mercoledì 8 luglio 2015

Luca Rastello: il ricordo di Guido Montanari

Pubblichiamo questo ricordo di Luca Rastello scritto dal Professor Guido Montanari. E' molto duro e molto vero, e si pone ad una distanza siderale dai alcuni pietosi e falsi coccodrilli pubblicati in questi giorni. Grazie Guido.

E’ morto un “cattivo”
Quando un personaggio di qualche notorietà muore si sprecano “coccodrilli” ed elogi funebri. E naturalmente questo è ciò che sta succedendo anche per Luca Rastello: in tanti a raccontare quanto era bravo, quanto era impegnato, quanto era amico, ecc. Pochi però ricordano quanto sia stato un personaggio scomodo, controcorrente, fastidioso e “cattivo”.
Pochi ricordano che il suo impegno contro le mafie è culminato nel prendere le distanze proprio da quel mondo del volontariato che aveva contribuito ad organizzare e che ha poi denunciato nel suo libro più “cattivo”: "I buoni", appunto . Pochi ricordano che Il suo impegno di giornalista sul campo di battaglia della Bosnia non si è limitato a denunciare gli orrori della guerra a due passi da casa nostra (da cui il suo libro forse più bello: "La guerra in casa") e a documentare la complicità vergognosa dell’Europa e delle superpotenze nella pianificazione del massacro, ma è diventato eroismo personale nel salvare la vita di decine di bosniaci. Nessuno poi ricorda che probabilmente il cancro che se lo è mangiato viene proprio da quel periodo passato a contatto con i proiettili all’uranio impoverito usati dai bombardieri della NATO che hanno ammazzato nel tempo decine dei nostri soldati, nel silenzio delle gerarchie militari e nell’affossamento degli esiti della commissione preposta alle indagini sul fenomeno.
Pochi ricordano che Rastello è riuscito ad ottenere dalla redazione nazionale del suo giornale di percorrere il tragitto Lisbona - Kief per verificare lo stato di avanzamento del “Corridoio 5” sul quale si basa la retorica dell’“ineludibile” necessità di realizzare la TAV, impegnando ingenti risorse pubbliche. E che di questo viaggio nel nulla ha tratto un libro reportage (Binario Morto, con Andrea De Benedetti) nel quale dimostra la sostanziale inesistenza e inutilità del corridoio e la sua mistificazione giornalistica e politica. Pochi ricordano gli innumerevoli incontri pubblici a cui è stato chiamato dal popolo dei NO TAV e le sue tante prese di posizione contro i politici disonesti e le politiche di distruzione dei servizi pubblici e dei beni comuni. Nessuno ricorda la sua visione critica del grattacielo della Banca Intesa e delle trasformazioni urbanistiche dei nuovi quartieri speculativi nati sulle aree industriali. Nessuno ricorda l’articolo dolente sulla Torino da città industriale a città degli eventi e delle Olimpiadi, pubblicato sulla rivista “Donna” che gli valse le ire da parte dell’allora sindaco Sergio Chiamparino. E nessuno ricorda la sua lontananza dai salotti “buoni” e dalla linea politica della redazione torinese del suo giornale, una delle più in sintonia con le visioni dei poteri locali.
Pochi ricordano che il suo romanzo Piove all’insu è forse uno dei più belli scritti sugli anni Settanta del secolo scorso, per la capacità di porsi al di fuori della consunta retorica “anni di piombo” vs. “utopia rivoluzionaria”, restituendo un quadro umano, quotidiano e antieroico degli anni più belli della sua generazione. 
Allora è necessario ricordare che un intellettuale e un giornalista degno di questo nome, non può che denunciare il potere e prenderne le distanze, non può che lottare per la verità, costi quel che costi. Non può che essere “cattivo”. Di questa "cattiveria" dobbiamo essere riconoscenti a Luca.
Guido Montanari



Recensioni - libri: I buoni, Caselli, Gramsci e il male

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