Luglio 2015, data storica del nuovo corso murazziano: ad inizio mese sono state assegnate le prime arcate tramite asta pubblica, altre concessioni verranno definite nei prossimi mesi. Una prima tappa certo difficoltosa, densa di problematiche e potenziali polemiche infinite. Non a caso la comunicazione dei vincitori dell’asta pubblica è stata preceduta da una sorta di “vademecum per una buona lettura” dell’esito politico, diramato dall’Assessora Ilda Curti: è un risultato parziale (assegnate sei arcate su otto previste per la parte commerciale), che verrà seguito dal bando di settembre relativo agli spazi a destinazione associativa/culturale e mista (commerciale non prevalente ma da reinvestire nelle attività associative). I concessionari sono associazioni/cooperative sociali e piccole società con soci giovani; tra questi vi sono almeno tre progetti belli ed innovativi (dal coworking ad aule studio con caffetteria, attività musicali live, all'affitto di bici e piccole imbarcazioni). Nonostante le voci che circolavano in città, non ci sarà alcuna gelateria (qualcuno paventava il rischio coni misto frutta al posto dei gin lemon da Gianca), nessun Eataly e una sola piccola arcata prevede una hamburgheria (nessuna major, sembra una piccola ditta individuale). Siamo al punto di partenza di una nuova era, quello di un coraggioso strappo col passato del quale Ilda Curti si assume, nel bene e nel male, tutte le responsabilità. Vediamo nell’intervista seguente attraverso quali modalità.
1) Leggendo la tua introduzione in sette punti (riassunta nella premessa), immagino tu sia soddisfatta del risultato dell’assegnazione dei bandi (lo stesso Passoni dimostra entusiasmo nella sua newsletter). Siamo davvero all’anno zero dei nuovi Murazzi?
Ilda Curti. Intanto sono soddisfatta del lavoro che abbiamo fatto in questi mesi per definire in modo preciso vocazioni, requisiti, vincoli che permetteranno ai concessionari di sapere esattamente quali sono gli investimenti necessari, le normative da rispettare e le altre formalità. Questo per evitare che si parta con il piede sbagliato nel prossimo futuro.
Poi, sì, sono molto soddisfatta della risposta al bando. Molte domande, gli assegnatari hanno partecipato con proposte differenziate e complementari. Non sono enfatica, per natura, però ritengo si stia delineando una nuova stagione dei Murazzi che saprà tenere insieme una vocazione giovanile, notturna con altre differenziate e per target diversi. Avere un’arcata che affitta biciclette e piccole imbarcazioni accanto ad un’attività di coworking per giovani professionisti e alcuni locali più “tradizionali” di somministrazione e pubblico spettacolo mi sembra possa costituire un’offerta completa in cui tutti sono complementari gli uni agli altri. All’appello mancano ancora tutte le arcate a destinazione associativa socio-culturale (per le quali ci sarà un apposito bando con regole premianti per la qualità dei progetti) in settembre. A quel punto potremo fare il bilancio definitivo dei Murazzi 2.0 reloaded.
In generale mi sembra di poter dire che, visto l’interesse dei soggetti che hanno partecipato a questo bando commerciale, e le richieste di informazioni che stanno arrivando per il prossimo bando associativo, in città c’è fermento e interesse. A dispetto dei funerali dei Murazzi celebrati qualche anno fa.
2) Qual è stato il ruolo, “oscuro” o meno, del Comune nello sgombero di Gianca (Repubblica ha scritto qualche giorno fa “Giancarlo è stato sgomberato. È il primo risultato della riassegnazione delle arcate dei Murazzi”) ? E’ una casualità temporale la coincidenza con l’assegnazione del bando? Cosa succederà invece al CSA Murazzi? Continuerà a vivere lungo il Po?
Nessun ruolo oscuro. Le arcate sono state occupate illegalmente, il Magistrato ha disposto lo sgombero e la Polizia Municipale ha proceduto a sgomberare. Mi sembra che sia tutto molto chiaro.
Le arcate ex-Giancarlo sono state regolarmente assegnate e non si capisce perché ne’ in virtù di cosa gli assegnatari non possano godere di un loro diritto.
Le arcate occupate dal CSA Murazzi (occupazione “storica”, quasi trentennale) sono a destinazione mista, associativa e commerciale insieme (questa, purché non prevalente). Saranno messe a bando esattamente come le altre arcate con una destinazione analoga: vedremo chi partecipa e con quale progetto. L’unico modo per garantire trasparenza e rispetto delle regole è mettere tutti nelle condizioni di partecipare ad un bando pubblico, facendo vincere i progetti migliori e più affidabili.
A chi mi chiede se qualcuno degli occupanti storici parteciperà rispondo che non lo so, non lo voglio sapere: i requisiti sono chiari e trasparenti e valgono per tutti.
Mi permetto di richiamare l’esperienza berlinese di Ufa Fabrik (http://www.ufafabrik.de/en), gli antichi stabilimenti cinematografici della Germania di inizio ‘900. Fu una delle prime occupazioni degli squatter negli anni 70. Negli anni 80 decisero di avviare un percorso di regolarizzazione che consentisse loro di essere indipendenti dalle amministrazioni pubbliche, di non perdere la loro vocazione underground e antagonista ma nello stesso tempo di uscire da una situazione di precarietà e di illegalità. L’amministrazione dell’allora Berlino Ovest, maggioranza conservatrice, non solo non si scandalizzò ma fu lieta di mettere a posto la situazione pretendendo rispetto delle regole, contratti regolari, pagamento dell’affitto.
Conosco molto bene quella situazione, perché nel 2003 feci per Ufa Fabrik uno studio di fattibilità (allora non ero assessore e mi occupavo di progetti culturali) e restai qualche tempo immersa in quella realtà. Gli ex-occupanti di Ufa Fabrik ritenevano questo passaggio molto importante perché, dicevano, essere in regola permette di essere indipendenti e inattaccabili. Tedeschi, è vero. Luterani e calvinisti. Però celebriamo tutti l’underground berlinese e qualcosa abbiamo da imparare anche sul rigore e la linearità delle scelte. In ogni caso, al di là delle digressioni europee, noi mettiamo a bando le arcate e sappiamo che molte realtà associative torinesi saranno capaci di interpretarne una nuova storia.
3) Cosa sorgerà al posto di Gianca? Non ti sembra un salto in avanti troppo azzardato rispetto ad un luogo che per molti torinesi rappresenta ancora un pezzo di storia attuale? Vi è stata a tal proposito una rottura tra il tuo Assessorato e la parte di “cittadinanza importante” che quel luogo rappresenta?
Le arcate sono state assegnate e nelle intenzioni dei concessionari sembra verrà mantenuta una vocazione “originaria”. Per intenderci: nessuna gelateria e nessun Mc Donald, caso mai questa fosse la preoccupazione.
Sottolineo il fatto che la destinazione delle arcate dell’ex Giancarlo non è cambiata rispetto al passato: commerciale era e commerciale resta.
Non vorrei sembrarvi iconoclasta. Io trent’anni fa non ero a Torino, frequentavo altri luoghi dell’underground giovanile: Il Leoncavallo a Milano, SpazioMusica a Pavia, Parco Lambro. Tutti luoghi che, ora quando ci ripasso, sono cambiati. Ci sono altri giovani, altre abitudini, altre modalità di socializzazione. Anche altra musica. Mi sento solo un po’ più vecchia, non pretendo di ritrovare i miei vent’anni. Questo lo dico sorridendo a quella parte di “cittadinanza importante” a cui tu fai riferimento. La bellezza delle città, e dei luoghi come i Murazzi, sta nella capacità di accogliere altre storie, di sommare memorie ed identità, di trasformarsi e modificarsi insieme alle generazioni. Non si dimenticano le storie, si reinterpretano e si trasformano.
4) Gabo Ferraris ha proposto un museo delle cere di Giancarlo, mettendo in dubbio l’intelligenza tua e di altri rappresentanti politici torinesi. Cosa rispondi?
Il museo delle cere, con tutto il rispetto per i musei e per le cere, rappresenterebbe, credo, una sconfitta. Un guardare all’indietro coltivando nostalgia. Credo nella capacità delle nuove generazioni di inventare nuove storie, le loro e quelle della loro contemporaneità. Ma, si sa, sono poco intelligente come tutti i politici. E’ risaputo.
Poi, nessuna rottura: si discute, si polemizza, si cerca di capire il punto di vista degli altri. Non mi sottraggo mai alla polemica e al dibattito – complice la mia verve livornese. Ma questo lo sanno anche “i cittadini importanti” con cui mi capita di discutere con veemenza. In particolare Gabo Ferraris, amico e persona che stimo, è uno dei miei principali “avversari” sul ring della dialettica cortese e rispettosa. So che, anche quando divergiamo nelle opinioni, non ci facciamo mai mancare il rispetto e la stima reciproca.
(a cura di Paolo Tex)
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