1) "Torino Capitale degli sfratti" è stato uno dei tristi primati cittadini degli ultimi anni: il censimento delle case pubbliche e private sfitte annunciato dalla maggioranza può essere un primo passo per combattere il paradosso del continuo aumento parallelo di famiglie senza casa e di case vuote?
Il ri-utilizzo di spazi pubblici vuoti va nella direzione positiva di ampliare l’ edilizia residenziale popolare, il censimento è un primo passo importante, anche perché è assurdo che il Comune non conosca approfonditamente questi dati. La svolta sarà nel passo successivo al censimento: gli investimenti nell’emergenza casa devono provenire da fondi pubblici, perché faccio fatica ad immaginare investimenti privati filantropici. In Commissione l’Assessora Schellino ha accennato a una gestione “per bandi di affidamento” di questi stabili.
1.1) Come sarebbero strutturati questi bandi?
Questo non lo sappiamo perché non vi sono ancora. Ci hanno parlato di bandi “aperti”, ma questo può significare tanto l’auto-recupero dei nuovi residenti quanto l’introduzione di grandi proprietari privati, che al massimo possono portare a un social housing. In campagna elettorale il M5S si dichiarò contrario, ma per esempio a Falchera stanno dando il via libera alla costruzione di più di duemila alloggi di social housing, progetto precedentemente osteggiato dai loro militanti.
Detto brevemente, la differenza vera la vedremo nel momento in cui saranno presentati i bandi dall’ attuale Giunta.
1.2) Quindi c’è il rischio che una azione di per sé positiva come quella del censimento possa sfociare nel favorire l’attore privato.
Eh, questo potrebbe accadere, paradossalmente utilizzando soldi pubblici nel censimento. Sta ai movimenti e ai soggetti sindacali come noi continuare a vigilare e fare pressione nella direzione della destinazione popolare delle loro scelte politiche.
2) Nell'incontro pubblico del 21 gennaio i movimenti per la casa chiesero un freno all'uso, e abuso recente, dell’Articolo 610. È possibile una azione politica in tal senso? Voi cosa ne pensate?
E’ necessaria una azione politica contro questo articolo. Il problema è che l’unica soluzione vera è cambiare questa legge, per quanto sia necessario un rilancio del dibattito pubblico a riguardo. Questo è quanto un Comune può fare, e auspichiamo che Torino crei un clima politico in questa direzione.
Certo, il 610 è un abuso, anche se il nostro obiettivo ultimo da abbattere deve essere lo sfratto di per sé, e puntare al blocco degli sfratti coinvolgendo Prefetti, Governo e Regioni.
3) Sospensione degli sfratti, accompagnate da azioni di sostegno per le famiglie con problema-morosità delle utenze sono stati slogan elettorali di campagna elettorale nella primavera scorsa. Quali azioni chiedete al Comune a breve termine?
Il Comune può intervenire sugli sfratti di proprietà pubblica ovviamente, sul piano di blocco degli sfratti del privato è più complesso, detto ciò non sta a noi risolvere i loro problemi di coerenza con quanto detto in campagna elettorale. Non ci si può nascondere dietro la mancanza di potere nel farlo, già una campagna mediatica forte accompagnata da un tavolo aperto con i Prefetti può essere un segnale con un possibile risvolto nazionale.
Per il sostegno relativo alle utenze si può da subito destinare dei fondi comunali ai soggetti deboli economicamente, legandololo a misure di reddito minimo garantito, su cui lo stesso M5S porta una proposta. La chiave di volta è chiaramente il lavoro e la possibilità per tutti di accedere a un reddito, che sia di lavoro o un reddito minimo.
4) Il ruolo della Compagnia di San Paolo nel welfare è il perno centrale del “Sistema Torino quello vero”: come vi ponete nei loro confronti? Ritenete che sia una sinergia positiva o preferireste un ritorno al pubblico?
Faccio fatica a immaginare un privato che svolge una funzione pubblica, e bisogna innanzitutto chiedersi: perché i Comuni sono senza soldi? Dove li destinano? A mio avviso una Giunta che vuole intraprendere strade differenti deve fare scelte coraggiose, in primis la messa in discussione del vincolo del pareggio di bilancio.
La gestione dei progetti di welfare affidati alla Compagnia di San Paolo rischiano di portare a processi di gentrificazione e di “espulsione dei ceti popolari” in alcune zone della città. Non è accettabile che funzioni pubbliche vengano terziarizzate, con i lavoratori che passano a dimensioni meno tutelate come diritti sindacali e commistioni pubblico-privato che rischiano di nascondere fini secondari, anche solo in termini di sempre più profonde interconnessioni tra il Comune e la banca di riferimento.
Noi siamo per la totale esclusione di enti privati dalla gestione di interessi pubblici, a Torino come nelle città e metropoli di tutta Italia.
5) A tal proposito, Cosa pensi del fatto che sarà un project manager della Compagnia San Paolo a gestire la questione MOI e la liberazione delle palazzine?
La fuoriuscita dal MOI non può che passare da progetti di lavoro e diritti alla casa, non certo attraverso la creazione di nuovi ghetti che concentrino i rifugiati in alcuni spazi. Faccio fatica a immaginare l’affidamento di tale progetto nelle mani di un manager nominato da Intesa San Paolo, i cui interessi sono direttamente legati agli stabili attualmente occupati del MOI.
Ricordiamo che i rifugiati, profughi e richiedenti asilo stanno semplicemente chiedendo diritti riconosciuti dalla legge, niente di più. Come facciamo a soddisfarli attraverso progetti scritti dai privati?
6) La Sindaca Appendino è stata a Roma per firmare il bando periferie, all'interno del quale vi è una destinazione alle case popolari. Due settimane fa l'Assessora al Welfare Schellino ha presentato il bando per l'acquisto di alloggi a destinazione sociale. Sarà una svolta per le periferie, decisive in campagna elettorale?
Bisogna innanzitutto verificare i dati relativi alle vendite e conseguenti acquisti, legati all’art.3 del piano casa che impone alle Regioni di vendere determinate tipologie di alloggi con alto costo di manutenzione e re-investire quanto guadagnato nell’acquisto di altre case: tale logica però rischia di ridurre invece che aumentare il numero di alloggi pubblici a disposizione. Il bando discusso in Consiglio Comunale il 27 febbraio non si può certo definire una svolta, dato che non accenna al cambiamento delle politiche generali ma segue la linea già tracciata nel passato. Nell’ultimo incontro avuto con Mazzù, Presidente ATC, si parlava di mille case dell’ATC vuote in Torino e cintura: sono numeri altissimi, non tutti, a quanto dice l'agenzia, immediatamente assegnabili perché necessitanti di manutenzioni costose.
6.1) C’è già però un piano investimento di ATC sulle manutenzioni.
ATC sta re-investendo tendenzialmente sulle piccole manutenzioni, che sono le uniche che si può permettere a causa delle alte spese e debiti di ATC. E’ un problema generale nazionale: le case sono lasciate in abbandono, gli appalti sulle manutenzioni sono talvolta oggetto di scandali in Italia e i tempi richiesti sono molto lunghi rispetto alle esigenze stringenti di chi sta cercando casa. Il Comune sta destinando qui i soldi del piano-periferie “firmato” dalla Sindaca: sono per la maggior parte progetti già presentati dalla precedente Amministrazione tanto che il tecnico, Valter Cavallaro, è rimasto lo stesso.
6.2) E dire che non sono ancora riuscito a farmi dichiarare la reale paternità dei progetti né da esponenti PD né da esponenti M5S.
L’attuale Amministrazione parla di interventi di “agopuntura”, cioè una parte di AxTO sarà destinato alle manutenzioni delle case popolari, ma non basta: ci vuole un piano nazionale che destini una maggior quantità di fondi all’emergenza-casa, un piano che vada in completa contro-tendenza rispetto all’ attuale. Si sta svendendo il patrimonio pubblico, riducendo al lumicino l’edilizia popolare, costruita nei decenni passati coi fondi GESCAL.
6.3) Cosa sono i fondi GESCAL?
Sono fondi finanziati dalla busta paga dei lavoratori, da destinare all’ edilizia popolare. Sono cessati circa vent’anni fa, in teoria esistono ancora ma sono utilizzati per svariate altre necessità, con il conseguente paradosso che risorse sottratte al salario degli operai vengono girati altrove, e non al sacrosanto diritto sociale alla casa.
Una delle nostre proposte fu quella di destinare almeno il 3% del bilancio comunale all’ ERP (Edilizia Residenziale Pubblica) partendo dal ri-uso delle case vuote esistenti in numero altissimo in città (che a loro volta condizionano verso l’alto il prezzo degli affitti restringendo il numero di alloggi a disposizione sul mercato). Bisogna intervenire in maniera strutturale aumentando il numero di case popolari passando dal riutilizzo alla requisizione, per quanto sia difficile sul piano legale l’esproprio degli stabili da destinare al pubblico.
6.4) Si possono davvero attuare gli espropri con finalità sociale?
Si possono attuare ed esiste pure uno strumento chiamato requisizione, finora utilizzato raramente ma che una amministrazione cittadina coraggiosa e a favore degli strati più poveri della popolazione dovrebbe lavorare per attuare.
Vi fu una sentenza della Corte Europea dei Diritti dell’Uomo che impose in sostanza all’ Italia di pagare gli espropri a prezzo di mercato, e non a un prezzo calmierato in funzione della sua finalità pubblica. Questo complica ulteriormente scelte in tal senso da parte delle Amministrazioni pubbliche.
6.5) Nogarin sta seguendo questa strada a Livorno.
Si tratta per ora di una mozione di indirizzo, ampiamente condivisibile, ma con un risvolto nullo nella realtà. Staremo a vedere se si tratta di sola propaganda o volontà di cambiamento.
7) Il 18 marzo ci sarà la manifestazione del Movimento per la casa: quale appello alla partecipazione volete fare ai cittadini?
Noi parteciperemo certamente alla manifestazione e abbiamo invitato tutti i nostri iscritti a farlo, per continuare a mantenere alta la pressione cittadina su una emergenza che è ben lontana dall’essere risolta a breve.
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Eleonora Artesio, consigliere comunale Torino in Comune
Elide Tisi, consigliere comunale PD
Sonia Schellino, Assessore al Welfare (siamo in attesa delle sue risposte)
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