martedì 13 ottobre 2020

PROFITTO UBER ALLES: ARRIVA L’AUTUNNO ED È CALDO

 «Abbiamo creato un sistema per disperati»

Ti prego davanti a un esterno non dirlo mai più, anche se lo pensi, i panni sporchi vanno lavati in casa e non fuori»

Vi ricordate quando magnificavano le sorti progressive dell’economia delle piattaforme digitali? 

Quando si pontificava sulla possibilità di prendere un taxi a 5 euro, di mangiare un burger comodamente seduto a casa a 7,99 euro e sulla possibilità per il consumatore (il cittadino non esiste più) di godere di servizi a basso costo?  

Ecco, la chiusura delle indagini della Procura di Milano ha fatto emergere quel che si poteva facilmente intuire: i servizi costano poco perché basati sullo sfruttamento della classe al di sotto della tua, di quel lumpenproletariat oggi costituito perlopiù da migranti.

Dieci indagati per caporalato, sfruttamento e intermediazione illecita della manodopera dei rider: un sistema marcio (come emerge dal dialogo tra dipendente e manager nell'incipit del nostro articolo) nato per sfruttare la disperazione di migranti e richiedenti asilo, costretti a lavorare a TRE-EURO-ALL-ORA in qualsiasi condizione meteo e a qualsiasi ora del giorno e della notte, in un sistema fatto di vessazioni e di sottrazioni arbitrarie di salario (se si può definire tale), con un rapporto di forza basato su un App. 

O accetti queste condizioni, o verrai disattivato dall’App che ti fornisce la sussistenza: i rapporti di lavoro del 2020 sono la versione tecnologica del rapporto servo-padrone di qualche secolo fa.

Il contesto di questi giorni è quello del nuovo contratto che Assodelivery ha sottoscritto solamente con il sindacato UGL, che mantiene invariato il cottimo e le condizioni di sfruttamento: una serie di norme così sbilanciate da essere considerate inaccettabili dallo stesso Ministero del Lavoro.

Allargando ulteriormente il contesto, non si può chiaramente ignorare la situazione pandemica globale, e la relativa crisi economica che risulta devastante in termini di perdita di posti di lavoro (soprattutto per quelli non regolamentati e che quindi non rientrano nel blocco dei licenziamenti) e di reddito per le fasce più povere e indifese.

Una crisi di tale portata che dal lockdown a oggi ha portato insospettabili maître à penser del pensiero unico a clamorose retromarce sul potere salvifico del libero mercato: da un clamoroso Draghi di aprile sul ruolo della mano pubblica nelle aziende private alla recente uscita della Presidente della Commissione europea Ursula Von Der Leyen a favore del salario minimo unico europeo .Per non parlare della voglia italica del Governo giallorosa di tornare a un più deciso intervento dello Stato nell’ economia, basti pensare al recente caso Autostrade.

Ecco, cari Compagne e Compagni, non lasciamoci illudere da tutto questo: ci pensa l’estremismo di Confindustria a ricordarci che la lotta di classe è ancora in corso, e, dopo averla vinta, i ricchi e i padroni vogliono dare l’assalto finale alla diligenza. Di recente uscita è un documento interno intitolato “il coraggio del futuro” (qui il pezzo de Il Fatto Quotidiano), ed effettivamente ce ne va parecchio coraggio per vergare un documento simile in questa fase storica, per quanto la ricetta sia talmente la solita da risultare banale.

Licenziamenti più facili, privatizzazione sempre più spinta della sanità (come se il virus non esistesse), asservimento della scuola al modello-industria, basta “Sussidistan” a meno che non si tratti di sostegno alle imprese: un concentrato di misure restaurative che sembrano ventilare un ritorno del lavoro a cottimo.

Esattamente quel modello descritto nell’incipit del nostro pezzo relativo al mondo Uber e dintorni: con queste premesse l’autunno non sarà caldo, ma caldissimo. 


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