Una favola si dice triste se ha esito affatto allegro, se l’epilogo non recita “e vissero tutti felici e contenti” ma rattrista il lettore per il destino crudele che riserva ai protagonisti.
Prendete il Motovelodromo di corso Casale 144: è una di quelle storie che molte città - piccole o grandi che siano - hanno, nella maggior parte dei casi eredità di un passato dalle esigenze diverse da quelle di oggi.(*) Nelle città del passato, infatti, esistevano i Beni Pubblici, lo Stato e gli Enti Locali avevano il compito di amministrarli rendendoli accessibili alla collettività e garantendo la massimizzazione dell’utilità sociale. Di Beni Comuni nelle città del passato, piccole o grandi che fossero, non c’era molto bisogno di parlare perché l’espressione Beni Pubblici custodiva già il destino di quel patrimonio e dei cittadini delle città del tempo che fu.
Il nostro Velodromo è nato nel 1920, per volontà della Società Anonima Motovelodromo Torinese, al fine di ospitare sportivi e amatori dediti al ciclismo, all’atletica e al motociclismo. Dalla fine degli anni Venti del vecchio Novecento, il Motovelodromo Fausto Coppi vive una stagione di gestione pubblica, poi di nuovo una stagione privata, infine dal 2015 torna tra le braccia accoglienti del Comune di Torino. Nell’ultimo ventennio in particolare il Velo - come affettuosamente lo chiamano i torinesi - sottoposto a vincolo della Sovraintendenza già dal 1994, è stato assegnato al Comitato di Gestione del Motovelodromo che ha ottenuto la concessione in cambio della ristrutturazione, mai realizzata, della struttura. Nel 2015, a seguito di un contenzioso tra il Signor Comune di Torino e il legale rappresentante del Comitato di Gestione del Motovelodromo, il bene torna nelle mani della Città che inizialmente prospetta scenari catastrofici: modifica della destinazione d’uso, trasformazione dell’impianto, abbattimento delle tribune, supermercato.
Il compito di una buona amministrazione è - certo - trovare soluzioni alle situazioni di degrado, ma non possiamo certo dire che il Signor Comune di Torino abbia profilato soluzioni che dessero lustro e pregio alla struttura, disegnando di fatto uno scenario che vede ancora una volta protagonisti soggetti privati e che finirà per lasciare ancora una volta ai margini la cittadinanza e i suoi entusiasmi.
Un bel giorno nella caldissima estate trascorsa, un gruppo di volenterosi cittadini ha iniziato ad alzar la voce: gli abitanti del quartiere, gli amatori, gli sportivi riunitisi nel Comitato informale “Salviamo il Motovelodromo” si sono attivati per la difesa dello storico compendio, patrimonio indisponibile della Città destinato a scopi sociali; hanno iniziato a raccogliere firme, informare, sensibilizzare, organizzare azioni simboliche. Insomma hanno iniziato a far sentire la propria presenza.
Nel frattempo, risolto il contenzioso con il vecchio gestore, nell’attesa di una soluzione definitiva e - detto tra le righe - volendo evitare una presa di posizione più invasiva dei cittadini scontenti, dato il clima politico del momento e le numerose rivendicazioni da parte dei cittadini torinesi sui Beni Comuni, il Signor Torino provvedeva il 26 novembre 2015 all’“inserimento immediato presso l’immobile di un presidio che, nel tutelare l’impianto con una effettiva e concreta presenza, ne consentisse un impiego, sia pure ancora del tutto marginale e senza specifiche connessioni con la vocazione dell’impianto”.
I primi mesi del 2016 sono determinanti per il triste esito della nostra favola.
Nel mese di gennaio, il Signor Torino approva il regolamento dei Beni Comuni della Città, nel mese di febbraio i cittadini organizzano un incontro pubblico negli spazi del Velo. Allora, il Signorotto si mostra collaborativo, apre le porte e partecipa alle iniziative della cittadinanza; Sindaco e Assessore al Patrimonio sfilano in gran parata già pensando alla campagna elettorale.
<<Oggi sono stato al Motovelodromo Fausto Coppi per un momento di confronto piacevole e aperto (recita un post del Signor Sindaco datato il 13 febbraio 2016, ndr). Ho incontrato sportivi, cittadini, famiglie e promotori del comitato "Salviamo il Motovelodromo”. Insieme abbiamo parlato del futuro della struttura, e con l’assessore Passoni ho presentato il piano d'intervento che porterà alla sua riapertura. Quest’autunno, infatti (si riferisce all’autunno 2016, ndr) verrà indetto il bando di riqualificazione, che avverrà attraverso un progetto di recupero grazie a fondi europei e partecipazioni private. Il lavoro continua.>>
Insomma per amore del Sistema Torino il Signor Sindaco e il suo Assessore hanno ben pensato d’illudere i cittadini: il piano d’intervento citato nel post su Facebook del Signor Sindaco, infatti, ha previsto l’apertura di un bando pubblico che confermasse la temporanea assegnazione del Compendio all’Associazione "Radio Soccorso" ma che consentisse l’uso transitorio alle associazioni sportive interessate.
Nessuna traccia della cittadinanza nel bando pubblico, né della collettività informale, nessuna traccia della passione e del fervore dei cittadini, smorzati e tenuti a bada attraverso il più classico degli strumenti amministrativi.
Il 23 febbraio 2016, la Giunta Comunale delibera l’apertura del bando per l’utilizzo temporaneo ad uso collettivo della struttura di proprietà comunale, sita in Corso Casale 144. Il modello di gestione - affatto innovativo - si rifà al classico schema di assegnazione tramite bando al privato sociale di turno, nella fattispecie l’Associazione “Radio Soccorso” che rimane custode della struttura per i sei mesi di durata del bando. Il bando prevede però la possibilità che altre associazioni concorrano alla condivisione dell’uso delle parti agibili della struttura: piste e pratone. Partenariato pubblico-privato non profit: il classicone! Singoli cittadini, gruppi informali non costituiti in organizzazioni, potranno certo avere accesso alla struttura e disporre del pratone ma solo a patto d’associarsi ad una delle organizzazioni firmatarie del patto di collaborazione.
Le responsabilità sono, invece così ripartite: alla Città spetta l’assicurazione contro incendio e la responsabilità civile dell’immobile, salvo poi richiedere all’articolo successivo del bando che le associazioni sollevino la Città da ogni responsabilità derivante da incidenti causati nello svolgimento delle attività dallo stato dell’immobile. Alle associazioni spetta, invece, la copertura assicurativa dei rischi legati alle attività per ogni associato. I non associati del resto, non sono neanche contemplati.
Il triste epilogo è già vicino. Il bando, scaduto a marzo 2016, premiava i mega-raggruppamenti e fiat voluntas sua, tutte le 11 associazioni presentatesi si sono riunite nel mega-raggruppamento “Pezzi di Motovelodromo”.
Insomma, i cittadini (recita un post elettorale dell’Assessore Passoni, ma sarebbe meglio dire le associazioni, ndr) progettano l'attesa: fanno in modo che l'immobile non sia abbandonato al proprio destino ma lo tengono vivo e accessibile a chi vuole utilizzarlo per la pratica sportiva. Poi, allo scadere dell’assegnazione un bel calcio in culo ad associazioni e cittadini e via libera agli investitori privati. Parallelamente alla riapertura del Motovelodromo, infatti, è previsto l’avvio di uno studio per individuare le modalità di destinazione definitive della struttura, certo, tenendo ben ferma la vocazione sportiva e la fruizione collettiva dell'impianto. Il tavolo coinvolgerà la Soprintendenza ed avrà l’obiettivo di elaborare entro l’autunno un vero e proprio bando di riqualificazione attraverso un progetto organico di recupero, con fondi europei e naturalmente privati.
Questa è una favola triste, ma siccome ci piace un sacco, la rendiamo partecipativa: proviamo ad immaginare insieme chi non sarà coinvolto nel tavolo? I cittadini-sudditi e le associazioni-tappabuchi? O i capitali privati e le organizzazioni amiche? Per parte nostra temiamo sia la cittadinanza a restare ai margini, utile solo in situazioni emergenziali nel recuperare, ramazza alla mano, il patrimonio collettivo dal degrado per vederselo, poi, sistematicamente sottratto.
Che triste favola quella del Motovelodromo. Che triste destino per i Beni Comuni della giunta Fassino.
(*) attraverso il corsivo si segnalano nel testo le parti riprese da un post di Gianguido Passoni del 16/05/2016. Voglia perdonarci l’Assessore per aver violentato il suo bel post da campagna elettorale.
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