Come ormai tutti sanno,
la annosa e infinita “questione Murazzi” sembrava essere arrivata
all’epilogo finale lo scorso weekend: il progetto di Giorgio Emprin
(di cui parliamo ampiamente nell’articolo già pubblicato su questo blog) di riaprire già a luglio e per l'estate i Muri dalla mattina a mezzanotte, pare
tramontato. Sulla scorta di quanto avvenuto, ho pensato di chiedere
un’opinione all’ideatore e front-man del concerto di marzo Max
Casacci, che non ha certo bisogno di presentazioni (sì, lo stesso
Casacci che io canzonai nel mio articolo post-evento “Salvare i
Murazzi”, proprio lui). Qui di seguito una sua personale
riflessione su quel che il nostro amato lungofiume potrebbe
diventare, prendiamolo come un vademecum di consigli per chi volesse
avventurarsi nella questione. Consigli che acquistano ancora più
senso dopo le odierne dichiarazioni del Sindaco Fassino orientate a
voler ricercare una soluzione affinché si faccia qualcosa già da
quest’estate (per quanto la mia intervista a Max sia ovviamente
precedente alle esternazioni del nostro Primo Cittadino).
STROFA E RITORNELLO: MAX CASACCI
“Occorre fissare
qualche punto utile a inquadrare meglio la questione. Nella
manifestazione contro l'eutanasia dei Murazzi, non veniva espressa
tanto l'urgenza di una riapertura improvvisata per la stagione estiva
(che certo sarebbe stato un segnale incoraggiante), quanto la
petizione poneva l'accento sulla necessità di una "visione"
complessiva. Tutti sappiamo che i Muri dovranno essere
strutturalmente riassestati per motivi di sicurezza, ed è noto che i
lavori incominceranno non prima dell'autunno. I Murazzi vivi di
giorno sono certamente un tentativo da incoraggiare. Gli spazi non
mancano e, francamente, siamo tutti convinti che il maggior numero
delle arcate utilizzate per attività notturne nell'ultimo periodo
fosse unicamente fonte di inquinamento acustico. Erano le attività
meno significative, quelle che, contravvenendo al tentativo di auto
regolamentazione coordinato dai locali più storici, piazzavano i
diffusori acustici all'esterno per pescare pubblico "a
strascico", con l'effetto collaterale di disturbare
fastidiosamente il sonno dei residenti della sponda opposta. Ma la
questione fondamentale resta quella dei bandi di assegnazione degli
spazi. E' tutto lì. Per il resto, leggere di un'iniziativa
imprenditoriale, come quella descritta da Emprin, che si sgonfia alla
prima difficoltà addossando la responsabilità al complesso
meccanismo decisionale dell’Amministrazione comunale suscita
qualche dubbio riguardo alla solidità delle intenzioni. Poi,
continuando le mie riflessioni a ruota libera, direi che “Murazzi
aperti" e poi chiusi a mezzanotte, per chiunque abbia un minimo
di pratica, equivale a stampare un invito per i venditori abusivi di
bottiglie, che nessuna Amministrazione è mai riuscita ad arginare.
Non mi soffermo sulle ovvie conseguenze, anche per i residenti.
Proprio in riferimento ai comitati di zona, che annoverano una
pasionaria torinese come rappresentante nazionale, mi pare che anche
qui il ruolo potrebbe essere più costruttivo. E lo dico anche da
residente interessato ai fenomeni di esuberante licantropia che ogni
notte allietano il sonno mio e della mia famiglia. L'abitudine è
quella di scagliarsi contro i nomi di coloro che si esprimono
sull'argomento senza manifestare una visione oscurantista. Peccato
che alla fine i veri e principali responsabili del disturbo della
quiete cittadina, quei gestori senza nome che puntano unicamente
all'incasso fregandosene dell'impatto e delle conseguenze in termini
di convivenza civile (figuriamoci poi delle proposte culturale), non
emergano mai. Ma tanto non saranno mai loro i soggetti contro i quali
emanare una fatwa. No, i nemici giurati sono quelli che cercano
soluzioni, quelli che la questione della ricerca di una possibile
convivenza se la pongono sul serio, senza affrettarsi in
provvedimenti inapplicabili ma ricercando soluzioni durature. Un
esempio recente è l'iniziativa che parte da un amministratore della
settima circoscrizione (rappresentante di “Torino la mia città”),
per scongiurare lo sbarco a Vanchiglia dei cosiddetti "frighi"
ovvero le rivendite di alcol su strada, responsabili di gran parte
del frastuono notturno. Un'iniziativa andata a segno che indica una
direzione nuova tra chi invoca il tutto chiuso e chi invece sostiene
la retorica del tutto permesso sempre e ovunque. Per molte persone di
buon senso, ad esempio, i Murazzi offrirebbero un parziale rimedio al
collasso notturno causato dall’eccessivo numero di attività in
luoghi congestionati come San Salvario. Dovessi immaginare oggi i
nuovi Murazzi, li vedrei equamente distribuiti in attività diurne e
notturne, con la gestione “by night” affidata a realtà anche e
soprattutto giovani, che dimostrino di avere vocazione, curriculum e
esperienza. Un luogo in cui si possano tentare (anche pretendendoli)
esperimenti di comunicazione su una fruizione consapevole e
rispettosa degli spazi notturni. Un luogo in grado di contenere e
soddisfare le esigenze di chi vuole vivere la notte, non
necessariamente sotto i balconi altrui. Se Berlino è una città che
vive di notte ma non turba e disturba quanto altri luoghi, una
sostanziale questione culturale sarà anche sensato prenderla in
considerazione, inquadrandola in una "visione". E qui si
ritorna sempre allo stesso punto. In campagna elettorale era stata
lanciata l'idea di un assessore alla vita notturna: una figura in
grado di cercare il migliore assetto tra ciò che fa di Torino la
città più attrattiva per universitari e ragazzi di tutta Italia
(100.000 studenti sono una realtà tangibile, soprattutto in un
momento di crisi economica e identitaria) e la possibilità di
intervenire sui disagi, con decisioni sensate e prospettiche.
Esattamente quello che manca e che forse non dovrebbe mancare in
futuro.”
ASSOLO FINALE: PAOLO TEX
Notizia fresca di ieri, mercoledì 25 giugno, è la svolta decisionistica di Fassino sull’argomento, che senza
mezzi termini dichiara: “Bisogna fare in fretta, e trovare una
soluzione”. Devo ammettere che questo mi stupisce e in qualche modo
spaventa, e per questo mi viene da chiedere: come pensa di farlo Caro
Sindaco? Perché, oltre alle parole, anche le regole sono importanti,
e non vorrei che la tragedia si trasformasse in farsa: abbiamo atteso
mesi affinché le arcate “superassero” i sigilli amministrativi
per mettersi completamente a norma, aspetto con curiosità i bandi
comunali di settembre, e soprattutto un progetto estivo comunque
importante è stato respinto perché non rispettava i sacri crismi
richiesti. Ora, Signor Sindaco, non vorrà mica fare il salvatore
della patria? No perché ne abbiamo già abbastanza a livello
nazionale, e non mi sembra che lei abbia il “physique du rôle”
per competere coi venditori di nulla a colpi di tweet e messaggi
unificati da blog personali. Le do perlomeno atto che la sua tendenza
sabauda è rivolta maggiormente al fare (l’essere d’accordo sul
“cosa” e “come” è poi tutt’altra questione) che al
comunicare: non andiamo alla ricerca di inutili e dannose scorciatoie
che poco hanno a che fare con la tradizione di questa città. A marzo
propose consultazioni on-line e piattaforme condivise: perché non
partire proprio da lì, e dal coinvolgimento della realtà tutte, da
“Save Murazzi” alla stessa “Sistema Torino”, per mettere in
piedi qualcosa di realmente rappresentativo della città nella sua
globalità?
Paolo Tex
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