Domenica 23 marzo 2014 decisi di rimanere nel salotto di casa mia, affacciata sul Lungo Po, a girare nervosamente sigarette di Golden Virginia verde davanti al pc portatile e riflettere sul dilemma morettiano (mi si nota di più se non vengo o se vengo e sto in disparte?), mentre la mia compagna apriva le finestre per lasciar entrare le note della musica di Subs, Africa Unite e soci, tutti insieme a suonare per la rinascita dei Murazzi (esatto, sto proprio descrivendo “quel giorno lì”). In quel momento io ero appunto alle prese con la scrittura dell’articolo Murazzi: salviamoci dagli zombie in cui con protervia e sicumera irridevo gli zombie reduci dagli anni 90 che chiedevano, attraverso un maxi concerto in Piazza Vittorio accompagnato da una giornata di attività lungo il fiume, la rinascita delle arcate storiche del nostro Lungo Po. La mia posizione era chiara, netta, così sfrontata da diventare virale e permettermi di conoscere quei ragazzacci che oggi sono i miei compagni di Sistema Torino. Ecco, tutta quella mia certezza di sé oggi svanisce di fronte all’inverosimile: i Murazzi hanno chiuso con il passato e stanno per rinascere grazie ad un bando dal quale sono stati esclusi i vecchi proprietari, Giancarlo è stato occupato dai suoi sostenitori ed attivisti storici per un paio di mesi e sgomberato mercoledì 15 luglio su ordine del PM Padalino (e quindi per via giudiziaria e non per scelta politica), ed infine il CSA Murazzi verrà inserito in un lotto a bando a settembre. Chi l’avrebbe mai detto? Quanti complottisti, pronti a vedere il sistema ovunque (il Sistema Torino appunto), avrebbero scommesso su una ipotesi del genere? Rispondo io per tutti: nessuno. E quanti invece si sarebbero giocati la birra (magari bevuta proprio da Gianca) sul fatto che “i soliti noti” avrebbero trovato un salvacondotto per continuare ad libitum a far rivivere quella terra di mezzo tra Torino del passato e del futuro, tra vita quotidiana ed evasione notturna, e tra movida e cultura? Siamo stati smentiti, tocca ammetterlo: certo, la mia è stata una semplificazione, la realtà è sempre più complessa di come ci appare. Proprio per questo ho deciso di approfondire la questione andando a parlare con i maggiori protagonisti della vicenda, ovvero Beppe Melchionna a rappresentare “Amici del Po Giancarlo” e la relativa occupazione, Max Casacci che lì vi nacque artisticamente (la sua intervista arriverà nei prossimi giorni) e l’Assessora Ilda Curti, mente e braccio del bando che ha assegnato ai privati le prime arcate della nuova era. L’interrelazione tra eventi, situazioni, culture ed epoche diverse è così ampia che rende difficile assumere una posizione netta ed univoca, in particolar modo se pensiamo allo smarrimento che comunque provoca la scomparsa dei luoghi storici di riferimento.
Partiamo dai fatti acclarati: il bando di luglio ha assegnato le prime arcate per scopi commerciali. Il miglior offerente in termini economici ha vinto la gestione di ogni singolo lotto. Tra questi, vi è anche Giancarlo, ora nelle mani di un “semplice” privato che potrà farne quel che gli pare. E’ stata sventata l’ipotesi gelateria, e sembra che il nuovo gestore vorrà mantenere la vocazione culturale di quel luogo. Già, quanto vi era ancora di culturale in quel luogo? E quanto ce ne sarà ancora? A detta dei vecchi animatori di quelle mura, nulla è possibile senza coloro che conoscono ed hanno vissuto in prima persona quell’esperienza. D’altro canto le epoche, cittadine e musicali, si susseguono ed evolvono, o perlomeno così ha pensato la nostra Amministrazione che ha deciso di recidere i legami con la cultura del passato ed aprire le porte a chi ha deciso, certamente con coraggio e sfrontatezza, di assumersi la responsabilità di agire in prima persona, proprio colà ove nessuna altra aquila aveva mai osato. Siete tra quelli che considerano “Gianca” e “Muri” sinonimi indissolubili? Bene, allora tenetevi forte perché sta per arrivare il colpo del KO: il CSA, il centro sociale ove tutti noi alternativi abbiamo bevuto birre e coca rum solidale ballando al ritmo di concerti di musica underground (certamente di qualità), vedrà il proprio spazio riassegnato all’interno del bando di settembre che valuterà la qualità dei progetti culturali proposti dalle singole associazioni.
La questione è tanto semplice quanto brutale: gli occupanti storici del centro sociale, così come gli operatori del vecchio circolo ARCI Giancarlo, al momento (o comunque a breve) non possono più contare sui loro spazi di riferimento. La novità consiste nel fatto che dovranno concorrere insieme ad altre realtà, e vincere il bando, per poter proseguire la loro attività, artistica culturale e di intrattenimento (parola che forse suona come una bestemmia alle orecchie dei diretti interessati).
Da quanto emerge dalle interviste, il destino di queste due esperienze storiche sembra segnato, o perlomeno ha quell’unica direzione di salvezza. Come si potrà sciogliere questo nodo gordiano? Difficile a dirsi. Personalmente non mi sento di fare il tifo per una esclusione a priori di CSA e vecchia gestione di Gianca (non vi sarebbe motivo alcuno per tale inutile accanimento): tantomeno mi sentirei però di augurarmi una qualche forma di salva-condotto, un corridoio preferenziale in nome del lucente passato. E questo proprio in virtù ed in coerenza con quanto affermammo quando scoppiò la polemica nel marzo scorso: Sistema Torino orgogliosamente rivendicò il successo dell’aver acceso i riflettori su questa vicenda, facendo emergere le potenziali criticità di quel fil rouge che legava i vecchi gestori dei locali all’Amministrazione comunale della città. Ora quei legami sembrano essersi spezzati (e per fortuna oserei aggiungere) e tutto sta accadendo alla luce del sole. Bene, anzi benissimo: quali sono i possibili sbocchi futuri? Il quadro poc’anzi delineato sembra rimandare a settembre il possibile esito della vicenda, quando verosimilmente (mi gioco la stessa birra di prima) gli “esclusi eccellenti” potranno rientrare in gioco dalla finestra del bando che premierà i progetti culturali migliori. Inutile dire che forse nessuno in città ha in mano delle carte così pesanti come quelle che possono calare sul tavolo CSA e Gianca: è un riconoscimento tanto scontato quanto ovvio. Altrettanto banale e sacrosanto è affermare che proprio questa scelta sarà il fulcro, l’anima e il cuore dei Murazzi 2.0 che verranno: da inguaribile ottimista idealista quale io sono, voglio immaginare questo processo decisionale come uno sviluppo che avvenga di fronte “alle luci della ribalta” e con un orecchio teso all’ascolto della volontà della cittadinanza tutta. Mi piacerebbe assistere ad una scelta pubblica priva di condizionamenti del passato e di vicinanze sistemiche tra i diversi protagonisti: se questo avverrà, sarà di sicuro giovamento per la città e per tutte le parti in causa, a prescindere da quanto ognuno di noi attualmente auspica e da quel che sarà l’esito finale.
Paolo Tex
altri articoli correlati
2 - POLVERIERA MURAZZI 2015: C’E’ VITA DOPO GIANCA? Intervista all'Assessora Ilda Curti
3 - POLVERIERA MURAZZI 2015: C’E’ VITA DOPO GIANCA? Intervista al Presidente Beppe "Grumbi" Melchionna
2 - POLVERIERA MURAZZI 2015: C’E’ VITA DOPO GIANCA? Intervista all'Assessora Ilda Curti
3 - POLVERIERA MURAZZI 2015: C’E’ VITA DOPO GIANCA? Intervista al Presidente Beppe "Grumbi" Melchionna
basta che non aprano altre hamburgerie biodinamiche a km0 e gelaterie "come lo faceva mia nonna" perchè hanno francamente rotto il cazzo, sìa ai Murazzi che ovunque. Idem dicasi per la nuova moda dello street food
RispondiEliminaConcordo: Introdurrei la nuova moda di birra e canne e cassa dritta..nuovissima moda, affatto commerciale...
RispondiElimina