giovedì 13 giugno 2019

QUAL È IL VERO DEGRADO DEL CENTRO? Una iniziativa contro lo sfratto della Libreria Comunardi

Non poteva esserci periodo e luogo migliore (purtroppo) per presentare l’ultima fatica letteraria di Wolf Bukowski: “La buona educazione degli oppressi. Piccola storia del decoro”.

Un saggio che si staglia alla perfezione all’orizzonte dell’alato dibattito cittadino di queste settimane, che ruota intorno alla dicotomia decoro/degrado del centro storico. L’escalation recente ha avuto origine dal clamore mediatico destato dal comitato “PuliAmo Torino”, nato con l’obiettivo di “ripulire il centro città che sta diventando sempre più sporco e pieno di clochard”.
Dannazione, ci sono i clochard (adorabile il politically correct applicato a concetti politicamente aberranti), vi sono numeose “scritte anarchiche” sui muri e addirittura, udite udite, le colonne di Via Po si stanno scrostando. È EMERGENZA!

Forse non proprio emergenza democratica, ma trattasi comunque di una emergenza che va affrontata qui e subito: e sapete perché? Beh, perché il centro deve essere “a misura di turisti”, in fin dei conti è il nostro biglietto da visita con gli stranieri: per questo va ripulito da barboni, viandanti e poveracci che chiedono l’ elemosina. RITORNIAMO AL DECORO!

Ecco sì, siamo d’accordo, ritorniamo al decoro: noi abbiamo però una concezione leggermente diversa di decoro e di vita quotidiana di un quartiere, sia esso centro o periferia.

E qui veniamo alla notizia centrale del nostro pezzo: come molti di voi sapranno, la storica libreria torinese Comunardi, dal 1976 in via Bogino 2, a pochi passi da via Po, chiude a settembre.  
Al suo posto, udite udite, aprirà un altro supermercato della catena Pam Local: ne esiste già uno a poche decine di metri di distanza ma sentivamo comunque il bisogno di un altro, magari aperto “H24 7/7” per andare incontro alle esigenze di turisti e non.

In fin dei conti, ripensandoci bene, il diritto all’ acquisto commerciale ha raggiunto de facto il rango di sacro diritto costituzionale invìolabile (per fortuna i nostri padri costituenti avevano parlato di ben altri diritti, ma  ora si cambia: that’s capitalism baby).

Per capire meglio, aldilà delle facili ironie, il processo in cui si inserisce questa “sostituzione commerciale” citiamo una recente nota del Professor Semi a riguardo degli effetti della gentrification sul centro di Torino:
 “Una seconda reazione è invece più politica e ha a che fare con la gestione di questo mutamento, mutamento che avviene in una fase di evidente declino della città e anche del suo centro storico. Qui si va dalle accuse contro pedonalizzazioni e nuove restrizioni alla circolazione delle auto, all’amara consapevolezza che aver tolto al centro una funzione anche produttiva, ad esempio nel settore della pubblica amministrazione o dei servizi finanziari, ha significato togliere fiato a quelle attività commerciali di servizio ai relativi lavoratori, attività che garantivano però anche una vita di quartiere diurna. Questo è il tipico discorso à la Jane Jacobs: il quartiere vive anche grazie agli ‘occhi sulla strada’, cioè a quel controllo sociale informale che una fitta rete commerciale garantisce. Morti i negozi, muore anche il controllo sociale e si diffonde l’insicurezza (percepita o reale che sia).”

Insomma, quel  che sta succedendo oggi a livello commerciale non è altro che la conseguenza, a un paio di decenni di distanza, di quel che è avvenuto a livello abitativo (nella succitata nota tali concetti vengono descritti con dovizia di dati): una selezione di classe dei suoi abitanti e frequentatori, una sorta di barriera all’ ingresso per chi non può permettersi determinati consumi e stili di vita.

“Proprio in questo senso il decoro è rappresentato con efficacia icastica da Zerocalcare come un totem “svuotato, scavato dentro come una carie” all’ interno del quale “si possono annidare cose pericolose”. E infine, come tutte le altre “idee senza parole” e “miti tecnicizzati”, il decoro è “veicolo dell’ ideologia della classe dominante” anche quando si presenta apparentemente privo di contenuti ideologici, e cioè, semplificando al massimo, quando pulizia ordine, senso civico, eccetera appaiono come né di destra né di sinistra. Va da sé che la difesa dell’ ideologia della classe dominante ha la funzione pratica di difendere il dominio di quella stessa classe sulla società intera.”

Abbiamo chiuso con una citazione del libro di Wolf Bukowski, sperando in questo modo di spingervi a riempire sabato sera la Libreria Comunardi, per sostenere il suo quasi ex proprietario e confrontarsi tutti insieme a riguardo dei concetti fin qui espressi.

Ci vediamo sabato alla Comunardi, qui il link all’ evento:

https://www.facebook.com/events/470144620426467/

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