IL SISTEMA VERSUS I BARBARI
Il Direttore de “La Stampa” ha ragione: il ballottaggio per
il Sindaco di Torino vede in campo due limpide ed opposte visioni della città.
L’ha detto durante il confronto al Teatro Carignano ed è stata la miglior
fotografia della campagna elettorale. Ha ragione anche quando chiede a Fassino
se sta difendendo il Sistema Torino: ma questa è solo una battuta
auto-celebrativa per cui andiamo oltre.
Abbiamo vissuto un mese di scontri violenti, di battaglie verbali all’ultimo sangue tra sordi, di barricate erette in nome del possesso della Verità Assolute. Il motivo? Probabilmente entrambi sono così convinti della propria Weltanschaung (sì, potevamo dire visione del mondo ma Zagrebelsky cita Hegel, Asor Rosa fa elucubrazioni pindariche per cui volevamo adeguarci anche noi) che non riconoscono nell’avversario una legittimità propria. Illuminante in tal senso è stato il post di Ilda Curti in cui ha illustrato la differenza tra doxa ed episteme, ovvero tra opinione e conoscenza. La via semplificatoria, soprattutto dell’idea dell’altro, è stata una scorciatoia spesso utilizzata dagli attori in gioco: “La vostra proposta non sta in piedi!”, oppure “Difendete solo il vostro posto di lavoro!”, fino all’immancabile fascisti. Ecco, diciamolo subito: giocare alla militanza anti-fascista è deprimente. Lasciamo riposare i partigiani in pace, perché mojito&mortaio è un’immagine imbarazzante da visualizzare mentre lanciate i vostri strali da un locale gentry.
Tornando a noi, diciamo subito che entrambi i candidati sono portatori di modelli di sviluppo coerenti, che hanno una base teorica (basta leggere Belligni-Ravazzi sui regimi urbani per capirlo), ed anzi è proprio questa l’origine dell’astio reciproco. Doxa ed episteme sono presenti da ambo le parti e, forse, è proprio questo ad aver portato alla spaccatura della città in due fazioni sulle barricate. Dopo vent’anni di monolite senza alcuna opposizione, riteniamo però che questo sia un bene: al ventennale del piano regolatore, Chiamparino si vantò ai microfoni dell’inesistenza di visioni alternative a quella dominante considerandolo un pregio. Ed invece no, caro Presidente della Regione: con la questione “democrazia” come la mettiamo? Il principio dell’alternanza è qualcosa di molto diverso, e per fortuna non vi sono i cosacchi alle porte della Città Metropolitana in attesa di invaderci domenica notte.
Abbiamo vissuto un mese di scontri violenti, di battaglie verbali all’ultimo sangue tra sordi, di barricate erette in nome del possesso della Verità Assolute. Il motivo? Probabilmente entrambi sono così convinti della propria Weltanschaung (sì, potevamo dire visione del mondo ma Zagrebelsky cita Hegel, Asor Rosa fa elucubrazioni pindariche per cui volevamo adeguarci anche noi) che non riconoscono nell’avversario una legittimità propria. Illuminante in tal senso è stato il post di Ilda Curti in cui ha illustrato la differenza tra doxa ed episteme, ovvero tra opinione e conoscenza. La via semplificatoria, soprattutto dell’idea dell’altro, è stata una scorciatoia spesso utilizzata dagli attori in gioco: “La vostra proposta non sta in piedi!”, oppure “Difendete solo il vostro posto di lavoro!”, fino all’immancabile fascisti. Ecco, diciamolo subito: giocare alla militanza anti-fascista è deprimente. Lasciamo riposare i partigiani in pace, perché mojito&mortaio è un’immagine imbarazzante da visualizzare mentre lanciate i vostri strali da un locale gentry.
Tornando a noi, diciamo subito che entrambi i candidati sono portatori di modelli di sviluppo coerenti, che hanno una base teorica (basta leggere Belligni-Ravazzi sui regimi urbani per capirlo), ed anzi è proprio questa l’origine dell’astio reciproco. Doxa ed episteme sono presenti da ambo le parti e, forse, è proprio questo ad aver portato alla spaccatura della città in due fazioni sulle barricate. Dopo vent’anni di monolite senza alcuna opposizione, riteniamo però che questo sia un bene: al ventennale del piano regolatore, Chiamparino si vantò ai microfoni dell’inesistenza di visioni alternative a quella dominante considerandolo un pregio. Ed invece no, caro Presidente della Regione: con la questione “democrazia” come la mettiamo? Il principio dell’alternanza è qualcosa di molto diverso, e per fortuna non vi sono i cosacchi alle porte della Città Metropolitana in attesa di invaderci domenica notte.
Per questi motivi, sull’onda dei temi che Sistema Torino ha
maggiormente trattato in questi anni, proviamo a ricondurci ai programmi di
Piero Fassino e Chiara Appendino per come ce li hanno raccontati negli incontri
pubblici di confronto, cercando di mettere un po’ d’ordine. Anche e soprattutto
per noi stessi.
POVERI E PERIFERIE
Quando Fassino ha
negato il dato Caritas sull’esistenza dei cento mila poveri in città ha
scatenato un cataclisma, favorendo indirettamente la Appendino: aldilà del
numero di per sé (che può variare a seconda se si prenda in considerazione il
solo Comune o la Città Metropolitana tutta), il Sindaco uscente non ha voluto
riconoscere l’esistenza di due città (quella del centro e quella invisibile
delle periferie secondo l’Arcivescovo Nosiglia) ma anzi ha citato la crisi come
principale deterrente alle azioni in campo sociale della sua Amministrazione.
Sulla scorta di queste premesse, la candidata a cinque stelle ha avuto gioco
facile a concentrare i propri sforzi proprio sulle periferie abbandonate:
l’attenzione certosina ai giri elettorali nei mercati rionali di ogni quartiere
(dai quali non si è sottratto neanche Fassino per onor del vero) ne sono un
indicatore evidente.
Sistema Torino ha raccontato spesso il disagio delle periferie, perfettamente racchiuso nei dati annuali del Rapporto Rota della Fondazione Einaudi: una sintesi plastica di esso è stato lo sgombero dei senza casa alla Falchera di questa settimana (di cui nessuno dei due ha parlato direttamente). Torino capitale degli sfratti è una delle emergenze cittadine che gridano vendetta.
Sistema Torino ha raccontato spesso il disagio delle periferie, perfettamente racchiuso nei dati annuali del Rapporto Rota della Fondazione Einaudi: una sintesi plastica di esso è stato lo sgombero dei senza casa alla Falchera di questa settimana (di cui nessuno dei due ha parlato direttamente). Torino capitale degli sfratti è una delle emergenze cittadine che gridano vendetta.
TAV IN VALSUSA
Dopo alcuni comunicati in parte discordanti tra loro, Chiara
Appendino ha riaffermato la radice NO TAV del M5S: con il colpo ad effetto
della citazione di un Renzi d’annata, ha affermato molto semplicemente che il
Treno ad Alta Velocità non s’ha da fare perché non è conveniente in termini di
costi/benefici. E addirittura sarebbe disposta, dopo un confronto sui dati e su
alcune evidenze scientifiche, a far uscire il Comune di Torino
dall’Osservatorio. Superando anche l’abbacinante paralogismo della Annunziata
che in diretta TV è riuscita a pronunciare la seguente domanda: “Lei è laureata
alla Bocconi, pensa davvero che il NO-TAV sia davvero una operazione che
bisogna tagliare e non produce ricchezza?”
L’essenza NO TAV di Sistema Torino è così profonda che evitiamo di commentare l’assurdo tentativo di far passare per ignorante chiunque si opponga all’ opera.
Ha lasciato perplessi invece dal punto di vista strategico la ostinata difesa del Treno da parte di Fassino: ha sbandierato arditi paragoni con il Frejus e le autostrade negli anni ’60. “Per Torino è considerata vitale e strategica, un’ occasione di sviluppo da cogliere a pieno.” Non capiamo sinceramente come faccia a recuperare voti da sinistra senza porre neanche il minimo dubbio su una questione che la Val Susa trascina avanti da trent’anni ma certamente gli spin doctors avranno fatto i loro calcoli.
L’essenza NO TAV di Sistema Torino è così profonda che evitiamo di commentare l’assurdo tentativo di far passare per ignorante chiunque si opponga all’ opera.
Ha lasciato perplessi invece dal punto di vista strategico la ostinata difesa del Treno da parte di Fassino: ha sbandierato arditi paragoni con il Frejus e le autostrade negli anni ’60. “Per Torino è considerata vitale e strategica, un’ occasione di sviluppo da cogliere a pieno.” Non capiamo sinceramente come faccia a recuperare voti da sinistra senza porre neanche il minimo dubbio su una questione che la Val Susa trascina avanti da trent’anni ma certamente gli spin doctors avranno fatto i loro calcoli.
TRASFORMAZIONI URBANE (NUOVE CASE)/GENTRIFICATION
Eccoci al punto nevralgico dei regimi urbani a confronto: il
mito dello sviluppo incentrato sulle nuove costruzioni è stato il faro
illuminante della Giunta uscente, e giurano che continuerebbe ad esserlo in
caso di vittoria. La zona grattacielo con sottopasso appena inaugurato sono il
fulcro di cosa significhi trasformazione urbana per il PD, soprattutto se lo
accostiamo alla gentrification di San Salvario e Vanchiglia.
Qui è nata, con una fortunata formula in termini di strategia del consenso, la “Teoria del NO” che il PD ha applicato al “Modello Torino a 5 stelle”: la Appendino ha detto ai microfoni di Raitre che vuole mettere uno stop alla costruzione di nuovi centri commerciali, che vuole rivedere il progetto di riqualificazione di Palazzo del Lavoro (con una galleria commerciale del lusso) con annessi lavori alla rotonda di Corso Maroncelli (che influirebbe sull’intenso traffico della zona), e che si trova in disaccordo rispetto a future costruzioni di nuove case “sparse” per le periferie della città.
La contrapposizione è elementare: costruire per creare lavoro e sviluppo da un lato, difesa del territorio e riallocazione delle case vuote già esistenti dall’altro. In questa dicotomia rientra anche la disputa riguardante la Città della Salute: sinergia positiva pubblico-privato contro l’opposizione all’ingresso delle case farmaceutiche nelle strutture ospedaliere pubbliche.
Anche in questo caso la storia di Sistema Torino parla chiaro, e non vogliamo certo sottrarci dal palesarla: la rubrica “Sarà un supermercato che vi seppellirà” è stata un giochino divertente oltre che fortunato in termini di interesse dei lettori. La distorsione sociale di questi non-luoghi è una contraddizione che abbiamo cercato di far esplodere da sempre: se percorrete tutta Via Cigna per poi proseguire verso Stazione Dora, vi troverete un panorama urbano costellato di marchi internazionali del largo consumo, intervallati dalla presenza di un solo museo privato (Ettore Fico, tra l’altro molto bello).
Il buon Piero ha difeso a spada tratta il piano regolatore da lui applicato, tanto che si è lanciato più volte all’attacco dell’eventuale futuro Assessore appendiniano Guido Montanari (membro del Comitato Direttivo dell’Unione Culturale), reo confesso sostenitore della teoria della decrescita felice. Un attacco personale francamente infelice.
Qui è nata, con una fortunata formula in termini di strategia del consenso, la “Teoria del NO” che il PD ha applicato al “Modello Torino a 5 stelle”: la Appendino ha detto ai microfoni di Raitre che vuole mettere uno stop alla costruzione di nuovi centri commerciali, che vuole rivedere il progetto di riqualificazione di Palazzo del Lavoro (con una galleria commerciale del lusso) con annessi lavori alla rotonda di Corso Maroncelli (che influirebbe sull’intenso traffico della zona), e che si trova in disaccordo rispetto a future costruzioni di nuove case “sparse” per le periferie della città.
La contrapposizione è elementare: costruire per creare lavoro e sviluppo da un lato, difesa del territorio e riallocazione delle case vuote già esistenti dall’altro. In questa dicotomia rientra anche la disputa riguardante la Città della Salute: sinergia positiva pubblico-privato contro l’opposizione all’ingresso delle case farmaceutiche nelle strutture ospedaliere pubbliche.
Anche in questo caso la storia di Sistema Torino parla chiaro, e non vogliamo certo sottrarci dal palesarla: la rubrica “Sarà un supermercato che vi seppellirà” è stata un giochino divertente oltre che fortunato in termini di interesse dei lettori. La distorsione sociale di questi non-luoghi è una contraddizione che abbiamo cercato di far esplodere da sempre: se percorrete tutta Via Cigna per poi proseguire verso Stazione Dora, vi troverete un panorama urbano costellato di marchi internazionali del largo consumo, intervallati dalla presenza di un solo museo privato (Ettore Fico, tra l’altro molto bello).
Il buon Piero ha difeso a spada tratta il piano regolatore da lui applicato, tanto che si è lanciato più volte all’attacco dell’eventuale futuro Assessore appendiniano Guido Montanari (membro del Comitato Direttivo dell’Unione Culturale), reo confesso sostenitore della teoria della decrescita felice. Un attacco personale francamente infelice.
CULTURA E GRANDI EVENTI
Dulcis in fundo, la cultura, la parola chiave della
rinascita della città, “capitale civile” secondo l’abitante del centro
Zagrebelsky: un centro trasformato in una location en plein air di grandi
eventi catalizzatori di turisti, e di conseguenza di ricadute economiche sul
territorio. Quante ricadute? Questo vorrebbe sapere la squadra di Appendino,
che ha detto NO (e te pareva!) ad una organizzazione dei fondi culturali della
città incentrata sui grandi investimenti come il Festival del Jazz (150 mila
euro pubblici su un totale di 900 mila), diventato una perfetta sintesi del
tutto. Secondo il gruppo di lavoro cultura grillino, la spesa non vale la
candela ed il Festival, insieme alle spese di promozione della città ad Expo
2015, sono diventati i facili bersagli di questo paradigma turistico-culturale
di mercato. Paradigma su cui la squadra di Fassino continua invece a credere
con forte convinzione, ritenendolo uno degli aspetti fondamentali della
rinascita economica di Torino.
Al contrario, questi soldi andrebbero investiti capillarmente su tutta la città secondo i five stars, secondo un concetto di “cultura diffusa” opposto a quello dominante.
Altrettanto importante è la questione Fondazione della Cultura: un carrozzone utile a tenere in piedi il sistema politico-culturale secondo Chiara, un fondamentale ente di convoglio della sinergia pubblico-privata secondo Piero.
Al contrario, questi soldi andrebbero investiti capillarmente su tutta la città secondo i five stars, secondo un concetto di “cultura diffusa” opposto a quello dominante.
Altrettanto importante è la questione Fondazione della Cultura: un carrozzone utile a tenere in piedi il sistema politico-culturale secondo Chiara, un fondamentale ente di convoglio della sinergia pubblico-privata secondo Piero.
LE CONCLUSIONI IMPOSSIBILI
A questo punto, da buon fenomeno social, dovrebbe arrivare
la nostra dichiarazione di voto di rito, coincidente con la chiusura della
campagna elettorale che ci offre un quadretto perfetto di quanto scritto: la
Appendino è andata alle Vallette insieme a leader nazionali come Roberto Fico e
Ale Dibba Di Battista. Fassino si è recato presso la scuola Holden di Baricco e
(in parte) Farinetti.
Dunque, cari sistemisti, che fare? Sistema Torino ha deciso di far proprio l’appello del “sistemista ad honorem” Tomaso Montanari (sostenitore del nostro spettacolo Exporto 2022, ci piace sempre ricordarlo) che su Repubblica ha spiegato nel dettaglio i motivi per cui ha rifiutato l’offerta di un Assessorato con la Raggi ma ha invitato i cittadini a votare per lei. E noi facciamo lo stesso, apertamente e senza finti cerchiobottismi, per Chiara Appendino, per le stesse ragioni del Compagno Tomaso: nelle tematiche di sinistra portate avanti in questi anni, abbiamo “sempre trovato dall’altra parte della barricata un sindaco o un presidente di regione del Pd o di Forza Italia (purtroppo spesso indistinguibili). E, invece, dalla mia parte e senza che li cercassi, c’erano immancabilmente i cittadini che si riconoscono nel Movimento Cinque Stelle.” Citazione, più che mai calzante per noi torinesi, del nostro amico fiorentino.
Aggiungiamo come pezzo altrettanto fondamentale per noi questo chi va là sul Movimento nazionale: “Mi pare indispensabile che ora i Cinque Stelle accelerino la loro evoluzione: vanno superati al più presto il ruolo incongruo di Beppe Grillo, l’inquietante dinastia proprietaria dei Casaleggio, le inaccettabili posizioni sui migranti, sul cammino dell’Unione Europea e su altre questioni cruciali. Se questo processo continuerà sarà un bene per l’intera democrazia italiana: che rischia di bloccarsi sul mantra dell’assenza di alternative al Pd di Matteo Renzi.” Se non avverrà difficilmente potremmo ancora pensare, in caso di altre consultazioni, al Movimento come un'alternativa.
Cosa succederà a Sistema Torino in caso di vittoria di Chiara Appendino? Semplice: dopo essere stati tra i primi a far esplodere le contraddizioni di questo Sistema, affronteremo le incongruenze del “Modello Torino” con la stessa aggressività e con la stessa volontà di disturbare il manovratore. Non vediamo l’ora.
Dunque, cari sistemisti, che fare? Sistema Torino ha deciso di far proprio l’appello del “sistemista ad honorem” Tomaso Montanari (sostenitore del nostro spettacolo Exporto 2022, ci piace sempre ricordarlo) che su Repubblica ha spiegato nel dettaglio i motivi per cui ha rifiutato l’offerta di un Assessorato con la Raggi ma ha invitato i cittadini a votare per lei. E noi facciamo lo stesso, apertamente e senza finti cerchiobottismi, per Chiara Appendino, per le stesse ragioni del Compagno Tomaso: nelle tematiche di sinistra portate avanti in questi anni, abbiamo “sempre trovato dall’altra parte della barricata un sindaco o un presidente di regione del Pd o di Forza Italia (purtroppo spesso indistinguibili). E, invece, dalla mia parte e senza che li cercassi, c’erano immancabilmente i cittadini che si riconoscono nel Movimento Cinque Stelle.” Citazione, più che mai calzante per noi torinesi, del nostro amico fiorentino.
Aggiungiamo come pezzo altrettanto fondamentale per noi questo chi va là sul Movimento nazionale: “Mi pare indispensabile che ora i Cinque Stelle accelerino la loro evoluzione: vanno superati al più presto il ruolo incongruo di Beppe Grillo, l’inquietante dinastia proprietaria dei Casaleggio, le inaccettabili posizioni sui migranti, sul cammino dell’Unione Europea e su altre questioni cruciali. Se questo processo continuerà sarà un bene per l’intera democrazia italiana: che rischia di bloccarsi sul mantra dell’assenza di alternative al Pd di Matteo Renzi.” Se non avverrà difficilmente potremmo ancora pensare, in caso di altre consultazioni, al Movimento come un'alternativa.
Cosa succederà a Sistema Torino in caso di vittoria di Chiara Appendino? Semplice: dopo essere stati tra i primi a far esplodere le contraddizioni di questo Sistema, affronteremo le incongruenze del “Modello Torino” con la stessa aggressività e con la stessa volontà di disturbare il manovratore. Non vediamo l’ora.
non sono di torino e non ne conosco la realtà, ma seguo la campagna elettorale di chiara. se posso dire, il vostro articolo non dá molti elementi di approfondimento, anzi equipara il due sistemi. insomma mi sembra che ci teniate a tenere le distanze da entrambi salvo poi dare una poco plausibile dichiarazione di voto. argomentare da un VOSTRO punto di vista critico e lasciar perdere a chi dare il voto sarebbe servito a capire di più.
RispondiEliminaLa nota non equipara due sistemi ma confronta le proposte elettorali dei due schieramenti su alcuni ambiti. Si tratta di argomenti che Sistema Torino affronta dagli inizi della sua esistenza e su cui ha gia' espresso opinioni e fornito informazioni in varie altre occasioni: in questa ci interessava pero' mettere a fuoco, all'interno delle due campagne elettorali, il grado di vicinanza o distanza per poi trarne delle conclusioni. Concluisioni che potevano essere considerate pleonastiche, dato che Sistema Torino si e' costituito (e in conseguenza ha agito) per essere critico e antagonista del sistema di potere torinese, dichiarato e non, che ha nel Comune il centro nevralgico: motivo per cui l'appoggio allo schieramento politico che puo' mettere termine a quel sistema di potere poteva sembrare implicito e automatico anche se non dichiarato. Abbiamo invece voluto, per quello che può valere, rendere esplicite delle motivazioni di ordine politico specifiche per le quali ci sentiamo di appoggiare il programma di Chiara Appendino e del M5S, non rinunciando nel contempo a evidenziare anche le criticità che abbiamo riscontrato. Si tratta di una nota sulle elezioni che domenica si concludono e non di un approfondimento tematico. E nemmeno di un esercizio retorico come retorica e' spesso una campagna elettorale. Volevamo dire da che parte stiamo e lo abbiamo detto, anche se lei gentile signor Ulivari lo ritiene poco plausibile
RispondiEliminaMi incuriosisce sapere se Giovara, co-fondatore di Sistema Torino e candidato M5S, giochi un qualche tipo di ruolo in questo vostro endorsement e quanto possa rendere credibile la vostra intenzione di criticare le incongruenze del "modello Torino 5S"
RispondiEliminaMassimo Giovara decise coerentemente di lasciare Sistema Torino nel momento in cui annunciò la sua candidatura.
EliminaLa nostra indipendenza culturale intellettuale e politica è dimostrata dal nostro lavoro di questi anni. Lavoro di critica che non ha mai risparmiato nessuno, tantomeno i 5 Stelle (coinvolti nelle nostre critiche dello scorso articolo in cui "denunciamo" il Sistema presente dentro entrambe le coalizioni.
Che la nostra intenzione sia credibile o meno, aldilà delle facili insinuazioni di sorta, lo vedremo in futuro.
Seguici ancora, così lo scoprirai!
Stiamo parlando della Appendino figlia del Dirigente d'azienda che gestisce "Prima Industrie" assieme a Gianfranco Carbonato, presidente di Confindustria Piemonte? Una rappresentante della borghesia imprenditoriale torinese sarebbe contro il mercato, gli affari, i contratti milionari? La Confindustria è favorevole alla decrescita felice e noi non ne sapevamo nulla? La cultura territorializzata sarà un ritorno agli investimenti a pioggia ad amici e conoscenti. E considerati i filarini dei 5S con casabau, possiamo immaginare le iniziative culturali del futuro.
RispondiEliminaVisto che sul loro blog non è possibile inserire commenti, qualcuno di voi ha la possibilità di dire agli antagonisti (a chi ? a che cosa ?) che con i loro comunicati "gli spezzoni sociali" che tanto corteggiano si puliscono il culo senza averli nemmeno letti ? Sono, ma anche voi non scherzate, autoreferenziali quanto il Sistema che avversate. Trattano il popolo "povero", che ripeto, di loro se ne strafotte, con un senso di malcelata protezione che ricorda quello del pappone nei confronti della mignotta. Un po' come i padroni. Stessa faccia, stessa razza, a far finta di farsi la guerra sulle frequenze di una radio che ha sede in locali di proprietà del Comune cattivo. O' Sistema, dove ognuno fa il ricchione con il culo degli altri. Qui non si tratta di convivere con le contraddizioni, compagni (compagno sì, compagno no, compagno un cazzo), ma di TSO andati a male, di miserabile schizofrenia. I compagni di mezza Italia li hanno derisi per la loro illetterata interpretazione del fenomeno "forconi" e a distanza di quasi tre anni sono ancora qua a menarcela con questa storia. E adesso li immaginiamo a lanciare sassi agli omini con la divisa e poi, come da copione, a lamentarsi perchè gli sbirri sono armati e quindi li menano, anche in nome di quella legalità che quella parte di popolo da loro e da voi tanto adorata (sappiate però che il sentimento non è ricambiato) pretende venga rispettata. Nel frattempo, tra una manganellata e un lacrimogeno sparato ad altezza d'uomo, potrebbero ringraziarli perchè il loro voto e quello degli amati secondini ha contribuito alla vittoria del Movimento anti Sitema. E sti cazzi mi sembra il modo migliore per chiudere questo intervento.
RispondiEliminaComitato politico "Voglio andare a vivere alle Vallette"