1) "Torino Capitale degli sfratti" è stato uno dei tristi primati cittadini degli ultimi anni: il censimento delle case pubbliche e private sfitte può essere un primo passo per combattere il paradosso del continuo aumento parallelo di famiglie senza casa e di case vuote?
“Torino Capitale degli sfratti” onestamente non credo. Torino secondo i dati dell’osservatorio nazionale, non fa eccezione rispetto alle grandi città italiane. Spesso si è preso a riferimento il solo dato degli sfratti emanati ma non quelli eseguiti: tra l’avvio del procedimento di sfratto ed esecuzione vi è stato negli anni passati un enorme lavoro tale per cui gli eseguiti sono enormemente inferiori.
Più preoccupante il dato delle nuove assegnazioni. Sebbene non vi siano ancora tutti i dati del 2016, il solo indicatore delle assegnazioni di case popolari registra un calo (da 567 del 2015 a poco più di 400 nel 2016).
Più preoccupante il dato delle nuove assegnazioni. Sebbene non vi siano ancora tutti i dati del 2016, il solo indicatore delle assegnazioni di case popolari registra un calo (da 567 del 2015 a poco più di 400 nel 2016).
1.1) Beh, si parla comunque di circa quattro mila sfratti emanati l’anno.
Siamo passati da 4729 nel 2014 a 4095 nel 2015 (cioè riduzione del 13%). Tutte le azioni comunali erano tese a evitare che quel procedimento arrivasse a compimento (LOCARE, fondo morosità incolpevole, sostegno alla locazione) intervenendo prima dell’ esecuzione dello sfratto con l’intervento pubblico tra inquilino e proprietà. Per questo mi sembra debba essere data corretta lettura al dato del Tribunale che peraltro riguarda tutto il mandamento di Torino.
Mi sembra più realistico guardare le domande che arrivano al Comune per l’emergenza abitativa, dato che chi ha uno sfratto in essere ha diritto a fare la domanda: alcuni trovano soluzioni autonomamente, moltissimi chiedono il sostegno del pubblico. Nel 2015 vi furono 316 contratti con LOCARE, 147 col salva-sfratti , 567 assegnazioni . Complessivamente all’emergenza abitativa erano arrivate 1028 domande circa, il 10% in meno dell’anno precedente. Per quanto riguarda le case di edilizia pubblica Il problema centrale è che da alcuni anni non vi sono state più risorse per fare nuove casa o acquistare case da destinare all’edilizia residenziale pubblica. Se gli unici alloggi in disponibilità sono quelli di chi perde i requisiti sono mediamente intorno ai 500 l’anno.
In passato c’erano i fondi GESCAL destinati all’edilizia pubblica, poi c’è stata una fase in cui gli incentivi erano all’acquisto della casa, poi dal 2008 il problema casa è tornato drammatico. Con una fiscalità mirata o altre formule bisogna riprendere a investire sull’edilizia pubblica, non facendo palazzi popolari ma comprando nel modo più diffuso possibile in città. Non ripetere l’esperienza del creare i quartieri di case popolari, che concentrano i casi di fragilità economica creando le condizioni di periferie che risentono maggiormente di congiunture economiche difficili. E continuare a sostenere con riduzioni fiscali le proprietà che “calmierano” i costi delle abitazioni anche private attraverso gli accordi territoriali con le associazioni di inquilini.
Mi sembra più realistico guardare le domande che arrivano al Comune per l’emergenza abitativa, dato che chi ha uno sfratto in essere ha diritto a fare la domanda: alcuni trovano soluzioni autonomamente, moltissimi chiedono il sostegno del pubblico. Nel 2015 vi furono 316 contratti con LOCARE, 147 col salva-sfratti , 567 assegnazioni . Complessivamente all’emergenza abitativa erano arrivate 1028 domande circa, il 10% in meno dell’anno precedente. Per quanto riguarda le case di edilizia pubblica Il problema centrale è che da alcuni anni non vi sono state più risorse per fare nuove casa o acquistare case da destinare all’edilizia residenziale pubblica. Se gli unici alloggi in disponibilità sono quelli di chi perde i requisiti sono mediamente intorno ai 500 l’anno.
In passato c’erano i fondi GESCAL destinati all’edilizia pubblica, poi c’è stata una fase in cui gli incentivi erano all’acquisto della casa, poi dal 2008 il problema casa è tornato drammatico. Con una fiscalità mirata o altre formule bisogna riprendere a investire sull’edilizia pubblica, non facendo palazzi popolari ma comprando nel modo più diffuso possibile in città. Non ripetere l’esperienza del creare i quartieri di case popolari, che concentrano i casi di fragilità economica creando le condizioni di periferie che risentono maggiormente di congiunture economiche difficili. E continuare a sostenere con riduzioni fiscali le proprietà che “calmierano” i costi delle abitazioni anche private attraverso gli accordi territoriali con le associazioni di inquilini.
1.2) Il censimento può essere un inizio?
IIl censimento delle case popolari c’è e non è una novità. Recentemente ATC ha avuto risorse da un piano nazionale per ristrutturare alloggi e recuperarli per l’assegnazione. Le case pubbliche sono già censite comunque, più interessante è capire se c’è ulteriore patrimonio comunale o derivante da estinzione di IPAB, come avvenuto nel mese di dicembre, da ridestinare a ERP o a residenza temporanea per l’emergenza abitativa “in attesa di”.
1.3) E sulle case private?
Non si è ancora capito come la giunta attuale intenda procedere. Noi promuovemmo accordi territoriali tra associazioni di inquilini e associazioni di proprietari per permettere affitti a canone agevolato. E garanzie del Comune attraverso l’agenzia Locare anche in caso di insolvibilità. Anche questo non è un tema nuovo, è esattamente quello che abbiamo fatto noi in passato.
1.4) Nulla di nuovo quindi?
Per il momento in Commissione hanno portato solo 24 alloggi di proprietà comunale destinati ad essere locati a canone di mercato, che ora stanno esaminando per ridestinarli a edilizia sociale o emergenza abitativa. Ovviamente non devono essere immobili con costi di amministrazione esageratamente esosi e rispettare i parametri adeguati.
2) Sospensione degli sfratti e azioni di sostegno per le famiglie con problema-morosità delle utenze: sono solo slogan elettorali? Cosa può fare il Comune oggi con effetti immediati?
La sospensione degli sfratti si può fare, grazie alla Legge istitutiva del Fondo salvasfratti, che ha preso spunto da una sperimentazione fatta proprio a Torino, laddove esiste una morosità incolpevole e il Comune interviene nella mediazione col proprietario, anche con l’intervento della Prefettura. Fuori da questo perimetro, che anche noi abbiamo utilizzato, non vi sono altre possibilità.
Di tutt'altra natura e molto positivo il lavoro fatto dalla Regione con Comuni piemontesi sulla modifica della legge regionale in tema di decadenze e sfratti dalle case di edilizia pubblica che consentirà di avere più tempo per verificare caso per caso l’eventuale incolpevolezza ed evitare automatismi nelle decadenze.
Di tutt'altra natura e molto positivo il lavoro fatto dalla Regione con Comuni piemontesi sulla modifica della legge regionale in tema di decadenze e sfratti dalle case di edilizia pubblica che consentirà di avere più tempo per verificare caso per caso l’eventuale incolpevolezza ed evitare automatismi nelle decadenze.
2.1) Quindi sono promesse al vento?
Il quadro in cui si ci deve muovere è quello della Legge, non conosco altre strade praticabili.
2.2) Neanche con un atto di indirizzo da parte dell’ Amministrazione?
Per espropriare beni privati occorrano vi siano condizioni particolarissime di interesse generale, e comunque salvo indennizzo. La proprietà privata in Italia è tutelata, anche dalla Costituzione, Si possono però avviare azioni lavorando sul singolo caso, raccordando proprietario e inquilino, ottenere proroghe al fine di avere il tempo necessario a sviluppare queste azioni. non certo un “blocco degli sfratti” generalizzato a livello Comunale. Per i soli casi di sfratti per finita locazione (dunque non per morosità) è stato possibile avere sospensioni con specifiche norme nazionali e per categorie particolari di cittadini.
2.3) Però anche questa era una promessa elettorale del Movimento 5 Stelle, no?
Sarei curiosa di sapere se Nogarin ha fatto qualche azione in tal senso a Livorno, ma non vedo soluzioni se non “uscendo dagli schemi”. Una volta che c’è lo sfratto e interviene l’ufficiale giudiziario, non può certo intervenire il Sindaco a interporsi se non proponendo una soluzione alternativa o una mediazione con gli strumenti disponibili che ho richiamato. Qualsiasi promessa che esuli da questo contesto rischia di sfociare nel populismo.
3) Il ruolo della Compagnia di San Paolo nel welfare è il perno centrale del “Sistema Torino quello vero”: c'è una possibilità di scardinare questa predominanza auspicando un ritorno al pubblico?
Per me le fondazioni bancarie sono una grandissima risorsa perché su molte progettualità si è lavorato insieme costruendo un pensiero condiviso. Dipende da come si pone l’Amministrazione nei confronti delle fondazioni: abbiamo sempre lavorato insieme senza mai far venir meno responsabilità che sono proprie dell’Istituzione pubblica.
E’ normale che vi sia concorrenza e complementarietà tra risorse pubbliche e private nell’assolvere alle funzioni del welfare, pratica ormai diffusa in tutta Europa: l’importante è che il pubblico non abdichi dal proprio ruolo, e io in passato non ho avvertito questo pericolo.
E’ normale che vi sia concorrenza e complementarietà tra risorse pubbliche e private nell’assolvere alle funzioni del welfare, pratica ormai diffusa in tutta Europa: l’importante è che il pubblico non abdichi dal proprio ruolo, e io in passato non ho avvertito questo pericolo.
4) Cosa pensa del fatto che sarà un project manager della Compagnia San Paolo a gestire la questione MOI e la liberazione delle palazzine?
Dipende da chi riceverà l’indirizzo su come affrontare il problema. Alla città dovrà comunque rendere conto la Sindaca.
4.1) Quindi i combattenti del Sistema Torino stanno facendo peggio del Sistema Torino quello vero.
Staremo a vedere, sulla base di quanto detto dalla stessa Sindaca in Consiglio Comunale. Io come detto ho sempre lavorato in un clima di collaborazione.. Quando abbiamo fatto per esempio il lavoro di superamento di Lungo Stura avevo costituito un tavolo di indirizzo, la Compagnia di San Paolo è stata coinvolta perché mi interessava il contributo di pensiero e per rafforzare la rete di sinergie, visto che anche loro lavoravano in quell’ambito, ma le risorse per il progetto le aveva trovate l’amministrazione tramite il Ministero. Loro hanno fatto una scelta diversa sul MOI.
4.2) Mi stai dicendo che si siede capo-tavola chi trova i soldi.
Certo è più difficile guidare processi con i soldi degli altri; lì eravamo stati noi a recuperare delle risorse (ironia della sorte, soldi stanziati da Maroni).Ma è importante che Il lavoro sia di concertazione dandosi degli obiettivi comuni, Rimane sempre in capo alla politica la responsabilità democratica di rispondere ai cittadini.
5) Il 18 marzo ci sarà una importante manifestazione del Movimento per la casa: lei come si pone nei loro confronti?
Io ho una mia posizione: l’ istituzione deve fare tutto quel che gli compete, anche ascoltando i movimenti. Io continuo a pensare che tutto questo debba essere fatto dentro il perimetro che la legge italiana permette; se non ci piace la legge, ci adoperiamo per cambiarla. Loro fanno molto bene a concentrarsi sull’ emergenza casa e sinceramente mi chiedevo cosa aspettassero a scendere in piazza anche con la nuova Amministrazione. Se qualcuno pensava di avere la bacchetta magica forse non aveva abbastanza aderenza con la realtà, perché anche in campagna elettorale bisogna evitare di fare demagogia.
5.1) Non pensi col senno di poi che avreste potuto fare qualcosa in più?
Io mi occupo da decenni di sociale e famiglie in difficoltà, pienamente al centro della mia attenzione. Le attenzioni si misurano sulle scelte: in cinque anni in questi comparti questa Città le risorse a bilancio non sono state ridotte cercando di dare delle proprità. Forse non siamo stati bravi a raccontare, ma l’attenzione al sociale c’è stata e in alcuni ambiti specifici la spesa è stata crescente. Spero che questa Amministrazione riesca a fare altrettanto.
6) La Sindaca Appendino è stata a Roma per firmare il bando periferie, all'interno del quale vi è una destinazione alle case popolari. Sarà una svolta per le periferie, decisive in campagna elettorale?
Torino ha storicamente grossi progetti sulle periferie.
6.1) Per quanto i risultati elettorali dicano il contrario.
Certo, ma vi sono zone della città in cui la crisi si è sentita di più, con concentrazioni di lavoratori di settori che hanno subito fortemente la crisi, come ad esempio l’edilizia. Il problema delle periferie non è estetico, ma legato alla necessità di rimettere in piedi l’economia e l’offerta di lavoro che riesca a intercettare quelle professionalità talvolta non elevatissime e diano una risposta a quel bisogno. Il tema periferie andrebbe affrontato con questa complessità, la questione non è promettere il salario minimo o il sussidio per gli indigenti, che Torino ha da 30 anni per quanto ora inventino nomi nuovi. Il tentativo di trasformare il sussidio in politica attiva noi l’abbiamo fatto tre anni fa, con la sperimentazione della SIA (Carta acquisti) e progetti attivi in contesti che favorivano il mantenimento delle abilità professionali. A breve arriveranno nuove opportunità dal governo sul tema del contrasto alle povertà e tante risorse. Vedremo come sapranno coglierle.
6.2) Quindi voi concordate con i progetti inseriti nel piano periferie?
Il vero grande tema che avrebbe dovuto connotare i nostri eventuali secondi cinque anni era capire come Torino si sarebbe potuta sviluppare in settori economici che garantissero occupazione per lavoratori usciti da attività produttive, che non puoi riconvertire nel turismo e nella cultura. Torino ha subito la crisi più di altri per il suo particolare tipo di vocazione economica. In alcuni ambiti, come l’innovazione, è riuscita a riprendersi ma ci va uno sforzo di progettualità rivolta a un futuro che vada più in là del singolo mandato amministrativo.
6.3) Il settore turistico non potrà però mai essere quello prevalente. Come dice l’amico Pagliassotti, “bisogna tornare a fare i toc, a produrre cose per avere lavoro”.
Certo, sono d’accordo. La sfida futura di Torino è avere una molteplicità di possibilità, certo che non può vivere esclusivamente di turismo per quanto settore importantissimo.
6.4) Bene sono riuscito a mettere d’accordo Maurizio Pagliassotti ed Elide Tisi, mi sembra un ottimo risultato!
Beh, ma nel mio lavoro nell’ Amministrazione precedente mi ero già dedicata alla ricerca di nuovi settori di sviluppo, per esempio considerare Città della Salute come polo di innovazione in campo sanitario, per cui certo, anche tornando a “fare i pezzi”.
7) Due settimane fa l'Assessora al Welfare Schellino ha presentato il bando per l'acquisto di alloggi a destinazione sociale. Cosa pensa di queste azioni prospettate dalla Giunta Appendino?
Noi siamo stati favorevoli, ma ci ha lasciato perplessi vincolare il 40% alle manutenzioni, per due motivi: esiste già un piano manutenzioni di ATC su cui il Comune non può fare un altro piano manutenzioni sovrapponendosi; c’è il piano periferie a finanziare altre manutenzioni. Negli altri anni noi già annualmente con i proventi della legge 560 destinavamo a quel fine. Se c’è emergenza abitativa, quelle poche risorse conveniva destinarle in toto alla ricerca di nuovi alloggi.
7.1) Quindi che fine faranno quei due milioni destinati alle manutenzioni?
Nella delibera non c’è scritto. Io non sono stata d’accordo perché pensavo che questi 2 milioni potevano essere usati per acquistare una ventina di alloggi. Dagli atti della Giunta scopriremo cosa ne faranno, e se li utilizzeranno più per certe aree della città piuttosto che altre. Non abbiamo onestamente capito quale potesse essere la ratio nel togliere soldi agli acquisti.
7.2) E’ stata una battaglia della Consigliera Montalbano quella del destinare fondi alla manutenzione giusto?
Sì, l’ha portata lei questa proposta in Commissione. La questione è che quando con la legge 560 vendi case popolari, stai di fatto depauperando il patrimonio di edilizia pubblico, quelle risorse devi usarle per ricostituirlo altrimenti tra qualche anno non avremo più niente. Se consideriamo un valore il possesso delle case popolari vanno alimentate; le manutenzioni sono sacrosante eh, ma non si capisce la sovrapposizione con il piano nazionale ATC e con il piano periferie.
7.3) Può essere il frutto di una promessa elettorale?
Potrebbe esserlo, ma sarebbe grave fosse così, ad oggi non possiamo sapere chiaramente, vedremo. I 5 Stelle si sono spesi tanto sull’emergenza abitativa quindi attendo segnali in quella direzione. Io sono consapevole che è un problema drammatico in città ,mai nessuno l’ha negato, mi aspetto ora azioni conseguenti alle loro dichiarazioni.
Vai alle altre interviste:
Eleonora Artesio, consigliere comunale Torino in Comune
Sonia Schellino, Assessore al Welfare (siamo in attesa delle sue risposte)
Fabio Cremaschini, rappresentante ASIA-CUB (ASsociazione Inquilini Abitanti)
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