giovedì 25 giugno 2015

Colapesce sugli scogli: la rivoluzione a Ventimiglia

Colapesce a Ventimiglia non c'era mai stato, passava di là, distratto, mangiando un gelato. Quando vide dal largo gli scogli affollati gonfiò subito le branchie e con due colpi di pinna e quattro bracciate raggiunse le coste fino ad allora ignorate.
Giunto ora sul bordo del mare si aggrappa agli scogli e incomincia a parlare.

"Chi è questa gente?" si chiede e lo chiede ai passanti, lo chiede alle cozze, ai ricci e ai gabbiani, lo chiede alle alghe, alle patelle e pure ai grandi villani. Uno di loro, un vecchio barbuto gli s'accosta e gli da il benvenuto.

"Buongiorno Colapesce" gli disse l'uomo nascosto dietro un fitto nido di barba.

"Mi scusi - rispose il pesceuomo - lei sa cosa accade? Chi sono queste persone, che fanno, perchè sugli scogli se ne stanno?"

"Sono viaggianti, migranti d'emergenza. Fuggon da guerra, miseria e violenza, sono profughi  fermi al confino, bloccati da un foglio firmato a Dublino".

Colapesce persiste e prosegue a indagare: "E perchè se ne stanno al limite del mare, qua sotto il solo cocente? Non gli danno un tetto a questa povera gente?"

"Alcuni di loro - gli dice il barbuto - s'eran messi a riposo nella verde pineta ma manco lì hanno avuto vita quieta, sono arrivati certi signori e se la son presa coi viaggiatori, in divisa, vestiti come soldati, con rabbia e bastoni li han salutati. Armati di scudi e senza ascoltare s'eran messi in testa che li dovevan spostare".

Cola confuso riflette: "Spostarli? E per metterli dove? Sono sacchi o sono  persone?"

"Sono uomini ma senza diritti, anche se parlano è come se stessero zitti, da nessuna parte potranno andare che si lascino o no identificare!"

Cola capì che era il solito marciume, che quegli uomini si eran salvati ma che di certo non eran arrivati, che c'era gente che voleva vederli sul fondo o che meglio restassero nel loro pezzo di mondo.

"Io sono pesce - sbottò - e per fortuna! Mi muovo nel mondo senza paura, qui queste genti che guardano il mare son prese in ostaggio e di diritti umani neanche il miraggio!"

Proprio a due passi da quello scenario di vite, cose e sassi assolati andava a passeggio la gente comune, gettava uno sgaurdo di sfuggita tutta presa dalla propria misera vita, qualcuno curioso dal motorino si faceva un selfie col telefonino. Qualcuno offriva beni elementari provando ad alleviare seppur di poco i mali. Un uomo sugli scogli mostrava un cartello: "Tornateci voi in quel bordello!
Colapesce s'indignò, se ne uscì dal mare, s'arrampicò sullo scoglio e si mise ad urlare:

"Voi che parlate di democrazia, voi regioni nazioni e continenti vi piace umiliare queste povere genti, vi piace rubare le loro risorse? Far le guerre per indossare borse? Le anatre migrano, i pesci lo fanno, van dove si può vivere senza affanno. I fenicotteri esplorano il cielo e tra uomini ci si fa pelo e contropelo!?!
Il cielo e il mare sono di tutti  così le risorse, la terra e i suoi frutti. Possibile che l'uomo tra tutte le bestie debba creapare ancora di peste? Possibile che voi non lo capiate che ogni uomo ha voglia di risate? Io sono pesce per vergogna perchè l'umanità è una vera fogna!"

Ciò detto, come d' incanto, tutte le genti intonarono un canto. Dall'altra parte delle frontiere crollarono giù tutte le barriere, persino quello col telefonino lo lasciò cadere e abbracciò un bambino. Si scatenò una mega protesta che somigliava tanto a una festa. Cola, il barbuto e tutti i migranti, i villani, gli insetti le papere e i santi s'abbracciarono tutti tenendosi stretti, persino gli uccelli dall'alto dei tetti!

Nicola, ch'era detto Cola e aveva coda di pesce, era un essere ibrido dotato di magia perchè viveva nel regno della fantasia. Il mondo è più amaro e, lo sappiamo, non bastan le favole a darsi una mano. I popoli si barricano dentro ai confini e tutti gli altri son clandestini. Per poter davvero fare una festa bisogna che la gente cambi la testa. Bisogna che gli stati e i signori potenti ai veri bisogni stiano attenti, che invece di fare trattati del ca*** per far girare le merci e i denari, facciano patti per le persone, allora sì che sarà rivoluzione!
Chiara Vesce

3 commenti:

  1. Brava, davvero. Rende molto bene la situazione in essere.
    Paglia.

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  2. Cola ha occhio vispo, a dispetto di ciò che si dice dei pesci.

    Grazie P.

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  3. Il ritmo della rima restituisce il senso della rivoluzione che deve nascere. Speriamo che su questo ritmo ne nascano di nuove! Complimenti Colapesce! Aspettiamo le tue prossime avventure!

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