martedì 23 febbraio 2016

Ceci n'est pas une privatisation

Che cos’è una Privatizzazione? Cosa significa privatizzare un bene comune? 
L’indagine lessicale, al limite tra sarcastico e il didascalico, muove da quanto sta accadendo all’Assemblea Cavallerizza 14:45, accusata di fare uso privatistico degli spazi di Via Verdi dai consiglieri comunali Luca Cassiani e Maurizio Marrone (PD e Fratelli d’Italia), i quali lunedì 22 febbraio hanno depositato una richiesta d’interpellanza al Consiglio Comunale circa gli ultimi eventi avvenuti negli spazi della Cavallerizza. L’improvvisa attenzione da parte dell’Amministrazione su quanto avviene lì dentro e l’accusa di utilizzo privatistico del bene ci provoca stupore e un pizzico d’ilarità, considerando che ci troviamo di fronte ad un’Amministrazione Pubblica che ha messo in vendita l’intero complesso storico dichiarato patrimonio dell’Umanità dall’Unesco. 
Usanza comune, quella della svendita, che non riguarda solo Cavallerizza ma una serie di edifici di proprietà pubblica il cui valore supera i 60 milioni di euro. 

Nei ventuno mesi di occupazione da parte dell’Assemblea Cavallerizza 14:45, Sistema Torino ha sempre sostenuto l’Assemblea per affinità ideologica con le istanze promosse, collaborando e partecipando ai momenti di confronto. Come noi sono tantissime le personalità cittadine di rilievo, le realtà e i movimenti che hanno appoggiato e supportato l’iniziativa,  prendendone parte in prima persona e come singoli cittadini. Sistema Torino ha le idee chiare circa il significato di “privatizzazione” e di "uso privatistico” di un bene: è un tema che ci è caro, che abbiamo sviscerato, approfondito e raccontato in più occasioni e attraverso mezzi comunicativi differenti, dal teatro agli articoli d’approfondimento, dagli incontri pubblici ai dibattiti. 

Crediamo che in circostanze così grottesche sia doveroso porre delle domande per dare modo a tutti di riflettere ed esprimersi su un tema centrale in città: la vendita del patrimonio pubblico. E’ tema che ci riguarda tutti, in quanto beni comuni, per antonomasia “proprietà della collettività”.
Siamo altresì convinti che la gestione di un bene comune debba rispettare i criteri di massima accessibilità,  eterogeneità,  totale apertura decisionale e gestione condivisa.

Chi pensasse, come il consigliere Cassiani, che occupare significa privatizzare escluderebbe automaticamente l’idea che un metodo inclusivo e partecipativo giochi alcun ruolo nella gestione di un bene comune.  Chi pensasse, come il consigliere  medesimo  ha spesso tenuto a ribadire a mezzo stampa, che l’Assemblea, in quanto spontanea ma informale aggregazione di cittadini, non possa costituire un interlocutore per le istituzioni poiché soggetto non giuridicamente costituito,  deve allora spiegare perché invece riconoscerebbe implicitamente un ruolo ben più incisivo ai soggetti di diritto privato, escludendo automaticamente un soggetto collettivo come meritorio di riconoscimento perché non formalizzato attraverso atto pubblico. 

Poniamo quindi, per seguire questo ragionamento, che l’Assemblea, da libera e aperta quale è ora, si trasformasse in un soggetto giuridico privato, con tanto di rappresentante legale e quota associativa: sarebbe forse più legittima l’azione dei cittadini all’interno degli spazi reali? E tanto per porre e porci la classica domanda giornalistica: cui prodest?

A questo proposito ci concediamo il beneficio del dubbio e chiediamo se non siano piuttosto l’apertura totale dei processi decisionali, l’accessibilità e la biodiversità ideologica a garantire che un bene produca il beneficio massimo per la comunità. 
L’ordinamento giuridico italiano, inadeguato a questi contesti, non prevede una forma che contempli simili condizioni, sebbene siano oggi numerosi i tentativi di normazione adeguata. Formule innovative che si discostano dai dispositivi - privati - dell’associazionismo classico e che riescono a tradurre sul piano formale le istanze collettive e la volontà di gestione, dal basso e partecipata, di un bene comune. Numerose sono comunque le esperienze italiane di gestione condivisa di beni comuni, dalle delibere di uso civico (Ex Asilo Filangieri di Napoli) ai patti di collaborazione tra cittadini e amministrazione pubblica dei Regolamenti comunali dei beni comuni (di cui anche la Città di Torino si è dotata). Numerose sono le realtà europee che sono riuscite a creare insieme alle amministrazioni locali un quadro istituzionale tale da dare riconoscimento e  mantenere, allo stesso tempo, il carattere aperto e la valenza dei singoli cittadini in quanto persone fisiche, nella partecipazione ai momenti decisionali. Certo, si tratta di processi più impegnativi dell’auto-legittimazione attraverso la forma associazionistica, più faticosi dell’automatico riconoscimento per atto pubblico. Processi laboriosi perché innovativi ma che noi crediamo valga la pena intraprendere.

Abbiamo visto e partecipato a tantissime iniziative promosse da Assemblea Cavallerizza 14:45, contenitore di incontri, dibattiti ed eventi legati a tematiche artistiche e sociali che rivendicavano differenti bisogni: dalla lotta per una cultura libera ed accessibile a quella per la casa, per l'acqua pubblica, per l’istruzione e per la tutela del territorio. Abbiamo visto rivendicare diritti dei migranti, dare spazio alla lotta No TAV, abbiamo visto esprimere solidarietà alla Palestina, costruire spazi per l’uguaglianza di genere e promuovere la legalizzazione della canapa. Crediamo che tra i maggiori meriti di Assemblea ci sia l’aver ambito a divenire centro delle resistenze cittadine, convogliando all’interno del suo percorso tutte quelle realtà e tutti quei movimenti (noi compresi), che si incontrano di fronte ad un unico obiettivo condiviso: difendere il bene comune dalla privatizzazione e dalla speculazione.

Ci attendevamo una risposta da parte di Assemblea Cavallerizza 14:45 alle accuse ricevute; che immancabilmente è arrivata martedì 23 febbraio tramite un comunicato stampa pubblicato sul suo blog (https://cavallerizzareale.wordpress.com/2016/02/23/22-febbraio-2016-comunicato-stampa/). Siamo altrettanto sicuri che l’Assemblea saprà smentire anche nella pratica ogni illazione, mostrando nuovamente la sua forza nella dimensione partecipativa, collettiva, libera e aperta a tutti (cittadini, associazioni, collettivi, comitati e movimenti). Ce lo auguriamo proprio perché non ci piacerebbe assistere ad una goffa e parodica fine dell’esperienza di Assemblea Cavallerizza.

Domenica 28 febbraio alle ore 18:30 in Cavallerizza si svolgerà l’assemblea pubblica cittadina, che anche di questi argomenti tratterà (https://cavallerizzareale.wordpress.com/2016/02/23/28-febbraio-2016-assemblea-cittadina/) e alla quale invitiamo a prendere parte.

2 commenti:

  1. Bando di assegnazione pubblico con limite di un anno per il bastione? Vorrebbe dire no alla speculazione, il comune si prenda le sue responsabilita'!! Una gestione condivisa del luogo da parte del comune *parlo del solo bastione* per dar lavoro LEGALMENTE alle attivita' li annesse, culturali con rinfresco, SEMIGESTIONE, queste son le proposte che il comune dovrebbe fare, propositive, e non accusatorie. Vergogna!

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