mercoledì 18 gennaio 2017

WHAT’S NEW AT REGGIA DI VENARIA?

Intervista a Valeria Attolico, delegata sindacale di USB Piemonte

Weekend da record! Affluenza altissima alla Reggia di Venaria.
Cresce il polo culturale torinese, Venaria in testa alle classifiche!
Festeggiato il milionesimo visitatore alla Reggia!
Quante volte abbiamo letto titoli di articoli del genere? Quante volte siamo stati “invitati” a prender parte al giubilo di successo di botteghino della Reggia? Abbiamo spesso discusso della “funzione culturale” di un polo dedito a mostre blockbuster utili ad attirare sempre più visitatori. Un bene o un male? Certo, probabilmente un bene per le casse del Consorzio e, si immagina, per chi ci lavora.
Nein! Niente di più sbagliato: il nuovo contratto di esternalizzazione, frutto di un recente appalto al ribasso, è la principale causa di lotta di lavoratori che hanno visto ridurre drasticamente monte-ore e stipendio. Tagli che non sono giustificabili dati i successi di cui sopra. Eppure la Reggia e le retribuzioni delle cooperative sociali, soprattutto nell’ambito cultura, sono al centro dell’attenzione da parecchi anni: probabilmente non ancora abbastanza da spingere i referenti della Torino Capitale della Cultura e delle nuove opportunità a ritenere degni di una onesta paga i concittadini che si preoccupano quotidianamente di accogliere centinaia di migliaia di turisti.
Per questo motivo, Sistema Torino ha deciso di intervistare la delegata sindacale di USB Piemonte Valeria Attolico per sentire dalla sua viva voce quali sono le pendenze sul tavolo.
Buona lettura.

D: Che cosa è successo durante il vostro sciopero nel weekend della Befana?
La mattina del 6 gennaio, alle ore 9:00, siamo arrivati alla Reggia e ci siamo trovati una dozzina di lavoratori esterni, mai visti, che si apprestavano a prendere servizio per la giornata. Non era mai successo prima che in occasione di uno sciopero venisse chiamato personale esterno all'appalto, e inoltre, a differenza dei precedenti scioperi, non è neanche comparso sul sito della Reggia l'avviso che nella giornata del 6 era stato indetto uno sciopero e, di conseguenza, la Reggia non sarebbe stata visitabile in tutte le sue parti.
È il decimo sciopero che facciamo dall'inizio della vertenza; siamo già limitati dal decreto Franceschini, che equipara i musei ai servizi essenziali e impone la precettazione di un terzo dei lavoratori durante gli scioperi; questa volta, in aggiunta ai lavoratori precettati ne sono stati addirittura chiamati altrettanti esterni, che sono di fatto andati a sostituire i dipendenti in sciopero, permettendo di tenere la Reggia aperta in tutte le sue parti, e vanificando l'effetto dello sciopero. Di fronte a un atto così palesemente antisindacale abbiamo chiamato i Carabinieri per sporgere formale denuncia, e poi abbiamo contattato i giornalisti per denunciare l'accaduto. Abbiamo comunque svolto un presidio davanti alla Reggia, con un volantinaggio ai visitatori, tanti cartelli e striscioni di denuncia, e le fotocopie delle nostre buste paga, per far vedere quanto del nostro stipendio abbiamo perso. Nei giorni successivi abbiamo scritto un esposto alla Commissione di garanzia sugli scioperi e all'Ispettorato del lavoro che sta ora indagando.

D: Per la giornata di sciopero la cooperativa ha precettato alcuni lavoratori e ha assunto altre 20 persone. Loro hanno parlato di potenziamento del servizio per alcuni specifici weekend già decisi, cosa rispondete?
È una scusa ridicola! Da quando è iniziato questo appalto, il 1 novembre, la cooperativa non è mai ricorsa a personale aggiuntivo durante i ponti, le festività e i weekend , che sono stati tanti e sempre caratterizzati da un'affluenza altissima; abbiamo sempre lavorato sotto organico, in conseguenza  dei tagli, ma guarda caso il 6 gennaio arrivano nuovi lavoratori, proprio in un giorno di sciopero,  nel quale, ripeto,  possono solo fare le precettazioni, ma NON sostituire il personale in sciopero, perché è illegale!  In ogni caso, tagliare il 20% delle ore di lavoro al personale e poi ricorrere a un potenziamento del servizio è quantomeno una contraddizione stridente!

Una battaglia, la vostra, che va avanti da diversi mesi. Ad aprile avevate già messo in guardia i politici sulla vostra precaria situazione, soprattutto in vista della gara d’appalto. Paure che si sono puntualmente trasformate in realtà?
Purtroppo sì. In realtà già mesi prima della pubblicazione del bando avevamo chiesto un incontro al Consorzio e inviato una piattaforma rivendicativa, affinché la nuova gara fosse formulata con contenuti tutelanti per i lavoratori. Siamo stati ignorati. Uscito il bando, rovinoso da tutti i punti di vista per noi, abbiamo percorso tutte le vie possibili, da quella della lotta, a quella politica, a quella legale, per far ritirare il bando o per farlo almeno modificare inserendo più tutele. Il direttore Turetta ha risposto con arroganza e con la più totale chiusura.  Ha ignorato anche gli atti di indirizzo politico fatti a nostro favore dal M5S, da SEL e dal PD.  Gli unici criteri adottati nella formulazione del bando sono stati il risparmio sui costi del lavoro e le esigenze di bilancio. E infine, l'appalto è partito il primo novembre.

D: La situazione attuale è quindi questa: 800 euro di stipendio, niente buoni pasto, lavorando a 6 euro netti l’ora. 
I tagli sono dovuti alla nuova gara d’appalto che prevedeva un numero di ore inferiore. Un controsenso rispetto al grande successo sbandierato sulla Reggia, specialmente negli ultimi giorni. C’è stata quindi la presupposta diminuzione del lavoro?
I tagli sono stati importanti, intorno al 20% delle ore contrattuali: abbiamo perso dalle 4 alle 6 ore a settimana. Ma non solo, abbiamo perso anche il contratto Federculture, perché la Coopculture ci ha applicato il Multiservizi, un contratto peggiorativo sia economicamente che normativamente, e che non prevede i ticket, che invece prima avevamo. Tutto sommato, si tratta di 200/400 euro in meno al mese da un momento all'altro, per continuare a fare lo stesso lavoro! Di fatto si è voluta creare una crisi lavorativa a tavolino, si è decretato un impoverimento dei lavoratori che non ha nessuna giustificazione, da parte di un direttore che guadagna circa 200 000 euro l'anno e di una cooperativa (la più grande d'Italia in quanto a importanza degli appalti che gestisce) che fa profitto sul nostro lavoro. Il tutto nel “fiore all'occhiello” della cultura piemontese, nel quinto sito più visitato d'Italia, che ha registrato un incremento del 70% di pubblico rispetto all'anno scorso e che nel 2016 ha superato il milione di visitatori. Considerato questo, risulta ancor più paradossale, assurdo e ingiusto penalizzare così i lavoratori. Siamo spesso sotto organico quando ci sono affluenze altissime e il lavoro è ulteriormente aumentato. Di fronte a questo, loro hanno deciso di tagliare: inconcepibile.

D:Il 29 dicembre è stato accolto in pompa magna il milionesimo visitatore della Reggia: quale discorso di accoglienza avresti fatto tu alla signora di Mantova?
Sinceramente avrei accolto la signora come tutti gli altri, con gentilezza. Certo, il successo di pubblico e il record di visitatori sono buone notizie e vanno festeggiate, ma io mi sarei rivolta al Consorzio, che ha voluto mettere in piedi questa trovata mediatica, per ricordargli che il successo di questo museo è il frutto del lavoro di tutti, anche il nostro, che da dieci anni siamo a contatto col pubblico, e che il merito e soprattutto il riconoscimento devono andare a tutti i lavoratori del complesso. È scandaloso che invece del rispetto e di un giusto trattamento noi lavoratori siamo stati duramente colpiti nei nostri diritti e nella nostra dignità. E ancora di più che questo sia stato giustificato con la scusa del “non ci sono soldi”. La verità è che i soldi non vengono distribuiti equamente, che il bilancio del Consorzio è in attivo e il successo di pubblico in ascesa, ma noi siamo condannati a guadagnare una miseria e il Direttore prende 20 volte lo stipendio medio di un dipendente esternalizzato.  Il Consorzio cerca sempre di mostrare e far emergere una sola faccia, molto edulcorata, della Reggia. Noi facciamo emergere l'altra, per nulla edificante, e a tal proposito abbiamo annunciato lo sciopero del 6 come “antifesta del taglio dello stipendio”, proprio in risposta al teatrino della milionesima visitatrice.

D: “Non è che se un sito importante va bene questa cosa qua deve necessariamente tradursi a tutti i livelli compresi gli stipendi perché se poi la cosa va male invece non è che sottraiamo gli stipendi ai lavoratori.” Cosa ne pensate?
Beh la nostra storia, e quella di molti altri luoghi di lavoro dimostra il contrario. Negli anni precedenti in Reggia ci sono stati tagli di minor portata e sempre e solo i lavoratori ne hanno subito le conseguenze. Potrei fare molti esempi di “sottrazione” ai dipendenti da parte dei datori di lavoro: chi fa profitto cerca di tenerlo concentrato in poche mani (e tra le righe è quello che in realtà dice Rizzi), ma quando le cose vanno male, tutti scaricano le conseguenze negative sui più deboli, e nessuno si assume le proprie responsabilità. In Reggia sia il Consorzio che le cooperative che si sono avvicendate alla gestione degli appalti si sono sempre comportati così.

D: Il problema sta nella gara d’appalto e quindi nel Corsorzio che gestisce la Reggia?
La responsabilità del taglio è del Consorzio, che ha formulato una gara d'appalto al ribasso. La perdita del contratto però dipende dalla Coopculture, che poteva benissimo mantenere ai lavoratori il contratto Federculture, ma ha scelto di declassare al Multiservizi.

D: Turetta conferma l'impegno di lanciare nuove attività, così da aumentare il monte-ore e di conseguenza i compensi dei lavoratori, chiedendo ai sindacati 5-6 mesi di pazienza. Può essere questa una buona soluzione per aumentare il vostro salario?
In realtà è un impegno che ha preso l'Assessore alla cultura Parigi.  E doveva realizzarlo a partire da gennaio, non tra 5-6 mesi. Per ora sono rimaste solo parole. Sicuramente, nell' immediato, riportare ore di lavoro servirebbe a risolvere il problema del taglio. Noi però vogliamo che ci venga anche restituito il contratto, e per questo faremo vertenza all'azienda, sperando che il percorso legale serva a riportare giustizia.

D: Cosa chiedete come soluzione definitiva?
Semplicemente che ci venga restituito il maltolto. Che si possa tornare ad avere uno stipendio dignitoso e il contratto di categoria. Vogliamo essere messi nelle condizioni di lavorare in modo dignitoso, e vogliamo che ci venga garantita una stabilità e una continuità lavorativa che sembrano essere la Luna! Stiamo lottando per diritti che dovrebbero essere dati per scontati, e riteniamo il minimo che ci sia dovuto!

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