lunedì 1 dicembre 2025

LA RIVOLUZIONE NON È UN ASSALTO ALLA STAMPA


Nelle nostre bolle social di questi giorni prevale il tema caldo dell'assalto, stavolta rivendicato via Instagram (un segno dei tempi anche questo) alla redazione de La Stampa da un gruppo di giovani stupidi (sì stupidi!) durante la manifestazione di venerdì scorso. 

Una recita a soggetto in cui tutti hanno giocato la propria parte, secondo la seguente sceneggiatura: 

Frange estreme della sinistra: rivendicare l'azione come avanguardia rivoluzionaria e conquistare le prime pagine dei giornali (ma stavolta, senza saperlo, nel giorno dello sciopero dei giornalisti)

vero obiettivo primario nella logica dell "estetica del conflitto";

Politico di destra estrema: bollare tutto il movimento di opposizione alle guerre come pericolosi terroristi;

Politico di sinistra radicale: mediare tra la sinistra di lotta e la sinistra di Governo ritrovandosi alla fine con il cerino in mano;

Sindaco: dire che a lui va bene tutto, sia quello che dice la sinistra di Giunta sia quello che dice il Tavolo per la Sicurezza;

Questura e Prefetto: mostrare i muscoli, as usual;

Influencer pop radicale: conquistare visibilità sui quotidiani grazie a un post su Facebook (ah, la qualità della carta stampata, impareggiabile!)

Il popolo: non pervenuto, disinteresse totale alla vicenda;

La causa scatenante l'assalto: scomparsa dal dibattito e dall'opinione pubblica;

Diventa quasi difficile aggiungere qualcosa di intelligente, ma soprattutto di diverso e originale sulla questione in sé: è addirittura pleonastico rimarcare la vicinanza e solidarietà ai giornalisti de La Stampa, che resta un organo dirimente per il mantenimento della democrazia. 

Come tutti gli organi di informazione, ed è proprio ed esattamente per questo motivo che le nostre critiche ai contenuti dei giornali sono frequenti, e talvolta anche feroci: il riconoscimento della funzione pubblica di un quotidiano richiede al cittadino una vigilanza attiva e continua, inutile aggiungere che dev'essere pacifica e non violenta, come ricordava il direttore de Il Manifesto che una bomba negli anni '70 l'ha ricevuta veramente, ed era chiaramente di matrice fascista. 

Pensiamo che sia questa la modalità in cui si esprime "un monito" (capito, cara amica Francesca Albanese?), una critica, appunto col presidio democratico e non violento, non certo inviando 80 invasati che non sanno distinguere tra un'azione di lotta e un assalto che nei libri di Storia ha precedenti solo nei movimenti neofascisti. 

Tutto il resto è fuffa, buono per la recita a soggetto di cui sopra, e nella quale i quotidiani hanno sì un ruolo, e dev'essere più elevato di quanto visto finora sul tema Palestina (lo dice in primis  l'autorevolissimo Tomaso Montanari in tutte le TV), e di quanto visto finora anche sul tema in questione.

Se un'opportunità questa dev'essere, per respingere gli assalti fascisti ai quotidiani e per respingere la repressione fascista dei movimenti, allora facciamo una riflessione seria su come i movimenti di lotta non-violenta vengono descritti sui principali quotidiani, su come gli scioperi e le lotte di piazza pacifiche vengono bollate sulle stesse pagine, sulla leggerezza con cui vengono trattati temi come il genocidio a Gaza e il dramma lavorativo per i più giovani. 

giovedì 23 ottobre 2025

PIANO REGOLATORE, BLOOMBERG, LA FINTA PARTECIPAZIONE: LA RISPOSTA DELL'ASSESSORE PLURI-INDAGATO

 Il nuovo piano regolatore è uno dei temi principali sulle cronache torinesi di questi giorni: dopo circa tre anni, l’Amministrazione torinese inizia a distillare qualche “succulente novità” ai quotidiani a lei vicini, cioè tutti. 

La Stampa e Repubblica in primis (a tal proposito, come
si comporteranno dopo l’imminente cessione?) non riescono a utilizzare un tono diverso dall’entusiastico per le novità della smart city torinese, che si svilupperà grazie al fondamentale contributo di BLOOMBERG PHILANTROPIES.

Ricordiamo quanto già scritto in passato: la Fondazione Bloomberg è un po’ la versione americana della filantropia delle nostre fondazioni bancarie. Sul sito https://www.bloomberg.org/founders-projects/ compare in bella vista il faccione di Mike Bloomberg, il magnate dell’ omonima società di servizi finanziari, software e mass media nonché Sindaco repubblicano di NY per 12 anni. Con le “scuole di business” destinate ai Sindaci mondiali stanno imponendo, loro sì, la propria egemonia culturale a colpi di collaborazioni pubblico-privato a forte impronta mercatista.

Una predominanza culturale tale che il Sindaco Lo Russo, all’incontro con la Sinistra del suo Partito a Proxima sabato scorso, non ha avuto problemi a sostenere indirettamente la trickle down economy e la collaborazione con Bloomberg in una rivisitazione del “capitalismo compassionevole” di Bush in salsa sabauda.

Ma la liason con Bloomberg è finita sui giornali (non è vero, tutti zitti e allineati) per un altro motivo, quello dell’accordo ufficiale con il Comune di Torino: come emerso da una interpellanza del consigliere Russi, non si possono conoscere i termini dell'accordo con Bloomberg Philantropies, firmato solo recentemente dopo oltre due anni di collaborazione. Come se non bastasse, i materiali e i software prodotti da questa collaborazione rimangono di proprietà americana, così come i vincoli di riservatezza impongono di non rendere pubblico nessun dettaglio riguardante l’attività di Bloomberg a Torino.

Di converso, i filantropi yankees hanno accesso a molteplici dati nostri, riguardanti urbanistica e cittadini torinesi, e anche qui non possiamo sapere quali vengono forniti loro.

Le limitazioni del potere pubblico vengono giustificate dalla stessa Vice-Sindaca così: “Le attività di collaborazione sono offerte alla città senza corrispettivi di sorta.”

Qualcuno dovrebbe spiegare alla Giunta che “quando non stai pagando un prodotto, il prodotto sei tu” (Cit. The Social Dilemma).

In particolare quello che noi diamo in cambio  è il personale amministrativo torinese che viene formato dal think tank della destra americana (come? secondo quali princìpi?), sono le politiche implementate nel piano regolatore (ora ci arriviamo), e dulcis in fundo il nuovo city branding

Insomma, a decidere come Torino apparirà sul mercato internazionale saranno i Bloomberg’s.

E il modello scelto per la città del futuro è presto delineato: una destinazione turistica aperta e internazionale ove, come sottolinea l’Esimio Prof. insieme al collega Carlo Salone, si potranno “degustare agnolotti sorseggiando prosecco” (Cit. Repubblica) dai tetti cittadini aka rooftops grazie al “libera tutti” del nuovo piano regolatore. 

Si potranno inoltre, stando agli annunci, avere “DEHORS TUTTO L’ANNO COME A PARIGI!” perché i marciapiedi invasi da tavolini e tendaggi fanno bene alla città (ci penserà il collettivo Foodification a confutare questo luogo comune fallace).

E, ancor più inquietante e orwelliano, i nostri consulenti forniranno scelte strategiche per “impedire la desertificazione commerciale dei nostri quartieri”: sembrerebbe che la forte spinta turistica porti alla chiusura delle attività commerciali tradizionali, favorendo il proliferare di Airbnb.

Ohibò, davvero lo scoprite nel 2025, e solo grazie agli stessi sostenitori della svendita della (nostra) città? 

Non per fare gli Scanzi torinesi, ma quando docenti autorevoli, collettivi meno autorevoli, movimenti di cittadini anni fa vi urlavano tali criticità voi vi giravate verso destra ad ascoltare le sirene market-oriented.

Ora, che possa essere Bloomberg a fornirvi le ricette per una città più equa e vivibile è una favoletta a cui può credere solo un centro-sinistra che applica ricette di destra senza neanche accorgersene.

Curioso poi, tornando al city branding, che si cerchi un’identità della città mentre da buoni provinciali le nostre agenzie di comunicazione, i titoli dei giornali e buon ultimo il Sindaco ripetono a pappagallo “TORINO COME… METTERE UNA CAPITALE FIGA A CASO”* in un complesso d’inferiorità e di wannabe-ismo che ereditiamo dal confronto storico con Milano.

Tutti questi aspetti sono stati meglio esplicitati nel succitato commento Semi-Salone sul Corriere Torino: la rappresentazione fornita dal piano “non sembra fare i conti con la realtà certificata negli ultimi rapporti regionali della Banca d’Italia, che ci parlano di crisi persistente in vasti settori della manifattura, di bassa propensione all’innovazione e nella creazione di startup (ma non eravamo la capitale europea dell’innovazione?), di indebolimento dei servizi di base, in particolare la sanità e i servizi pubblici locali.”

Come ha risposto l’Assessore Mazzoleni? 

“Basta nostalgia e categorie obsolete” è l’incipit del suo piccato editoriale, dove evita di rispondere sul suo operato a Milano (forse per i 4 avvisi di garanzia?) e palesa una certa allergia alle critiche; in questo, c’è da dire, si è calato benissimo nella parte dell’uomo di Sistema torinese.

Una risposta sulla difensiva che non espone nulla di nuovo, se non il solito refrain sulla (finta) partecipazione della cittadinanza alla redazione del Piano: ci propone future assemblee pubbliche di discussione, seguite da confronto democratico in Consiglio comunale.

Questa polpetta avvelenata della partecipazione pubblica ma solo quando ormai è già tutto scritto (da altri), era già stata somministrata ai torinesi dall’ Amministrazione Appendino, con i famosi Partecipa-TO diventati col senno di poi Percula-TO

Il nostro Assessore girerà anche per i mercati, ma nei quartieri più periferici la “Città dei 15 minuti” resta uno slogan fine a sé stesso se non porterà per davvero anche alle Vallette i tram pubblici, la pulizia del verde, e soprattutto investimenti per lavori non precarizzati.

Ripensandoci bene, chissà se nelle loro “passeggiate urbane” Amanda Burden e Paolo Mazzoleni hanno attraversato anche Via delle Primule, saremmo curiosi di saperlo.

*Parigi per i dehors secondo Lo Russo, Londra e Berlino per il Sindaco della Notte secondo Lo Russo, New York per il Parco Verticale secondo i Torino Stratosferici, Berlino per la Love Parade secondo Repubblica, Barcellona per la Porta Palazzo-Boqueria secondo la Virano...e così via...


giovedì 6 marzo 2025

IL MODELLO MILANO INVADE TORINO: ASSESSORE MAZZOLENI PLURI-INDAGATO

 “Ammetta, la cucina è più di un sogno” 

Questa è stata la prima domanda al vetriolo fatta all’ Assessore Mazzoleni nell’ultima intervista al Corriere

Il nostro referente politico cittadino per le trasformazioni urbane (in quel momento con tre indagini pendenti a suo carico) è stato interpellato una settimana fa per una questione particolarmente impellente per il nostro mainstream: la pubblicazione del suo primo libro di ricette!

Pane per i denti di Foodification, ben venga, ma le ulteriori news delle ultime 48 ore ci riferiscono di mancanze ben più gravi dell’ autenticità della ricetta del vitello tonnato dell’ Assessore (altro vulnus dibattuto sul Corriere): scopriamo stamane che l’ Assessore all’ Urbanistica della Città di Torino Mazzoleni é indagato per il progetto Twin Palace di Lambrate con l'accusa di falso, lottizzazione abusiva e abuso edilizio.

Ieri però è stata Milano al centro di tutte le cronache nazionali per un fatto particolarmente grave: è arrivato infatti il primo arresto nell’ambito delle plurime indagini relative agli appalti di costruzione di nuovi grattacieli, attività commerciali e terziarie, e via cementificando.

Si tratta di quella onda processuale che gli stessi protagonisti stavano aspettando: per questo motivo avevano proposto e  promosso il cosiddetto “Decreto Salva Milano” che facesse contemporaneamente da sanatoria del passato e apripista per il futuro.

Immaginiamo a questo punto un Sindaco Lo Russo imbufalito, imprecare dallo Studio Ovale di Piazza Palazzo di Città: "Si parla sempre e solo di Milano, così ci rimette il city branding di Torino!!"

Per fortuna ci ha pensato il collezionista di figurine giudiziarie a riequilibrare l'antica disfida: la quarta indagine a carico di Mazzoleni proviene direttamente dalla più pesante delle inchieste milanesi in corso, ovvero quella che ieri ha mandato Giovanni Oggioni, architetto ed ex direttore dello Sportello unico edilizia del Comune di Milano, agli arresti domiciliari per corruzione, frode processuale, depistaggio e falso.

É quello che Barbacetto nel suo ultimo libro ha definito "il nuovo Rito Ambrosiano” urbanistico, ovvero un modello a sé stante di fare riqualificazione urbana:

E oggi? La città (Milano,ndr) continua la sua orgogliosa storia di diversità dal resto del mondo che si ostina a imporre regole. Le aggira, ma con eleganza. Ha un suo stile, niente a che vedere con rozze storie di mani sulla città o aspre vicende da sacco di Palermo... Qui il sacco è griffato, le mani sono fresche di manicure. Il marketing abbellisce i fatti, lo storytelling li nobilita. A Milano riempire i vuoti cementificando ogni spazio residuo di una delle città più inquinate d’Europa e sostituire vecchi magazzini o palazzine malandate con una bella torre residenziale di lusso grande sette volte ciò che c’era prima si chiama «rigenerazione urbana». Suona meglio. Profuma di nuovo, di pulito. A Milano i palazzinari si chiamano sviluppatori e, intervistati, dicono che fanno il bene della città perché abbattono il brutto e costruiscono il bello. Per quale motivo opporsi a questa onda meravigliosa?

Difficile non riconoscersi tanto nell' ironia dell’ autore quanto nel vedere Torino in questa descrizione. 

E allora, abbandonando il Modello Milano e restando sul Sistema Torino, ora che succederà? 

Questa Giunta e questo Assessore all’ Urbanistica cadono in un momento storico importante:siamo all’interno del percorso di scrittura del nuovo piano regolatore (molto contestato dai comitati torinesi che si occupano di territorio a causa della mancanza di indicazioni su quali siano le intenzioni della città), stanno piovendo soldi dal Pnrr e da altri progetti europei che permettono di intervenire massicciamente sulla fisionomia sabauda.

Difficile non citare il Parco del Meisino, l’ Ospedale Maria Vittoria alla Pellerina, la “rinascita” di Barriera (cosa ne sarà dell’ area ex Gondrand?) e Aurora “nel cuore del cambiamento” con un nuovo progetto da 25 milioni lanciato giusto ieri, e mille altri che stiamo dimenticando.

La questione qui è politica: cosa pensa di fare la maggioranza Lo Russo di fronte alla quarta indagine a carico dell’ Assessore all’ Urbanistica Mazzoleni? 

Oltretutto sono tutti processi legati alla sua attività di architetto, e quindi di conseguenza alle funzioni che sta ivi svolgendo. 

Lungi da noi diventare giustizialisti, e ricordiamo bene quanto il tintinnar di manette abbia fatto male alla sinistra che ricercava la scorciatoia giudiziaria come risposta all’ assenza di una alternativa politica. 

Al momento, non si ravvede all’orizzonte nessuna richiesta delle minoranze di discutere le dimissioni dell’Assessore in questione: certo, direte voi, difficile che la maggioranza di centro-sinistra (neanche AVS?) possa muovere un dito contro il suo Assessore, e difficile nel contempo che possa farlo la stessa destra che stava portando avanti il Salva-Milano in Parlamento. Ma a questo punto ci chiediamo: qual è la funzione dell'organo di controllo e indirizzo del Comune, completamente annullata dalla volontà politica tanto della maggioranza che della minoranza (M5S escluso)?

Qui si tratta di opportuni
tà politica, di sgomberare il campo da qualsiasi dubbio o malinteso, di non affidarsi comodamente ai tempi lunghi ahinoi dei processi italiani (ve ne sono altri pare in corso a carico di esponenti della maggioranza): il Sindaco Lo Russo faccia uno scatto di autorevolezza politica, superi nella curva più pericolosa il suo collega PD Sala, e chieda a Mazzoleni un passo indietro finché non avrà dimostrato tutta la sua innocenza. 

Nel frattempo sarebbe una bella ventata di aria fresca sabauda affidare la trasformazione della città a un esperto urbanista locale, che conosca e abbia a cuore il destino di questa sempre più sventurata città.


mercoledì 11 dicembre 2024

STOP AL TODAYS ALLA CONFLUENZA - STOP AL PUMPTRACK AL MEISINO: SI PUÒ FARE!

C'è da strabuzzarsi gli occhi nel leggere le news che provengono da La Stampa di oggi: gli Assessori Tresso (Ambiente) e Carretta (Grandi Eventi) hanno annunciato che non verranno più organizzati "eventi d'impatto" nei parchi protetti dalla rete Natura Duemila, che tradotto significa “NO TODAYS AL PARCO DELLA CONFLUENZA”, esattamente come il nome del comitato che ha spinto maggiormente in questi mesi per impedire la devastazione ambientale del verde nei pressi di Piazza Sofia. 

Come lo stesso Assessore al Verde ammette, l’ impatto del nuovo Todays a conduzione fratelli Boasi è stato eccessivo anche per questa Giunta, in termini di danni al verde e di tempi di chiusura del parco alla cittadinanza.

L’altra novità annunciata ieri riguarda il Parco del Meisino, dove la Giunta Lo Russo ha voluto investire soldi del PNRR per “recuperarlo dal degrado” (dove non vi è cemento e profitto per il PD è degrado a quanto pare) costruendo di fatto una Cittadella dello Sport a gestione pubblica (scommettiamo su quanto tempo passerà prima di affidarlo ai privati?). 

Oggi abbiamo scoperto che le piste di pump track e skiroll verranno escluse dal progetto, rinunciando ai relativi 800 mila euro previsti da PNRR.

Ora, tutto bene quel che finisce bene? Il comunicato a riguardo di Sinistra Ecologista esprime giubilo e soddisfazione politica per l’ accoglienza delle istanze verdi dei cespugli di maggioranza e soprattutto dei movimenti ambientalisti che si sono messi di traverso al progetto.

A noi restano però alcune domande da fare, dato che gli Assessori hanno delle responsabilità politiche cui dovranno dare seguito: 

1) Tresso, Assessore all’ Ambiente, ammette l’ eccessivo impatto sonoro e ambientale: qual è la quantificazione di tale impatto? Avete per caso accertato se ci sono state violazioni di limiti che comportano relative responsabilità e sanzioni? 

2) Chi paga per i danni ambientali alla Confluenza?

3) La dichiarazione di Tresso sembra però lasciare intendere che il Todays potrebbe tornare al Parco Peccei, per cui chiediamo in anticipo: in Barriera vale tutto anche in termini di potenziale danno al verde pubblico?

4) Quali conseguenze politiche vi saranno per gli Assessori responsabili di questo scempio ambientale?

5) Altra domanda che sorge ripensando all'incontro pubblico che fecero gli Assessori stessi, con Luca Mercalli nel ruolo di “moderatore di parte”: quella sera venne giurato e spergiurato davanti alla cittadinanza incaz*ata che il progetto NON si poteva modificare, perché c’erano di mezzo i soldi del PNRR e perché non ci si poteva tirare indietro e blablabla. Insomma una versione progressista del TINA (There Is No Alternative) thatcheriano.

Ora invece scopriamo che si poteva fare! Perché per mesi Carretta e Tresso, e tutta la banda che li sostiene, hanno alzato le spalle con sorriso beffardo di fronte a chi rendeva loro evidente la stupidità delle piste da pump track e skiroll in un parco che è già bello così?

6) Chi si assumerà la responsabilità di aver detto il falso di fronte alla cittadinanza?

A contorno di tutto questo, vi è la “figuraccia Tananai” fatta dal già citato Assessore ai Grandi Eventi Mimmo Carretta, che ha deciso di spendere 900 mila euro di soldi pubblici per un concerto di Capodanno dove sempre oggi scopriamo che l’artista di punta, Rose Villain, non è lo stesso che era stato proposto dagli organizzatori vincitori del bando, guarda caso la stessa Fondazione Reverse che ha organizzato il Todays alla Confluenza. Ironia della sorte, il Sindaco di Milano Sala in questi giorni ha pubblicamente rifiutato di spendere un milione di euro per un simile concerto di Capodanno in piazza, mettendo indirettamente e involontariamente alla berlina i suoi colleghi, anche di partito, torinesi.

Chiudiamo con una battuta, tornando al tema verde pubblico che è quello che ci preme di più:  la più grande, e positiva, retromarcia che ricordiamo in termini di parchi torinesi è quella della Giunta Appendino, che cambiò l "idea ZOOM", parco privato, al Parco Michelotti in una più morigerata trasformazione del suddetto in un parco semplicemente pubblico, rimesso a posto e a disposizione della cittadinanza.

Chi ci legge da anni sa che nulla abbiamo mai perdonato politicamente nei cinque anni pentastellati: vorremmo però far notare a chi li accusava di incompetenza e superficialità, che forse imparare da chi li ha preceduti, potrebbe essere utile anche per gli attuali Assessori illuminati progressisti. Ne gioverebbero loro in termini di figuracce collezionate, e ne gioverebbe il verde e la cittadinanza torinese. 


lunedì 25 novembre 2024

TORINO NON È PIÙ BERLINO: È HOLLYWOOD!

 La hybris da grandi eventi e il lavoro che non c'è

"Poteva esserci un po’ di timidezza dopo un red carpet attraversato dalle star di Hollywood. L’altra sera in foyer c’erano Ron Howard, Sharon Stone, Sarah Jessica Parker tra selfie, applausi e apprezzamenti. Ma nessuna timidezza: la Prima del Regio è pur sempre la Prima del Regio." (Corriere Torino)

La prima buona notizia è che la nostra città punta direttamente a Hollywood, bye bye Berlino è stato bello.La seconda buona notizia è che Torino "sta vivendo un momento d'oro", parola del Sindaco Lo Russo.

Sicuramente è un momento d'oro per lui, sempre pronto a correre da un'inaugurazione all'altra e cambiare vestiti come una Barbie: abbiamo la Barbie tennista, la Barbie opera lirica, la Barbie Film Festival e così via. Manca però la Barbie-lavoro per i giovani, ed effettivamente lì salirebbe l'imbarazzo: come ti vesti per dire ai venti-trentenni che a Torino non c'è lavoro? Maglione a collo alto e giacca di velluto da vetero-novecentesco? Dai, stonerebbe troppo, oh qua ormai siamo a Hollywood!

Eppure i dati sul lavoro nella nostra città direbbero che non c’è nulla da festeggiare, dati che ovviamente non arrivano lontanamente sulle pagine di cronaca dei quotidiani mainstream, dove è tutto un rincorrere: Sharon Stone tra olive e vernissage in profumeria, il Sindaco al Regio dove “in platea vi è una squadra di influencer” (Corriere Torino), cittadinanze onorarie a Sinner, artisti torinesi che ci raccontano il loro rapporto con il tennis (Willie Peyote è stato lasciato da una vecchia fidanzata per un maestro di tennis, lo sapevate?, fonte La Stampa). Gli unici dati che riporta La Stampa nel suo paginone del 25/11 dal sobrio titolo “L’ombelico del mondo” è il seguente: “Le ricadute ci sono e sono evidenti. Il centro si affolla e gli hotel si riempiono". Capitolo chiuso.


I dati, questi numeri maledetti, però esistono e sono impietosi: “Occupazione, Torino 58esima: "È il fanalino di coda del Nord", giusto per riprendere una ricerca di pochi mesi fa a riguardo. Inutile citare il deficit cittadino nel mondo dell’industria, dove mancano ancora all'appello quasi 20 mila posti di lavoro rispetto al pre-COVID. Di conseguenza crescono i lavoratori nel mondo del terziario e dei servizi, che hanno una strutturale criticità: gli alberghi e ristoranti pieni portano a occupazioni precarie e mal retribuite, e a una generale bassa qualità del lavoro offerto, che genera sovra-istruzione (si verifica quando il titolo di studio posseduto dai lavoratori è superiore a quello richiesto per accedere o per svolgere una data professione). La quota più elevata di occupati sovraistruiti si riscontra tra le persone con diploma. I settori nei quali è più diffuso il fenomeno sono i servizi alle famiglie, il comparto degli alberghi e della ristorazione; tra le professioni quelle del commercio e, in generale, quelle non qualificate. Nel 2023 il 75% dei nuovi assunti ha avuto un contratto precario, molti dei quali con durata inferiore alla settimana. Precarietà permessa dalla presenza di un ampio esercito di riserva, dato che Torino è Capitale del Nord anche per quel che riguarda il tasso di inattività: quasi un terzo dei torinesi in età di lavoro ha smesso di cercare lavoro, con una punta del 35% tra le donne. Se restringiamo l’analisi statistica ai più giovani, la situazione è ancora più drammatica, con la disoccupazione che tocca punte del 25%.

Insomma, la situazione è drammatica, i torinesi non hanno lavoro e, di conseguenza, capacità di spesa: uno degli effetti distorti di questo ciclo economico negativo ce lo racconta, in termini entusiastici ca va sans dire, il Corriere Torino. La collina e i quartieri più ricchi stanno vedendo un numero crescente di acquisti immobiliari da parte di stranieri (il 18% sul totale delle compravendite nel 2024) attratti dai bassi prezzi e dall’ alta qualità della vita perchè, citando l’articolo, “evidentemente chi viene dall’estero è capace di vedere qualcosa che noi non riusciamo a notare” (Sigh!).

È tutta una questione di percezione: in ambito di degrado e decoro, i dati sulla micro e macro criminalità sono stati sostituiti ormai dalla “percezione di sicurezza”, per cui non conta il numero di reati ma conta il sentire comune. Allo stesso modo sembra che anche la struttura economica stia subendo lo stesso slittamento (Karl perdonaci!): non conta la ricchezza (o meglio la povertà) della popolazione locale, ma è importante la percezione di benessere che possiamo respirare grazie alle sfilate hollywoodiane dei VIP sul red carpet del centro torinese.

Eppure l’unica cosa che respiriamo veramente è lo smog: Torino è sempre più maglia nera tra le Città metropolitane in termini di inquinamento, di gente che muore (muore!) per la nocività dell’aria che respira in mezzo a una città congestionata dal traffico e, volendo essere pignoli, anche dai grandi eventi. E volendo essere ancora più pignoli, apprendiamo che Angelina Jolie è arrivata col jet privato da Nizza per una toccata-e-fuga in giornata: secondo i dati GREENPEACE, un volo di un’ora con un jet privato provoca da solo quasi un terzo delle emissioni totali di gas serra che un cittadino europeo emette in media in un anno ma non era il momento di fare piazzate ambientaliste.

In tema di narrazione predominante e storytelling utile a mascherare sotto il tappeto la realtà socio-economica, l’amica Lucia Tozzi ha scritto recentemente un saggio sul “modello Milano” perfettamente parallelo alle confutazioni del “Sistema Torino”. Pochi giorni fa, è uscita una sua  brillante analisi su Milano, dal quale possiamo estrarre un pezzo che ben si adatterebbe anche alla capitale sabauda:

La narrazione è invece quella patina infida che occulta questi fatti, quella che altera i dati, quella che al limite, quando l’evidenza non si può più negare, naturalizza questi problemi come esternalità negative del successo, e/o come problemi comuni a tutte le città del mondo: “Signora mia, di che si lamenta, sapesse quanto costa una stanza a New York o a Parigi”. E che, per legittimare le ragioni della rendita e della valorizzazione, interpella direttamente gli abitanti più affluenti, citando le loro manifestazioni di benessere come una prova schiacciante contro chi protesta.

Sembra la sintesi perfetta di quanto vediamo nella comunicazione imperante a Torino in questo novembre, ormai storicamente il mese principe dei grandi eventi che si accavallano uno sull’altro in città. O per meglio dire, nel centro storico e limitrofi, perché delle periferie in cui "sembra di stare a Thoiry” più che a Turin, non parla più nessuno. Sono praterie talmente abbandonate che nessuno le cita più neanche a scopo elettorale.

Peccato che oltre le colonne d’Ercole della “città che funziona”, vi siano quartieri che esplodono, in cui si concentra la povertà e la precarietà abitativa, e la conseguente rabbia sociale che prima o poi si esprimerà nelle urne: non ci stupiamo se poi alla Falchera e alla Barca non avranno saputo cogliere la bellezza di questo modello.

mercoledì 18 ottobre 2023

DUE ANNI DI SISTEMA LO RUSSO: BUON BRINDISI CON BLOOMBERG!

Sembra ieri che la vittoria di Stefano Lo Russo contro il pericolo fascio-barolo-tartufiano Damilano ha fatto spuntare all’orizzonte il Sol dell’Avvenire della sinistra che riconquista la Città, la Propria Città, dopo cinque anni di scalcinata truppa appendiniana. 

Proprio oggi, per un’ironia del calendario, il Sindaco di Torino il Sol l’ha visto sorgere a Washington, dove prosegue la sua partecipazione al BLOOMBERG CityLab: un “programma di formazione manageriale” organizzato da Fondazione Bloomberg (il magnate della società di servizi finanziari, nonché Sindaco repubblicano di NY per 12 anni). 

Ma quindi, cari amici e Compagn*, qual è la via imboccata dal rappresentante del centro-sinistra torinese in questi primi due anni?

Noi abbiamo deciso di redigere un elenco (sullo stile di successo delle canzoni de Lo Stato Sociale) dei tanti punti interrogativi e azioni critiche che mai e poi mai ci saremmo aspettati da una coalizione così progressista e verde, almeno a parole. Anzi, ad hashtag. 

Cominciamo:

1) Preparazione del nuovo Piano Regolatore della Città “guidati” proprio dalla succitata Fondazione Bloomberg, per proseguire il percorso di svendita della Città ai privati, ovviamente smart & green

2) L’attacco al verde pubblico in ogni sua forma e quartiere, in particolare:

3) Abbattimento generalizzato degli alberi di Corso Belgio, fortunatamente bloccato al momento da un comitato di cittadini, e ora approdata in Tribunale

4) Autorizzazione alla costruzione di un nuovo ospedale al Parco della Pellerina

5) Trasformazione del parco naturale del Meisino in parco giochi sportivo


6) La prosecuzione della (s)vendita ai privati dell’area ex Westinghouse, dove un mega centro congressi e ovviamente un supermercato Esselunga la faranno da padrone

7) Nessuna azione sulla rinegoziazione del debito pubblico monstre, mentre la qualità della vita in città continua a calare

8) Rivoluzione mobilità urbana sostenibile
al palo (Torino capitale delle morti per inquinamento)

9) Troppi cittadini senza casa...e troppi studentati senza studenti: Torino continua a essere capitale degli sfratti e della povertà crescente. La politica neo-liberale del decoro prosegue inesorabile.

10) Le passeggiate legalità&pulizia stile-Lega in Corso Giulio Cesare, a favore di telecamere, come forma di interessamento verso le periferie

10) Flirt spinto con Cirio secondo la prassi del buon governo voluta dal pensiero dominante (vedi inaugurazione entusiasta e congiunta del To-Green in Corso Romania )

11) La Torino Capitale dei Grandi Eventi, sempre e comunque, mentre la manifattura è in fuga: da Eurovision (investimenti pubblici che creano perlopiù volontariato e lavoro sfruttato) allo scalpitare per favorire indirettamente l’utilizzo della pista da bob a Cesana sognando l “effetto curling” (Cit. Carretta) del 2006. O il silenzio assenso entusiasta sulla privatizzazione di Cavallerizza, in piena continuità con Chiara Appendino

12) Lo spoils system nelle nomine alle posizioni apicali di società pubbliche, società partecipate e fondazioni culturali

13) L’Assessore all’ Urbanistica Mazzoleni indagato a Milano per abuso edilizio

14) Ovviamente, dulcis in fundo, il processo REAR, che vede, oltre al deputato Mauro Laus, anche l’Assessore ai Grandi Eventi Mimmo Carretta e la Presidente del Consiglio Comunale Grippo tra gli indagati. Tutto nel silenzio tombale degli alleati.

mercoledì 19 aprile 2023

PARCO MEISINO: FINALMENTE IL DIBBATTITO GOMBAGNI!

Martedì 18 aprile si è (finalmente) tenuto il primo incontro pubblico in cui si è discusso della genesi del progetto che sorgerà all’interno del Parco del Meisino: c’era il pubblico delle grandi occasioni (nonostante la Champions), equamente ripartito tra contestatori di natura intergenerazionale e sostenitori, perlopiù iscritti/rappresentanti del PD.

Il “parco dello sport e dell’educazione ambientale” sorgerà (questo punto non è in dubbio) grazie a un finanziamento dal PNNR di 11,5 milioni di euro, “in quota” Ministero dello Sport. E già questo è un aspetto importante, considerando che all’ 80% nel corso della serata si è parlato in realtà di aspetti naturalistici, fino al parossismo di Luca Mercalli, “moderatore di parte”, che afferma di non sapere nulla di sport e di esserne completamente disinteressato (commento più infelice della serata).

La relazione da parte degli Assessori Tresso (Ambiente) e Carretta (Sport) e dal Presidente di Circoscrizione Deri, con relativa descrizione precisa del piano da parte dei tecnici, non ha particolarmente stupito, e potrebbe essere riassunta con le parole-chiave che fanno da refrain della comunicazione politica pubblica: “degrado e abbandono” all’ex galoppatoio, inclusione sociale, bene comune, partecipazione e co-progettazione, consumo zero di suolo.

E bisogna dare atto che non vi sarà cementificazione, non sarà costruito nessun parcheggio e verranno utilizzate strutture rimovibili per la messa a terra delle strutture sportive, con la “scelta precisa di coniugare sport e verde” (Cit. Tresso). 

Un focus preponderante sarà sull’ educazione ambientale, sugli aspetti didattici e sull’educazione allo sport.

Proprio su questi ultimi aspetti sono arrivate le maggiori contestazioni da parte del Comitato “Salviamo il Meisino” e di semplici cittadini frequentatori del parco, che possiamo riassumere utilizzando gli interventi di Emilio Soave (storico
rappresentante di Pro Natura) e Piergiorgio Tenani (Consulta comunale per il verde, organo consultivo delle associazioni ambientali): come fate a parlare di “partecipazione” se è da un anno che non ascoltate nessuna nostra critica costruttiva? 

Non possono bastare le due commissioni consiliari citate dagli Assessori, se in fase di redazione del progetto nessuno è stato ascoltato, o meglio nessuna istanza è stata accolta: e  non può bastare la giustificazione relativa ai tempi ristretti richiesti dai progetti inseriti nel PNRR.

Inoltre, molti degli obiettivi che dovrebbero fungere da “base ideologica” del progetto sono già realizzati dalle associazioni che ivi operano: attività didattica, educazione ambientale (anche con i cavalli) e attenzione alla possibilità di accesso per tutti sono già presenti nel parco, da tantissimi anni.

E allora per cosa si rende davvero necessario questo “intervento umano” su un’area così particolare da essere protetta da direttiva europea? Per praticare sport come Pump track, arrampicata sportiva e ciclocross? Sono davvero attività ad alta inclusione sociale e per tutti e tutte?

Nessuno nega la necessità di intervento sulle aree umide, sulla salvaguardia degli alberi (quanti saranno abbattuti/manutenuti/compensati?), e finanche è sostenuta dai critici la necessità del restauro dell’ex galoppatoio ad oggi abbandonato a sé stesso: ma è necessario aggiungerci un punto ristoro, una parete di arrampicata e altre strutture considerate invasive? 

Avete per esempio considerato, citando un intervento molto tecnico (per i dettagli naturalistici della confutazione del progetto rimandiamo alle associazioni esperte a riguardo), che “il carico di presenza umana può creare gravi problemi all'area”, considerando i record negativi ambientali della città di Torino?

Su questo Tresso, molto disponibile al confronto e al rispondere nel dettaglio a ogni domanda, ha assicurato una massima attenzione prendendo in considerazione gli appunti dell'organo di governo delle aree protette, ma basterà? E soprattutto basta citare l’arrivo della Ven-To (la ciclovia Venezia-Torino) e il rischio di area esondabile per mettere in piedi 11 milioni di investimento? Davvero non esistevano altre vie? L’elefante nella stanza sembra essere che servivano soldi per costruire la sopraelevata su Corso Luigi Sturzo per unire le due sezioni del parco, e per ristrutturare l’ex Galoppatoio e si sia raffazzonato un progetto che giustificasse (e finanziasse) questi interventi principali.

Passando alle sfaccettature di natura più politica, si sono segnalati due aspetti fondamentali per i progetti che nascono pubblici e che col passare degli anni si troveranno ad avere bisogno dell’intervento del privato: chi gestirà quell'area? chi garantirà i soldi di manutenzione delle strutture? Senza questi tasselli, è facile immaginare, guardando alla storia recente cittadina, una futura partnership pubblico-privato in cui sarà il profitto a giovarsi dei soldi europei.

Particolarmente contestata, restando agli aspetti politologici, è l’allestimento di un sistema di sorveglianza che, come sottolineato urlando da chi scrive (chiedo venia per la perdita dell’aplomb sabaudo), era avversato dal PD stesso quando era la Giunta Appendino a proporlo urbi et orbi in città: la risposta dell’Assessore Carretta è che è un tema che potrà essere discusso nel prossimo futuro, ma che tendenzialmente le videocamere verranno utilizzate solamente per preservare l’area giochi e gli edifici, e non “per monitorare le coppiette sulle panchine che limonano” (Cit. Mercalli).

In conclusione, è facile affermare che le due parti non si siano smosse dalle proprie rigide posizioni, sebbene i relatori abbiano assicurato una lunga fase di co-progettazione a partire da oggi: e chi la gestirà? Ma ovvio, la Compagnia di San Paolo! Scopriamo che in questi giorni il Comune ha vinto il bando di finanziamento NEXT GEN per il piano di gestione, aggiungendo che sarà un “laboratorio”, per chiudere in bellezza con un’altra parola chiave spesso abusata.

Eppure, se si volesse praticare davvero la partecipazione in tutte le fasi del progetto, esiste per esempio la citata formula del “dibattito pubblico”, introdotta da un DPCM in Italia nel 2018 “per la disciplina dei criteri per l'individuazione delle grandi opere infrastrutturali e di architettura di rilevanza sociale, aventi impatto sull'ambiente, sulle città e sull'assetto del territorio”.

Insomma, non mancano certo gli strumenti giuridico-istituzionali. Forse quel che manca realmente è la volontà politica.