mercoledì 19 settembre 2018

LA DONNA, IL SOGNO (OLIMPICO) E IL GRANDE INCUBO


Avete presente quella fastidiosa sensazione di essere costretti a guidare la macchina una volta al mese mentre la tua compagna fa commissioni e ti abbandona letteralmente dentro l’ automobile per intere mezze ore?
E avete presente quello stesso tipo di fastidio che si prova quando annoiato sul sedile inizi a leggere l’ approfondimento su La Stampa di Luigi La Spina che “ci spiega” le cause del fallimento della candidatura olimpica torinese? Sì, è lo stesso giornalista che usò i dati del Rapporto Rota 2014 per “spiegarci” le cause del declino post-insediamento di Chiara Appendino nel 2016.

ALT! Nessuno di noi vuole difendere la Sindaca del cambiamento torinese, anzi: certo, si è ritrovata a passare dal sogno al grande incubo (ringraziamo Max Pezzali e il biondo che gli ballava di fianco, 883 fonte di ispirazione forever!), ma forse potrebbe esserle utile ripassare le tappe di questi mesi per capire dove ha forzato eccessivamente la mano e quanto sia andata oltre l’ essenza, l’anima del suo programma elettorale. Una forzatura che potrebbe costarle caro politicamente ora che dovrà tornare alla “gestione dell’ esistente” con l’ opposizione politica inferocita con lei (oltre ad ASCOM, costruttori e tutti quei corpi intermedi che ben conosciamo), e la fronda interna che non potrà certo ignorare il tradimento di alcuni princìpi che ritenevano al loro interno condivisi.
E a nulla servono le affermazioni cerchiobottiste di alcuni sostenitori “Non c’era scritto da nessuna parte che siamo contro le Olimpiadi”, perché altrimenti la pletora di oscenità più o meno serie non scritte sarebbe infinita. Lasciamo alla vostra immaginazione la più divertente che l’ attuale gruppo consiliare potrebbe essere disposto a portare avanti (ci sarebbe il progetto del food a Porta Palazzo, di fatto ideato dalla passata Giunta e portato avanti entusiasticamente dall’ attuale ma questa è troppo facile).

Il riassunto della vicenda è tanto semplice quanto unanime è la lettura che viene fatta da fonti di più diversa ispirazione: Chiara Appendino ha deciso mesi fa di sostenere in gran segreto una candidatura olimpica di Torino “scordandosi” che il Movimento 5 Stelle nacque quasi sotto la sesta stella della opposizione ai grandi eventi, e in particolar modo alla gestione di Torino 2006 che ha generato così tanto debito da avere ancora conseguenze pesanti sugli attuali e futuri bilanci comunali.

Per nostra fortuna qualche eletto è rimasto fedele ai propri ideali (e promesse), dentro e fuori la maggioranza: se Deborah Montalbano da “fuoriuscita” ha più volte elencato in Consiglio Comunale le priorità delle periferie abbandonate (PRIMA LE PERIFERIE!), delle scuole decadenti, dei micro-interventi necessari sul territorio, nel frattempo i “cinque moschettieri” (in realtà Damiano Carretto è l’unico uomo perché, a quanto pare, “la rivolta è donna” dentro il M5S visto che le altre quattro sono, in mezzo ad alcuni distinguo, Daniela Albano, Maura Paoli, Marina Pollicino e Viviana Ferrero e) si sono dimostrati ostinati e disposti a tutto pur di non votare un sostegno tout court a una candidatura della quale praticamente nessuno conosceva il contenuto.

Ma Chiara Appendino non ha voluto ascoltare queste istanze, se non quando si è trovata di fronte alla “montagna dell’ opposizione olimpica” che produsse il topolino dei dieci paletti e vincoli al “grande sogno” della nostra Sindaca e dei soliti blocchi di potere interessati che sostengono i grandi eventi  di questo tipo, solitamente produttori di ulteriore sperequazione economica. Tutta fuffa, perché per La Spina nella sua articolessa si tratta di semplici “ pregiudizi ideologici della maggioranza dei suoi consiglieri”, perché invece a quanto pare la folla a sostegno di Torino 2026 basa le proprie convinzioni su granitiche realtà.
Eh, ma quali? Sempre per restare al media mainstream sabaudo, sembrerebbe che la nostra città ci potesse credere “contando, tra l’altro, su impianti ed esperienze recenti che costituivano un indubbio vantaggio competitivo rispetto alle altre concorrenti.”

Caspita, verrebbe da pensare che non abbiano neanche letto il dossier (quello affidato all’ architetto amico di Grillo per 50 testoni, do you remember?): basta avere il coraggio di aprirlo per trovare davanti ai propri occhi il costo previsto per il recupero di quelle stesse strutture abbandonate. Oppure fare un giro sulle nostre montagne (o al MOI che il compagno di Governo Salvini vuole sgomberare con la forza) e rendersi conto di persona che l’ ideologia sottende proprio queste affermazioni prive di fondamento numerico e accademico.
Oppure basterebbe chiedersi come mai “l’occasione per un riscatto del nostro Paese era davvero propizia”: che fine hanno fatto gli altri? Lo scrive l’ autore stesso en passant con un “La concorrenza di altre nazioni, col tempo, si era ridotta, sia nei numeri, sia nel valore delle proposte alternative.”
Aaahhh, si sono ritirati perché noi siamo troppo più forti? Eh no, non è proprio così perché nelle altre città potenzialmente candidate vi è stato un referendum cittadino (di quelli che proprio i cittadini PAR-TE-CI-PA-NO e VO-TA-NO) che ha costretto i loro rappresentanti a dire NO.

E tutte queste marce indietro sembrano non aver neanche destato tutto questo scandalo (salvo l’ apprensione del CIO che si trova senza città europee salvo Stoccolma cui affidare il 2026), che invece sembra volerci rivelare l’ autore dell’ articolo quando cita come fatto acclarato la “penosa figura già compiuta dall’Italia di fronte all’opinione pubblica internazionale per il doppio «no» dell’amministrazione capitolina alla candidatura di Roma per le Olimpiadi del 2024”.

Verrebbe da dire che le penose figure sono ben altre: certamente quella del Movimento 5 Stelle tutto che viene messo alla berlina nella puntata di Agorà su Raitre con la replica delle immagini d’antan di un Beppe Grillo fortemente e convintamente NO OLIMPIADI, esprimendo le stesse motivazioni della Montalbano e dei moschettieri di cui sopra. Una berlina cui è stata messa la stessa Capogruppo in Consiglio Comunale Valentina Sganga da parte della conduttrice e degli ospiti in studio quando ha cercato di spiegare che perlomeno (diamogliene atto) vi fu un voto in Sala Rossa contrario alla “candidatura a tre” e richiedente una preventiva previsione di spesa e di affidamento dei fondi.
Ma per la televisione di stato i voti del Consiglio Comunale sono una noia mortale! “Via con le immagini di Roma 1960!” e il ricordo di quanto siano belle e divertenti,e che splendida occasione di rilancio per il territorio! Ecco parliamone, quali occasioni vi sono in particolare che rendono proficuo l’ investimento pubblico? Siete un approfondimento giornalistico televisivo, vogliamo dei dati! Delle tabelle, dei numeri, delle incidenze statistiche.

Qualcosa che vada oltre la “X crescita di occupazione”, per fare una citazione letterale del dossier  torinese. Un dossier così zoppicante nel testo e nel contenuto (qui la nostra analisi di esso) che ci viene da chiedere con quale coraggio le opposizioni cittadine formate da PD e compagnia possano spingere per una sua “promozione”: forse sanno che in fin dei conti quel dossier non conta nulla, così come non conta la strutturazione della candidatura stessa perché tanto decide il CIO, e l’ unico ruolo degli enti pubblici è quello di cacciare la grana (ah, ora sembra che a cacciarla siano Lombardia e Veneto perché il M5S di Governo si è offeso coi suoi alleati)?

E dire che invece da quest’ altra parte della barricata ne sono stati proposti parecchi di dati accademici da parte di Sistema Torino così come del CONO (il volenteroso Comitato NO Olimpico che sentitamente ringraziamo per il lavoro svolto in questi mesi): basti pensare al dibattito con docenti ed esperti vari che illustrarono le proprie teorie ai cittadini accorsi alle Vallette nella scorsa primavera.

E invece no, tutto ciò non basta perché veniamo accusati di ideologia mentre poche righe dopo La Stampa riesce a chiosare il proprio approfondimento paventando il pericolo di un “«sovranismo» (che sta bene su tutto al giorno d’oggi, NdA) che si riducesse a un domestico provincialismo d’antan.”
Per rimanere all’ attualità e all’imminente futuro, verrebbe da dire “tutto bene quel che finisce bene” se non ci fossero spiragli verso Torino e il Piemonte (il tandem Chiamparino-Appendino sembra funzionare ancora) che si aprono in continuazione, come se il destino dell’ Unità d’ Italia dipendesse dalle Olimpiadi Milano-Cortina-Torino: “grande è la confusione sotto il cielo per cui la situazione è (sarebbe) favorevole” per affermare solennemente e senza tentennamenti la fallacia dei modelli di sviluppo basati su grandi eventi.

Sono cose che il Movimento 5 Stelle conosce perché le ha dette a Roma con Virginia Raggi, che Chiara Appendino conosce perché le ha ripetute nei suoi discorsi in piedi su palchi improvvisati nelle piazzette di Torino nella primavera del 2016. E che probabilmente conosce anche la compagine di Governo pentastellata: peccato che manchi il coraggio e la capacità d’azione autonoma. Molto meglio a quanto pare una democristianissima concessione alla Lega delle Olimpiadi del lombardo-veneto in cambio della sopravvivenza del Governo del Cambiamento… in peggio.

giovedì 6 settembre 2018

ALTA VELOCITA' - perchè non si fermano i lavori? - Lettera aperta del Movimento No Tav al Governo Conte

Non sarà sfuggita a tanti la differenza di "velocità" nel prendere iniziative da parte dei diversi ministri del governo del "cambiamento": tanto "celeri" a bloccare centinaia di migranti sulle navi (violando costituzione, diritti umani ed esponendo a rischio sanitario diverse persone) quanto "distratti" nei confronti della Torino Lione, opera per anni considerata disastrosa ed inutile, che continua a generare spese per le casse dello stato. Il movimento No Tav cerca di fare chiarezza a riguardo e chiede azioni concrete da parte di chi ha fin'ora soltanto guadagnato consensi affermandosi contrario all'opera ma nei fatti, permette la continuazione dei lavori. Buona Lettura!


- Al Presidente del Consiglio, prof. Giuseppe Conte
- Al Ministro delle Infrastrutture, sen. Danilo Toninelli
Oggetto: sollecitazioni circa la necessità di emanare provvedimenti governativi inerenti l’iter procedurale della Nuova Linea Torino Lione (TAV)

Val di Susa, 5 Settembre 2018

In questa fase di attesa dell’esito dell’analisi costi benefici commissionata da codesto Esecutivo per rivalutare appieno l’utilità, la sostenibilità economica e la redditività del TAV Torino Lyon, si rileva come i promotori dell’infrastruttura, a partire dalla società Telt e dal Commissario Foietta, operino in continuità con la determinazione del precedente Governo verso la realizzazione ad ogni costo dell’opera.
A fronte di ciò, l’insieme dei cittadini e delle organizzazioni che costituiscono il Movimento No Tav e da trent’anni si oppongono alla realizzazione della “grande opera” in Val di Susa rivolge ai destinatari della lettera le seguenti domande con riferimento allo stato attuale dei lavori ed ai concreti rischi che questi procedano sotto traccia nelle more dell’analisi governativa in corso.

• Per quale motivo il Governo non emana un atto che sospenda l'efficacia delle delibere 30 e 39 del Cipe (Gazzetta Ufficiale 10 Agosto 2018) che di fatto danno il via libera ai lavori in territorio italiano della tratta internazionale? Si tratta peraltro di delibere in cui la Corte dei Conti ha rilevato irregolarità documentali, e che si pongono in contrasto con l’accordo italo-francese del 30 Gennaio 2012, nelle fattispecie degli articoli 3 (governance paritetica) e 16 (avvio dei lavori consentito solo dopo il completo stanziamento - da parte di Italia, Francia e UE - delle somme necessarie a completare l’opera; requisito ad oggi non soddisfatto): ricordiamo ancora per inciso che l’articolo 18 dell’accordo citato (ripartizione dei costi) pone a carico dell’Italia il 57,9% dell’investimento totale, quando i Km del tunnel di base ricadenti sul nostro territorio sono solo il 21,3%.

• Perché il Governo non sospende tutte le attività propedeutiche agli espropri dei terreni nell’attesa di conoscere i risultati della nuova analisi costi benefici? Risulta che l’ex Ministro delle Infrastrutture Delrio abbia cercato di ottenere dal Consiglio di Stato a fine maggio 2018, pochi giorni prima che si insediasse il nuovo Esecutivo, una sorta di licenza per espropriare i terreni con modalità che violano l'ordinamento giuridico non permettendo il contraddittorio con i legittimi proprietari. Fortunatamente il Consiglio di Stato ha sospeso il proprio parere in merito, richiedendo precisazioni al Ministero: cosa farà l’attuale Ministro delle Infrastrutture in proposito?

• Perché il Ministero delle Infrastrutture non blocca il recente (31 Luglio 2018) progetto esecutivo dei nuovi svincoli dell’autostrada A32 in corrispondenza del Cantiere Tav di Chiomonte, pur sapendo che si tratta dell'atto propedeutico indispensabile all'installazione del più vasto cantiere (estensione nel territorio comunale di Giaglione) per iniziare lo scavo italiano del tunnel di base? Si tratta oltretutto di un progetto che implementa una soluzione logistica assurda, con conseguenti enormi aggravi di costi economici ed ambientali durante la (eventuale) fase costruttiva del Tav: non recependo in sostanza la stessa variante Telt alla tratta internazionale (quella del Luglio 2017, che tra l’altro comporta lo spostamento del cantiere industriale da Susa a Salbertand) ha infatti semplicemente orientato gli svincoli in direzione opposta a quella che sarebbe funzionale a minori percorrenze dei camion a servizio del cantiere (con il progetto pubblicato il totale dei Kilometri risulterebbe più che triplicato).

• Perché codesto Governo non invia una segnalazione alla Procura ordinaria ed a quella della Corte dei Conti relativamente al caso della mancata gara di appalto per la realizzazione del tunnel geognostico di Chiomonte? L’opera fu approvata dal Cipe nel Novembre 2010 con una delibera che richiedeva espressamente di procedere all’assegnazione dei lavori tramite gara, così come previsto da tutta la normativa nazionale e comunitaria, ed esplicitamente dalla stessa Commissione europea che nel 2008 finanziò la progettazione.

• Viste le molteplici dichiarazioni pubbliche di attuali importanti Ministri, nelle quali si ribadisce che “nessuna opera pubblica può essere fatta con il filo spinato e la polizia”, perché codesto Esecutivo non abolisce, per coerenza, lo status di “sito di interesse strategico nazionale” per l’area di Chiomonte, che dal Gennaio 2012 è gravata da un regime di gestione militare operata dall’Esercito e dalle Forze dell’Ordine? Perché codesto Esecutivo non interviene inoltre sulla Prefettura di Torino che da sette anni emette ordinanze di ininterrotta limitazione della circolazione intorno all’area di cantiere, in violazione dell'art. 16 della Costituzione? La legge restringerebbe un siffatto potere del rappresentante del Governo a sporadici casi di durata assai limitata nel tempo.

• Perché codesto Esecutivo non ha ancora provveduto a sostituire l’attuale Direttore generale di Telt, Mario Virano ed i Consiglieri di amministrazione di parte italiana, così come prevede lo statuto della stessa società? Continuando ad espletare il mandato del precedente Governo, l’attuale dirigenza di Telt sta operando per lanciare ed aggiudicare appalti per l’avvio dei lavori inerenti il tunnel di base transfrontaliero; servirebbero invece nuove investiture che interpretino l’attuale linea governativa in merito all’opera.


• Perché il Governo non sostituisce parimenti il Commissario straordinario per la Torino Lione, Paolo Foietta? Questo Commissario del Governo decaduto non rappresenta affatto la nuova linea di programma nei confronti dell’infrastruttura, e impropriamente a nome della Presidenza del Consiglio continua ad operare forzando ed accelerando il processo decisionale in direzione di una rapida ed ineludibile realizzazione del Tav.

Ribadiamo che l’intento di questa lettera è quello di evidenziare a codesto Governo come nei territori interessati si stia tuttora osservando il compiersi di azioni propedeutiche volte a realizzare comunque il Tav Torino-Lione, nonostante sia formalmente in corso la pausa di riflessione per rivalutare l’opera; risulta più che evidente che solo concreti provvedimenti governativi di carattere amministrativo possono evitare fatti compiuti che rappresentino passi irreversibili verso la costruzione della linea.

Nella sua lunga storia, il Movimento No TAV si è confrontato, quando ve ne è stata la possibilità, con molti governi e istituzioni locali, nazionali ed europee. Nel confronto ha sempre portato le ragioni contrarie a quest’opera inutile, devastante e antieconomica. Dopo trent’anni, queste ragioni mantengono la loro validità.
Gli scriventi si augurano di poter vedere presto attuate soluzioni adeguate ai problemi sollevati; nel contempo restano ovviamente disponibili ad un’eventuale interlocuzione che consenta di meglio esplicare ed approfondire i temi esposti.
il Movimento No Tav