Da oltre più di vent’anni i lavori legati al megaprogetto
Alta Velocità in Italia è stato circondato da una nebulosa di malaffare,
devastazione ambientale, corruzione, costi gonfiati, manipolazione dell’informazione
e, nel caso della Valsusa, anche di repressione.
Si sono scritti decine di libri sul tema, c’è stata qualche
inchiesta della magistratura, poche le condanne. A fare da cane da guardia all'affaire
Torino-Lione c’è sempre stato il movimento No Tav che da oltre vent'anni, senza
retorica, ha denunciato e documentato gli strani interessi che giravano al
cantiere della Maddalena, gli strani affidamenti agli amici degli amici. Lo ha
fatto mentre subiva una pesante repressione, mentre i media, la politica e la magistratura costruiva l'immagine del No Tav black bloc e terrorista. Tutto questo mentre in quel cantiere, lassù tra
i monti, accadevano cose strane, intervallate da passerelle mediatiche del politico
di turno. Tipo Fassina. Fassina chi?
Ieri sui maggiori quotidiani nazionali è uscita la notizia
di un’informativa dei Ros che cita i maggiori protagonisti del partito Si Tav: Stefano
Esposito, Paolo Foietta, Marco Rettighieri, Luigi Massa, Antonio Ferrentino,
Ferdinando Lazzaro. Insomma, un bel gruppetto: il senatore, il geometra, il
presidente di sempre, un riciclato politico, l’ex notav, l’imprenditore con
precedenti.
Nell’informativa dei Ros Ferdinando Lazzaro, imputato nel
processo “San Michele” sulle presunte infiltrazioni della ‘ndrangheta in
Piemonte riuscì a far “intervenire in suo favore personalità politiche e quadri
della committente Ltf” sui lavori della Torino – Lione. I fatti risalgono al
2012.
Come si legge sul Fatto Quotidiano, Esposito “avrebbe contattato il presidente della
Cmc di Ravenna in presenza di Lazzaro, che si lamentava della «posizione poco
indulgente adottata da Cmc nei loro confronti» per l’ottenimento del movimento
terra. La questione emerge in una
intercettazione tra Lazzaro e un altro importante imprenditore della Val
di Susa Claudio Martina e quelle con Luigi Massa“.
Il percorso che farà la magistratura alla luce di questo
documento dei Carabinieri è tutto da vedere...
Il movimento No Tav ha denunciato questi strani incroci e
soprattutto ha individuato chiaramente i personaggi che albergano in quella
nebulosa. I Valsusini hanno avuto ragione da sempre e oggi c’è stata l’ulteriore
conferma della bontà della sue ragioni: quella linea non s’ha da fare.
Repubblica Torino chiede a Esposito che posizione ha ora
sulla Torino Lione: “Sempre la stessa, a favore e a maggior ragione”. Ecco, non
avevamo alcun dubbio.
Il suo vero nome è infatti Expo-sì-To.
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