martedì 8 novembre 2022

IL TONFO DELLA QUALITÀ DELLA VITA A TORINO: si vive male, per colpa di ambiente (malsano) e lavoro (che non c’è)

ItaliaOggi in collaborazione con l’Università La Sapienza ha elaborato l’annuale classifica statistica delle Province italiane, ordinate in base alla qualità della vita espressa come una sintesi delle diverse sezioni economiche, sociali, sanitarie e culturali. 

Torino, rispetto al 2021, crolla dal 19° al 54° posto, per la gioia dei pentastellati che potranno attribuire a Lo Russo tutte le responsabilità del caso. I driver del sottosviluppo cittadino sono principalmente due: viviamo in una città storicamente inquinatissima, che nonostante le discussioni su ZTL, norme metropolitane sul “semaforo ambientale” e mobilità sostenibile, non riesce a
invertire la rotta. A proposito di storicità, sembrerebbe che la new vision turistico-terziaria non stia dando i suoi frutti, e restiamo ancora aggrappati a una speranza economico-industriale che re-impieghi la stessa manodopera della fu FIAT-FCA, che ora viaggia disperatamente tra il precariato e la disoccupazione.

Una sintesi "tendenziosa" della ricerca







Entriamo ora nel dettaglio delle sezioni della ricerca, delle quali indichiamo la posizione di Torino su 107 Province italiane, e tra parentesi il dato dell'anno scorso.
Buon divertimento (si fa per dire)

REDDITO E RICCHEZZA: 11° POSTO (2021 9°)

Da buoni marxisti, cominciamo la nostra analisi dalla sezione riguardante il capitale, o vil denaro che dir si voglia. Torino si conferma nelle prime posizioni insieme a tutto il Centro-Nord Italia: una conferma che, come vedremo, è tutt’altro che scontata. Abbiamo un alto reddito disponibile pro capite, e da notare l’elevata retribuzione media annua per il lavoro dipendente (23.000 euro circa). 

L’elevata disponibilità di redditi e di patrimoni potrebbero essere la spiegazione di un costo altissimo di un appartamento in zona semicentrale (siamo tra le undici città più care d’Italia), compensata da una contenutissima variazione dei prezzi al consumo. Curioso notare invece che nelle sottodimensioni negative sparisce il sole e torna il grigiotorino: è relativamente alto il numero di famiglie in sofferenza bancaria dei prestiti, così come elevato è il numero di pensionati con basso importo. 

Potrebbero essere una rivelazione della teoria del pollo, per cui la media (estremizzando e banalizzando) tra Agnelli e i suoi dipendenti genera un buon reddito pro capite. Vedremo infatti già nella prossima sezione come la fascia media dei torinesi se la stia passando tutt’altro che in maniera agiata.

AFFARI E LAVORO: 50° (2021 41°)

Torino entra per il rotto della cuffia nel gruppo “accettabile”, peggiorando oltretutto il punteggio rispetto a un anno fa e restando di poco aggrappato ai vicini del Centro Nord che hanno indicatori decisamente migliori dei nostri. 

Torino retrocede al 54° posto per l’indicatore lavoro in correlazione positiva con la qualità della Vita: aldilà delle dodici posizioni perse in 12 mesi, se abbiniamo questo dato a quello altrettanto preoccupante della disoccupazione sia maschile che femminile, si accende un campanello d’allarme al quale tutta la comunità dei decisori pubblici, insieme agli organi di stampa, dovrebbe rivolgere particolare attenzione. Siamo in zona retrocessione sia nel micro che nel macro-economico: cresce terribilmente l’importo medio dei protesti (la mancata accettazione di una cambiale tratta o il mancato pagamento di una cambiale) e crescono di pari passo le imprese cessate sul nostro territorio. 

Se si potesse riassumere il tutto in un grafico andamentale relativo agli ultimi cinque anni, vedremmo una retta che scende in picchiata verso il basso.

AMBIENTE: 69° (2021 10°)

Eccolo qui il colpevole! Abbiamo trovato la sezione che ha causato il tonfo di Torino nella classifica generale: a dirla tutta, sembra più un effetto della variazione degli indicatori utilizzati che, per seguire la diatriba politica, il fr
utto di un cambio di Amministrazione cittadina. L’unico indicatore in cui crolliamo è quello relativo alla “Densità verde urbano nei capoluoghi” (38° rispetto a 11° nel 2021). Tornando al concreto, siamo penultimi se si collegano i dati ambientali alla qualità della vita: PE-NUL-TI-MI!

Facciamo letteralmente pena in tutti gli sforamenti del limite orario per biossido di azoto, e per PM 10, e per PM2,5 e il numero di veicoli circolanti per Km quadrato, sebbene vi sia una piccola speranza, questa sì ereditata dall’Amministrazione pentastellata: siamo quinti per densità di piste ciclabili, che rischiano però di essere un gradevole green washing in un contesto grigio-nero.

A proposito della distanza che spesso si ravvede tra i freddi numeri e la vulgata generale, Torino è al quinto posto per “offerta di trasporto pubblico nei capoluoghi”: bisognerebbe consultare gli esperti, ma se l’offerta GTT è buona, forse (ma forse eh!) è da ricercare nel numero di automobili in città la causa di inquinamento e traffico da record europei. 

Diciamo che l’insieme di questi dati potrebbe essere utile più come elemento per indirizzare le scelte politiche future che per un match Lo Russo – Appendino (che come sa chi ci legge per noi sono stati nella sostanza un continuum amministrativo).

REATI E SICUREZZA: 100° Stabile

Siamo agli ultimissimi posti per ogni voce statistica, che non prende in esame (fortunatamente oseremmo dire) la “percezione di sicurezza” che certa sociologia politica vorrebbe elevare a scienza, ma il numero di reati per 100 mila abitanti suddivisi per tipologia: particolarmente grave sembra la situazione della microcriminalità, con il 103° posto in scippi/borseggi e reati legati al traffico di stupefacenti.

A quanto pare, un problema sicurezza in città c’è, e sappiamo anche quanto la destra neroverde vi stia marciando traendone profitto elettorale.

SICUREZZA SOCIALE: 56° (2021 52°)

Per quanto la posizione di Torino resti pressoché invariata, incuriosisce verificare come l’inserimento dei nuovi indicatori relativi alla pandemia e un nuovo indicatore sui NEET abbia influito sulla valutazione generale. Premettendo che il dato di sintesi mette insieme aspetti tra loro eterogenei (e che vengono “gestiti” da attori politici diversi) ne viene comunque fuori un mix inquietante: un’elevata incidenza delle morti per tumore, un’alta variazione della mortalità tra gli Under65 a causa del COVID e, per entrare in un ambito su cui la politica metropolitana può intervenire, un elevato numero di morti per incidenti stradali. 

Passando dalla morte alla vita quotidiana, siamo intorno al cinquantesimo posto per numero di giovani che non lavorano e non studiano, che unito al basso tasso di occupazione tra gli adulti rende l’idea dello stato economico della nostra Provincia.

ISTRUZIONE E FORMAZIONE: 31° (2021 24°)

L’obiettivo di questa sezione di ricerca è quella di valutare la dotazione di capitale umano come prerequisito per una maggiore produttività e una maggiore specializzazione dei lavoratori in ambito di specializzazione settoriale. Insomma, una generazione maggiormente istruita per avere una società più ricca nel futuro prossimo: lascia l’amaro in bocca rilevare una Torino che viaggia intorno al 30-40esimo posto nel campo della formazione primaria e secondaria, ancora una volta ben lontano dal suo cluster di appartenenza, che sia quello delle Città Metropolitane in generale, o quello geografico del Centro-Nord.

POPOLAZIONE: 55° (nuova sezione)

L’inserimento di nuovi indicatori ha scoraggiato i ricercatori dal fare confronti annui: prendiamo quindi semplicemente atto che, come già visto in ricerche passate legate al livello di inquinamento cittadino, la speranza di vita in città è molto bassa rispetto al resto del territorio nazionale. Non solo rischiamo di morire prima, ma anche di diventare anziani poveri, con un alto grado di dipendenza dall’assistenza sociale: dati così desolanti che, per fare del populismo etnico, neanche gli stranieri vogliono più fermarsi a vivere a Torino (43° per numero di immigrati ogni 1000 residenti).

SISTEMA SALUTE: 45° (2021 49°)

Interessante notare come questa classifica veda ai primi 20 posti Province eterogenee come distribuzione geografica: Isernia Ancona Cagliari e Catanzaro ai primi posti e addirittura 11 tra le prime 20 sono città meridionali. Tale dato sembra confermare quanto le scelte di politica locale influenzino la qualità del servizio sanitario: l’unica costante è la presenza di un centro urbano medio-grande all’interno delle Province classificate nei primi 50 posti. Il fatto che all’interno di questo sotto-perimetro Torino sia al 45° posto ci spiega ancora una volta perché la qualità della vita sia così bassa, in prevalenza nella fascia di popolazione che non può permettersi di sostituire il servizio sanitario pubblico con uno a pagamento. Le sottosezioni sono impietose nel delineare la sottodimensione dei nostri ospedali in qualsiasi settore di specializzazione. Ricordiamo ancora quella famosa statistica per cui la speranza di vita, correlata alla prevenzione e all’assistenza sanitaria della sezione precedente, calava di circa sei mesi per ogni fermata del tram che parte dalla collina e termina la sua corsa alle Vallette, tanto per calare la statistica direttamente su Torino città.

TEMPO LIBERO: 62° (nuova sezione)

Oh finalmente la sezione dei frizzi e lazzi turistici, quella delle nostre eccellenze food,art & culture che ci faranno trionfare in questa speciale classifica: peccato, Torino è invece al sessantaduesimo posto. Sì sì avete letto bene, ma a quanto pare questi ricercatori non hanno tenuto conto delle ATP FINALS, delle settimane dell’arte contemporanea e dei weekend dedicati al cioccolato, altrimenti questa posizione da retrocessione è inspiegabile! Torino rientra nel gruppo di Province con dotazione insufficiente di strutture (87° posto) e spesa contenuta per il tempo libero, ancora una volta in un cluster in cui prevale la compagnia centro-meridionale. Abbiamo poche strutture, anche sportive, dedicate al tempo libero, e siamo 86° per numero di bar e caffetterie per abitante (altro che Foodification!). Andiamo un po’ meglio per numero di associazione ricreative, artistiche e culturali e per numero di librerie ma dalla città Capitale della Cultura ci si aspettava qualcosa di più di un quarantesimo posto medio.