venerdì 18 gennaio 2019

SALONE DEL LIBRO: IL SISTEMA TORINO NON ESISTE(VA)

La notizia torinese del giorno è l’avviso della conclusione indagini dell’inchiesta riguardante la vecchia gestione del Salone internazionale del Libro di Torino.

Partiamo dai dati di fatto: dopo quasi cinque anni di indagini e una cinquantina di persone informate sui fatti ascoltati i pm hanno notificato ieri mattina “il tradizionale 415 bis, atto che solitamente precede la richiesta di rinvio a giudizio” (Cit.Corriere Torino). I reati contestati sono peculato, falso ideologico in atto pubblico e turbativa d’asta.
Roberto Picchioni, patron del Salone, è il recordman per numero di imputazioni tra i 29 personaggi coinvolti, che vede nomi eccellenti del fu Sistema Torino degli anni d’oro della Kapitale della Cultura.
Ci sono l’ex Sindaco Piero Rodolfo Fassino, c’è l’attuale Assessora alla Cultura della Regione Piemonte Antonella Parigi, alcuni membri del CdA della Fondazione e l’ex Assessore regionale alla Cultura Michele Coppola, più imprenditori avvocati e revisori dei conti: insomma, ce n’è per tutti i gusti in queste 29 pagine che provano a ricostruire la storia delle assegnazioni del Salone nel periodo 2010-2015.
Particolarmente interessante nel documento è il passaggio relativo alla “Predisposizione del bando per il triennio 2016-2018”: si parla di ipotesi di “collusioni o altri mezzi fraudolenti (che) turbavano la Gara per la concessione dell'organizzazione del Salone Internazionale del Libro di Torino per l'anno 2016” al fine di assegnare la gestione a GL EVENTS ITALIA s.p.a., “in particolare stipulando in data 30.3.2015 il contratto triennale di locazione delle strutture espositive del Lingotto Fiere per gli anni 2016-2017-2018 al canone di locazione annuo di euro 1,160.000 e concordando l'inserimento nel successivo bando di gara di una serie di ulteriori clausole” che rendevano de facto impraticabile la partecipazione al bando per qualsiasi altra società esterna.

Molto divertente è la lettura delle note spese del patron Picchioni e dei centinaia di migliaia di euro spesi in ristoranti in cinque anni: una delle accuse è quella di essersi appropriato di “fondi derivanti dai conferimenti in denaro della Regione Piemonte, Provincia di Torino e Comune di Torino”.
Viene poi citata la “La cancellazione dei dati del computer di Picchioni”, ovvero “un fatto diretto a cancellare e comunque sopprimere informazioni e dati informatici relativi alla organizzazione dell'evento Salone del Libro dell'anno 2014 nel quale era ospite la Città del Vaticano e quindi utilizzati dalla Fondazione per il Libro, la Musica e la Cultura e quindi ente pubblico o comunque ad essa pertinenti. Con l'aggravante che dal fatto derivava la cancellazione o la soppressione delle informazioni e dei dati.”

Chiudiamo con il capitolo “Bando per nuovi soci e sponsor”: secondo il documento di conclusione delle indagini, i soggetti Michele Coppola, Piero Fassino, Claudio Piacentini (Avvocato incaricato della predisposizione della convezione e dei bandi di gara), Andrea Lanciani (Avvocato incaricato
della predisposizione della convezione e dei bandi di gara) “con collusioni o altri mezzi fraudolenti turbavano la procedura per l'individuazione del socio fondatore/sponsor della Fondazione per il libro, la musica e la cultura indetto con avviso pubblico di ricerca di mercato per la scelta di operatori economici che intendessero assumere la qualifica di Socio Fondatore della Fondazione in data 15.3.2016 e la procedura indetta con avviso pubblico di ricerca di mercato per la scelta di operatori economici che intendessero diventare sponsor finanziari dell'edizione 2016 del Salone del Libro in data 23.3.2016.”
In particolare “dopo avere Piero Rodolfo Fassino, Sindaco di Torino, avviato trattative private volte a determinare l'ingresso di Intesa San Paolo quale socio della Fondazione per il Libro, la Musica e la Cultura, sfociate in una bozza di convenzione in cui venivano fissate le condizioni economiche, di visione strategica e di govrnance e veniva riconosciuto ad Intesa San paolo una posizione di sponsor esclusivo della fondazione, essendosi reso necessario per garantire tale posizione il ricorso ad una gara ad evidenza pubblica, FASSINO, MILELLA alla presenza di COPPOLA davano incarico agli Avv. Lanciani e Piacentini di predisporre due bandi di gara (avviso pubblico di ricerca di mercato per la scelta di operatori economici che intendessero assumere la qualifica di Socio Fondatore della Fondazione in data 15.3.2016 e avviso pubblico di ricerca di mercato per la scelta di operatori economici che intendessero diventare Sponsor finanziari dell'edizione 2016 del Salone del Libro in data 23.3.2016) che, di fatto , recepivano gli accordi già avvenuti tra Intesa San Paolo e Fondazione ed escludevano altri soggetti potenzialmente interessati.”

Chiude l’elenco delle fattispecie di reato la sezione “Falsi bilanci 2010-2015” che pone numerose interessanti domande sulla gestione economico-finanziaria del Salone del Libro, soprattutto per la parte relativa il valore del marchio e i “trucchi” per mettere così in ordine i conti del Salone. Picchioni, i revisori dei conti e il titolare della società di advisor che stima nel 2009 in 1 milione e 800 mila euro il valore del marchio sono indagati dato che, secondo la Procura, la cifra è fallace e lo testimoniano le perizie successive del 2015 (studio Jacobacci, tra 108 e 215 mila euro) e del 2018 (liquidatore Gili, sui 350 mila euro)

Come concludere un articolo simile? Potremmo citare quel famoso e raffinato analista politico che scrisse “Ce n’ è per i maiali”: il garantismo di Sistema Torino è ormai storico, e l’abbiamo spesso ribadito di fronte a questioni politiche che approdano alla Procura di Torino.
Quel che a noi preme sottolineare è l’evidenza in alcuni passaggi che quel famoso “Sistema Torino” forse esisteva veramente e forse forse non era così virtuoso come il megafono comunicativo ha cercato di farci credere per venti anni. Non è il tintinnare di manette che auspichiamo (lo lasciamo volentieri ai pentaleghisti che si fanno fotografare in divisa), ma un accertamento di alcune verità storiche sulla recente attualità della nostra città.
Ci piace anche fare come Scanzi (anche se noi a differenza sua abbiamo continuato a rimanere seduti dalla parte del torto) e dire che queste cose noi le scrivevamo già nel 2016 (QUI), che non vi era bisogno (ma ben vengano) di indagini giudiziarie per “scoprire” alcune tendenze della politica nostrana, che potrebbero però tornare utili per fare una lettura più lucida e obiettiva della “Torino always on the move” che viveva di grandi eventi, cultura, ricchi premi e cotillon.


Proprio perché, guardando alla città con il senno di poi, i ricchi premi e cotillon sono rimasti appannaggio di pochi, mentre la città langue in un declino che ha radici molto lontane.

mercoledì 16 gennaio 2019

DECRETO SICUREZZA A 5 STELLE: DA TORINO AL PIEMONTE COMANDA LA LEGA

Lunedì 14 gennaio 2019, Sala Rossa, Consiglio Comunale di Torino. Fabrizio Ricca, Lega Nord, dichiara a verbale: “Ora vediamo come l’Aula andrà a votare, e anche in base a come l’Aula andrà a votare la Lega prenderà dei provvedimenti.

Questa la minaccia politica che il rappresentante fascioleghista ha indirizzato ai suoi colleghi lunedì scorso, durante la discussione della mozione (presentata da Artesio, Montalbano, Enzo Lavolta e Chiara Foglietta) che chiedeva verità e giustizia sul caso Cucchi con relativa censura politica delle dichiarazioni a riguardo di Giovanardi e del Ministro Salvini, del quale si chiedevano inoltre le dimissioni.

Strumentalizzazione politica?
Sembrerebbe di sì ad ascoltare l’intervento del consigliere grillino Damiano Carretto: “un atto del consiglio comunale non deve spostare l’attenzione dalla verità e giustizia per Cucchi. Il Ministro dell’Interno non merita quel posto e non mi rappresenta.”
E infatti l’auspicio viene accolto dal compagno di Governo Ricca che presenta due emendamenti “per ri-armonizzare la mozione, come richiesto da Carretto, togliendo ogni riferimento politico.”

Leghisti e pentastellati uniti nella lotta!
Da Roma a Torino la morsa padana stringe sempre più al collo dei rappresentanti del M5S, e Ricca si gioca le sue carte sogghignando in faccia a quegli stessi attori locali grillini che si sentivano liberi e indipendenti (sì, come no).

Eppure sembra esserci nulla di più vicino alla maggioranza torinese se non questa mozione redatta dalla Compagna Artesio e dalla pasionaria Montalbano: basta ascoltare le parole della Capogruppo Sganga (che definisce IDIOZIE le parole di Salvini) per capire che l’assist fornito dalle opposizioni di sinistra è ghiotto per permettere al gruppo pentastellato di marcare la propria distanza dal fascioleghismo di Roma.
La strumentalizzazione politica è però dietro ogni angolo: prima il PD presenta un emendamento per aggiungere solidarietà alle forze dell’ordine (che la maggioranza dichiara di voler respingere), poi un emendamento simile ma edulcorato di Artesio (che invece verrebbe accolto), finché non si giunge a dover prendere una decisione sull’ emendamento Ricca e di conseguenza sul rapporto tra il M5S e la Lega (con relativo avvertimento di Ricca).
A questo imbarazzo, si aggiungono risate più o meno sguaiate, urla e accuse reciproche: risultato? Seduta sospesa, numero legale saltato al rientro in Aula e pericolo scampato per i five stars: nessun voto contrario al Ministro Salvini, il contratto di Governo è salvo vivaddio!

Martedì 15 gennaio 2019, Consiglio Regionale del Piemonte, assistiamo al replay del giogo fascioleghista al collo dei rappresentanti locali a 5 Stelle: si discute a proposito del ricorso della Giunta regionale alla Corte Costituzionale contro il "decreto sicurezza" di Salvini.

Quello stesso decreto sicurezza che aveva causato infuocati post su Facebook di consiglieri comunali e regionali pentastellati che “confessavano” al proprio popolo l’opposizione all’ orribile razzismo intrinseco al provvedimento fascioleghista. Bene, quindi si va alla lotta?

Si vota a favore della verifica della costituzionalità o meno del decreto in questione? In fondo dei conti è legalità anche questa no? Manco per niente, anche qui si lotta come un sol uomo pentaleghista contro il buonismo delle sinistre radical chic.
Prendendo spunto dal comunicato stampa del sito del Consiglio Regionale, per Giorgio Bertola, Davide Bono e Federico Valetti (M5S) “la realtà dei fatti è che c’è grande e grave disagio nei nostri territori. Chi abita in piazza vittorio come Chiamparino forse non ha contezza di quello che accade nelle periferie delle città. Non dobbiamo né cavalcare né ignorare il disagio. QUESTO GOVERNO STA CAMBIANDO L’IMMAGINE E L’AUTOREVOLEZZA DELL’ITALIA IN EUROPA, tutti devono essere parte della soluzione e non scaricare su qualcuno i problemi. a forza di retorica buonista e terzomondista, ci si dimentica delle persone che soffrono. Ci siamo preoccupati delle condizioni dei paesi da cui si parte e non di quelle in cui si arriva e accogliamo queste persone per permetterci di mantenere i nostri stili di vita con manodopera a basso costo”.

E Frediani? Voi ci direte “hai censurato la Compagna Frediani che avrà ricordato a tutti la tradizione d’ accoglienza della Valsusa” (che l’ultimo film di Daniele Gaglianone ci racconta in maniera struggente).
Spiace cari compagni: Francesca Frediani è rimasta in silenzio e votato contro il ricorso costituzionale avverso al decreto sicurezza (NdR: la Consigliera afferma di non aver votato contro).

Non si può andare contro il Capitano (di sventura), non si può fare una votazione avversa al compagno di Governo, non si può alzare la testa ma solo rispettare la cieca obbedienza.
Cel’ ha ricordato anche ieri, e con questo chiudiamo il Festival degli Orrori, la Sindaca Chiara Appendino: “Ritengo sbagliato, per quanto riguarda il Dl Sicurezza, che alcuni sindaci abbiano deciso di disobbedire, perché un sindaco deve sempre obbedire alla norma”. Sic et simpliciter: stai zitto, rispetta Sua Maestà LEGALITÀ (il più iperuranico dei princìpi pentastellati, oltre che il più destrorso) e Sua Eccellenza OBBEDIENZA e tutto andrà bene. Con buona pace dei distinguo tra i due alleati di Governo che qualcuno vuole ancora propugnarci.

venerdì 4 gennaio 2019

DECRETO SICUREZZA SALVINI: IL GRUPPO CONSILIARE PENTASTELLATO VOTA LA SUA SOSPENSIONE. LA SINDACA LI IGNORA


Roma: dormitori vuoti e stranieri per terra
22 OTTOBRE 2018: il gruppo consiliare 5 Stelle vota in Sala Rossa un ordine del giorno (presentato da Elide Tisi del PD) con il quale IMPEGNA la Sindaca e la Giunta Comunale a chiedere al Ministro dell'Interno ed al Governo di sospendere, in via transitoria fino a conclusione dell'iter parlamentare, gli effetti dell'applicazione del Decreto 2018 04146/002 3 Legge e ad aprire un confronto con Torino e le Città italiane, al fine di valutare le ricadute concrete di tale Decreto sull'impatto in termini economici, sociali e sulla sicurezza dei territori.

04 GENNAIO 2019: parte la campagna di alcuni Sindaci italiani, tra i quali spicca il primo cittadino napoletano Luigi De Magistris, che si oppongono all’ esecuzione del decreto Insicurezza, scatenando la reazione del Ministro fascioleghista.

Nulla di più semplice che unirsi al coro dato che ha già l’appoggio della quasi totalità del Consiglio Comunale, da due mesi: cosa può fare la Sindaca della legalità se non opporsi all’ applicazione di una legge a rischio incostituzionalità?
Come hanno sottolineato autorevoli giuristi infatti, qualsiasi operatore di diritto chiamato ad applicare una norma che reputi incostituzionale ha il diritto/dovere di non applicarla e di fronte al giudice al quale dovrà rispondere di tale omissione chiedere il rinvio alla Corte Costituzionale. E, in questo caso, i fondamenti giuridici per dar seguito a una azione giuridica simile vi sono eccome.

Basterebbe ricordare quel che la stessa Capogruppo Valentina Sganga dichiarò in Sala Rossa, tanto per restare pragmaticamente nel merito della questione:
“Lo SPRAR è da sempre considerato un modello virtuoso, un modello dove fondi pubblici vengono gestiti da un sistema pubblico che vede in prima linea gli Enti Locali, in collaborazione con il Terzo Settore, Terzo Settore che è stato anche ospite della nostra Commissione. È virtuoso perché è in grado di fornire più servizi rispetto alla pratica dei CAS, è virtuoso perché capace di realizzare quel modello di accoglienza integrata di cui abbiamo tanto
sentito parlare, sia per i migranti inseriti, appunto, in percorsi di autonomia individuale, sia per i Comuni che li accolgono. A questo modello inevitabilmente si contrappone quello delle concentrazioni in grandi numeri nei Centri di Accoglienza Straordinaria gestiti da enti profit e no profit, cioè da privati, privati che gestiscono fondi pubblici su assegnazione delle Prefetture. La reciproca collaborazione tra questa Amministrazione, da un lato, e la Prefettura e le Forze dell'Ordine non è mai mancata, ma il modello a cui aspiriamo è indubbiamente quello di un'accoglienza qualificata e controllata, un modello che esce inevitabilmente ridimensionato dalle disposizioni in materia di immigrazione contenute nel Decreto Sicurezza. Per queste ragioni il voto del Movimento 5 Stelle sarà a favore di questo ordine del giorno.”

E quindi? Cosa aspetta la Sindaca Chiara Appendino a mettere in pratica quanto suggerito dal Consiglio Comunale? Non è questa la più classica applicazione del modello pentastellato della partecipazione, con il gruppo consiliare che raccoglie le istanze cittadine per poi portarle alla Giunta di governo cittadino?

Ah già, ma la Sindaca oggi è in altre faccende affacendata: forse è al telefono con i Ministri di riferimento del suo Movimento (o magari direttamente con la sottosegretaria Laura Castelli visti i buoni rapporti) per perorare la causa torinese di fronte all’ aumento della percentuale di accantonamento minimo al Fondo crediti di dubbia esigibilità (Fcde). Tradotto: il Comune avrà 20 milioni di euro in meno a disposizione, e un bilancio da presentare alla Corte dei Conti entro un mese.

Il rischio pre-dissesto è a questo punto altissimo, ironia della sorte indirettamente provocato dal Governo pentaleghista (ma non doveva essere amico?), in nome del quale oggi la Sindaca Chiara Appendino disattende completamente l’indirizzo posto dall’ intero Consiglio Comunale torinese, gruppo di maggioranza pentastellata compreso.