La FCA (Fiat Chrysler Automobile) ha fatto la parte del padrone negli Stati Uniti rispondendo per prima alle minacce di Trump rivolte alle aziende che delocalizzano la produzione di automobili che verranno vendute sul loro territorio. Pronti via per la nuova presidenza, e Marchionne è subito pronto a palesare la comunione di intenti con il tycoon yankee: FCA investirà un miliardo di dollari negli Stati Uniti entro il 2020, creando 2.000 nuovi posti di lavoro. Beh figata no? C’è scritto pure Fiat nell’acronimo, possiamo dirci contenti, soddisfatti e colmi di orgoglio sabaudo.
E con lo stesso contegno sabaudo andiamo a sbirciare i dati produttivi, sia mai che ci scappi qualcosina anche qui, sul nostro territorio, ché la Torino Capitale della Cultura è meravigliosa e piena di turisti ma mio cugino continua a non trovare lavoro (ed a differenza di Bello Figo sarebbe anche disposto a fare l’operaio).
Bene, guardiamo il resoconto 2016 allora: la quota di mercato del gruppo è salita dal 5,6% di dicembre 2015 al 6,2%; nel 2016 le vendite del gruppo FCA sono cresciute del 14,1% a 992.712 unità, per non parlare delle crescite sul mercato europeo. Le vendite del marchio Fiat sono aumentate in Italia (+17,1%), in Germania (+9,3%), in Francia (+14,9%), in Spagna (+29,4%), in Belgio (+6,8%), in Austria (+21,4%) e in Polonia (+25,1%).
Dai, dai che Fabbrica Italia rinasce e risorge dalle sue ceneri, torna la cara vecchia produzione industriale anche a Torino! E così, quando apri il giornale e vedi la foto di Marchionne a passeggio per la fabbrica torinese di Corso Tazzoli insieme alla Sindaca Appendino ed al Presidente di Regione Chiamparino (che, secondo voci di corridoio, ha chiesto se avanzavano ancora schede per votare SI al referendum del 2011) capisci che le tue speranze sono ben riposte: finalmente arriverà a Mirafiori questo famoso secondo modello che permetterà di integrare i 1.500 lavoratori al momento “esclusi” dalla catena produttiva. Bene!
Nella foto c’è anche John Elkann, chissà che i suoi buoni uffici con la nuova Giunta pentastellata non abbiano aiutato nel rilancio del piano occupazionale di una città che, è bene ricordarlo, ha i tassi di disoccupazione tra i più alti delle grandi città del Nord Italia.
Peccato che le dichiarazioni di Marchionne di apertura stronchino sul nascere qualsiasi entusiasmo (concetto effettivamente estraneo al modus operandi torinese) produttivo e ri-orientino l’attenzione verso la Torino Capitale della Cultura: è stato sottoscritto un protocollo di intesa tra FCA e Fondazione per la Cultura a sostegno delle principali iniziative culturali della città (Salone del Libro, Festival dell’estate, Artissima, Torino Film Festival). Ma come, tutto sto pandemonio in pompa magna per 250 mila euro di sponsorizzazione dei Grandi Eventi della città? Verrebbe da ridere, se non ci fosse da piangere a vedere concittadini disperati e stravolti da anni di cassaintegrazione, eppure è proprio così.
L’ennesima beffa, perpetrata utilizzando quelle che sono le parole d’ordine del nuovo modello di sviluppo torinese degli ultimi vent’anni: la produzione (e non solo, basta pensare ad Exor) viene spostata verso chi la richiede a gran voce, mentre da noi restano i circenses buoni a distrarre l’attenzione dalla fuga del “nostro” gruppo industriale, ancora oggi rimpiazzato dal nulla.
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