venerdì 29 giugno 2018

Chi ha rubato la tastiera di Travaglio?

Riceviamo e pubblichiamo volentieri queste riflessioni dall'Avv Stefano Bertone, autore de "Il libro nero delle Olimpiadi di Torino 2006"


Consiglieri dissidenti: fate la cosa giusta. Dite no, per i motivi che già conoscete e per gli altri che potrete apprendere da chi si oppone, a Torino e fuori. E insisto, pretendete la commissione di inchiesta su Torino 2006. Seguite il denaro, recuperate soldi per le casse pubbliche da chi ha causato i buchi operativi del Toroc e i deficit continui delle opere nate morte. Un giorno Travaglio capirà di più, e anche lui vi ringrazierà.

CHI HA RUBATO LA TASTIERA A TRAVAGLIO?

Due giorni fa è uscito il pezzo che avrete letto. Le olimpiadi dei cretini. (qui l'articolo)
Per i ¾ iniziali l’articolo è stile suo, dati, numeri, fatti, e la sintesi per chi abbia letto questi ¾ è chiara: le olimpiadi non si possono fare, sono una fregatura.
Poi leggi l’ultimo ¼ e ti perdi: cozza con la lunga premessa e arriva alla proposta politica di farle: “Se si tratta solo di discuterne in Consiglio comunale, come chiedono alcuni dissidenti, lo si faccia subito” e ancora “Ma poi si decida, possibilmente sulla linea della sindaca e di tutte le persone ragionevoli”. Stranezza su stranezza, l’arringa operativa.
Sul serio, pare scritto da due mani diverse, la prima da lui e la seconda da un editorialista di Repubblica, la seconda come quei panini molli che hanno distribuito per 20 anni, declamando ossessivamente le grandi opportunità per “Torino” grazie alle olimpiadi ecc.
Come abbiamo scritto diverse volte, non è che Travaglio si sia mai occupato di criticare Torino 2006 fino al 2006, anzi l’unica nota che mi viene in mente è la recensione, penso fosse su L’Unità, del ns. libro, comunque molto tardiva. Di sicuro non è stata una sua battaglia e potrà avere mille motivi. Mi ha sorpreso questa contraddittorietà e questa apertura al bis olimpico. Contro i fatti, che in parte conosce e in gran parte evidentemente, no.
Qualcuno gli ha rubato la tastiera?

Avv. Stefano Bertone

venerdì 22 giugno 2018

INTERVISTA A CARLOTTA TREVISAN: “LASCIO IL MOVIMENTO, NON SONO Più NEL POSTO GIUSTO”

Carlotta Trevisan, Consigliera del Movimento 5 Stelle e vicepresidente del Consiglio Comunale di Rivoli, ha dato le dimissioni da tutto lunedì 18 giugno, uscendo dal Consiglio Comunale e dal Movimento 5 Stelle. Ha chiuso la sua attività vestendo la fascia tricolore al Gay Pride, rivendicando con orgoglio il suo senso di appartenenza alla lotta per l’affermazione dei diritti civili (insieme ad altre migliaia presenti nel suo “curriculum politico”). Ideali troppo lontani dal Contratto di Governo pentaleghista e dalle affermazioni di questi giorni di molti suoi esponenti.
Carlotta ha deciso così, con coerenza e schiena dritta, di lasciare il suo incarico e il “suo” Movimento. Una scelta di coraggio e di estrema rilevanza politica in un momento in cui il Movimento 5 Stelle è nell’ occhio del ciclone tanto a livello nazionale che a livello locale (vedi candidatura Olimpiadi Torino 2026).

Per questo motivo Sistema Torino ha deciso di andare a intervistare Carlotta Trevisan, ex Consigliera Comunale di Rivoli, che ringraziamo per la disponibilità.

1) Quali sono i motivi che ti hanno spinto a lasciare il Movimento 5 Stelle?

Lasciare il Movimento 5 Stelle è stata dura, una sofferenza che ritorna ogni volta che leggo un commento o guardo il telefono e vedo messaggi o chiamate. Dura perché sono persone che conosci da sette anni, con le quali nel bene o nel male la tua vita si è intrecciata tra affetto, attivismo e amicizia.
Le mie divergenze sono iniziate durante la discussione sulle unioni civili, me ne ero occupata in prima persona insieme ad altri attivisti di Italia con cui avevamo formato l “Osservatorio nazionale m5s per i diritti civili e LGBTQI”. Lascio oggi perché quando le divergenze diventano quotidiane creano solo più contrasto e non discussione costruttiva. Non ho digerito il contratto con la Lega, non ho votato a favore e si sa, non condivido questa scelta. Scelta che ha portato solo a far aumentare i consensi a Salvini, a fare alzare la testa ai nostalgici del ventennio nero che si erano assopiti in una sorta di rassegnazione. Oggi invece si sentono forti e autorizzati a dire qualunque cosa contro i principi fondamentali del rispetto delle persone (tutte!).

La scelta dei Ministri mi lascia basita, una Buongiorno, un Fontana e un Salvini ci portato indietro di anni. Non mi piace nemmeno Bonafede perché ha sempre sostenuto le associazioni dei padri separati (che pretendono modifiche sostanziali su affidamento, condannati dai centri antiviolenza e non solo) che si scontrano con le lotte che invece porto avanti io, ossia avvocatura gratuita per i minori durante le separazioni conflittuali e riattivazione dei gruppi di parola con mediatori familiari (in CM avevo lavorato per far ripartire il progetto provinciale).
Questo è solo uno dei tanti esempi che possono far capire la situazione: la scomparsa della richiesta dei codici identificativi per le forze dell’ordine, la questione Aquarius, la legalizzazione (aberrante) della prostituzione, fino ad arrivare al folle censimento per etnia. Per non parlare della “flat tax”, concetto per me impossibile da sostenere.

Sono tante cose sommate che alla fine ti fanno dire "forse non sono più io nel posto giusto". Siccome non ritengo nemmeno corretto cambiare un’evoluzione del Movimento come non è giusto cambiare se stessi, in sincerità trasparenza e coerenza me ne vado io.
Senza recriminare nulla, perché al M5S devo molto: mi ha permesso di lavorare su questi temi, e sono stata eletta grazie a questo simbolo. Ma se le cose cambiano e non ci si riconosce più è giusto andarsene, anche per permettere a chi invece condivide questi ideali di fondo di andare avanti. Fa male, malissimo ma è inevitabile.

2) Come vedi il futuro del Movimento 5 Stelle?

Come vedo il futuro del Movimento? Bah bella domanda, vedo diverse possibilità, la prima è che si rimanga al 32 % senza crescita, la seconda che per recuperare la parte di base che non condivide certe polis tornerà in campo Di Battista, che piace (anche a me) per la sua capacità comunicativa. Io mi auguro che riescano a portare avanti almeno i due punti fondamentali del programma con il quale le persone il 4 marzo scorso hanno dato fiducia al m5s.

3) Suggeriresti ai consiglieri ribelli di Torino di fare il tuo stesso passo? E voteresti a favore delle Olimpiadi se fossi Consigliera qui?

Se fossi eletta a Torino starei nella stessa situazione di alcuni, ossia lotterei per non far passare la questione Olimpiadi, ci proverei con tutte le forze e poi se non dovessi farcela me ne andrei come ho fatto ora. E no, non voterei mai a favore!

4) È ancora possibile secondo te applicare politiche progressiste per le Giunte cittadine pentastellate?

No perché se già prima era difficile, e se il progetto di cambiamento culturale si è un po' arenato, ora con questa esplosione di “pancisti” lo è ancora di più. Ci salva che la Regione non è più in mano alla Lega altrimenti sarebbe completamente impossibile portare avanti qualsiasi iniziativa progressista, per quel che riguarda i temi che io seguo da vicino.

5) Domanda secca: quanta democrazia c’è all’ interno del Movimento? Perché secondo te lo scontro sui social è così feroce con chi dissente?

Democrazia è concetto nobile, utopistico, forse impossibile oltre certi livelli, ma fondamentale. Credo che la democrazia ci sia, ognuno è libero nel m5s di dire cosa pensa ma poi quante volte viene preso in considerazione? Spesso non avviene. Il problema è sempre uno: organizzazione e comunicazione.
Trovo però molto deludente non essere riusciti a costruire canali di confronto. Se per esempio fai un post contro una linea decisa, ti ritrovi con bulli da tastiera che anziché argomentare confrontandosi oppure esponendo un'altra visone, ti insultano. Questo è il fallimento che vedo, non solo del m5s ma della società tutta.
Nel Movimento ultimamente vedo tanti fans e pochi attivisti, fans da social, ma la politica non è una fede calcistica, è in primis discussione. Se manca, manca tutto.
Dispiace leggere insulti ancora oggi a Debora Montalbano (prendo lei come esempio perché più vicino, ma ci sono altri casi in Italia), non condivido la sua scelta ma la comprendo.

6) Resterai una attivista del Movimento? Quale reazione ti aspetti dai suoi sostenitori?

No, ma rimango in contatto col mio gruppo storico di Rivoli perché sanno che se avessero bisogno di un confronto su temi della Commissione che seguivo, io ci sono. Ho lasciato il m5s come idea politica, ma le persone rimangono persone. Mi ha stupito leggere tanti commenti positivi, forse qualcosa di buono allora l'ho fatto, sono fiera di me perché in questi anni qualche risultato l'ho ottenuto per il mio Comune, per la Città Metropolitana e per tutti gli altri progetti che ho seguito.

7) Ti consideri di sinistra o è una categoria superata come sostiene la leadership pentastellata?

Altra bella domanda. Beh il mio cuore batte da un lato solo si sa, ma la sinistra intesa come 40 anni fa è superata perché il Paese è cambiato, ora si parla di priorità e di visione politica. Vi faccio un esempio: per me agire su politiche di Welfare è anche una visione economica, perché col welfare alla persona si potrebbe indirettamente incrementare il PIL di tre punti in percentuale: un modo per basare la politica economica sulla parità. Sono visti come concetti di sinistra semplicemente perché è la parte politica che ha storicamente sostenuto i più deboli.
Allo stesso modo, un Paese emancipato culturalmente è secondo me più forte sui tavoli di contrattazione. L’ omofobia ci costa tantissimo perché non riconoscere diritti è una spesa, non solo sociale ma anche economica. Ma nessuno capisce che la crescita passa anche da questi temi.
Io sono cresciuta con un nonno che mi diceva "non ti racconto storie di principesse perché non esistono, tu donna devi essere indipendente non una principessa” e mi leggeva pezzi de “Il Capitale” di Marx mentre mi accarezzava i capelli lunghi biondi per farmi addormentare. Le mie estati scorrevano al Nuovo Valentino (Parco Ruffini) alla festa dell'Unità a mangiare piadine romagnole... Beh sì, forse sì, sono proprio di sinistra…e posso dirvelo? Fiera di esserlo!


lunedì 18 giugno 2018

SISTEMA TORINO E L' OPPOSIZIONE ALLO STATUS QUO

Sistema Torino è un collettivo ontologicamente di opposizione al Potere e allo status quo. Restando nel torinese, ci tocca constatare che poco o nulla è cambiato, e basta citare la riproposizione delle Olimpiadi come modello di sviluppo o le piazze auliche affidate a Saloni dell’Auto e della bistecca per supportare questa (amara) considerazione.

La gravità della situazione nazionale e la rapsodia dei riposizionamenti del Movimento 5 Stelle sulle diverse questioni sul piatto, in primis sul dramma dei migranti, ci ha portato a porre attenzione su temi che esulano in parte dalla natura locale del nostro collettivo, ma che restano pregnanti se pensiamo alla cultura politica, di sinistra e libertaria, nostra e dei nostri sostenitori.

Ci spiace dover altresì constatare che la nostra posizione forte e chiara contro il "Governo del Cambiamento" pentaleghista ci abbia resi bersaglio dello shit storming della Rete che raramente ci era capitato di subire.

Molti pentastellati, sia istituzionali che semplici supporters, hanno deciso di dimostrarci il loro disappunto attraverso la denigrazione, l’insulto e talvolta le minacce.

Tutto questo non ci spaventa, anche se ci amareggia: consigliamo a riguardo la lettura del recente libro "Supernova - I segreti, le bugie e i tradimenti del MoVimento 5 stelle”. Una ottima descrizione del trattamento che viene riservato a quelli che i Casaleggio considerano traditori, un trattamento che abbiamo già visto riservare ai consiglieri che "escono dal gruppo", o ai collettivi come il nostro che qualcuno ha supposto organici al Movimento.

Sarebbe banale chiudere il post con un "sempre e per sempre dalla stessa parte ci troverai" ma è effettivamente questo il destino del nostro collettivo: essere opposizione al potere e alle sue storture, rifuggire qualsiasi collateralismo in nome di una critica leale ma ferma e severa.

Siamo comunisti nella definizione marxiana di "movimento reale che abolisce lo stato di cose presente": ogni tanto giova ricordarlo.

SALONE DELL'AUTO, O L'INSOSTENIBILE COERENZA A 5 STELLE

Compagni sistemisti, avete frequentato il Parco del Valentino per una bella passeggiata in questi giorni? Non ancora?

Beati voi! Vi comunichiamo allora che il nostro polmone verde è occupato da un numero di giorni di cui abbiamo perso ormai il conto da stand e "lavori in corso" per l’inaugurazione dell’avanguardistico Salone dell’Auto "Parco Valentino": sì, è proprio questo il nome ufficiale del Salone e del sito relativo (www.parcovalentino.com). Probabilmente gli organizzatori hanno un gusto recondito per la neo-lingua orwelliana, o più semplicemente ci stanno perculando: noi sgasiamo con le macchine super-lusso, le Jeep e le auto d' epoca dove voi vorreste fare il picnic…e vi rubiamo pure il nome green! Tiè!

Forse meriterebbe comunque fare un giro veloce all' interno di questo revival degli anni ’80-'90, tra flut di spumante, donne in abiti succinti e una carrellata di autentico benessere a quattro ruote. Manca solo Massimo Boldi e "Rhythm Is a Dancer" sparata a massimo volume e il viaggio nel tempo è completato.

Peccato però che siamo nel 2018 a Torino, la Capitale dell’Inquinamento, la città dei blocchi infiniti del traffico, ma soprattutto di una Giunta che ha vinto le elezioni facendosi promotrice della Mobilità Sostenibile, oltre che di un diverso utilizzo delle piazze auliche (dove sgaseranno le fuoriserie per cinque giorni consecutivi) durante i Grandi Eventi (tanto vituperati e contestati in passato dai membri dell’Amministrazione delle Olimpiadi, della conta dei turisti e dei Saloni come occasione di rilancio).

Prima avvertenza: se volete raccogliere il nostro consiglio e vi state recando al parco a piedi o in bicicletta arrivando da Moncalieri non spaventatevi, non siamo in guerra!
Semplicemente gli organizzatori del Salone dello status symbol di trenta anni fa hanno deciso di mettere all’ ingresso ad accogliere i visitatori un bel carro armato che punta il suo bel cannone in direzione delle fioriere.

Peccato che nessuno abbia pensato di chiedere nel 2016 di mettere nel programma il divieto di accesso al Parco del Valentino per i cingolati di guerra. Sono stati inseriti invece alcuni princìpi e obiettivi che stridono fortemente con il Movimento 5 Stelle di oggi, che addirittura sfodera il suo Ministro delle Infrastrutture Toninelli per inaugurarlo in pompa magna.

Per esempio nel Programma Ambiente affermarono il "diritto alla salubrità al silenzio e alla bellezza degli spazi della città": basta e avanza per impedire il Salone delle marmitte dentro il Parco!
Soprattutto se inserisci come tuo obiettivo il "miglioramento degli spazi verdi rendendoli più vivibili e inclusivi": c’è qualcosa di più esclusivo dell’esposizione di Ferrari fiammeggianti e Lamborghini scintillanti?

E dire che non ricordavamo affatto una consigliera di opposizione così favorevole alla concessione delle piazze auliche della città a tutto e tutti, tanto che nell’ ottobre 2015, in seguito a una delibera di Silvio Viale, Chiara Appendino dichiarò: “Non è in questione l’effettuazione o meno di grandi eventi in centro città. Ma è necessario che il Consiglio comunale prenda una posizione limitando il più possibile la concessione di deroghe per l’occupazione delle piazze auliche. Se il regolamento diventa solo un continuo susseguirsi di deroghe, quel regolamento allora non ha più senso di esistere. Serve una valutazione caso per caso, anche in coordinamento con le autorità statali quali le soprintendenze”

Concetto ribadito a La Stampa in piena campagna elettorale (5 giugno 2016), quando solennemente dichiarò: “Le piazze auliche sono un patrimonio di cui i torinesi e i turisti devono godere senza che possano essere continuamente deturpate da orrende e ingombranti strutture come spesso è accaduto in questi ultimi anni. (…) Queste attività andrebbero decentrate per diventare occasioni di rilancio dei quartieri più lontani dal centro storico.”

Altri tempi, quelli in cui si pensava che una alternativa fosse possibile, che eventi del genere venissero valutati “in base alle ricadute turistiche economiche e occupazionali”, e magari accettati o meno in base a consultazioni della cittadinanza, con l’obiettivo di “garantire l’attenzione del Consiglio sulle petizioni popolari”. Quello stesso Consiglio all’ interno del quale il confronto assembleare è ridotto oggi al lumicino e l’unica questione garantita è il granitico voto favorevole di tutti i consiglieri di maggioranza, per lo più silenti e assenzienti in Aula.

Con buona pace del dibattito, del rispetto del programma e di tutte quelle belle parole funzionali alla mera conquista del potere sabaudo.