesi fa a riguardo. Inutile citare il deficit cittadino nel mondo dell’industria, dove mancano ancora all'appello quasi 20 mila posti di lavoro rispetto al pre-COVID. Di conseguenza crescono i lavoratori nel mondo del terziario e dei servizi, che hanno una strutturale criticità: gli alberghi e ristoranti pieni portano a occupazioni precarie e mal retribuite, e a una generale bassa qualità del lavoro offerto, che genera sovra-istruzione (si verifica quando il titolo di studio posseduto dai lavoratori è superiore a quello richiesto per accedere o per svolgere una data professione). La quota più elevata di occupati sovraistruiti si riscontra tra le persone con diploma. I settori nei quali è più diffuso il fenomeno sono i servizi alle famiglie, il comparto degli alberghi e della ristorazione; tra le professioni quelle del commercio e, in generale, quelle non qualificate. Nel 2023 il 75% dei nuovi assunti ha avuto un contratto precario, molti dei quali con durata inferiore alla settimana. Precarietà permessa dalla presenza di un ampio esercito di riserva, dato che Torino è Capitale del Nord anche per quel che riguarda il tasso di inattività: quasi un terzo dei torinesi in età di lavoro ha smesso di cercare lavoro, con una punta del 35% tra le donne. Se restringiamo l’analisi statistica ai più giovani, la situazione è ancora più drammatica, con la disoccupazione che tocca punte del 25%.

Insomma, la situazione è drammatica, i torinesi non hanno lavoro e, di conseguenza, capacità di spesa: uno degli effetti distorti di questo ciclo economico negativo ce lo racconta, in termini entusiastici ca va sans dire, il Corriere Torino. La collina e i quartieri più ricchi stanno vedendo un numero crescente di acquisti immobiliari da parte di stranieri (il 18% sul totale delle compravendite nel 2024) attratti dai bassi prezzi e dall’ alta qualità della vita perchè, citando l’articolo, “evidentemente chi viene dall’estero è capace di vedere qualcosa che noi non riusciamo a notare” (Sigh!).

È tutta una questione di percezione: in ambito di degrado e decoro, i dati sulla micro e macro criminalità sono stati sostituiti ormai dalla “percezione di sicurezza”, per cui non conta il numero di reati ma conta il sentire comune. Allo stesso modo sembra che anche la struttura economica stia subendo lo stesso slittamento (Karl perdonaci!): non conta la ricchezza (o meglio la povertà) della popolazione locale, ma è importante la percezione di benessere che possiamo respirare grazie alle sfilate hollywoodiane dei VIP sul red carpet del centro torinese.

Eppure l’unica cosa che respiriamo veramente è lo smog: Torino è sempre più maglia nera tra le Città metropolitane in termini di inquinamento, di gente che muore (muore!) per la nocività dell’aria che respira in mezzo a una città congestionata dal traffico e, volendo essere pignoli, anche dai grandi eventi. E volendo essere ancora più pignoli, apprendiamo che Angelina Jolie è arrivata col jet privato da Nizza per una toccata-e-fuga in giornata: secondo i dati GREENPEACE, un volo di un’ora con un jet privato provoca da solo quasi un terzo delle emissioni totali di gas serra che un cittadino europeo emette in media in un anno ma non era il momento di fare piazzate ambientaliste.

In tema di narrazione predominante e storytelling utile a mascherare sotto il tappeto la realtà socio-economica, l’amica Lucia Tozzi ha scritto recentemente un saggio sul “modello Milano” perfettamente parallelo alle confutazioni del “Sistema Torino”. Pochi giorni fa, è uscita una sua  brillante analisi su Milano, dal quale possiamo estrarre un pezzo che ben si adatterebbe anche alla capitale sabauda:

La narrazione è invece quella patina infida che occulta questi fatti, quella che altera i dati, quella che al limite, quando l’evidenza non si può più negare, naturalizza questi problemi come esternalità negative del successo, e/o come problemi comuni a tutte le città del mondo: “Signora mia, di che si lamenta, sapesse quanto costa una stanza a New York o a Parigi”. E che, per legittimare le ragioni della rendita e della valorizzazione, interpella direttamente gli abitanti più affluenti, citando le loro manifestazioni di benessere come una prova schiacciante contro chi protesta.

Sembra la sintesi perfetta di quanto vediamo nella comunicazione imperante a Torino in questo novembre, ormai storicamente il mese principe dei grandi eventi che si accavallano uno sull’altro in città. O per meglio dire, nel centro storico e limitrofi, perché delle periferie in cui "sembra di stare a Thoiry” più che a Turin, non parla più nessuno. Sono praterie talmente abbandonate che nessuno le cita più neanche a scopo elettorale.

Peccato che oltre le colonne d’Ercole della “città che funziona”, vi siano quartieri che esplodono, in cui si concentra la povertà e la precarietà abitativa, e la conseguente rabbia sociale che prima o poi si esprimerà nelle urne: non ci stupiamo se poi alla Falchera e alla Barca non avranno saputo cogliere la bellezza di questo modello.

mercoledì 18 ottobre 2023

DUE ANNI DI SISTEMA LO RUSSO: BUON BRINDISI CON BLOOMBERG!

Sembra ieri che la vittoria di Stefano Lo Russo contro il pericolo fascio-barolo-tartufiano Damilano ha fatto spuntare all’orizzonte il Sol dell’Avvenire della sinistra che riconquista la Città, la Propria Città, dopo cinque anni di scalcinata truppa appendiniana. 

Proprio oggi, per un’ironia del calendario, il Sindaco di Torino il Sol l’ha visto sorgere a Washington, dove prosegue la sua partecipazione al BLOOMBERG CityLab: un “programma di formazione manageriale” organizzato da Fondazione Bloomberg (il magnate della società di servizi finanziari, nonché Sindaco repubblicano di NY per 12 anni). 

Ma quindi, cari amici e Compagn*, qual è la via imboccata dal rappresentante del centro-sinistra torinese in questi primi due anni?

Noi abbiamo deciso di redigere un elenco (sullo stile di successo delle canzoni de Lo Stato Sociale) dei tanti punti interrogativi e azioni critiche che mai e poi mai ci saremmo aspettati da una coalizione così progressista e verde, almeno a parole. Anzi, ad hashtag. 

Cominciamo:

1) Preparazione del nuovo Piano Regolatore della Città “guidati” proprio dalla succitata Fondazione Bloomberg, per proseguire il percorso di svendita della Città ai privati, ovviamente smart & green

2) L’attacco al verde pubblico in ogni sua forma e quartiere, in particolare:

3) Abbattimento generalizzato degli alberi di Corso Belgio, fortunatamente bloccato al momento da un comitato di cittadini, e ora approdata in Tribunale

4) Autorizzazione alla costruzione di un nuovo ospedale al Parco della Pellerina

5) Trasformazione del parco naturale del Meisino in parco giochi sportivo


6) La prosecuzione della (s)vendita ai privati dell’area ex Westinghouse, dove un mega centro congressi e ovviamente un supermercato Esselunga la faranno da padrone

7) Nessuna azione sulla rinegoziazione del debito pubblico monstre, mentre la qualità della vita in città continua a calare

8) Rivoluzione mobilità urbana sostenibile
al palo (Torino capitale delle morti per inquinamento)

9) Troppi cittadini senza casa...e troppi studentati senza studenti: Torino continua a essere capitale degli sfratti e della povertà crescente. La politica neo-liberale del decoro prosegue inesorabile.

10) Le passeggiate legalità&pulizia stile-Lega in Corso Giulio Cesare, a favore di telecamere, come forma di interessamento verso le periferie

10) Flirt spinto con Cirio secondo la prassi del buon governo voluta dal pensiero dominante (vedi inaugurazione entusiasta e congiunta del To-Green in Corso Romania )

11) La Torino Capitale dei Grandi Eventi, sempre e comunque, mentre la manifattura è in fuga: da Eurovision (investimenti pubblici che creano perlopiù volontariato e lavoro sfruttato) allo scalpitare per favorire indirettamente l’utilizzo della pista da bob a Cesana sognando l “effetto curling” (Cit. Carretta) del 2006. O il silenzio assenso entusiasta sulla privatizzazione di Cavallerizza, in piena continuità con Chiara Appendino

12) Lo spoils system nelle nomine alle posizioni apicali di società pubbliche, società partecipate e fondazioni culturali

13) L’Assessore all’ Urbanistica Mazzoleni indagato a Milano per abuso edilizio

14) Ovviamente, dulcis in fundo, il processo REAR, che vede, oltre al deputato Mauro Laus, anche l’Assessore ai Grandi Eventi Mimmo Carretta e la Presidente del Consiglio Comunale Grippo tra gli indagati. Tutto nel silenzio tombale degli alleati.

mercoledì 19 aprile 2023

PARCO MEISINO: FINALMENTE IL DIBBATTITO GOMBAGNI!

Martedì 18 aprile si è (finalmente) tenuto il primo incontro pubblico in cui si è discusso della genesi del progetto che sorgerà all’interno del Parco del Meisino: c’era il pubblico delle grandi occasioni (nonostante la Champions), equamente ripartito tra contestatori di natura intergenerazionale e sostenitori, perlopiù iscritti/rappresentanti del PD.

Il “parco dello sport e dell’educazione ambientale” sorgerà (questo punto non è in dubbio) grazie a un finanziamento dal PNNR di 11,5 milioni di euro, “in quota” Ministero dello Sport. E già questo è un aspetto importante, considerando che all’ 80% nel corso della serata si è parlato in realtà di aspetti naturalistici, fino al parossismo di Luca Mercalli, “moderatore di parte”, che afferma di non sapere nulla di sport e di esserne completamente disinteressato (commento più infelice della serata).

La relazione da parte degli Assessori Tresso (Ambiente) e Carretta (Sport) e dal Presidente di Circoscrizione Deri, con relativa descrizione precisa del piano da parte dei tecnici, non ha particolarmente stupito, e potrebbe essere riassunta con le parole-chiave che fanno da refrain della comunicazione politica pubblica: “degrado e abbandono” all’ex galoppatoio, inclusione sociale, bene comune, partecipazione e co-progettazione, consumo zero di suolo.

E bisogna dare atto che non vi sarà cementificazione, non sarà costruito nessun parcheggio e verranno utilizzate strutture rimovibili per la messa a terra delle strutture sportive, con la “scelta precisa di coniugare sport e verde” (Cit. Tresso). 

Un focus preponderante sarà sull’ educazione ambientale, sugli aspetti didattici e sull’educazione allo sport.

Proprio su questi ultimi aspetti sono arrivate le maggiori contestazioni da parte del Comitato “Salviamo il Meisino” e di semplici cittadini frequentatori del parco, che possiamo riassumere utilizzando gli interventi di Emilio Soave (storico
rappresentante di Pro Natura) e Piergiorgio Tenani (Consulta comunale per il verde, organo consultivo delle associazioni ambientali): come fate a parlare di “partecipazione” se è da un anno che non ascoltate nessuna nostra critica costruttiva? 

Non possono bastare le due commissioni consiliari citate dagli Assessori, se in fase di redazione del progetto nessuno è stato ascoltato, o meglio nessuna istanza è stata accolta: e  non può bastare la giustificazione relativa ai tempi ristretti richiesti dai progetti inseriti nel PNRR.

Inoltre, molti degli obiettivi che dovrebbero fungere da “base ideologica” del progetto sono già realizzati dalle associazioni che ivi operano: attività didattica, educazione ambientale (anche con i cavalli) e attenzione alla possibilità di accesso per tutti sono già presenti nel parco, da tantissimi anni.

E allora per cosa si rende davvero necessario questo “intervento umano” su un’area così particolare da essere protetta da direttiva europea? Per praticare sport come Pump track, arrampicata sportiva e ciclocross? Sono davvero attività ad alta inclusione sociale e per tutti e tutte?

Nessuno nega la necessità di intervento sulle aree umide, sulla salvaguardia degli alberi (quanti saranno abbattuti/manutenuti/compensati?), e finanche è sostenuta dai critici la necessità del restauro dell’ex galoppatoio ad oggi abbandonato a sé stesso: ma è necessario aggiungerci un punto ristoro, una parete di arrampicata e altre strutture considerate invasive? 

Avete per esempio considerato, citando un intervento molto tecnico (per i dettagli naturalistici della confutazione del progetto rimandiamo alle associazioni esperte a riguardo), che “il carico di presenza umana può creare gravi problemi all'area”, considerando i record negativi ambientali della città di Torino?

Su questo Tresso, molto disponibile al confronto e al rispondere nel dettaglio a ogni domanda, ha assicurato una massima attenzione prendendo in considerazione gli appunti dell'organo di governo delle aree protette, ma basterà? E soprattutto basta citare l’arrivo della Ven-To (la ciclovia Venezia-Torino) e il rischio di area esondabile per mettere in piedi 11 milioni di investimento? Davvero non esistevano altre vie? L’elefante nella stanza sembra essere che servivano soldi per costruire la sopraelevata su Corso Luigi Sturzo per unire le due sezioni del parco, e per ristrutturare l’ex Galoppatoio e si sia raffazzonato un progetto che giustificasse (e finanziasse) questi interventi principali.

Passando alle sfaccettature di natura più politica, si sono segnalati due aspetti fondamentali per i progetti che nascono pubblici e che col passare degli anni si troveranno ad avere bisogno dell’intervento del privato: chi gestirà quell'area? chi garantirà i soldi di manutenzione delle strutture? Senza questi tasselli, è facile immaginare, guardando alla storia recente cittadina, una futura partnership pubblico-privato in cui sarà il profitto a giovarsi dei soldi europei.

Particolarmente contestata, restando agli aspetti politologici, è l’allestimento di un sistema di sorveglianza che, come sottolineato urlando da chi scrive (chiedo venia per la perdita dell’aplomb sabaudo), era avversato dal PD stesso quando era la Giunta Appendino a proporlo urbi et orbi in città: la risposta dell’Assessore Carretta è che è un tema che potrà essere discusso nel prossimo futuro, ma che tendenzialmente le videocamere verranno utilizzate solamente per preservare l’area giochi e gli edifici, e non “per monitorare le coppiette sulle panchine che limonano” (Cit. Mercalli).

In conclusione, è facile affermare che le due parti non si siano smosse dalle proprie rigide posizioni, sebbene i relatori abbiano assicurato una lunga fase di co-progettazione a partire da oggi: e chi la gestirà? Ma ovvio, la Compagnia di San Paolo! Scopriamo che in questi giorni il Comune ha vinto il bando di finanziamento NEXT GEN per il piano di gestione, aggiungendo che sarà un “laboratorio”, per chiudere in bellezza con un’altra parola chiave spesso abusata.

Eppure, se si volesse praticare davvero la partecipazione in tutte le fasi del progetto, esiste per esempio la citata formula del “dibattito pubblico”, introdotta da un DPCM in Italia nel 2018 “per la disciplina dei criteri per l'individuazione delle grandi opere infrastrutturali e di architettura di rilevanza sociale, aventi impatto sull'ambiente, sulle città e sull'assetto del territorio”.

Insomma, non mancano certo gli strumenti giuridico-istituzionali. Forse quel che manca realmente è la volontà politica.


martedì 8 novembre 2022

IL TONFO DELLA QUALITÀ DELLA VITA A TORINO: si vive male, per colpa di ambiente (malsano) e lavoro (che non c’è)

ItaliaOggi in collaborazione con l’Università La Sapienza ha elaborato l’annuale classifica statistica delle Province italiane, ordinate in base alla qualità della vita espressa come una sintesi delle diverse sezioni economiche, sociali, sanitarie e culturali. 

Torino, rispetto al 2021, crolla dal 19° al 54° posto, per la gioia dei pentastellati che potranno attribuire a Lo Russo tutte le responsabilità del caso. I driver del sottosviluppo cittadino sono principalmente due: viviamo in una città storicamente inquinatissima, che nonostante le discussioni su ZTL, norme metropolitane sul “semaforo ambientale” e mobilità sostenibile, non riesce a
invertire la rotta. A proposito di storicità, sembrerebbe che la new vision turistico-terziaria non stia dando i suoi frutti, e restiamo ancora aggrappati a una speranza economico-industriale che re-impieghi la stessa manodopera della fu FIAT-FCA, che ora viaggia disperatamente tra il precariato e la disoccupazione.

Una sintesi "tendenziosa" della ricerca







Entriamo ora nel dettaglio delle sezioni della ricerca, delle quali indichiamo la posizione di Torino su 107 Province italiane, e tra parentesi il dato dell'anno scorso.
Buon divertimento (si fa per dire)

REDDITO E RICCHEZZA: 11° POSTO (2021 9°)

Da buoni marxisti, cominciamo la nostra analisi dalla sezione riguardante il capitale, o vil denaro che dir si voglia. Torino si conferma nelle prime posizioni insieme a tutto il Centro-Nord Italia: una conferma che, come vedremo, è tutt’altro che scontata. Abbiamo un alto reddito disponibile pro capite, e da notare l’elevata retribuzione media annua per il lavoro dipendente (23.000 euro circa). 

L’elevata disponibilità di redditi e di patrimoni potrebbero essere la spiegazione di un costo altissimo di un appartamento in zona semicentrale (siamo tra le undici città più care d’Italia), compensata da una contenutissima variazione dei prezzi al consumo. Curioso notare invece che nelle sottodimensioni negative sparisce il sole e torna il grigiotorino: è relativamente alto il numero di famiglie in sofferenza bancaria dei prestiti, così come elevato è il numero di pensionati con basso importo. 

Potrebbero essere una rivelazione della teoria del pollo, per cui la media (estremizzando e banalizzando) tra Agnelli e i suoi dipendenti genera un buon reddito pro capite. Vedremo infatti già nella prossima sezione come la fascia media dei torinesi se la stia passando tutt’altro che in maniera agiata.

AFFARI E LAVORO: 50° (2021 41°)

Torino entra per il rotto della cuffia nel gruppo “accettabile”, peggiorando oltretutto il punteggio rispetto a un anno fa e restando di poco aggrappato ai vicini del Centro Nord che hanno indicatori decisamente migliori dei nostri. 

Torino retrocede al 54° posto per l’indicatore lavoro in correlazione positiva con la qualità della Vita: aldilà delle dodici posizioni perse in 12 mesi, se abbiniamo questo dato a quello altrettanto preoccupante della disoccupazione sia maschile che femminile, si accende un campanello d’allarme al quale tutta la comunità dei decisori pubblici, insieme agli organi di stampa, dovrebbe rivolgere particolare attenzione. Siamo in zona retrocessione sia nel micro che nel macro-economico: cresce terribilmente l’importo medio dei protesti (la mancata accettazione di una cambiale tratta o il mancato pagamento di una cambiale) e crescono di pari passo le imprese cessate sul nostro territorio. 

Se si potesse riassumere il tutto in un grafico andamentale relativo agli ultimi cinque anni, vedremmo una retta che scende in picchiata verso il basso.

AMBIENTE: 69° (2021 10°)

Eccolo qui il colpevole! Abbiamo trovato la sezione che ha causato il tonfo di Torino nella classifica generale: a dirla tutta, sembra più un effetto della variazione degli indicatori utilizzati che, per seguire la diatriba politica, il fr
utto di un cambio di Amministrazione cittadina. L’unico indicatore in cui crolliamo è quello relativo alla “Densità verde urbano nei capoluoghi” (38° rispetto a 11° nel 2021). Tornando al concreto, siamo penultimi se si collegano i dati ambientali alla qualità della vita: PE-NUL-TI-MI!

Facciamo letteralmente pena in tutti gli sforamenti del limite orario per biossido di azoto, e per PM 10, e per PM2,5 e il numero di veicoli circolanti per Km quadrato, sebbene vi sia una piccola speranza, questa sì ereditata dall’Amministrazione pentastellata: siamo quinti per densità di piste ciclabili, che rischiano però di essere un gradevole green washing in un contesto grigio-nero.

A proposito della distanza che spesso si ravvede tra i freddi numeri e la vulgata generale, Torino è al quinto posto per “offerta di trasporto pubblico nei capoluoghi”: bisognerebbe consultare gli esperti, ma se l’offerta GTT è buona, forse (ma forse eh!) è da ricercare nel numero di automobili in città la causa di inquinamento e traffico da record europei. 

Diciamo che l’insieme di questi dati potrebbe essere utile più come elemento per indirizzare le scelte politiche future che per un match Lo Russo – Appendino (che come sa chi ci legge per noi sono stati nella sostanza un continuum amministrativo).

REATI E SICUREZZA: 100° Stabile

Siamo agli ultimissimi posti per ogni voce statistica, che non prende in esame (fortunatamente oseremmo dire) la “percezione di sicurezza” che certa sociologia politica vorrebbe elevare a scienza, ma il numero di reati per 100 mila abitanti suddivisi per tipologia: particolarmente grave sembra la situazione della microcriminalità, con il 103° posto in scippi/borseggi e reati legati al traffico di stupefacenti.

A quanto pare, un problema sicurezza in città c’è, e sappiamo anche quanto la destra neroverde vi stia marciando traendone profitto elettorale.

SICUREZZA SOCIALE: 56° (2021 52°)

Per quanto la posizione di Torino resti pressoché invariata, incuriosisce verificare come l’inserimento dei nuovi indicatori relativi alla pandemia e un nuovo indicatore sui NEET abbia influito sulla valutazione generale. Premettendo che il dato di sintesi mette insieme aspetti tra loro eterogenei (e che vengono “gestiti” da attori politici diversi) ne viene comunque fuori un mix inquietante: un’elevata incidenza delle morti per tumore, un’alta variazione della mortalità tra gli Under65 a causa del COVID e, per entrare in un ambito su cui la politica metropolitana può intervenire, un elevato numero di morti per incidenti stradali. 

Passando dalla morte alla vita quotidiana, siamo intorno al cinquantesimo posto per numero di giovani che non lavorano e non studiano, che unito al basso tasso di occupazione tra gli adulti rende l’idea dello stato economico della nostra Provincia.

ISTRUZIONE E FORMAZIONE: 31° (2021 24°)

L’obiettivo di questa sezione di ricerca è quella di valutare la dotazione di capitale umano come prerequisito per una maggiore produttività e una maggiore specializzazione dei lavoratori in ambito di specializzazione settoriale. Insomma, una generazione maggiormente istruita per avere una società più ricca nel futuro prossimo: lascia l’amaro in bocca rilevare una Torino che viaggia intorno al 30-40esimo posto nel campo della formazione primaria e secondaria, ancora una volta ben lontano dal suo cluster di appartenenza, che sia quello delle Città Metropolitane in generale, o quello geografico del Centro-Nord.

POPOLAZIONE: 55° (nuova sezione)

L’inserimento di nuovi indicatori ha scoraggiato i ricercatori dal fare confronti annui: prendiamo quindi semplicemente atto che, come già visto in ricerche passate legate al livello di inquinamento cittadino, la speranza di vita in città è molto bassa rispetto al resto del territorio nazionale. Non solo rischiamo di morire prima, ma anche di diventare anziani poveri, con un alto grado di dipendenza dall’assistenza sociale: dati così desolanti che, per fare del populismo etnico, neanche gli stranieri vogliono più fermarsi a vivere a Torino (43° per numero di immigrati ogni 1000 residenti).

SISTEMA SALUTE: 45° (2021 49°)

Interessante notare come questa classifica veda ai primi 20 posti Province eterogenee come distribuzione geografica: Isernia Ancona Cagliari e Catanzaro ai primi posti e addirittura 11 tra le prime 20 sono città meridionali. Tale dato sembra confermare quanto le scelte di politica locale influenzino la qualità del servizio sanitario: l’unica costante è la presenza di un centro urbano medio-grande all’interno delle Province classificate nei primi 50 posti. Il fatto che all’interno di questo sotto-perimetro Torino sia al 45° posto ci spiega ancora una volta perché la qualità della vita sia così bassa, in prevalenza nella fascia di popolazione che non può permettersi di sostituire il servizio sanitario pubblico con uno a pagamento. Le sottosezioni sono impietose nel delineare la sottodimensione dei nostri ospedali in qualsiasi settore di specializzazione. Ricordiamo ancora quella famosa statistica per cui la speranza di vita, correlata alla prevenzione e all’assistenza sanitaria della sezione precedente, calava di circa sei mesi per ogni fermata del tram che parte dalla collina e termina la sua corsa alle Vallette, tanto per calare la statistica direttamente su Torino città.

TEMPO LIBERO: 62° (nuova sezione)

Oh finalmente la sezione dei frizzi e lazzi turistici, quella delle nostre eccellenze food,art & culture che ci faranno trionfare in questa speciale classifica: peccato, Torino è invece al sessantaduesimo posto. Sì sì avete letto bene, ma a quanto pare questi ricercatori non hanno tenuto conto delle ATP FINALS, delle settimane dell’arte contemporanea e dei weekend dedicati al cioccolato, altrimenti questa posizione da retrocessione è inspiegabile! Torino rientra nel gruppo di Province con dotazione insufficiente di strutture (87° posto) e spesa contenuta per il tempo libero, ancora una volta in un cluster in cui prevale la compagnia centro-meridionale. Abbiamo poche strutture, anche sportive, dedicate al tempo libero, e siamo 86° per numero di bar e caffetterie per abitante (altro che Foodification!). Andiamo un po’ meglio per numero di associazione ricreative, artistiche e culturali e per numero di librerie ma dalla città Capitale della Cultura ci si aspettava qualcosa di più di un quarantesimo posto medio.

giovedì 5 maggio 2022

EUROVISION, COME PARARSI IL CULO E LA COSCIENZA È UN VERO SBALLO (VOLONTARIATO, PROFITTO E SFRUTTAMENTO DEL VERDE PUBBLICO)

“Donne accorrete! È arrivato l’Eurovision!”

C’è il clima delle grandi occasioni a Torino per l’arrivo dell'Eurovision Song Contest, festival canoro televisivo rilanciato in Italia dalla vittoria dei Maneskin nell’ultima edizione. Il giubilo sui quotidiani mainstream è secondo solo a quello dell’intera classe politica sabauda, che fa a gara per intestarsi i meriti dell’arrivo del grande evento che avrà le solite ricadute in fantastilioni sulla città tutta.

Ma sarà davvero così? 

I COSTI E LE RICADUTE

“A ben guardare, questa somiglia tanto alla classica occasione da non lasciarsi sfuggire” è il sobrio incipit di un articolo de La Stampa, sovrastato da un gigantesco 100 MILIONI (di ricadute) in rosso acceso, giusto per rendere subito chiaro qual è il livello di approfondimento e di distacco che La Busiarda vuole mettere in pratica. 

L’investimento della Città si aggira invece intorno ai 10 milioni (sebbene sia facile immaginare un aumento dei costi ex post), andando a gravare su un bilancio che è esso sì in rosso acceso, tanto che Torino è inserita, insieme a Napoli, in un severo piano di rientro che prevede aumenti delle aliquote IRPEF e possibili tagli alle spese pubbliche nel futuro prossimo.
A un certo punto vi è stato anche un problema di reperimento degli sponsor a 50 giorni dell’evento ma poi qualcuno in soccorso è arrivato e la polemica si è chetata.

Ma il vero fulcro del contendere sta nella ricchezza che l’investimento pubblico genererà: 100 milioni che i turisti e gli addetti ai lavori spenderanno in “alberghi e ristoranti pieni, alla faccia della crisi!” (Cit. Berlusconi in questo video d'antan). E, dato che gli alberghi non basteranno, ci penserà la ricettività privata a colmare il gap, con Airbnb e dintorni che registrano un'impennata delle richieste in città, con relativo aumento iperbolico dei prezzi di una camera per la settimana dell’Eurovision.  

Tralasciando il fatto che la valutazione di quanti soldi “lascia” in città un grande evento appare spesso fumosa, oltre che affidata ad agenzie spesso limitrofe al comitato organizzatore stesso, è più proficuo “seguire il denaro” e capire in quali tasche andrà a finire. Le grandi catene alberghiere e i multiproprietari immobiliari sono i principali indiziati di arricchimento rapido e indolore, grazie anche al già citato potere di gonfiare a dismisura i costi di pernottamento nei giorni più caldi.

Chi non avesse una seconda casa (o stanza) da affittare, si dovrà accontentare di fare il cameriere per un mese, pulire le stanze degli alberghi a intermittenza o, per i più smart, fare check in - check out per Airbnb, andando alla ricerca degli “sgocciolamenti di ricchezza” verso i poveri della città, tanto per citare la trickle-down economics nata in seno alla destra americana e ora diventata mainstream nella supposta sinistra torinese e nazionale.
Le cronache locali non ci hanno fatto mancare in queste settimane l “articolo denuncia” sulle camere d’albergo a prezzo triplicato: saremmo curiosi di sapere se anche i lavoratori riceveranno un surplus di salario per redistribuire la pioggia di denaro che investirà Torino.

Inutile illudersi a riguardo, visto che non mancano di certo gli studi a dimostrare la precarietà e la scarsa redditività dell’impiego turistico: secondo i dati dell’Ispettorato nazionale del lavoro, più del 55% del totale dei lavoratori a chiamata presta attività nella filiera del turismo e della cultura. In questi comparti, solo il 59% dei lavoratori viene assunto a tempo indeterminato (contro l’82% del totale dell'economia). A tutto ciò si aggiungono le basse retribuzioni, l’orario di lavoro ridotto (il 54% di part time contro il 29% del totale) e la dequalificazione professionale (82% di qualifiche “operaie” contro il 53% del totale). Nella nostra Regione, in riferimento all’agglomerato commercio-turismo (di fatto ristoranti e alberghi soprattutto) due contratti su dieci sono a tempo determinato, sette sono precari: aggiungiamo che il 46,7% degli Under29 piemontesi lavora con contratti precari.

Come se non bastasse, ci pensa la prima pagina di Corriere Torino del 4 maggio a calcare la mano:

NON SI TROVANO CAMERIERI NÉ OPERAI

Il contenuto dell’articolo stesso rende evidente, attraverso i dati, quanto precariato e indeterminatezza venga messa sul mercato del lavoro, ma il maiuscolo al suo interno non lascia scampo a fraintendimenti: "È il mese degli eventi, in Piemonte manca personale: camerieri e operai".

Il corto-circuito comunicativo risiede nel frame reiterato: il non-detto, il messaggio sottostante che solletica la maggior parte dei lettori del Corriere è che i giovani choosy non hanno voglia di fare sacrifici. Basta pensare all’ improvvida dichiarazione di chef Borghese di pochi giorni fa sui giovani cuochi che non devono essere per forza pagati.

Eppure, una soluzione molto semplice ci sarebbe, ed è quella che propone l’Esimio Prof. Semi dalle colonne di Repubblica: aumentiamo i salari! 
Se gli industriali pagassero di più i tecnici che vanno cercando, se i ristoratori non spacciassero per giusta retribuzione uno stipendio minimo per 70 ore settimanali, se il Comune intervenisse per calmierare gli affitti, forse avremmo una città più vivibile e più a misura di giovani, come piace dire ai nostri amministratori.
 
La piramide sociale però non è finita, al fondo ci sono i Lumpenproletariat: questo ottimo approfondimento di NapoliMonitor accende la luce, anzi la fiaccola, su una pratica che per Torino è tradizione olimpica: lo sgombero dei più poveri, dei degradati, delle baracche che stonano con la città che si riempie di aggettivi in inglese per non farsi cogliere impreparata all’ arrivo dell’orda di turisti.
Non si possono vedere camper nelle piazze più grandi della città (sebbene ne stiano spuntando come funghi al Parco Ruffini), non si può insozzare il centro-vetrina con la vista di barboni col cane che chiedono l’elemosina: l’ideologia del degrado colpisce ancora, inesorabile.

QUALI RICADUTE PER I VOLONTARI? LE GIACCHETTE!

Eurovision è un evento per molti ma non per tutti, esattamente come successe per il ticketing delle Finali del tennis: la spesa media per un biglietto si aggira sui 200 euro.
E chi non può permetterselo ma non vuole perdersi LA GRANDE OCCASIONE che cosa fa? 

Semplice, il volontario! 

È il consigliere PD Saluzzo, durante una discussione nel Consiglio Comunale di Torino, a suggerire questa opzione ai giovani, arrivando a esaltarne i valori civici, cascando nell’errore di riconoscere “il ruolo strutturale del volontariato all’interno dei grandi eventi cittadini”. Peccato però che, come sottolineato dalla mozione (bocciata dalla maggioranza PD, con Sinistra Ecologista astenuta) dei consiglieri di minoranza Sganga, Russi e Castiglione, i volontari andrebbero “impiegati solo per attività accessorie e di supporto all'evento e non già ad attività strutturali allo stesso”. 
 
Mentre andavamo in stampa (scusate non è vero, ma fa molto smart) è scoppiato il bubbone relativo alla mail inviata a chi fa volontariato al Vip Lounge: il buffet non è per voi, cari Signor Nessuno. 

Per voi ci sono i buoni pasto se “lavorate” (le virgolette sono dovute alla contraddizione del lavoro senza salario) almeno sei ore al giorno. E comunque non pensate di consumare i vostri ticket nei bar riservati ad artisti e operatori: la divisione di classe dev’essere netta e ben visibile.
Per chi lavora senza virgolette non si tratta comunque dell’eldorado, stando alle testimonianze apparse sui social grazie a un post di Valentine Wolf: contratto a tempo determinato per 8 ore al giorno in piedi pagati €5,40 l'ora (compresivi di ferie, TFR e tutte le altre questioni del caso). 

Aldilà degli aspetti specifici e dell’autogoal di mail simili, c’è da chiedersi se non sia svilente l’immagine di una città SO MUCH OF EVERYTHING che non riesce a offrire ai propri giovani null’altro che lavoro gratuito che fa curriculum, corredato da una giacchetta estiva da sfoggiare come prova di esserci stati, di averne preso parte: I WAS THERE!  

Ricordiamo che siamo la Città Metropolitana con il record di disoccupazione giovanile nel Nord Italia,e che “vanta” il tasso di crescita zero per le startup tra gli Under 35: tutto però passa in secondo piano, c’è la pax eurovisionaria e il tema del lavoro è già dimenticato anche tra i “compagni istituzionali” che hanno sfilato in piazza il primo maggio.

Ma non vi preoccupate troppo: Repubblica ci segnala che spacchiamo sui social, e addirittura la cantante montenegrina ha fatto un sacco di foto al Po pubblicandole su Instagram. Non vi rendete proprio conto, cari rosiconi, di quale cazzodifigata sia Eurovision per Torino?

PARCO PUBBLICO, VERDE PRIVATO: L’INVASIONE “OFF” DEL VALENTINO

Il Salone del Gusto 2016 inaugurò una pratica che ormai nessun grande evento (vedi Salone dell’Auto), e nessuna Giunta, vuole lasciarsi sfuggire: trasformare il parco del Valentino, il polmone cittadino per antonomasia, in una location privata invasa dai turisti per assistere al concerto dai maxischermi, vedere live agli eventi collaterali e approfittare dello street food. Perché? Beh, stando alle risposte in Aula dell’Assessore ai Grandi Eventi Carretta, c’era la necessità di individuare una zona centrale per la costruzione del Village: il privato chiede, anzi impone, il pubblico risponde senza battere ciglio. Anzi, senza neanche convocare il “Comitato di gestione del Parco Valentino”, e richiedendo un parere troppo tardivo alla “Consulta comunale per l’ambiente e il verde”: tanto ci ha già detto Eurovision cosa fare, perché perdere tempo con i corpi intermedi?

Seguendo la tradizione, l’occupazione del parco stesso è iniziata con parecchi giorni d’anticipo, e non facciamo fatica a immaginarne altrettanti per lo smontaggio delle strutture stesse: quale regolamento permette la “valorizzazione del parco” (come dicono i suoi sostenitori) per un arco di tempo così ampio rispetto ai giorni dell’evento stesso?

A tal proposito, il “regolamento per le modalità di svolgimento di manifestazioni che comportano occupazione di suolo pubblico” è stato modificato nella seduta consiliare del 4 maggio per potersi adattare alle esigenze stringenti attuali. L’ evolutiva consentirà “il rilascio di autorizzazioni temporanee alla somministrazione di alimenti e bevande”: in realtà saranno vietate le bevande alcoliche sopra i 5 gradi, si potrà bere solo birra per la felicità dello sponsor Peroni.

Il vietato diventa legale con un colpo di spugna tre giorni prima dell’inaugurazione, perché nessun regolamento, nessuna norma ventennale può mettersi di traverso alla Torino pirotecnica del PD locale.

SOMMINISTRIFICATION!” urlerebbe il collettivo dei nostri amici che seguono le vicende del food nel tessuto urbano. Aldilà delle battute, e dell’ennesima prova del centro-sinistra che non vuole porre ostacoli, ma anzi stende il tappeto rosso all’avanzata dell’enogastronomico che si mangia ogni aspetto della vita pubblica cittadina, l’aspetto realmente grave è la mancata tutela di un parco dall’alto valore storico e ambientale: dove è finito il green con il quale si colorano i discorsi di organizzatori e amministratori pubblici? 
Estrapolando dalla lettera che i comitati ambientalisti hanno rivolto al Comune,

Il parco del Valentino è ridotto a una cartolina di Torino, senza valutare l’impatto dell’iniziativa sulle aree verdi e gli impianti arborei, con grande afflusso di folla, prevista soprattutto nelle ore notturne

Chi segue con interesse critico gli effetti nefasti dell’economia turistica sul tessuto metropolitano non si sarà certo stupito: la messa a reddito di qualsiasi spazio pubblico non ha risparmiato neanche il verde cittadino, che anzi diventa una suggestiva location per il consumo privato dei cittadini mordi-e-fuggi.

LA TOURIST-FOODIFICATION DELL’EVENTO: LA CULTURA SI MANGIA!

E dopo Eurovision? Che succederà? Sulla scorta delle ATP FINALS che dureranno 5 anni, si cerca di “dare continuità al Grande Evento”, il nuovo mantra che prova a mascherare il fallimento economico del modello della Torino pirotecnica nata con le Olimpiadi 2006. 
Siamo al limite del grottesco nel leggere le proposte di questi giorni: costruzione di una teleferica che collega il parco pubblico cittadino con la collina torinese, nuove Wine Week, e candidatura a ospitare le Olimpiadi, stavolta estive, del 2036.

L’unica, tra queste boutade, che sembra realistica è quella che sta rimbalzando su La Stampa: l “Assessore ombra alla Cultura” Verri (il protagonista di Matera Capitale della Cultura) gioca di sponda con l’Assessore ai Grandi Eventi Mimmo Carretta per tirare fuori il coniglio dal cilindro al momento giusto. 
Per Torino è giunta l’ora di riavere un Festival musicale, magari un bel Traffic! 

Ehi, ma aspettate un momento: non esisteva già? E perché riproporlo adesso?

L’unica logica sottostante sembra essere ancora, sempre e comunque, quella del grande annuncio che tanta gloria reca all’ideatore, e grandi caratteri cubitali porta sulle cronache locali dei giornali in edicola. 

I latori di tale proposta dimenticano però che di festival musicali a Torino ce ne sono già parecchi, e sono anche “diffusi” come sono soliti dire nella loro neolingua fuffosa.
Rimandiamo a questo post di Alessandro Gambo, storico DJ e non solo torinese per una molto divertente e altrettanto competente critica a riguardo. 


Fa sorridere notare come gli esegeti della cultura torinese, della Torino Capitale di tutto, dimostrino una così scarsa conoscenza del territorio che amministrano, per non parlare della pochezza di quanto propongono.

Davvero vogliono farci credere che Eurovision sia un evento culturale, e non l’equivalente delle mostre blockbuster per i nostri musei? 

Davvero qualcuno ha creduto alle ricadute culturali sulla città urlate ai quattro venti da molti “musicisti VIP” torinesi, come se i nostri quartieri si dovessero trasformare in un tappeto di buskers e concerti dal vivo? Gli appelli del sistema culturale torinese sembrano aver partorito il topolino: il risultato finale è una querelle durata 48 ore con i commercianti del centro che hanno richiesto a gran voce deroghe ai regolamenti per poter fare concertini acchiappa-turisti.

L’ente organizzatore ha redatto invece l’elenco ufficiale degli “Euroclub OFF”, dei luoghi suggeriti per viversi a pieno la cultura e la tradizione della città ospitante.

Sono nomi che certo non risulteranno nuovi a chi segue Foodification, ma non solo: Green Pea di Farinetti, Nuvola Lavazza, Snodo, Eataly (doppietta di Farinetti!), L’Osteria Lanterna per dare un tocco di autenticità regionale, e l’immancabile Mercato Centrale. 

Il mantra economico di un tempo era chiedersi “se con la cultura si mangia”, ragionando in termini di sostenibilità economica degli eventi culturali. 
Oggi possiamo tranquillamente affermare che, anche durante gli eventi cosiddetti culturali, certamente si mangia! 
Spesso, si mangia e basta.