Il 2016 sembra essere foriero di idee
meravigliose per la città pronta a ricevere nuove ondate di turisti. Dopo la
scritta TURIN sulla collina della città, arriva la splendida figata del caffè
di charme sul tetto che scotta di Palazzo Madama.
Chissà se dalla caffetteria di charme a
Palazzo Madama si riuscirà a vedere l'ostello di charme della Cavallerizza.
Si attende il responso della Sovrintendenza
ma l'auspicio mainstream è sempre lo stesso: speriamo che non si metta di
traverso perchè, caspita, è importante "mettere a reddito" i beni
storico-culturali pubblici!
Perchè ormai siamo alla
spettacolarizzazione ed alla monetizzazione di qualsiasi bene pubblico, forse
perchè sono le ultime cose rimaste ad una città sempre più strangolata dal
debito (non ascoltate chi vi parla di "soglie psicologiche" superate,
il cappio intorno al collo finanziario della città vale sempre intorno ai tre
miliardi di euro): il trend è quello dello "show culturale" di cui
Renzi è capostipite in Italia, avendo fatto scuola a Firenze con casi limite
come la Ferrari che monopolizza il Ponte Vecchio per un pomeriggio per cifre
risibili. A tal proposito, non mi stancherò mai di consigliare a tutti la
lettura dei libri di Tomaso Montanari, “sistemista ad honorem”, che con uno
storytelling affascinante confuta la narrazione dei nostri sistemi di potere
che si belano delle loro capacità di mettere a frutto economico il patrimonio
comune.
Con le dovute proporzioni, è quello che può
fare chiunque a Torino sposandosi a Palazzo Madama stesso. O quello che fece
Unicredit mesi fa quando decise di fare una giornata di formazione al
management bancario riservando per sé l’intera (e splendida) Villa della
Regina.
Certo, qui si tratta “solo” del tetto di
Palazzo Madama: quale fastidio può dare un bar sul tetto della struttura? Bah,
forse nessuno. Ma bisognerebbe forse girare la domanda e chiedersi se ha
senso “riservare” un bene che
appartiene, secondo la Costituzione (in alcune sue parti è ancora la più bella
del mondo, per ora noi non abbiamo fatto il salto di Roberto Benigni), a tutti
i cittadini italiani (e per estensione a tutti i cittadini del mondo) e non
solo a chi potrà permettersi l’ingresso a Palazzo ed il salasso che potrebbe
valere un caffè con quella veduta.
Per cui preferiamo girare la domanda e
chiederci: abbiamo davvero bisogno di trasformare i beni pubblici in
“qualcosa-di-charme”?
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