Le grandi città si somigliano tutte. Questa è la prima impressione che ho avuto arrivando a Parigi, tre mesi fa.
Ti allontani dal centro storico, giustamente celebrato come uno dei luoghi più incantevoli del mondo, e ti ritrovi di fronte a palazzoni di una bruttezza ineffabile. Bruttezza forse messa ancor più in risalto dal contrasto con lo splendore dei palazzi antichi che ti sei appena lasciata alle spalle. Ti viene quasi da chiederti come sia possibile.
Anche qui, come altrove, abbondano i centri commerciali. Quello delle Halles, sotterraneo, e' strapieno anche quando il sole chiama fuori.
E anche qui, come in altre grandi città, capita di vedere uno spiegamento di forze dell'ordine difficile da comprendere.
Se ne incontrano spesso nei corridoi del metro, con i loro bei mitra. Onestamente, non me ne sento affatto rassicurata, anzi. Ma forse sono prevenuta, malpensante. Chissà.
Se ne incontrano spesso nei corridoi del metro, con i loro bei mitra. Onestamente, non me ne sento affatto rassicurata, anzi. Ma forse sono prevenuta, malpensante. Chissà.
Sabato scorso si vedevano anche più poliziotti del solito. Stavolta conosco il motivo. In Place de la République si è tenuta una manifestazione a sostegno della resistenza palestinese. Non avrebbe potuto esserci, in teoria: in seguito ai disordini dei fine settimana precedenti, ulteriori manifestazioni erano state vietate. Il divieto è stato ribadito alle ore 14 del giorno stesso dal Ministro degli Interni Cazeneuve.
Nonostante questo, gli organizzatori hanno deciso di andare avanti. E la manifestazione c'è stata. Con qualche scontro con la polizia, culminato nel lancio di lacrimogeni e nella decisione di evacuare Place de la République, bloccando le vie di accesso alla piazza stessa.
Niente da segnalare, si dirà. C'è un fatto che mi ha colpito, però. Un dettaglio, apparentemente. Prima che tutti i punti di accesso alla piazza fossero chiusi, prima addirittura che si verificassero gli scontri, c'è stato un momento in cui alle persone che intendevano passarci veniva chiesto di esibire un documento.
Cioé, dico: uno vuole attraversare una piazza, luogo pubblico per definizione, e gli vengono chiesti i documenti. Qualcuno mi dirà che è normale. Controlli, questioni di sicurezza, ordine pubblico. Cose così, insomma. Nulla di che.
Massì, dai, avete ragione. Sono io che sono troppo ansiosa. Va tutto bene, tutto si svolge nella massima sicurezza. E di sicuro sbaglio a pensare che a poco a poco ci stiano togliendo pezzetti di libertà, magari mentre siamo troppo impegnati a fare shopping alle Galeries Lafayette per accorgercene.
Valeria Daniele
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