Come molti di voi ricorderanno, i primi giorni di questo mese sono usciti diversi articoli a mezzo stampa a raccontare di un fantomatico “modello torino” nell’accoglienza migranti.
Approfondendo
gli articoli si scopre che il modello di riferimento, per l’accoglienza
dei migranti è valsusino, e non torinese… un modello semplice ma al
contempo difficile da costruire, poiché necessita del dialogo tra
diverse amministrazioni comunali (si registrano casi simili nella
provincia di Vicenza).
Troppo spesso, infatti, i singoli comuni
non fanno lavoro di squadra, guardando solamente al proprio orticello e
cercando, magari, di “sbolognare” (come l’amministrazione di Goro, ad
esempio) il servizio di accoglienza altrove.
Nel mese di giugno
del 2016 in Valle di Susa, provincia di Torino, è partito un progetto
innovativo di micro accoglienza di 112 richiedenti asilo che vede
coinvolti direttamente - per la prima volta - gli enti locali nella
progettazione e nella gestione, grazie a un accordo siglato tra la
Prefettura di Torino e 20 comuni della Bassa Val di Susa. Il progetto
avrà scadenza a fine 2017 e per i Comuni aderenti non è previsto un
investimento economico. A raccontare l’iniziativa è Enrico Tavan giovane
assessore alle politiche sociali del Comune di Avigliana, ente
promotore e capofila.
Come è nata questa iniziativa?
L’idea
nasce nel 2013 quando alcuni comuni della zona hanno deciso di aderire a
un progetto SPRAR. Dopo la positiva esperienza abbiamo pensato, insieme
ad altri sindaci, di creare un modo sostenibile e diverso di accogliere
queste persone. Come amministratori, proprio per il ruolo che
ricopriamo, ci siamo chiesti: è meglio subire i processi o governarli?
Abbiamo scelto quindi la seconda strada, cioè la partecipazione attiva.
Si è così iniziato un dialogo con la Prefettura che, capendo da subito
la bontà del progetto, è stata molto disponibile a percorrere con noi
questo cammino, diverso, basato su un attento percorso di accoglienza e
integrazione piuttosto che sui numeri, proprio per avere una
sostenibilità reale nei confronti dei beneficiari. Per i Comuni più
numerosi si prevede l’accoglienza fino a un massimo di 12 persone.
Quali sono gli elementi innovativi?
Per
la prima volta le amministrazioni locali saranno coinvolte. Di norma le
prefetture emanano dei bandi per l’accoglienza riservati al Terzo
Settore e agli albergatori. I migranti arrivano nei paesi ma i sindaci
non sempre vengono informati. Questo può creare dei problemi, non solo
perché il primo cittadino è responsabile della salute e dell’ordine
pubblico, ma perché non coinvolgendo i cittadini il rischio è quello di
far nascere tensioni e incomprensioni con gli abitanti. In più sono
stati contingentati i numeri in modo tale da offrire un servizio
migliore anche alle persone accolte che potranno essere seguite con
maggiore attenzione.
Come è stato realizzato il bando e come verrà gestito il progetto?
Nella
stesura del bando non si è puntato al massimo ribasso ma alla qualità.
Infatti sono stati richiesti numerosi servizi come il corso di
italiano, le consulenze di psicologi e avvocati. Le persone saranno
accolte in alloggi privati e non in strutture alberghiere, rendendo il
progetto più efficace per i beneficiari che potranno così cercare una
loro autonomia, creando i presupposti per una reale integrazione nel
tessuto sociale dei paesi. I richiedenti asilo non arriveranno tutti
assieme ma, in accordo con la Prefettura, saranno inseriti un po’ per
volta per poi entrare a regime entro un paio di mesi.
Tramite
l’istituzione del “Tavolo di coordinamento per la micro accoglienza in
Valle di Susa”, composto dalle amministrazioni aderenti al progetto con
ente capofila il Comune di Avigliana si effettuerà il controllo diretto
l’ATI che gestirà materialmente il progetto. I soldi non arriveranno più
dalla prefettura direttamente alle cooperative, ma passerà dal comune
capofila che, attraverso appunto il Tavolo, controllerà il buon
andamento del progetto attraverso la rendicontazione dei servizi
accessori, per poi passare all’erogazione.
Con quali modalità arriveranno le persone accolte?
I
richiedenti asilo già attualmente presenti sul territorio saranno
sistemati secondo i numeri previsti dall’accordo, si va da 12 posti per i
comuni più popolati (10.000 abitanti) ai 2 posti per quelli con 2.000
abitanti. Gli altri mingranti arriveranno nei paesi su segnalazione
della Prefettura di Torino.
Quale è stata la motivazione e la spinta che ha portato a questo progetto?
“Per
me personalmente dalla conoscenza di Domenico Lucano, Sindaco di Riace,
inserito da Fortune tra le 50 personalità politiche più influenti del
mondo. Un amministratore che da 10 anni dimostra come i migranti possano
essere un punto di forza e una risorsa, perché ripopolano i comuni,
mantenendo così servizi che con lo spopolamento andrebbero tagliati,
come ad esempio le scuole. E’ però vergognoso che una persona come lui
venga scovata e valorizzata da una rivista straniera e non dai nostri
politici.”
IL PROGETTO VINCITORE.
Nelle
scorse settimane si è anche conclusa la gara di appalto per la gestione
della micro accoglienza. Simona Sordo, responsabile del raggruppamento
dell’ATI vincitrice del bando composta da Cooperativa Sociale ORSo,
Cooperativa Sociale Frassati, Fondazione Talità, Cooperativa Sociale
Amico e Commissione Sinodale per la Diaconia, racconta il progetto
presentato: “è decisamente innovativo sotto diversi punti di vista e
crediamo che per questo sia stato premiato. Innanzitutto per il
partenariato di 5 cooperative che hanno esperienza di accoglienza, un
forte radicamento sul territorio, e una capacità di attivare numerose
reti sul territorio, poi per la gestione tramite èquipe territoriali e
la modalità di approccio alla persona”.
L'idea
alla base del progetto è stata quella di creare due centri servizi di
accoglienza diffusa, dislocati in media e in bassa valle, dove verranno
forniti la maggior parte dei servizi previsti vale a dire la consegna
del pocket money, i contributi per cibo e igiene, la tutela socio
sanitaria e legale, la mediazione culturale e infine l’orientamento e la
formazione. I richiedenti asilo dovranno quindi spostarsi per ricevere i
servizi capovolgendo quindi il concetto classico di erogazione singola
sul posto. “Abbiamo fatto questa scelta per diversi motivi; da una parte
questo è un tentativo di superare l’assistenzialismo al fine di
stimolare il movimento nel territorio e l’autonomia relativa degli
utenti. Questo non vuol dire che i ragazzi non vengano seguiti, anzi. Il
personale, organizzato in equipe territoriali, dopo una valutazione
iniziale della situazione supporterà gli utenti in questo percorso”.
I
beneficiari ospiti del progetto inoltre frequentano corsi di lingua
italiana almeno 2 volte alla settimana sempre all’interno dei centri
servizi oltre a seguire le lezioni del Centro Per l'Istruzione Adulti
(CPIA) per i corsi base di lingua italiana e per il conseguimento della
licenza di scuola secondaria di 1° grado. Il progetto che ha preso
avvio in Valle di Susa è il frutto di un percorso di dialogo tra le
istituzioni e di presa di responsabilità di un fenomeno ineluttabile,
tanto che nelle ultime settimane sono stati invitati in altre provincie
italiane per raccontare l’esperienza.
A distanza di 6 mesi dalla
partenza del progetto sono state accolte 88 persone e sono state
regolarmente affittate 26 unità abitative in 18 Comuni dei 20 Comuni
aderenti al protocollo. Il personale stabilmente impiegato per la
gestione dell'accoglienza dalle cooperative che compongono l'ATI è di
circa 30 unità fra operatori dell'accoglienza, legali, assistenti
sociali e sanitari, mediatori ed interpreti, amministrativi ed operai
manutentori . In tutti i Comuni inoltre sono state attivate attività
d'inclusione sociale utilizzando come strumenti il volontariato civico e
le attività culturali e sportive.
Molto soddisfatto è anche il
Sindaco di Avigliana, Angelo Patrizio: “I cittadini devono capire che
l’accoglienza dei migranti è un tema strategico per tutti, al di là di
come la si pensi. Non si può eludere: la pressione alle frontiere è
enorme. E’ quindi nostro compito affrontare la questione gestendola al
meglio, sia dal punto di vista economico sia sensibilizzando i
cittadini. Il progetto che si sta realizzando in Val di Susa è un
piccolo passo e di fronte ai grandi numeri può sembrare una piccola
goccia in mezzo al mare, ma crediamo sia una strada da percorrere, una
strada umana. Non a caso molti altri comuni stanno cercando di
realizzare qualcosa di simile.
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