mercoledì 8 luglio 2020

SVENDITA QUOTE FARMACIE COMUNALI E RINEGOZIAZIONE DEL DEBITO DI TORINO: TUTTO TORNA?

Oggi pomeriggio il Consiglio Comunale di Torino vota la delibera che permetterà la svendita delle quote residue di partecipazione comunale “nella misura del 17,36% nel capitale sociale della società TRM S.p.A. (e pertanto conservando la Città di Torino la quota dell'1% del capitale sociale rispetto all'attuale partecipazione) e nella misura del 20%, corrispondente all'intera partecipazione posseduta, nel capitale sociale della società Farmacie Comunali Torino S.p.A.”.

TRM S.p.a. è la società che gestisce il termovalorizzatore del Gerbido, quello che il M5S versione 2016 voleva spegnere perché inquinante e nocivo per i cittadini.

Le modifiche statutarie proposte dall’Assessore Rolando permetteranno “l'acquisizione di singole quote della partecipazione alienanda, evitando di porre il vincolo - come avvenuto nel precedente esperimento disertato - dell'acquisto dell'intero pacchetto azionario posto in dismissione”: insomma cari privati, fate come volete ma basta che vi prendiate le nostre quote perché non ne possiamo più e abbiamo bisogno di capitalizzare.
Stesso ragionamento per quel che riguarda le Farmacia Comunali: ad oggi il Comune di Torino possiede il 20% delle quote totali, come effe

tto di un processo continuo di svendite al privato per rimediare alla voragine debitoria della nostra Città.

Una consecutio ribadita dai consiglieri di maggioranza nella Commissione di mercoledì scorso: “voi avete creato il debito, e ora sta a noi risolvere la situazione” il sunto di un ragionamento che starebbe bene in bocca a qualsiasi rappresentante del blocco neo-liberista che va dal PD al centro-destra.

C’è un però: nella stessa commissione è emersa la contrarietà della cessione di quote da parte dei Democratici torinesi, illuminati sulla via di Damasco dopo che fu proprio l’Assessore Gallo nel 2014 (Giunta Fassino) a deliberare la vendita del pacchetto azionario del 31% delle azioni, portando così il Comune a essere socio di minoranza.

Eppure esisterebbe una strada alternativa che porti alla riduzione del debito, oltre le svendite e le rinegoziazioni dell’ Assessore Rolando che fanno risparmiare i torinesi di oggi per far spendere di più i torinesi di domani.

Una interpellanza di oggi, a firma Eleonora Artesio e Deborah Montalbano, parte da una recente e interessante novità: la Corte di Cassazione a Sezioni Unite, intervenendo su un contenzioso intercorso tra il Comune di Cattolica e la BNL in riferimento ad alcuni contratti di swap, ha dichiarato NULLI i contratti stipulati senza deliberazione del Consiglio Comunale.

A questo punto la domanda sorge spontanea: tutto regolare a Torino in relazione a questa sentenza?

Per questo ci poniamo come ideali terzi firmatari di questa interpellanza che chiede che “vengano considerati utili ai fini di una iniziativa del Comune di Torino per confutare legittimità e sostenibilità dei contratti sui derivati che così pesantemente condizionano l'autonomia dell'Ente.”

Nel frattempo un sondaggio de “Il Sole 24 Ore” relativo all'indice di gradimento dei Sindaci vede Chiara Appendino in coda alla classifica: per quanto possano valere questo tipo di ricerche, risulta curioso notare come la nostra sia passata dal primo all'ultimo posto nel giro di quattro anni.

Forse sta proprio nell'incapacità (o mancanza di volontà politica?) di dare seguito alle promesse elettorali del 2016 la causa della disaffezione verso la Sindaca: una realpolitik sulla gestione del debito e della cosa pubblica che ha probabilmente spinto verso altri lidi i favori del pronostico per le Comunali del 2021.

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