giovedì 12 novembre 2015

TPP: Caselli completamente fuori tema.

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Ieri Repubblica ha pubblicato un articolo di Giancarlo Caselli in cui l'ex procuratore capo della Procura di Torino commenta e fornisce la sua opinione sulla sentenza emessa dal Tribunale Permanente dei Popoli. Un intervento dall'impianto accusatorio molto debole. 
Ma prima di entrare nel merito è utile contestualizzare cosa sia il Tpp. Nasce a Bologna nel 1979 come diretta prosecuzione del Tribunale Russell, che nel 1967 si espresse sui crimini in Vietnam e nel 1974-76 sulla dittatura cilena. “Per volere dei popoli e delle vittime latinoamericane, l’occasionalità del Tribunale Russell – si legge sulla scheda informativa del Tpp - fu trasformata in tribuna permanente di denuncia per le collettività che si fossero trovare a sperimentare l’assenza e l’impotenza del diritto internazionale”.
Il suo operato si basa sui principi espressi dalla Dichiarazione universale dei diritti del popoli del 1976 e sugli altri strumenti internazionali di protezione dei diritti umani. Il suo funzionamento è semplice. Ogni sessione deriva da una specifica richiesta fatta dalla parte lesa insieme agli attori della società civile, che viene vagliata attentamente dal Tribunale stesso prima di essere messa in cantiere.
Le sessioni sono articolate da più udienze tematiche e sono pubbliche. Le parti accusate vengono avvisate dal Tribunale per essere invitate alla presenza e alla difesa, cui viene riservato uno spazio specifico.

La sentenza emessa, essendo il Tpp un tribunale d’opinione, non ha alcun effetto giuridico. Sono state più di 40 le sessioni in cui il Tpp si è occupato di violazioni di diritti in varie parti del mondo, anche decisamente più gravi di quello che è capitato e capita tutt’oggi in Val di Susa.

La sessione appena conclusa domenica scorsa ad Almese si è occupata di “Diritti fondamentali, partecipazione delle comunità locali e grandi opere”, ed è andata a indagare attraverso numerose testimonianze se siano stati violati i diritti di informazione e partecipazione nei processi decisionali che portano gli Stati a realizzare le cosiddette grandi opere. I giudici hanno ascoltato vari attori in gioco: amministratori, tecnici, avvocati e attivisti.
La parte accusata ha rinunciato a difendersi. 

Ma cosa hanno ascoltato i giudici? I sindaci hanno raccontato la storia dell’Osservatorio, dell’accordo di Pra Catinat, di come siano stati estromessi dal tavolo le amministrazioni No Tav. I tecnici hanno raccontato di come i dati siano stati sistematicamente ignorati, gli attivisti di come abbiano subito la repressione e gli avvocati di come siano stati condotti i processi, dal reato di terrorismo e all’uso spropositato delle misure cautelari. 
Nel suo articolo Caselli non prende in considerazione né il funzionamento né soprattutto lo scopo stesso di questa sessione: decidere se i diritti fondamentali delle comunità locali fossero stati violati oppure no. 
Numerose sono state le violazioni di alcune convenzioni internazionali, come quella di Aarhus del 1998 sull’informazione e partecipazione dei cittadini in materia ambientale. 
Il Tpp non doveva giudicare il comportamento dei manifestanti, su cui si sofferma in maniera spasmodica l'ex magistrato. Ripetiamo, doveva verificare se i governi avessero coinvolto nel modo corretto le popolazioni locali nei processi decisionali. 

In fondo, tra le sue raccomandazioni, il Tpp ha invitato lo Stato italiano a riaprire un vero tavolo di confronto in cui venga presa in considerazione l’opzione zero, cosa che non accadrà al prossimo tavolo Delrio, dove gli amministratori vengono invitati a partecipare ma senza mettere in discussione la linea Torino-Lione.
Invece. l’ex procuratore capo parla di altro nel suo articolo, definendo questo importante Tribunale “sedicente”, di fatto mettendone in discussione legittimità e autorevolezza, ma senza mai entrare nel merito della sentenza. 
Si lascia andare spesso, nei toni e nei termini dimostrando di non aver abbandonato la linea di pensiero che lo ha accompagnato nella fase finale della sua carriera come capo della Procura della Repubblica di Torino.

Luana Garofalo

Ecco l'articolo a firma Caselli:




1 commento:

  1. notevole il passaggio che dice ""un Giudice che voglia onorare la propria funzione deve sottrarsi alle pressioni di chi chiede giustizia"".
    Appunto, le pressioni

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