mercoledì 3 febbraio 2016

TORINO CAPITALE DELLO CHARME


Il 2016 sembra essere foriero di idee meravigliose per la città pronta a ricevere nuove ondate di turisti. Dopo la scritta TURIN sulla collina della città, arriva la splendida figata del caffè di charme sul tetto che scotta di Palazzo Madama.
Chissà se dalla caffetteria di charme a Palazzo Madama si riuscirà a vedere l'ostello di charme della Cavallerizza.
Si attende il responso della Sovrintendenza ma l'auspicio mainstream è sempre lo stesso: speriamo che non si metta di traverso perchè, caspita, è importante "mettere a reddito" i beni storico-culturali pubblici!
Perchè ormai siamo alla spettacolarizzazione ed alla monetizzazione di qualsiasi bene pubblico, forse perchè sono le ultime cose rimaste ad una città sempre più strangolata dal debito (non ascoltate chi vi parla di "soglie psicologiche" superate, il cappio intorno al collo finanziario della città vale sempre intorno ai tre miliardi di euro): il trend è quello dello "show culturale" di cui Renzi è capostipite in Italia, avendo fatto scuola a Firenze con casi limite come la Ferrari che monopolizza il Ponte Vecchio per un pomeriggio per cifre risibili. A tal proposito, non mi stancherò mai di consigliare a tutti la lettura dei libri di Tomaso Montanari, “sistemista ad honorem”, che con uno storytelling affascinante confuta la narrazione dei nostri sistemi di potere che si belano delle loro capacità di mettere a frutto economico il patrimonio comune.
Con le dovute proporzioni, è quello che può fare chiunque a Torino sposandosi a Palazzo Madama stesso. O quello che fece Unicredit mesi fa quando decise di fare una giornata di formazione al management bancario riservando per sé l’intera (e splendida) Villa della Regina.
Certo, qui si tratta “solo” del tetto di Palazzo Madama: quale fastidio può dare un bar sul tetto della struttura? Bah, forse nessuno. Ma bisognerebbe forse girare la domanda e chiedersi se ha senso  “riservare” un bene che appartiene, secondo la Costituzione (in alcune sue parti è ancora la più bella del mondo, per ora noi non abbiamo fatto il salto di Roberto Benigni), a tutti i cittadini italiani (e per estensione a tutti i cittadini del mondo) e non solo a chi potrà permettersi l’ingresso a Palazzo ed il salasso che potrebbe valere un caffè con quella veduta.
Per cui preferiamo girare la domanda e chiederci: abbiamo davvero bisogno di trasformare i beni pubblici in “qualcosa-di-charme”?

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