mercoledì 19 aprile 2023

PARCO MEISINO: FINALMENTE IL DIBBATTITO GOMBAGNI!

Martedì 18 aprile si è (finalmente) tenuto il primo incontro pubblico in cui si è discusso della genesi del progetto che sorgerà all’interno del Parco del Meisino: c’era il pubblico delle grandi occasioni (nonostante la Champions), equamente ripartito tra contestatori di natura intergenerazionale e sostenitori, perlopiù iscritti/rappresentanti del PD.

Il “parco dello sport e dell’educazione ambientale” sorgerà (questo punto non è in dubbio) grazie a un finanziamento dal PNNR di 11,5 milioni di euro, “in quota” Ministero dello Sport. E già questo è un aspetto importante, considerando che all’ 80% nel corso della serata si è parlato in realtà di aspetti naturalistici, fino al parossismo di Luca Mercalli, “moderatore di parte”, che afferma di non sapere nulla di sport e di esserne completamente disinteressato (commento più infelice della serata).

La relazione da parte degli Assessori Tresso (Ambiente) e Carretta (Sport) e dal Presidente di Circoscrizione Deri, con relativa descrizione precisa del piano da parte dei tecnici, non ha particolarmente stupito, e potrebbe essere riassunta con le parole-chiave che fanno da refrain della comunicazione politica pubblica: “degrado e abbandono” all’ex galoppatoio, inclusione sociale, bene comune, partecipazione e co-progettazione, consumo zero di suolo.

E bisogna dare atto che non vi sarà cementificazione, non sarà costruito nessun parcheggio e verranno utilizzate strutture rimovibili per la messa a terra delle strutture sportive, con la “scelta precisa di coniugare sport e verde” (Cit. Tresso). 

Un focus preponderante sarà sull’ educazione ambientale, sugli aspetti didattici e sull’educazione allo sport.

Proprio su questi ultimi aspetti sono arrivate le maggiori contestazioni da parte del Comitato “Salviamo il Meisino” e di semplici cittadini frequentatori del parco, che possiamo riassumere utilizzando gli interventi di Emilio Soave (storico
rappresentante di Pro Natura) e Piergiorgio Tenani (Consulta comunale per il verde, organo consultivo delle associazioni ambientali): come fate a parlare di “partecipazione” se è da un anno che non ascoltate nessuna nostra critica costruttiva? 

Non possono bastare le due commissioni consiliari citate dagli Assessori, se in fase di redazione del progetto nessuno è stato ascoltato, o meglio nessuna istanza è stata accolta: e  non può bastare la giustificazione relativa ai tempi ristretti richiesti dai progetti inseriti nel PNRR.

Inoltre, molti degli obiettivi che dovrebbero fungere da “base ideologica” del progetto sono già realizzati dalle associazioni che ivi operano: attività didattica, educazione ambientale (anche con i cavalli) e attenzione alla possibilità di accesso per tutti sono già presenti nel parco, da tantissimi anni.

E allora per cosa si rende davvero necessario questo “intervento umano” su un’area così particolare da essere protetta da direttiva europea? Per praticare sport come Pump track, arrampicata sportiva e ciclocross? Sono davvero attività ad alta inclusione sociale e per tutti e tutte?

Nessuno nega la necessità di intervento sulle aree umide, sulla salvaguardia degli alberi (quanti saranno abbattuti/manutenuti/compensati?), e finanche è sostenuta dai critici la necessità del restauro dell’ex galoppatoio ad oggi abbandonato a sé stesso: ma è necessario aggiungerci un punto ristoro, una parete di arrampicata e altre strutture considerate invasive? 

Avete per esempio considerato, citando un intervento molto tecnico (per i dettagli naturalistici della confutazione del progetto rimandiamo alle associazioni esperte a riguardo), che “il carico di presenza umana può creare gravi problemi all'area”, considerando i record negativi ambientali della città di Torino?

Su questo Tresso, molto disponibile al confronto e al rispondere nel dettaglio a ogni domanda, ha assicurato una massima attenzione prendendo in considerazione gli appunti dell'organo di governo delle aree protette, ma basterà? E soprattutto basta citare l’arrivo della Ven-To (la ciclovia Venezia-Torino) e il rischio di area esondabile per mettere in piedi 11 milioni di investimento? Davvero non esistevano altre vie? L’elefante nella stanza sembra essere che servivano soldi per costruire la sopraelevata su Corso Luigi Sturzo per unire le due sezioni del parco, e per ristrutturare l’ex Galoppatoio e si sia raffazzonato un progetto che giustificasse (e finanziasse) questi interventi principali.

Passando alle sfaccettature di natura più politica, si sono segnalati due aspetti fondamentali per i progetti che nascono pubblici e che col passare degli anni si troveranno ad avere bisogno dell’intervento del privato: chi gestirà quell'area? chi garantirà i soldi di manutenzione delle strutture? Senza questi tasselli, è facile immaginare, guardando alla storia recente cittadina, una futura partnership pubblico-privato in cui sarà il profitto a giovarsi dei soldi europei.

Particolarmente contestata, restando agli aspetti politologici, è l’allestimento di un sistema di sorveglianza che, come sottolineato urlando da chi scrive (chiedo venia per la perdita dell’aplomb sabaudo), era avversato dal PD stesso quando era la Giunta Appendino a proporlo urbi et orbi in città: la risposta dell’Assessore Carretta è che è un tema che potrà essere discusso nel prossimo futuro, ma che tendenzialmente le videocamere verranno utilizzate solamente per preservare l’area giochi e gli edifici, e non “per monitorare le coppiette sulle panchine che limonano” (Cit. Mercalli).

In conclusione, è facile affermare che le due parti non si siano smosse dalle proprie rigide posizioni, sebbene i relatori abbiano assicurato una lunga fase di co-progettazione a partire da oggi: e chi la gestirà? Ma ovvio, la Compagnia di San Paolo! Scopriamo che in questi giorni il Comune ha vinto il bando di finanziamento NEXT GEN per il piano di gestione, aggiungendo che sarà un “laboratorio”, per chiudere in bellezza con un’altra parola chiave spesso abusata.

Eppure, se si volesse praticare davvero la partecipazione in tutte le fasi del progetto, esiste per esempio la citata formula del “dibattito pubblico”, introdotta da un DPCM in Italia nel 2018 “per la disciplina dei criteri per l'individuazione delle grandi opere infrastrutturali e di architettura di rilevanza sociale, aventi impatto sull'ambiente, sulle città e sull'assetto del territorio”.

Insomma, non mancano certo gli strumenti giuridico-istituzionali. Forse quel che manca realmente è la volontà politica.